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Autore: Celtica    27/10/2017    10 recensioni
Halloween!AU!
“Qual è la cosa che più desideri al mondo? Fin dove saresti pronto ad arrivare pur di averla?”
C’è un nuovo negozio in paese. Vende proprio ciò che vorresti possedere. Ciò per cui faresti qualunque cosa. In cambio, però, ti chiede solo un piccolo “favore”… uno scherzetto innocente, giusto per ridere un po’.
Sansa, così come Sandor, si lascia ammaliare da certi oggetti… e dal proprietario: Petyr. Come il resto del paese. Tranne Jon, oh, non dimentichiamoci di Jon.
Partecipa alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo Facebook Il Giardino di Efp.
Si ispira al libro “Cose preziose.”
Dalla seconda parte:
"Sansa grida, ma nessun suono lascia le sue labbra.
Il suo corpo vibra come le corde di un’arpa, i suoi occhi urlano di terrore. Anche se li chiude continua a vedere il suo corpo senza vita, i capelli castani che ondeggiano nel vento."
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Petyr Baelish, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Lui, il Diavolo

Questa storia partecipa alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Questa storia prende spunto dal libro “
Cose Preziose.”



n


Ci sono desideri, in noi, soffocati, dimenticati.
Ma esistono anche desideri tormentosi,
che non puoi soffocare, dimenticare.
Sono quelli contro i quali nessuno riesce a difendersi.

(L'ispettore Derrick)

 

 

L

a vetrina è stretta e lunga, e mostra l’unica cosa al mondo che Sandor vorrebbe possedere.
L’insegna dice: “Ditocorto.” Entra nel negozio, un luogo tetro e angusto, dove gli scaffali sono stracolmi di cose insignificanti. Non gli interessa niente di ciò che vede.
Il bancone è vuoto, la cassa aperta.
Sandor si guarda intorno, pensa di allungare una mano e fuggire, ma poi ricorda l’oggetto in vetrina. Potrebbe rubare quello, pensa.

«Amico mio…»
Un uomo, basso e con un sorriso sornione, compare davanti ai suoi occhi. Ha una lunga veste grigia che lo fa sembrare uscito da un’epoca passata. «Cosa posso fare per te?»

«In vetrina» borbotta Sandor. «Voglio quello.»

«Quale esattamente? La fiasca senza fondo?»

«Quella. Qual è il trucco?» chiede, mentre l’uomo scompare oltre la tenda per prenderla. «Come può avere sempre vino?»

Lui sorride e non risponde, come se fosse un segreto che proprio non può rivelare. «Eccola. Esaminala tu stesso…»
Sandor la afferra, se la rigira tra le mani, quando la apre, la trova piena fino all’orlo. «Va riempita.»

«Oh, no. Non ce ne sarà bisogno.»
«Com’è possibile?»
«La vuoi o no?»

C’è uno strano odore di zolfo nel negozio. Sandor si tasta le tasche sperando di avere denaro a sufficienza. «A quanto la vendi?»
«Questa? Oh, no, non si può comprare… ma puoi averla in cambio di un piccolo “favore”…»
Potrebbe mettergli le mani al collo, spingerlo a terra e portarsi via la bottiglia. E a quel solo pensiero l’odore diventa più intenso, dandogli alla testa.

«Che vuoi?»

L’uomo solleva il capo, un baluginio di soddisfazione negli occhi. «Stamattina è venuta da me una giovane… figlia del vicesindaco.»

Sansa Stark.

«Hai capito di chi parlo… una ragazza molto bella… Peccato che sprechi tutto il suo tempo in quel giardino. Fiori, rose che potrebbero pungerla… Alla sua età dovrebbe uscire, non credi?»

