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Autore: LadyDenebola    28/10/2017    2 recensioni
Dopo sette anni dai MAGO, Violet torna a Hogwarts come assistente bibliotecaria, e qui ritrova un vecchio professore di cui non sentiva parlare da tempo. Fra lupi mannari, lezioni di duello e nuove assunzioni, Violet avrà modo di ricredersi sul suo ex Direttore. Versione aggiornata di una fanfic che pubblicai qui anni fa.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Serpeverde, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Angolino dell’autrice: ben ritrovati a tutti! Eh sì, è passato un bel po’ di tempo dall’ultimo aggiornamento, ma questo capitolo è stato non poco impegnativo da scrivere. Spero comunque che troverete… come dire, soddisfacente quel che leggerete. ^__^
 


 
LA SALA DEI TROFEI
 

Il mattino seguente Violet ancora rifletteva sul pomeriggio trascorso con Piton, incapace di capire come, nel giro di poche settimane, il loro rapporto fosse cambiato tanto drasticamente. Non che la cosa le dispiaceva: si sentiva così ottimista da sperare che le frecciatine sarebbero diminuite. Quel che la lasciava perplessa era la sensazione di rivalsa che il ricordo del giorno prima le aveva lasciato, come se inconsciamente avesse sempre desiderato un rapporto diverso, alla pari, con Piton. Un rapporto che, finalmente, sembrava aver preso una nuova direzione.
L’arrivo di un messaggio da parte di Vitious le fece momentaneamente dimenticare l’oggetto dei suoi pensieri: per qualche giorno, avrebbe dovuto sostituirlo a lezione mentre lui, Vitious, era a Vienna per partecipare a un convegno sugli Incantesimi Soporiferi.
<< Per le mutande di Merlino! >>imprecò Violet, correndo nell’aula di Incantesimi a tirar fuori tutti gli appunti del professore sulla lezione del giorno seguente.
<< Lavori anche di domenica, adesso? >>
Violet alzò lo sguardo. Will si era affacciato dalla porta rimasta semi-spalancata e la osservava con l’aria di chi ha scovato la preda.
<< Sarò la supplente di Incantesimi >>borbottò lei, tornando a sfogliare febbrilmente gli appunti, colta da un’improvvisa ansia al pensiero che, per qualche giorno, avrebbe dovuto gestire da sola intere classi di ragazzi pronti a far esplodere qualsiasi cosa capitasse loro a tiro.
<< Grande! Ci metti poco a fare carriera! >>esclamò Will sedendosi su un banco.
Violet non rispose, presa com’era a prendere mentalmente nota di come avrebbe dovuto organizzare le lezioni. Will la osservava divertito ma, dopo alcuni minuti, decise di rompere il nervoso fruscio delle pagine che l’amica continuava a leggere.
<< Allora... questa di Incantesimi è l’unica novità che hai da raccontarmi? >>
Il suo tono sornione insospettì Violet, che lo squadrò da capo a piedi. Will continuava ad avere quell’inspiegabile aria di chi la sa lunga.
<< Dovrei avere delle novità? >>
<< Be’, dopo che ieri tutta Hogsmeade ti ha visto con Piton, ho pensato che avessi qualcosa da raccontarmi >>
Senza che potesse controllarlo, Violet sentì le guance prendere fuoco. Il sorriso di Will si fece più ampio.
<< Lungi da me giudicare i tuoi gusti, ma anch’io che sono un maschio capisco che Piton non è il massimo della scelta, dopo Purblack >>esclamò con un finto quanto fastidioso tono pomposo.
<< Scusa? >>Violet posò le mani in grembo, dietro la cattedra, per evitare che Will ne notasse l’improvviso tremore. << Vuoi farmi credere che sta già circolando una voce tanto stupida? >>
<< Conosci Hogwarts, sai che le voci sono più veloci di un Bolide >>Will allargò le braccia in un gesto rassegnato, ma continuava a sorridere.
<< Fantastico >>borbottò Violet tra i denti.  << È proprio quello che volevo: altre voci false su di me. Possibile che qui la gente sia così stupida da fraintendere anche le situazioni più innocenti? >>
<< Non è stupida: vuole sempre cose nuove di cui parlare, e tu vai benissimo. La nuova, futura insegnante di Incantesimi che ha sedotto Purblack e Piton >>replicò Will, ora serio.
