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Autore: Plando    28/10/2017    5 recensioni
Se l'esterno era messo male, l'interno era ancora peggio, tutto faceva pensare che la baracca stava su per miracolo, si diede degli sguardi veloci in giro, non voleva stare li un minuto di più, a terra nulla più che dei vestiti a brandelli, logorati dagli anni, delle vecchie foglie secche probabilmente formavano quelli che potevano sembrare due letti di fortuna, un vecchio orologio da polso rotto, poi nient'altro, ci rimase deluso, non aveva scoperto nulla che potesse far capire chi fosse stato, anche solo per far sapere ad eventuali famigliari della sua sorte, fece per uscire quando pestò qualcosa che attirò la sua attenzione, semi-nascosto sotto le foglie secche ci stava qualcosa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick continuava a grattare la testolina, con delicati movimenti degli artigli, ricordando quanto piacesse a lei una volta, sorrise quando vide che il risultato non era cambiato neppure dopo anni; Judy si era completamente abbandonata al suo tocco, accoccolata al suo fianco, come una cucciola bisognosa di protezione.

“Quanto tempo?”

Nick si fermò, all’udire quella domanda che venne subito riproposta.

“Quanto tempo è passato?”

“Sei sparita per poco più di trent’anni, ormai nessuno aveva più la speranza di rivederti viva”

“Ma tu lo sapevi, lo sapevi che ero viva”

La voglia di dirlo, magari anche facendogli pesare il fatto di averla abbandonata, era forte, ma la paura di ripetere nuovamente lo stesso errore lo era molto di più, già quella volta aveva detto una parola di troppo, e l’aveva pagata cara, ora se ne sarebbe stata zitta.

James stava sistemando uno dei due teli a terra, poi sfilò un sacchetto dallo zaino da cui tirò fuori dei panini ed un paio di bottiglie d’acqua, lanciandone uno a Nick e Judith che lo afferrarono al volo “Uno col tacchino e uno con verdure”.

Si volse poi verso Judy “Hai fame? Ce né un altro vegano, tua nipote a quanto pare voleva ingozzarsi”

“Ehi, non è vero, l’ho preso in caso di emergenza”

La coniglia si voltò verso la porta d’entrata, anche se non era visibile era ovvio che stava fissando l’orto all’esterno.

“Ho passato anni a mangiare quella roba, fa schifo ma è commestibile, inoltre è anche difficile da coltivare, cresce a fatica, devo fare un pasto solo, un giorno si e uno no, sennò rischio di restare senza.”

“Per questo sei così magra”

“Si, non la voglio più vedere” Detto questo allungò la zampa, dove vi fu poi depositato il panino avvolto nella stagnola, la scartò lentamente e non appena l’aprì il suo nasino rosa venne investito dal profumo di verdure grigliate, per un attimo gli parve quasi di essere di nuovo a casa, a Bunnyburrow.

Judith si avvicinò, ingoiando un boccone appena preso dal suo panino “Assaggia, a parte il pane arriva tutto dalla fattoria di papà”

“Papà?”

Nick drizzò le orecchie e si mise quasi sull’attenti, si stavano per toccare tasti dolenti e lui voleva evitare di parlarle di Bonnie e Stu in quel momento.

“Si, tuo fratello Wiliam, lui ha…”

“Che hai fatto alla zampa?” Nick la interruppe bruscamente, lei ne intuì subito il motivo, facendola sentire una stupida per il modo troppo diretto in cui stava per darle una notizia del genere.

“La zampa?”

“Si, abbiamo visto tutti che zoppichi”

Judy abbassò lo sguardo verso l’arto inferiore, nonostante fosse passato parecchio tempo ricordava perfettamente il dolore infernale che aveva patito.

“Me la sono rotta appena arrivata qui, a causa del mare mosso la zattera si è schiantata sugli scogli, sfracellandosi in mille pezzi, io mi sono procurata una frattura scomposta”

I peli della nuca di Nick, ma forse anche quelli della schiena, si rizzarono al solo udire quelle parole, gli era capitato anche a lui una volta, sapeva benissimo quanto facesse dannatamente male, con l’unica differenza che lui fu portato subito all’ospedale, privilegio che a Judy non era toccato.

“Non…non ti sei raddrizzata l’osso?”

“Si, ma non così bene a quanto pare”

“Ti fa male?”

“Nemmeno così tanto, è più un continuo fastidio quando cammino”

James, che finora se n’era rimasto in disparte, si intromise anche lui nella discussione “Immagino che le poche provviste che avevi siano colate a picco con la zattera, come hai fatto a sopravvivere da sola con una zampa rotta?”

“Bè, è stato merito dell’addestramento all’accademia di…”

“Balle, perché non dici la verità?” Nick la interruppe, con un ghigno sul muso, lasciandola momentaneamente senza parole, la coniglietta più giovane apparve confusa dalla conversazione che stava venendo fuori.

