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Autore: __aris__    27/10/2017    12 recensioni
Clara si avvicina di un timido passo “Un ultimo bacio, per favore.”
“Non posso fanciulla. Il mio corpo è freddo come la terra in cui giaccio e nel mio respiro c’è la sua forza. Se ti baciassi non vivresti molto.”
Clara ci pensa a fondo: farsi baciare vuol dire morire, ma continuare a vivere non le sembra più invitante. Si avvicina ancora, più di quanto avesse mai fatto quando era fidanzata, e con una mano sfiora il fantasma. Non ha mai sentito tanto freddo. “Baciami come facevi un tempo, per l’ultima volta.”
-- storia partecipante alla sfida dolcetto o scherzetto del gruppo EFP famiglia recensioni, consigli e discussioni. spero che vi piaccia e che mi lascete un commento.
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: i morti non parlano
Parole: 1117
 
 
I’ll do as much for my true love
As any a young girl may.
I’ll sit and mourn all on his grave
For twelve months and a day.
 
And when twelve months and a day had passed,
The ghost did rise and speak,
“Why do you sit all on my grave
And will not let me sleep?”
 
‘Tis I, ’tis I, thine own true love
That sits all on your grave
I ask one kiss from your sweet lips
And that is all that I crave.
 
My breast is cold as the clay;
My breath is earthly strong.
And if you kiss my cold, clay lips,
You’re days will not be long.
.
 