Violet lo incenerì con lo sguardo, ma lui rimase impassibile e aggiunse:<< Non prendertela, presto avrai l’autorità necessaria per farli tacere tutti. Però dimmi almeno questo: c’è mai stato qualcosa tra te e Purblack? >>
<< No! >>sbottò Violet, vietando all’istante al ricordo del suo bacio con August di farla sentire in colpa.<< Se persone come Alyssa Potier si divertono a crederlo non è un mio problema, ma non devono farmi sembrare quella che non sono! >>
<< Ti credo >>disse Will, prima che lei avesse finito di parlare.
Violet lo fissò: Will le sorrideva, ora, con fare rassicurante e lei sentì di potersi continuare a fidare di lui.
<< E a te com’è andata, invece? >>gli domandò per distrarlo.<< Hai fatto innamorare la Grifondoro? >>
<< Non dire stupidaggini >>borbottò Will, diventando cremisi come era successo a lei due minuti prima. Questa volta, fu Violet a sorridere, maliziosa.
<< Lungi da me giudicare >>disse, imitandolo, << ma da un Serpeverde mi sarei aspettata gusti più... raffinati >>
<< Sai che le cose sono cambiate, adesso la gente è più... tollerante >>rispose Will, sulla difensiva.
<< Certo che lo so, scemo >>Violet tornò agli appunti di Vitious, costringendosi a concentrarsi sulla scrittura minuta e ordinata del professore.
Will la osservò ancora per qualche minuto prima di capire che avrebbe potuto trascorrere la domenica in modi più interessanti. Prima di richiudersi la porta alle spalle, però, richiamò l’attenzione dell’amica.
<< Però dai... Piton >>
Violet dovette essere grata a Vitious per avere l’occasione di non pensare alle parole di Will durante le lezioni di Incantesimi in cui si ritrovò catapultata nei giorni seguenti. Era vero che nell’ultimo mese gli studenti avevano iniziato a prendere le sue parole molto più seriamente di quelle di Vitious, ma continuavano a essere scatenati come sempre tanto che, un pomeriggio, Violet dovette ripristinare la calma evocando un drago in miniatura che, appollaiato sulla libreria, placò le escandescenze dei ragazzi del primo anno.
Prima di quanto aveva osato sperare, però, Violet trovò il suo metodo d’insegnamento: nonostante le escandescenze e qualche caso isolato che comprendeva anche Alyssa Potier e le sue amiche, gli studenti le obbedivano e lei arrivava quasi a divertirsi durante le ore di lezione. L’unica cosa che continuava a impensierirla era che, nonostante dal giorno di San Valentino lei e Piton avessero avuto poche occasioni per parlarsi o anche solo incontrarsi, molti sussurri ancora si sollevavano al suo passaggio nei corridoi o in Sala Grande. Violet cercava di ignorarli, come faceva Piton, ma vedere i sorrisetti delle studentesse e i ghigni dei ragazzi era snervante, e ancor più ingiusto era il fatto che non poteva punirli.
Da parte sua, Piton manteneva il suo classico atteggiamento d’indifferenza e sembrava ignorare l’esistenza di quelle voci che pure non osavano circolare in sua presenza. In realtà, ne era ben consapevole e da giorni meditava sul modo più rapido e, possibilmente, doloroso per far tacere quei ragazzi impudenti, ma sapeva che, se avesse reagito, l’intera scuola l’avrebbe interpretato come una conferma di quei pettegolezzi. Si era accorto subito di quanto Violet fosse infastidita: spesso l’aveva vista impallidire e stringere le labbra ma, con non poco sollievo, aveva anche visto che non aveva mai risposto alle provocazioni.
Quella situazione, ragionò Piton, gli poteva comunque tornare utile: gli stava dando un ottimo pretesto per stare lontano dalla ragazza e impedire a quel malsano sentimento d’affetto di continuare a crescere. La sera in cui erano rientrati da Hogsmeade Piton non aveva impiegato molto a capire che quella sensazione di benessere che non provava da secoli era dovuta alle ore trascorse con Violet. Aver chiacchierato con lei, averla perfino fatta ridere, gesti per chiunque altro ordinari tranne che per lui, gli avevano lasciato addosso una soddisfazione tale che avrebbe rischiato di ricercare una più profonda compagnia se non fossero nate quelle voci. E proprio queste avrebbero potuto essere una via di salvezza sennonché lui, Piton, non poteva certo tollerare che continuassero a circolare impunemente. Dopotutto, aveva una reputazione da difendere. E un’ottima occasione gli si presentò una sera di inizio marzo, poco dopo il termine della cena.