Sandor posa gli occhi sulla fiasca. «Dimmi cosa devo fare.»
Un altro lampo. Gli occhi dell’uomo sembrano infiammarsi come i fuochi dell’inferno. «Distruggi il suo giardino.»

 n

S

ansa Stark è felice. La zappetta che ha trovato in negozio è delle dimensioni giuste per la sua mano, è ricoperta da una vernice bianca e una striscia di velluto grigio, e riesce ad andare a fondo, scavando la terra più di quanto lei stessa avrebbe mai potuto fare.
Proprio come ha sempre desiderato.
«Poco importa quello che ho dovuto fare a Margaery…»
Attraversa il paese con passo leggero e la coscienza pulita. Gli alberi stanno iniziando spogliarsi, ma il suo giardino è ancora pieno di colori e di vita.

“Solo un favore, mia cara… Uno scherzetto innocente.”

In fondo che importanza può avere quel singolo pettegolezzo? Margaery si era confidata con lei, ma alla fine il segreto riguardava suo fratello Loras…
“Lui è… insomma… preferisce gli uomini. Ma non dirlo a nessuno.”

Chissà come avrà fatto il proprietario del negozio, Petyr Baelish, a conoscere quel segreto? È chiaro che Margaery non si è confidata solo con lei… Quindi non c’è nulla da temere.

Nell’aria c’è uno strano odore, come di fiammiferi accesi.

Sansa sistema meglio la gonna a pieghe quando arriva di fronte al cancello. Il giardino che suo padre ha comprato apposta per lei. I suoi fiori la stanno aspettando.
Nessun altro ha accesso alle aiuole, solo lei.

Ma c’è qualcosa che non va… il lucchetto è intatto, ma la catena è spezzata. Sansa non sa se entrare o correre a chiamare qualcuno. Fa un respiro profondo ed entra.

Blocchi di terra ovunque. Fiori sparsi sul terriccio. L’acero, che si stava colorando di rosso, ridotto a pezzi. Il suo albero delle farfalle… il suo preferito, quello di cui ha seguito la crescita sperando di vederlo arrivare in cielo, è morto. Annerito dal fuoco, impossibilitato a riprendersi.
I settembrini, fioriti da poco, lasciati a marcire insieme agli altri. Petali bianchi, viola e rosa sparsi come semi sul terreno.

Sansa sente le gambe cedere. E poi è a terra, insieme a loro.

n

 

P

assa davanti al negozio e nemmeno si ferma. Jon Snow non ha niente da chiedere, niente da desiderare. Incontra lo sguardo freddo del proprietario, vede il sorriso fisso sulla sua bocca, e lo ignora.
Sansa ha telefonato a lui. Nonostante non vivano più insieme, nonostante lui abbia deciso di arruolarsi.

“Non chiamo papà. Si arrabbierebbe… Lui e Robb sono capaci di mettere a ferro e fuoco il paese pur di scoprire chi è stato. E non parliamo della mamma…”

È vestito di nero, più coperto degli altri. Si è lasciato crescere i capelli e li tiene legati in una coda alta.

Il paese puzza. La gente lo guarda in modo strano. Sembra confabulare. Su alcune case sono comparsi dei graffiti. Alcuni superano ogni confine di civiltà.
Jon supera la casa di Margaery e Loras Tyrell, nota le persiane chiuse. Solo dopo, svoltando l’angolo, lo vede: frocio.
Una sola parola che riesce a farlo rabbrividire. Osserva la scritta rossa, i bambini che la indicano ridacchiando.

Sulla strada ci sono fogli volanti. Non sembrano manifesti. Jon si china per prenderne uno. È una pagina strappata di un libro. D’istinto, solleva lo sguardo fino alla libreria: il vetro è rotto, gli scaffali semivuoti. Il libraio piange mentre un poliziotto raccoglie le sue generalità.

Che sta succedendo qui?

Una donna corre seminuda per la strada, urlando. Alcuni ragazzi la inseguono con i bastoni. Il poliziotto sembra non vedere, sembra non sentire.
Cosa succede?
Jon sente la pazzia dilagare. Raggiunge i confini del paese, la siepe che nasconde il giardino di Sansa. Trova il cancello aperto, lei, in ginocchio, tra le piante strappate.

