Ringrazio
anche solo chi legge.
“Questa
storia partecipa alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i
Fandom!) indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
“Questa
storia prende spunto da ‘Dracula’”
Autore:
Kamy.
Fandom:
Rosario+Vampire.
Libro:
Dracula.
Numero
parole: 783.
Nella
trappola di Alucard/Dracula
Moka
si fermò a osservare la rosa rossa, i suoi petali
carnosi bagnati dalla rugiada e le foglie verde scuro, dal bordo
seghettato,
che la avvolgevano.
<
È così bella. Però questo non
è il suo periodo,
come mai non è sfiorita? > si domandò.
Il
fruscio delle fronde dei due grandi alberi, che
facevano ombra in quel punto dove si trovava la giovane, venne coperto
dal
sibilo del vento. I lunghi capelli rosa di Moka le ondeggiarono intorno
al
viso.
Moka
intravide un’ombra con la coda dell’occhio, due
occhi di brace che la fissavano. Batté le palpebre e si
voltò in quella
direzione, vedendo solo il ciottolato della strada.
<
Sarà stata suggestione? > si chiese,
avanzando. Si strinse nella giacchetta che indossava e
avanzò con passo veloce,
una goccia di pioggia le cadde sul viso. Alzò lo sguardo ed
osservò il cielo
annuvolato, corrugò la fronte e accelerò ancor di
più il passo.
La
luce del sole stava scomparendo oltre i grigi
palazzi e i lampioni si erano accesi uno dopo l’altro, la
loro fioca luce
attirava nugoli di falene.
<
Da quando la mia migliore amica è morta, mi
sembra sempre di vedere mostri dove non ci sono. Lo so che il suo
è stato solo
un malessere, ero con lei mentre sfioriva, ma non riesco a togliermelo
dalla
testa > pensò. Estrasse dalla borsa le chiavi del suo
appartamento e del
palazzo dov’era ubicato, aprì, entrò e
si richiuse l’uscio alle spalle, accese
la luce elettrica e salì lungo l’androne.
Arrivò alla porta del suo
appartamento e la fece scattare, entrando.
Il
suo fidanzato era seduto sul divano, guardava lo
schermo della televisione con sguardo vacuo, l’audio al
minimo sembrava un
ronzio.
<
Lo strano comportamento del mio povero Tsukune
non aiuta per niente. Non è più stato lo stesso
da quando è tornato per quell’affare
in Transilvania. I dottori hanno detto che è normale non
ricordi, lo shock di
essere quasi stato sbranato dai lupi è stato troppo,
ma… non ci sono mai stati
così tanti segreti tra noi > pensò Moka.
Si grattò il collo, lo aveva
arrossato e c’erano due piccoli buchi. Controllò
che la porta d’ingresso fosse
chiusa, appese la propria giacca e raggiunse Tsukune, sedendosi al suo
fianco.
Tsukune
la guardò, i suoi occhi erano cerchiati da
delle profonde occhiaie. Rabbrividì osservando il pallore
sulle gote della sua
fidanzata, le sue labbra tirate a mostrare i denti.
“Non
lo indovinerai mai, ma anche oggi piove.
L’ennesima giornata uggiosa di Londra”
scherzò la giovane.
Tsukune
volse lo sguardo e spense la televisione.
Alucard
si accomodò in una poltrona rosso sangue, si
passò la mano tra i lisci capelli
mori e si portò una sigaretta alle labbra,
inspirò il profumo della nicotina.
Tsukune
deglutì rumorosamente, osservando le unghie aguzze
dell’altro.
<
Non posso dirgli che ho cercato per tutto il giorno di scappare da
questo
dannato castello, ma le uniche finestre aperte sono quelle che danno
sullo
strapiombo > disse. I suoi occhi erano cerchiati da delle
occhiaie e il
sudore gli scivolava lungo la schiena.
“A-anche
oggi avete già pranzato, vero?” domandò
con voce tremante.
Alucard
ghignò, mostrando i denti aguzzi.
“Siete
come al solito molto intelligente. Volete che controlliamo gli ultimi
incartamenti? Non vedo l’ora di vedere le splendide foto
della casa a Londra
che mi state vendendo. Come vi ho detto, quel paese mi affascina. Anche
se in
questo luogo i miei avi hanno visto i loro natali, è tempo
di ‘conquistare’
nuove terre, allargare i propri orizzonti” disse.
Tsukune
indietreggiò, le gambe gli tremavano.
“C’è
possibilità di rivedere il mio specchietto per la barba? Me
lo avete sottratto
ieri” esalò.
Alucard
espirò una nuvoletta di fumo e fece cadere a terra la
sigaretta, pestandola
sotto il piede.
“Assolutamente
no. Non posso permettervi di tagliarvi di nuovo, avvocato, voi e ogni
goccia
del vostro sangue siete troppo preziosi” disse mellifluo.
Tsukune
deglutì rumorosamente.
<
Come vorrei raccontarti, Moka mia cara, le pene
che ho dovuto patire, prigioniero di quel mostro e delle sue spose.
Ancora
adesso mi sorprendo di essere sopravvissuto > pensò.
“Non
hai dormito bene nemmeno stanotte? Eppure avevi
preso il sonnifero” disse roco.
Moka
abbassò lo sguardo, facendo ondeggiare i lunghi
capelli rosa.
“Faccio
incubi atroci. Tu, invece, hai smesso
ultimamente. Quando ti addormenti sembri un macigno, niente riesce a
destarti”
disse.
Tsukune
fece un sorriso storto.
“Spero
che presto anche tu possa tornare a riposare
serena” le augurò.
Alucard,
tramutato in un pipistrello, li fissava dalla
finestra.
<
Presto sarete entrambi miei succubi. Lei è già
quasi totalmente una vampira e tu diverrai il suo servo. Non avrei
potuto
desiderare finale migliore > pensò, volando sul tetto
della casa.