Mentre tornava nella sua stanza, Piton udì una coppia di voci familiari provenienti da un passaggio seminascosto da un vecchio arazzo.
<< Perché devi trattarmi così? Non mi credi? >>
<< No che non ti credo! Ormai le tue stupidaggini stanno diventando ridicole, sul serio! >>
Reprimendo un sospiro, Piton decise di passare oltre senza disturbare Eder e Potier che, senza dubbio, erano tornati a divertirsi con i loro vecchi litigi di coppia. Ma, un secondo dopo, le parole di Alyssa lo costrinsero a fermarsi con la forza di un Petrificus Totalus.
<< Credimi, Will, ho visto Piton fissarla per almeno due minuti interi a cena! E anche a pranzo. Oggi, ieri... tutti si stanno accorgendo che c’è davvero qualcosa fra quei due >>
Piton provò la sgradevole impressione di chi viene sorpreso nel bel mezzo di un atto intimo. Potier non mentiva: quella sera era rimasto a osservare Violet, così com’era successo a pranzo e nei giorni precedenti... Per quale motivo, non lo ricordava più. Forse per cogliere le sue reazioni. Ma, ora che ci rifletteva, oltre all’espressione all’apparenza serena della ragazza mentre chiacchierava con la Sprite, non ricordava altro...
<< Merlino, ma siete impazziti tutti? >>imprecò Will da dietro l’arazzo.<< Secondo il tuo ragionamento, io dovrei essere innamorato di tutte le persone che guardo durante il giorno! >>
<< Allora chiedi anche agli altri! Chiedi anche ai tuoi amici Grifondoro e Corvonero >>scattò Alyssa senza nascondere il disprezzo nella parola “amici”. << Vediamo se hanno mai visto Piton fissare una persona tanto a lungo >>
<< Fissare qualcuno non vuol dire esserne innamorati >>
<< Ci sarà un motivo per cui la fissa sempre, no? >>
<< Se dovessi scoprirlo, Potier, spero mi farai il piacere di rivelarlo anche a me >>Con un gesto fluido, Piton scansò l’arazzo ed entrò nello stretto corridoio.
Will e Alyssa sobbalzarono violentemente e impallidirono. Alyssa fece un passo indietro. Alla fine, Piton aveva deciso di cambiare tattica: se quella sciocca di Potier avesse messo in giro anche quella voce, forse le cose avrebbero iniziato a degenerare. Con tutta l’indifferenza che poteva simulare nonostante la tentazione di affidarla alle torture di Gazza, Piton fissava la ragazza con aria interrogativa.
<< Da quel che posso dedurre, hai già delle supposizioni, Potier >>ringhiò, << temo però di non essere arrivato in tempo per sentirle. Perché non le ripeti per me? >>
Alyssa scosse la testa, spaventata.
<< Erano solo delle sciocchezze >>intervenne Will.
<< La tua amica qui non sembrava pensarla come te, Eder >>ribatté Piton con voce suadente.<< Avanti, Potier, perché non ripeti quello che stavi dicendo poco fa? Forse non te lo ricordi? Provo ad aiutarti >>aggiunse con un finto tono d’incoraggiamento.<< Mi pare che l’argomento fosse il sottoscritto che fissava qualcuno, ma devo aver perso dei dettagli... a te viene in mente qualcosa? >>
<< No, signore >>pigolò Alyssa, lo sguardo fisso sulle pietre del pavimento.
<< Guardami quando ti parlo >>sibilò Piton.
Come se a muoverla fosse stato un incantesimo, la testa di Alyssa scattò subito verso l’alto, ma la ragazza continuava ad avere un’aria terrorizzata e mortificata.
<< Professore >>riprovò Will, senza sapere come tirarla fuori dai guai.
