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Autore: kamy    26/10/2017    5 recensioni
Rivisitazione in chiave classica, ossia quella del libro 'Dracula', dei nostri personaggi.
“Questa storia partecipa alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
“Questa storia prende spunto da ‘Dracula’”.
Genere: Horror, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Moka Akashiya, Tsukune Aono
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ringrazio anche solo chi legge.

“Questa storia partecipa alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”.  

“Questa storia prende spunto da ‘Dracula’”

Autore: Kamy.

Fandom: Rosario+Vampire.

Libro: Dracula.

Numero parole: 783.

 

Nella trappola di Alucard/Dracula

 

Moka si fermò a osservare la rosa rossa, i suoi petali carnosi bagnati dalla rugiada e le foglie verde scuro, dal bordo seghettato, che la avvolgevano.

< È così bella. Però questo non è il suo periodo, come mai non è sfiorita? > si domandò.

Il fruscio delle fronde dei due grandi alberi, che facevano ombra in quel punto dove si trovava la giovane, venne coperto dal sibilo del vento. I lunghi capelli rosa di Moka le ondeggiarono intorno al viso.

Moka intravide un’ombra con la coda dell’occhio, due occhi di brace che la fissavano. Batté le palpebre e si voltò in quella direzione, vedendo solo il ciottolato della strada.

< Sarà stata suggestione? > si chiese, avanzando. Si strinse nella giacchetta che indossava e avanzò con passo veloce, una goccia di pioggia le cadde sul viso. Alzò lo sguardo ed osservò il cielo annuvolato, corrugò la fronte e accelerò ancor di più il passo.

La luce del sole stava scomparendo oltre i grigi palazzi e i lampioni si erano accesi uno dopo l’altro, la loro fioca luce attirava nugoli di falene.

< Da quando la mia migliore amica è morta, mi sembra sempre di vedere mostri dove non ci sono. Lo so che il suo è stato solo un malessere, ero con lei mentre sfioriva, ma non riesco a togliermelo dalla testa > pensò. Estrasse dalla borsa le chiavi del suo appartamento e del palazzo dov’era ubicato, aprì, entrò e si richiuse l’uscio alle spalle, accese la luce elettrica e salì lungo l’androne. Arrivò alla porta del suo appartamento e la fece scattare, entrando.

Il suo fidanzato era seduto sul divano, guardava lo schermo della televisione con sguardo vacuo, l’audio al minimo sembrava un ronzio.

< Lo strano comportamento del mio povero Tsukune non aiuta per niente. Non è più stato lo stesso da quando è tornato per quell’affare in Transilvania. I dottori hanno detto che è normale non ricordi, lo shock di essere quasi stato sbranato dai lupi è stato troppo, ma… non ci sono mai stati così tanti segreti tra noi > pensò Moka. Si grattò il collo, lo aveva arrossato e c’erano due piccoli buchi. Controllò che la porta d’ingresso fosse chiusa, appese la propria giacca e raggiunse Tsukune, sedendosi al suo fianco.

Tsukune la guardò, i suoi occhi erano cerchiati da delle profonde occhiaie. Rabbrividì osservando il pallore sulle gote della sua fidanzata, le sue labbra tirate a mostrare i denti.

“Non lo indovinerai mai, ma anche oggi piove. L’ennesima giornata uggiosa di Londra” scherzò la giovane.

Tsukune volse lo sguardo e spense la televisione.

 

Alucard si accomodò in una poltrona rosso sangue, si passò la mano tra i lisci capelli mori e si portò una sigaretta alle labbra, inspirò il profumo della nicotina.

Tsukune deglutì rumorosamente, osservando le unghie aguzze dell’altro.

< Non posso dirgli che ho cercato per tutto il giorno di scappare da questo dannato castello, ma le uniche finestre aperte sono quelle che danno sullo strapiombo > disse. I suoi occhi erano cerchiati da delle occhiaie e il sudore gli scivolava lungo la schiena.

“A-anche oggi avete già pranzato, vero?” domandò con voce tremante.

Alucard ghignò, mostrando i denti aguzzi.

“Siete come al solito molto intelligente. Volete che controlliamo gli ultimi incartamenti? Non vedo l’ora di vedere le splendide foto della casa a Londra che mi state vendendo. Come vi ho detto, quel paese mi affascina. Anche se in questo luogo i miei avi hanno visto i loro natali, è tempo di ‘conquistare’ nuove terre, allargare i propri orizzonti” disse.

Tsukune indietreggiò, le gambe gli tremavano.

“C’è possibilità di rivedere il mio specchietto per la barba? Me lo avete sottratto ieri” esalò.

Alucard espirò una nuvoletta di fumo e fece cadere a terra la sigaretta, pestandola sotto il piede.

“Assolutamente no. Non posso permettervi di tagliarvi di nuovo, avvocato, voi e ogni goccia del vostro sangue siete troppo preziosi” disse mellifluo.

 

Tsukune deglutì rumorosamente.

< Come vorrei raccontarti, Moka mia cara, le pene che ho dovuto patire, prigioniero di quel mostro e delle sue spose. Ancora adesso mi sorprendo di essere sopravvissuto > pensò.

“Non hai dormito bene nemmeno stanotte? Eppure avevi preso il sonnifero” disse roco.

Moka abbassò lo sguardo, facendo ondeggiare i lunghi capelli rosa.

“Faccio incubi atroci. Tu, invece, hai smesso ultimamente. Quando ti addormenti sembri un macigno, niente riesce a destarti” disse.

Tsukune fece un sorriso storto.

“Spero che presto anche tu possa tornare a riposare serena” le augurò.

Alucard, tramutato in un pipistrello, li fissava dalla finestra.

< Presto sarete entrambi miei succubi. Lei è già quasi totalmente una vampira e tu diverrai il suo servo. Non avrei potuto desiderare finale migliore > pensò, volando sul tetto della casa.

  
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