«Sansa…»

Lei si volta. Gli vola tra le braccia. «Devi trovarlo» gli sussurra. «Trovalo. Fagliela pagare.»

n

 

L

’odore di zolfo è insopportabile. Un incendio è scoppiato ai confini del paese.
Cammina in mezzo alla strada, la fiasca in mano, la bocca sporca di vino. Sandor si ferma davanti al negozio “Ditocorto”, dà un’occhiata all’interno: non c’è nessuno. Forse è ancora in tempo per rifarsi di qualche spicciolo…
Il paese è nel caos, la polizia impegnata con fatti più importanti. Nessuno baderà a lui.

Quando entra, trova la cassa aperta. Vuota. La spinge a terra e grida. L’alcol gli scorre nelle vene. Vede una mazza da baseball autografata (gli torna in mente Loras il frocio, e il suo desiderio di averla). La afferra, la usa contro gli oggetti sugli scaffali, poi la spezza in due.

«Ti diverti?»

Petyr è lì che lo osserva. Non sembra arrabbiato, e nemmeno teso. «Ho ancora qualcosa che potresti volere…»

Sandor beve un altro sorso. Il vino gli scorre giù per il mento.
L’odore di zolfo è così forte da dargli la nausea.

«Ecco…» Ha un guanto tra le mani. «Incarna tutto ciò che tocca…»
Una visione gli appare davanti. Lui che tocca un portafoglio, una collana d’oro, del denaro… e tutto svanisce. Tutto viene risucchiato dalla sua mano guantata.

Ormai sa cosa deve dire. «Che favore vuoi, questa volta?»

n

 

S

ansa è seduta sulla panchina di pietra, davanti a casa. Ha gli occhi vuoti, la mente persa chissà dove. È sola: Jon è in giro per il paese a indagare per conto suo.
La sua famiglia non c’è.
Tutto si aspetta – che qualcuno la svegli, che vengano a dirle che è stato tutto uno scherzo, che il suo giardino è esattamente come lo aveva lasciato – tranne una sua visita.
Quando lo vede oltrepassare il cancelletto, il fumo dell’incendio alle spalle e la gente che corre impazzita per le strade, sgrana gli occhi e resta immobile.

«Che cosa ci fai qui?»

Non si aspetta che le risponda. Crede sia una visione. È tutto così irreale…
I fiammiferi sembrano essere stati accesi a centinaia sotto i suoi piedi. Eppure non c’è niente che lei riesca a vedere.

«Sono venuto a portarti un regalo… Ecco.»

Petyr non siede al suo fianco, resta in piedi di fronte a lei. Le porge una sacca di bulbi. «Sono miracolosi» dice. «Qualunque sia la stagione, il tempo o il nutrimento, cresceranno forti e sani. E molto in fretta… Presto potrai riavere il tuo giardino.»

Lei solleva gli occhi fino a incontrare i suoi. È un istante. «Sei stato tu?» domanda.
Un passo indietro, il volto che si inclina appena. L’incertezza svanisce subito. «A fare cosa?»

«Hai distrutto tu il mio giardino?»
«No, non sono stato io.»
«Però sai chi è stato.»

Sansa gli porge il sacco. Rinuncia ai bulbi del suo giardino, al suo desiderio più grande.

«Un favore, giusto?» chiede ancora. «Dimmi chi è stato e avrai quel favore.»

n

 

I

 bambini stanno lanciando sassi. Gridano contro la casa di Loras. Jon ascolta gli insulti senza intervenire. Li aggira e prosegue la sua indagine.
Non ha idea di cosa dire a Sansa. Come può scoprire chi è entrato nel suo giardino? La gente sembra impazzita, nessuno dirà niente, nessuno avrà visto niente.
Il negozio di liquori è stato saccheggiato. Le donnette del paese sono agghindate a festa, piene di gioielli stupendi che Jon non aveva mai visto. Ridono e parlano tra loro come se fosse un giorno qualunque.