<< Mi rammarica davvero molto >>lo interruppe Piton, gli occhi piantati in quelli di Alyssa, pietrificata, << vedere che i miei studenti si prodigano tanto per far circolare voci false sul loro Direttore, nonostante il suo impegno per portarli agli esami con dei voti dignitosi >>
<< Mi disp... >>
<< Venti punti in meno a Serpeverde e in punizione per tutte le domeniche rimaste fino ai MAGO, Potier >>continuò Piton con calma gelida, << così, forse, quando lascerai Hogwarts avrai finalmente imparato a portare rispetto ai tuoi superiori. E ora sparisci >>
Alyssa, se possibile, sbiancò ancora di più ma non osò opporsi. Con furiosa soddisfazione, Piton vide i suoi occhi riempirsi di lacrime mentre lei correva via, facendo ondeggiare l’arazzo. Will era rimasto nel passaggio, in attesa del verdetto, ma non sembrava particolarmente sconvolto dalla decisione di Piton, anzi, sembrava altrettanto soddisfatto nonostante i punti sottratti.
<< Cosa fai ancora qui? >>sibilò il professore.
<< Pensavo dovesse dire qualcosa anche a me >>
Piton represse uno sbuffo. Sapeva che Eder e Violet erano amici e da tempo si era accorto di quanto il ragazzo le fosse fedele: probabilmente, era l’unico che cercava di opporsi ai pettegolezzi.
<< Torna nel tuo dormitorio. Il coprifuoco è già scattato >>
<< Grazie, professore >>
Aver punito Potier non restituì a Piton alcuna serenità, come invece aveva sperato. La spia che magistralmente era riuscita a non farsi scoprire dal Signore Oscuro si era fatta sorprendere da un branco di ragazzini mentre se ne stava imbambolata a fissare Rosenao, dimentica di essere finita sotto la lente d’ingrandimento di Hogwarts. Come aveva potuto permettere che le sue difese si abbassassero in quel modo?
Le ore trascorsero senza che lui riuscisse a trovare sonno. Sapeva che Potier non costituiva più un pericolo, ma non aveva ancora nessuna certezza che gli altri studenti se ne sarebbero stati buoni. E lui, purtroppo, non poteva cominciare a punirli tutti o avrebbe attirato ancor di più l’attenzione. L’unica cosa in cui poteva sperare era che la punizione di Potier sarebbe servita da esempio...
CRASH
Il fragore fece tremare il soffitto. Piton balzò in piedi, esasperato. Avrebbe riconosciuto quel segnale fra altri cento: Pix era tornato all’opera, probabilmente nella sala dei trofei, a giudicare dall’eco metallico che quel rumore aveva provocato.
Bacchetta alla mano, risalì i corridoi e le scale verso la sala dei trofei, le orecchie tese pronte a cogliere nuovi rumori, ma la calma era tornata repentina: a quanto pareva, Pix si era accontentato di aver fornito un solo indizio prezioso a chiunque avesse voluto andare a indagare.
La lunga sala dei trofei era immersa in un buio immobile. Piton la percorse in silenzio: la luce della bacchetta si posava sulle armature coperte di polvere e le teche opache, mandando strani bagliori che rimbalzavano da una superficie all'altra. Svoltato un angolo, un movimento fulmineo catturò la sua attenzione: Piton aveva già la fattura pronta quando si rese conto che davanti a lui non c'era Pix ma la causa della sua prossima crisi di nervi.
Violet gli restituì lo sguardo, allarmata, la bacchetta sollevata pronta a scagliare qualche incantesimo. Per un attimo, entrambi rimasero pietrificati nelle loro posizioni, poi Piton rilassò il braccio.
<< Cosa fai qui? >>esclamò quasi scocciato.
<< Avevo sentito un rumore e sono venuta a controllare >>sbuffò Violet, palesemente seccata dal suo tono. Gli indicò un punto nell'ombra a una decina di centimetri di distanza.
Piton indirizzò il Lumos in quella direzione: a terra giacevano sparpagliati i resti di una vetrina mandata in frantumi da quella che pareva una palla da baseball... o da tennis... o comunque una palla di quei giochi Babbani che, anni e anni prima, suo padre si degnava di seguire in televisione. Di Pix, però, nessuna traccia.