Clara osserva la pioggia fuori dalla finestra prima di avvolgersi in un pesante pastrano. Le goccioline sono piccole e silenziose ma talmente fitte che a stento distingue la casa della signora Torton dall’alto lato della strada. La terra battuta delle vie era diventata fango molte ore prima, adesso al suo posto c’è dell’acqua marroncina. Il cielo è buio e pesante, rischiarato solo da pochi fulmini che annunciano i tuoni che cannonano tutt’attorno. Nessuno, nemmeno gli ubriaconi della taverna, uscirebbe con un simile tempo ma Clara ha un appuntamento al quale non è mancata negli ultimi dodici mesi.
La giovane prende un mazzolino di fiori dal tavolo, piccoli fiori di campo striminziti e sbattuti dalla pioggia ma gli unici che è riuscita a trovare nel minuscolo giardino davanti a casa sua, abbassa il cappuccio sugli occhi e si stringe più che può mantello prima di uscire. La pioggia la colpisce quasi immediatamente e le calze sono bagnate ancora prima di intravedere la chiesa, ma Clara continua a camminare, cercando di ricordare dove i carri abbiano reso il selciato più alto e proteggendo i piccoli fiorellini nelle pieghe della lana. Ad ogni passo verso la sua meta corrispondeva un ricordo.
Un anno prima era una splendida giornata di primavera, con un tiepido sole e le prime farfalle che svolazzavano nel giardino. Si era svegliata e si era fatta fare le trecce da sua madre, aveva raccolto un po’ di fiori e, con l’aiuto di un piccolo specchio, si era addobbata la chioma dorata. Per ultimo aveva indossato l’abito bianco che si era cucita da sola. Era perfetto, c’era perfino il velo. Quel giorno si sarebbe dovuta sposare con Jonathan, il figlio della signora Torton che l’aveva corteggiata da quando erano bambini e le aveva rubato il primo bacio al pozzo, con il pretesto di aiutarla a tirare su il secchio pieno. Se sua mamma lo avesse saputo l’avrebbe sgridata per tutta la sera e non l’avrebbe fatta più uscire da sola, ma Clara non lo aveva detto a nessuno e aveva iniziato a guardare in modo diverso quel ragazzo robusto con gli occhi chiari e sempre allegro. Da allora lui aveva sempre trovato un modo per accompagnarla a casa dopo la messa e, quando sapeva che sua mamma non c’era, la baciava prima che lei rientrasse a casa.
La pioggia non ha smesso ma Clara è arrivata davanti alla piccola chiesa, un edificio modesto ma vecchio quanto il villaggio, e la costeggia fino a entrare nel cimitero. Delle molte croci che si affiancano ne sceglie una. Sulle altre è cresciuto il muschio, oppure il tempo le ha fatte inclinare da un lato, ma quella di Jonathan è pulita e ci sono fiori freschi. Estrae il mazzolino dal pastrano e lo sostituisce con quello che aveva lasciato il giorno prima. Poi si accascia sull’erba e inizia a piangere senza dire una parola.
Quando a casa sua venne il vicario per annunciarle che quel giorno avrebbe celebrato solo un funerale non aveva pianto una lacrima. Non aveva pianto mentre le veniva spiegato che Jonathan era morto di mal sottile e le chiedevano se lei si fosse mai accorta di qualcosa. Ma Jonathan con lei era sempre allegro e vivace, e Clara non aveva mai immaginato che soffrisse di tisi. Non pianse nemmeno mentre sua mamma le toglieva i fiori dai capelli e le sfilava l’abito bianco. E non pianse perfino quando gettò gli stessi fiori nella fossa prima che il becchino la riempisse di terra.
I fiori di quel giorno erano rigogliosi e profumati, quelli di oggi sono piccoli, raggrinziti e pallidi. Nell’ultimo anno Clara è andata ogni giorno a visitare la tomba di Jonathan, anche quando il vento del nord aveva coperto tutto di candida neve non è mancata. Gli ha portato dei fiori freschi quando li ha trovati nel suo minuscolo giardino, e poi ha pianto tutte le lacrime che avrebbe dovuto versare il giorno delle sue nozze più quelle che spettano ad una vedova, perché piangere il suo vero amore era tutto quello che ormai poteva fare per lui.
Quando la terra è smossa da un tuono che sembra provenire dall’abisso dell’Inferno, Clara scatta indietro. Non ha nemmeno il tempo di farsi il segno della croce che davanti a lei c’è Jonathan in carne e ossa, o in ciò che ne rimane. La pelle è diventata completamente bianca, sembra una tela su cui sono disegnate tutte le vene e i capillari con un pallido color indaco. Anche i capelli sono bianchi, quasi trasparenti, e fluttuano tutt’attorno al viso. L’azzurro limpido degli occhi è sostituito da un colore acqueo, le guance sono scavate, le orbite oculari livide e le labbra bianche appena visibili. Il fantasma la osserva in silenzio per molto tempo senza dire niente. Tutt’attorno a loro ogni cosa è immobile, perfino la pioggia ja smesso di cadere.
Clara rimane a fissare l’apparizione a bocca aperta mentre nuove lacrime si creano una strada sulle sue guance. “Parlami … ti prego Jonathan … parlami ancora!
Perché vieni sulla mia tomba e non mi lasci riposare in pace?” domanda lo spirito con rabbia. Le labbra sembrano non muoversi, ma la voce è possente come i tuoni.
Sono io amore mio: Clara.” Risponde la ragazza scoprendo il viso.
La sua espressione impassibile pare raddolcirsi, ma la voce rimane la stessa di prima “Cosa cerchi? Questo non è posto per i vivi, e i morti hanno tanto desiderio di dormire.”
Clara si avvicina di un timido passo “Un ultimo bacio, per favore.”
Non posso fanciulla. Il mio corpo è freddo come la terra in cui giaccio e nel mio respiro c’è la sua forza. Se ti baciassi non vivresti molto.
Clara ci pensa a fondo: farsi baciare vuol dire morire, ma continuare a vivere non le sembra più invitante. Si avvicina ancora, più di quanto avesse mai fatto quando era fidanzata, e con una mano sfiora il fantasma. Non ha mai sentito tanto freddo. “Baciami come facevi un tempo, per l’ultima volta.”
Jonathan allunga una mano e Clara nota che le unghie sono diventate innaturalmente lunghe, ma non si sposta di un millimetrò. Jonathan le accarezza una guancia e poi posa le sue labbra su quelle di lei, con delicatezza perché il suo potere non la uccida all’istante.
La prima cosa che Clara sente è il freddo. Freddo ovunque, più freddo della neve, più freddo di qualsiasi cosa possa immaginare. Poi sente qualcosa scivolare via dalle labbra dischiuse. Il dolore arriva poco dopo, ma ormai non ha più la forza di fare niente, nemmeno pensare.
Quando il fantasma lascia il suo corpo di lei sono rimasti solo lo scheletro e i vestiti. I fiori sulla tomba sono rigogliosi come quelli di maggio.
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: questa storia partecipa alla sfida dolcetto o scherzetto? Organizzata dal gruppo fb EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni.
I versi all’inizio della storia sono tratti da una canzone di epoca vittoriana intitolata the Unquiet Grave che è stata usata anche nella colonna sonora di Penny Dreadful. Questo è il link al quale la potete ascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=pB0g59T8Pg0
Il tema che ho cercato di sviluppare è la morte e della fanciulla, molto presente nell’arte neogotica.
Spero che la storia vi piaccia e che mi lasciate un commento.
   
 
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