«Vieni qui…» borbotta la voca bassa e roca di Sandor Clegane. Incespica sulla via, cercando di tenere il passo dietro a quelle donnine. «Andiamo a divertirci.»
Tra le mani stringe una fiasca di vino, ne versa qui e là, poi inciampa e cade. La fiasca rotola ai piedi di Jon, spargendo vino tutto intorno.
«No…» bofonchia Sandor, gattonandole dietro.
Jon si china e la raccoglie. È piena fino all’orlo. La solleva contro la luce del giorno, cercando di leggerne l’etichetta. Ma Sandor gliela ruba dalle mani.

«Dove l’hai presa?» chiede Jon.
«Che t’importa?»
Un’idea, e tutto sembra chiaro. «Da “Ditocorto”? Dimmelo, non voglio la tua.»

Gli occhi annebbiati di Sandor si allargano appena. «Sei il fratello di Sansa Stark?»
«Diciamo parente. Allora, questa fiasca?»

Sandor sembra tornare in sé, giusto il tempo di rispondergli: «Sì, l’ho presa da “Ditocorto”.»

n

 

N

on conosce il senso di colpa. In fondo, pur di avere il guanto e la fiasca, cos’ha fatto di male? Il giardino ricrescerà, e l’altro favore… l’altro favore è un po’ più grave, ma niente a cui non si possa rimediare.
Sandor ha raggiunto la casa di Loras e Margaery Tyrell. Ha sfondato la porta. Tutto qui. Una porta per un guanto magico, che assorbe tutto ciò che tocca.
I bambini si sono riversati nell’entrata, alcuni adulti con loro… Ci sono state grida, ma cos’altro si può pretendere? Loras se ne farà una ragione.
Il negozio è in fondo alla strada. È quasi tentato di tornare… e se avesse altro per lui? Un borsello pieno d’oro, senza fondo come la sua fiasca?
Sta per attraversare la strada quando la vede. Sansa Stark.

«Sei stato tu!» lo spinge.
L’alcol gli annebbia la vista, eppure prende un altro sorso mentre cerca di reggersi in piedi. Nessuna di quelle donnine ha accettato di andare con lui…
«Perché?!» chiede, le lacrime negli occhi. «Non ti ho mai fatto niente… Non ti conosco nemmeno.»
Sandor è tentato di prendere lei. Il vino è un grande amico, capace di dargli i consigli migliori.

«Se lo dicessi a mio padre… Saresti finito. Finito!»
La afferra per un braccio, attirandola a sé. «Tuo padre… Tuo padre verrà cacciato dal consiglio. Cosa vuoi che faccia?»

«Lasciami! Lui e Robb te la faranno pagare…»

La trascina per la via, adocchiando il negozio di liquori, ormai deserto. Può portarla lì dentro, e prenderla senza problemi. Chi interverrà? Ha visto Ramsay Bolton fare lo stesso con una ragazza nella libreria…

Poi un urlo sovrasta le grida, le risa.

Sandor si volta a guardare. Sansa con lui. Viene dalla casa di Margaery e Loras Tyrell. E lui è proprio lì… pende da un lampione, la corda stretta al collo. Agita le gambe, poi, semplicemente, si ferma. Continua a ballonzolare fuori, come una pessima decorazione per Halloween.
La sorella piange e grida tra la folla di bambini.

Un altro sorso per Sandor. Solo che ora sembra aver perso tutto il suo sapore.


n

Note dell’autrice:

Ciao! Ho dovuto dividere la storia in due parti, perché un po’ lunga… però, cavolo, che bello scriverla! Spero che vi piaccia (idem per il banner!). È già conclusa, e la prossima settimana pubblicherò la seconda parte.
Per ora non dico altro. A presto!
Celtica

   
 
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