<< Evidentemente, Pix non aveva molto sonno, stasera >>commentò Violet, riparando con un sol gesto la vetrina. Il piatto commemorativo che aveva contenuto tornò al suo interno prima che il vetro si sigillasse.
<< Gli auguro di averlo trovato, dopo il caos che ha scatenato >>
<< In realtà, pare che siamo gli unici a essercene accorti >>Violet osservò il professore con attenzione e non riuscì a trattenersi:<< Neanche lei riusciva a dormire, a quanto sembra >>
<< Cosa te lo fa pensare? >>replicò Piton, all'erta.
Violet alzò le spalle.<< Di solito, la gente qui all'una di notte è in pigiama >> 
Il professore non si diede la pena di rispondere, soprattutto perché non era il caso di confidarle il motivo per cui era ancora sveglio. Le parole di Violet, però, lo portarono suo malgrado a concentrarsi proprio su di lei e sulla camicia da notte che indossava, a maniche lunghe ma corta fino al ginocchio.
<< E tu come hai fatto a sentire quel rumore? >>le domandò, rialzando subito lo sguardo.<< Immagino fossi già a letto, no? >>
<< Ho il sonno leggero >>rispose Violet, evasiva. Si era accorta di come, un attimo prima, gli occhi di Piton avessero indugiato un secondo di più sul suo abbigliamento. Nella fretta di andare a controllare, si era dimenticata di indossare una vestaglia o un mantello.
<< E dire che per un attimo mi ero aspettato di trovare te, sonnambula, mentre devastavi la sala dei trofei >>mentì Piton, rinvangando la notte in cui Violet aveva raggiunto una torre nel sonno.
Contrariamente alle sue speranze, la ragazza non rise, ma rimase chiusa in un pensieroso mutismo.
<< Che cosa c'è? >>le domandò Piton.
<< Nulla, sono solo un po' stanca >>
<< Va' a dormire, allora >>sibilò Piton, più bruscamente di quanto avesse voluto.
La ragazza strinse gli occhi davanti al suo tono, ma indugiò. Piton la fissò quasi esasperato: di tutte le persone che avrebbe potuto incontrare si ritrovava accanto quella ragazza, in camicia da notte per giunta, che aveva chiaramente qualche problema di cui non osava parlare. E lui, da uomo intelligente che non era più, anziché girare sui tacchi voleva restare e capire cosa diavolo le fosse successo perché, lo sapeva, se non l'avesse scoperto avrebbe avuto un altro pensiero a tenerlo sveglio. A questo era arrivato: a perdere il sonno per quella ragazzina.
<< Dal momento che nessuno dei due sembra nutrire il bisogno di andare a dormire, che ne diresti di sputare il rospo? Magari la tua storia è così noiosa da farmi venir sonno >>propose lui.
<< È anche troppo noiosa: rischierei di mandarla in letargo >>Violet scosse la testa e si decise a superarlo. Non voleva neanche pensare al ghigno di Piton se gli avesse confidato di essere ancora preoccupata per le voci su loro due.
Quella poca intelligenza e spirito d'osservazione che Piton era riuscito a conservare negli ultimi minuti, però, gli fecero cogliere tutti i segnali di una menzogna. Prima che Violet avesse percorso anche solo due metri, esclamò:<< Come ti trattano gli studenti? >>
Violet si voltò lentamente, esterrefatta.
<< Riesco a farmi rispettare, se è questo che intende >>
<< E non c'è altro? >>la provocò Piton.
La ragazza sospirò, e a lui non bastò altro per comprendere tutto.
<< Mi dà fastidio che circolino certe voci su di me >>borbottò Violet, evitando di guardarlo.
<< Ti ho già detto di ignorarle, perché presto finiranno >>replicò Piton, pur chiedendosi quando, effettivamente, i ragazzi si sarebbero stancati dei loro pettegolezzi.
Violet strinse i pugni: era facile, per Piton, mantenere la calma e incutere abbastanza soggezione da far tacere gli studenti, ma per lei la situazione era diventata insopportabile. La sua reazione incuriosì il professore, e la domanda gli salì spontanea alle labbra:<< Perché te la prendi tanto se reputi quelle voci false? >>
Violet ringraziò la scarsa luce delle loro bacchette per aver nascosto il rossore che a tradimento le aveva imporporato le guance. Quelle voci erano davvero false? Be', sì, si disse: non poteva certo dire di essere innamorata di Piton. Ne stimava l'intelligenza, la bravura, il coraggio... ma a essere sincera aveva anche goduto delle ore trascorse con lui. E, con sgomento, si accorse che non le sarebbe dispiaciuto passare quella notte insonne in sua compagnia se non avessero preso quell'argomento.
