Non posso essere onesta.
Non ne ho il coraggio.
Non posso dirti che mi piaci.
Quel giorno si era rivelato particolarmente più caldo dei precedenti, tanto
da spingerla a fermarsi al negozio di alimentari sulla strada per Kokuyo
Land per prendere qualcosa da bere. Si fermò giusto il tempo per prendere
una bottiglia di thè ghiacciato dal banco frigo e pagare (fortunatamente
Chikusa insisteva che dovesse avere sempre un pò di soldi dietro per le
emergenze, e quella si poteva proprio definire tale).
Quando uscì dal negozio per poco non andò a sbattere contro Ken che
entrava. Fu con stupore che alzò gli occhi sul suo viso.
"Ken. Perché sei qui?" chiese, curiosa.
"Non sono affari tuoi. Spostati!" il ragazzo la spinse di lato, decisamente
nervoso, e sparì all'interno.
Chrome sospirò, abituata agli scatti di umore del ragazzo, e si sedette
sulla panchina di legno accanto alla porta d'ingresso: tanto valeva tornare
indietro insieme e, comunque, era cosa rara che loro due passassero un pò
di tempo da soli. Alzò lo sguardo al cielo limpido, carezzando
distrattamente i due Anelli ricevuti da poco: i ricordi di ciò che era
accaduto nel futuro erano ancora vivi dentro di lei che non poteva credere
che, sebbene per lei e il resto della Famiglia Vongola fossero passati mesi
da quando erano arrivati alla Base Sotteranea dei Vongola a quando avevano
sconfitto Byakuran, lì nel presente non erano passate nemmeno due
settimane.
Ci mise qualche istante ad accorgersi di essere osservata e, quando alzò lo
sguardo, vide Ken che la guardava con il volto leggermente colorito.
"Ken, stai bene? Sei rosso" notò, tranquilla.
"S-sta zitta!" sbottò lui, il rossore che si ampliò dalle gote al naso e le
guance "È il caldo!" aggiunse; in effetti, il sole cocente che batteva
esattamente su di loro non era proprio un toccasana.
Il ragazzo sospirò e infilò la mano nella busta, estraendo un ghiacciolo e
porgendoglielo, con lo sguardo rivolto di lato.
Chrome fissò il gelato prima di alzare il viso su di lui, perplessa.
"Perché?" chiese, curiosa e sorpresa: Ken non era il tipo che faceva quel
genere di cose.
"Insomma, lo vuoi si o no?!" sbottò lui, impaziente. La ragazza lo fissò
ancora qualche secondo, poi allungò una mano e lo prese.
Ken si sedette accanto a lei, estraendo un ghiacciolo dalla busta per poi
posarla accanto a sé. "Facciamo in fretta! Fa troppo caldo qui!" esclamò,
facendo per scartarlo... ma si bloccò e fissò il pacchetto, impassibile.
Chrome guardò dal suo ghiacciolo, di un rosso brillante (sicuramente al
lampone), al proprio, verde chiaro (senza dubbio alla menta).
"Uhm... vuoi fare cambio? Non mi piace la menta" mentì, porgendoglielo:
sapeva quanto a lui invece piacesse. Ken sembrò esitare, infine acconsentì
con un borbottio scambiando i gelati.
Chrome scartò il proprio, silenziosamente.
"Grazie" mormorò.
"Non l'ho fatto per te: lo volevo anche io!" rispose lui col gelato tra i
denti e lo sguardo fisso in fondo alla stradina, poggiando il mento sulla
mano e il gomito sul ginocchio.
La ragazza si ritrovò a ridacchiare leggermente, notando come lui facesse
di tutto per nascondere quel lato di sé.
"Che c'è da ridere?"
"Mi piace" ammise.
"Cosa?"
"Il lampone."
"Tch, come se mi interessasse" rispose lui, seccato.
Probabilmente era vero, ma Chrome non poté fare a meno di sorridergli
dolcemente consapevole che lui non la stesse guardando. Succhiò
distrattamente il ghiacciolo, spostando lo sguardo sulla strada di fronte a
sé.
All'inizio provava qualcosa per Mukuro, era vero: colui che era spuntato
dal nulla e le aveva salvato la vita. Come un Dio della Morte che aveva
deciso di donarle una seconda opportunità... ma aveva capito che era solo
pura ammirazione e gratitudine, completamente diverso da quello che si
sentiva per Ken. Era indifferente quando li aveva incontrati: loro erano
coloro a cui Mukuro l'aveva affidata, per tenerla d'occhio e proteggerla...
ma lentamente si era resa conto di quanto ciò che provasse per Ken fosse
diventato più profondo. Le piaceva ricevere quelle attenzioni mascherate da
indifferenza: sapeva che era il modo di esprimersi del ragazzo e le andava
bene così.
Avrebbe voluto confessarsi ma era timida e troppo paurosa per farlo: sapeva
anche che il loro rapporto non era di quel tipo e che lui, anche se si
preoccupava per lei, non provava le stesse cose.
Ma, chissà, forse un giorno avrebbe trovato la forza per dirlo senza temere
le consguenze.
Era così immersa nei suoi pensieri che si accorse di aver finito il
ghiacciolo solo quando sentì il sapore aspro del legno della stecca sulla
lingua.
"Inizia a fare troppo caldo... torniamo indietro?" chiese, voltandosi verso
di lui e trovandola a fissarla, assente. "A cosa stai pensando?" chiese.
Ken si riscosse e arrossì violentemente.
"A-a niente!" rispose, drizzandosi, arrossendo furiosamente "Torniamo
indietro!" esclamò, scattando in piedi e iniziando ad allontanarsi. La
ragazza sbatté le palpebre, perplessa, poi il suo occhio scivolò sulla
busta dimenticata sulla panchina e sorrise: si alzò, prese la borsa ed
allungò la mano per prendere anche il sacchetto... contemporaneamente,
un'altra mano né prese un lembo opposto. Alzò gli occhi e si ritrovò a
fissare quelli Ken a pochissimi centimetri da sé, leggermente piegato sulla
panchina.
Passarono pochissimi istanti, poi lui si raddrizzò portando la busta con sé
"L-Lo porto io" borbottò, imbarazzato, facendo scivolare lo sguardo di
lato. E Chrome arrossì, stringendosi la borsa al petto... e sorrise,
annuendo, prima si incamminarsi al suo fianco.
Non posso essere onesta.
Non ne ho il coraggio.
Non posso dirti che mi piaci, non ora.
Ma lo farò... un giorno.