Piton da parte sua iniziava a preoccuparsi. Il silenzio della ragazza era ambiguo e la sua espressione tormentata lo faceva sentire fastidiosamente in colpa, come se fosse stato lui ad aver messo in giro quei pettegolezzi.
L'ha fissata per due minuti interi.
Be’, forse una parte di responsabilità l'aveva eccome. Era un’ammissione imbarazzante e al contempo disonorevole tanto che si sentì in dovere di rincuorare Violet. Il suo lato più refrattario ai contatti umani si risvegliò a quel pensiero, bloccandolo e costringendolo a tornare ai vecchi metodi bruschi: doveva fare tutto il possibile per allontanare qualsiasi pericolo.
<< Ti rendi conto che ti stai facendo abbattere da dei ragazzini cui piace sparlare dei loro professori? >>sibilò con tutta la durezza che riuscì a imprimere al proprio tono. Violet rialzò lo sguardo su di lui, accigliata. << Se ti dà tanto fastidio, reagisci. Mettili in punizione, togli dei punti. Impara a farti rispettare, Rosenao! >>
<< Questa è la sua soluzione, professore? E con quale pretesto dovrei punirli? Perché bisbigliano al mio passaggio? Non sono come lei, non riesco a trovare in qualsiasi cosa un motivo per punire gli studenti >>sbottò Violet.
<< Allora impara a sopportare e fagli vedere che le loro parole non ti scalfiscono >>ribatté Piton.
<< Non tutti sono bravi a nascondere le proprie emozioni >>
L’allusione alla freddezza di Piton era palese, ma cozzava così tanto con la sua recente incapacità di mantenere un comportamento distaccato in presenza di Violet che il professore non riuscì a non sorridere di se stesso.
Davanti a quel ghigno, però, Violet si indispettì ancor di più, convinta che fosse rivolto a lei.
<< Lei è incredibile >>sibilò.<< Riesce sempre a trovare il modo di farmi detestare la sua compagnia >>
Il ghigno scomparve in un lampo mentre Piton incassava le sue parole. Ecco che c'era riuscito di nuovo: il muro era tornato a ergersi fra loro due. Eppure la cosa non lo consolava come si sarebbe aspettato: l'espressione turbata di Violet si sovrappose a quella ferita di un'altra ragazza dai lunghi capelli color fuoco, in piedi in riva al lago anni e anni prima. Voleva davvero permettere che quella storia si ripetesse? Poteva permetterselo?
Senza aggiungere altro, Violet si rincamminò lungo il corridoio, preceduta dal basso chiarore della sua bacchetta. Un chiarore instabile, poiché la mano che teneva la bacchetta tremava. In realtà, Violet si era già pentita delle sue stesse parole, ma non aveva più la forza di continuare quella discussione con Piton e trovare una giustificazione a quanto aveva appena detto. Ora non le restava che sperare di essere abbastanza fortunata da non incontrarlo più da lì a giugno, così da evitare qualsiasi vendetta.
Udì i passi rapidi del professore alle sue spalle, e sospirò: la lite non sarebbe finita lì...
Si fermò e si voltò ad aspettarlo, ma Piton era già a pochi centimetri da lei, la mano che reggeva la bacchetta tesa lungo il fianco tanto che Violet dovette strizzare gli occhi per coglierne l'espressione.
Quel che vide, o le sembrò di vedere, la stupì. Era riuscita a turbare Severus Piton e la cosa la fece sentire tremendamente in colpa.
Consapevole di quanto banale e addirittura infantile sarebbe suonata quella frase, mormorò:<< Non lo pensavo davvero >>
Piton non replicò nulla, limitandosi a un impercettibile cenno del capo. Alzò la mano libera a sfiorarle una guancia bollente. Le fece scivolare due dita sotto il mento e, nello stesso istante in cui la costringeva a sollevarlo, chinò la testa per chiuderle le labbra con le proprie.
Impietrita dalla sorpresa, Violet si era lasciata guidare dai suoi gesti ma, in realtà, la vera sorpresa fu lei stessa. Nel momento in cui l’aveva visto chinarsi su di lei, si era sporta senza pensare più a nulla, abbandonandosi a ogni mossa del professore che, non trovando resistenza, era riuscito ad abbassare le ultime difese.
I secondi parvero dilatarsi all’infinito nel buio della sala, scanditi dai movimenti delle labbra dei due, a volte lenti e morbidi, a volte più voraci.
All’improvviso, come folgorati da una scossa inaspettata, si separarono. La ragione li aveva colpiti a tradimento e riportati bruscamente al buio e gelido corridoio dei trofei e alla stupita consapevolezza di quel che avevano appena fatto. Una consapevolezza che stava smorzando, non senza sforzo, quel desiderio carnale che il respiro affannoso e le labbra socchiuse ancora tradivano.
A fatica, Piton si costrinse a distogliere gli occhi dalla ragazza: sentiva che la sua ragione sarebbe crollata definitivamente se avesse continuato a fissarne le labbra arrossate e gli occhi ancora infuocati. Ignorando il bisogno del suo corpo di ripristinare quel contatto, la superò velocemente senza sprecare parole inutili con cui giustificare un gesto che, in realtà, non poteva esser spiegato.
Violet restò a fissare il punto occupato da Piton fino a qualche secondo prima, incapace di muovere un muscolo. L’incredibilità di quel bacio era tale che la sua mente si rifiutava di cercare una spiegazione logica. Piton, anziché risponderle male come avrebbe fatto in qualsiasi altra circostanza, l’aveva baciata. E lei aveva risposto. Aveva risposto al bacio. Di Piton. Lei e Severus Piton si erano appena baciati.
Violet sbatté le palpebre e scosse il capo. Si guardò attorno come a cercare una smentita o la prova che, in realtà, aveva battuto la testa e sognato tutto. Il sapore delle labbra del professore e il ricordo del tocco delle sue mani tornarono vividi e scacciarono quei patetici dubbi. Che il suo rapporto con Piton fosse bizzarro lo aveva sempre saputo, ma mai si sarebbe sognata che il professore provasse attrazione nei suoi confronti. E lei? Si domandò Violet mentre tornava a passi pesanti in camera. Quando la sua stima per quell’uomo si era trasformata in attrazione? Violet si sforzò di ripercorrere tutte le emozioni provate dal momento in cui aveva rivisto Piton, a settembre, ma non riuscì a trovare il momento esatto in cui, inconsciamente, aveva stabilito che non avrebbe disprezzato alcun contatto fisico.
Quei pensieri la perseguitarono tutta la notte, al punto che Violet quasi rischiò di non presentarsi a lezione. Gli ultimi studenti rimasti indietro in Sala Grande sgranarono gli occhi quando entrò trafelata per una frettolosa colazione prima dell’inizio delle lezioni. L’adrenalina che le dava la fretta era l’unica cosa a farla muovere, quella mattina, dopo appena due ore di riposo.
Come in sogno, Violet trascorse le ore di lezione lottando continuamente per impedire che il ricordo di qualche ora prima la sopraffacesse, e fu solo all’ora di pranzo che si concesse un momento di riflessione. Rimasta sola in aula, realizzò quanto abissale fosse stato il comportamento di Piton: Violet si sarebbe aspettata un gesto simile da tutti, perfino dal professor Ruf, ma mai dal suo Ex Direttore. Il loro rapporto sembrava essere migliorato nelle ultime settimane, ma nulla le aveva fatto sospettare un suo interesse nei suoi confronti. Perfino la gita a Hogsmeade era stata un’uscita amichevole: Violet non poteva dire che Piton avesse voluto far colpo su di lei quanto piuttosto essere normale come chiunque altro. La ragazza scosse la testa, a metà tra il divertito e l’esasperato: quell’uomo era talmente abituato a dover simulare le proprie emozioni da essere riuscito a celarle un simile interesse.
E lei? Violet abbandonò la fronte sui palmi delle mani aperti, la testa che pulsava a causa del sonno e di tutta quell’attività cerebrale. L’aveva assecondato: l’idea di allontanarlo e di indignarsi non l’aveva neanche sfiorata. Dunque ammirava così tanto Piton da permettergli tutta quella confidenza? Violet richiamò tutte le emozioni che aveva provato da quando era tornata a Hogwarts: la gioia di poter lavorare fianco a fianco col suo ex Direttore, la rabbia a ogni malinteso, la gratitudine per tutte le volte che aveva tentato di proteggerla… L’espressione di profondo sollievo del professore quando, in infermeria, aveva posato gli occhi di nuovo vigili su di lui, tutte le attenzioni che continuava a dedicarle anche ora che circolava quello sciocco pettegolezzo. La sua espressione raggelata quando gli aveva detto “Riesce sempre a trovare il modo di farmi detestare la sua compagnia” e quell’impeto mai rude con cui l’aveva baciata… Man mano che Violet ripercorreva tutti quegli episodi sentiva un intenso calore crescere dentro di sé: era gioia. Gioia e soddisfazione davanti alla consapevolezza di essere riuscita a catturare l’interesse di Piton fin dal primo giorno.
Tutte quelle riflessioni, però, non riuscirono ad alleviare il senso di imbarazzo che l’idea di incontrare Piton le provocava. Nonostante il professore non fosse sceso in Sala Grande mentre c’era anche lei, decise di non sfidare ulteriormente la fortuna e ritirarsi in camera subito dopo la cena. Non le restava che correre in sala professori a prendere gli appunti per Vitious e poi rintanarsi in camera.
Il profilo di Piton fu la prima cosa che attirò il suo sguardo non appena ebbe varcato la sala. Il professore alzò gli occhi dal suo lavoro mentre Violet si bloccava per una frazione di secondo, prima di dirigersi spedita verso la scrivania di Vitious interrompendo qualsiasi contatto.
<< Hai passato una giornata tranquilla? >>
La voce bassa di Piton attraversò la sala e colpì Violet come una sferzata.
<< È stata piuttosto impegnativa, in realtà >>rispose lei, dandogli la schiena.
<< Filius riprenderà il suo posto domani pomeriggio >>osservò Piton dopo una breve pausa.
Violet fece un suono d’assenso e recuperò gli appunti che le servivano, ma si fermò nell’udire il rumore della sedia sul pavimento e i successivi passi del professore che le si avvicinavano. Seguì un’altra pausa, più lunga, mentre Piton osservava la schiena della ragazza e si costringeva a non indugiare oltre.
<< Volevo accertarmi che non avessi frainteso quello che è successo. Si è trattato di un momento di debolezza, privo di qualsiasi significato >>
Violet spalancò gli occhi, stupita. Uno stupore che iniziò subito ad assumere una nuova, curiosa forma: era delusione? Al ricordo del respiro del professore, della voracità con cui si era accanito sulle sue labbra, non riuscì a trattenersi:<< Non avrei mai pensato che lei potesse cedere a un momento di debolezza >>
A Piton venne quasi da sorridere: si era aspettato una risposta pungente. Incredibilmente, perfino in quel momento cruciale in cui poteva e doveva rompere qualsiasi rapporto con Violet, provò un moto di orgoglio davanti al tentativo di lei di non lasciare il campo senza attaccarlo.
<< Non accadrà una seconda volta >>chiarì il professore, << non sono Purblack: so riconoscere i miei errori e controllarmi per non ripeterli >>. Vide Violet trasalire davanti al riferimento al vampiro, e un dubbio si insinuò in lui.<< È successo qualcosa fra voi due? >>
Violet maledì quel dannato spirito d’osservazione di cui Piton era dotato: era l’ultima persona alla quale avrebbe voluto confidare un segreto simile. D’altra parte, quella sensazione di delusione che le parole del professore avevano innescato si era acuita al punto che sentiva che il loro rapporto era ormai compromesso in maniera irreparabile.
<< Non vedo perché la cosa debba interessarla >>rispose seccamente e uscì dalla sala sbattendo la porta più forte di quanto non avesse davvero voluto. Non si era fermata a scoprire se le sue parole avevano sortito un qualche effetto su Piton: se si fosse voltata, forse avrebbe compreso quanto il professore aveva mentito sulla notte precedente.
   
 
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