“Non capisco, di cosa state parlando?”

Vedendo che Judy non proferiva parola ci pensò la volpe a raccontare i fatti.

“Devi sapere che tua zia non era minimamente soddisfatta dell’addestramento all’accademia di Zootropolis, lo riteneva troppo semplice, una serie di stupidi esercizi che portavano a poco o nulla, per cui, quando mi convinse ad entrare anche me in polizia, ci iscrisse entrambi, chiaramente a mia insaputa, ad un corso di sopravvivenza di tipo militare, passai due mesi a maledirla ogni santo giorno, ma quando finì si poteva dire che eravamo pronti per andare in guerra”

Voltò lo sguardo verso Judy, sorridendole e notando come lei lo ricambiasse, ricordando quei giorni.

“E non solo da me, si è presa le maledizioni di tutti i cadetti che sono venuti dopo di noi, era diventata famosa grazie ai suoi successi come poliziotta, al punto da convincere l’accademia di polizia ad adottare i suoi metodi”

Judy riuscì a malapena a soffocare una risata “L’ho…l’ho combinata grossa è?”

“Abbastanza, ma i poliziotti che ora escono da lì sono super cazzuti”

Cominciò un breve momento di risate, tutti e quattro ridevano, ne avevano bisogno e Judy più di tutti, ma fu proprio lei a fermarsi per prima, tornando seria.



“Mamma e papà non ci sono più, vero?”



Improvvisamente calò il silenzio, un silenzio che parlò chiaro prima ancora che Nick potesse solo provare a dare una risposta, era stato uno stupido a pensare che non si sarebbe accorta del suo voler a tutti i costi cambiare discorso, nonostante i trent’anni di completa solitudine, lei rimaneva sempre Judith Laverne Hopps, era ovvio che non si sarebbe fatta fregare da metodi così infantili, arrivando quasi a pentirsi di avergli mentito riguardo a James.

“No, da tre anni ormai, mi dispiace”

Tolse lo sguardo da Nick, cominciando a fissare il piccolo falò, con gli occhi che cominciavano ad inumidirsi, provò ad aprire la bocca, ma nessuna parola ne uscì, al contrario delle lacrime che gli rigavano il muso.

Nemmeno Nick aveva idea di cosa dire, arrivando a pensare che qualsiasi cosa avesse detto probabilmente non sarebbe servita a nulla, lei aveva semplicemente bisogno di sfogarsi, circondò la coniglietta con un abbraccio e la tirò a se.

James si voltò verso Judith, quell’improvviso cambio d’umore da parte di sua zia l’aveva scossa quel tanto che bastava a fargli capire che se non avesse fatto qualcosa subito probabilmente sarebbe scoppiata a piangere anche lei, si guardò un attimo attorno, intravvedendo un passaggio che portava chissà dove, ma era sufficiente, prese una torcia elettrica dallo zaino e si avvicinò alle orecchie della coniglietta bisbigliando appena.

“Andiamo a farci un giro qua dentro, lasciamoli soli”

Lei annuì, senza dire nulla la volpe più giovane si mise in piedi, diede uno sguardo a suo padre che capì immediatamente le sue intenzioni, agguantò uno dei due teli e si allontanò dalla stanza, sparendo nel buio del corridoio assieme a Judith.





“Non si vede niente, accendi la torcia, che l’hai presa a fare?”

James se la rise sotto i baffi, consapevole che lei non lo poteva vedere, mentre lui ci riusciva benissimo.

“Ma, io ti vedo”

“Bè, io no, accendi quella cavolo di luce”

Senza fare il minimo rumore gli girò attorno, fissandola quasi ammaliato, lei rimaneva ferma, immobile sulle punte dei piedi, con solo la testa che di tanto in tanto ruotava un poco e i grandi occhi azzurri spalancati, nella speranza di riuscire a vedere qualcosa nel buio più impenetrabile, le lunghe orecchie tese, a percepire anche il più flebile rumore, tutto in quel momento diede a James la sensazione di essere un predatore a caccia della sua preda preferita, e forse, in un certo senso era pure vero, prima di allora non si era mai particolarmente interessato a femmine che non fossero volpi, ma stavolta sentiva che qualcosa era cambiato ed il fatto che era proprio lei a cercare le sue attenzioni cominciò a mettergli in testa che forse era la volta buona, arrivando a pensare che sotto quell’aspetto probabilmente aveva preso più da suo padre che da sua madre.
Si prese un altro paio di secondi ad osservarla, poi appena gli fu dietro gli soffiò leggermente sul collo, facendola voltare di scatto.

“COSA…che cacchio è stato?”

Quasi contemporaneamente si accese una luce di fianco a lei, rivelando una volpe con un finto sguardo incuriosito sul muso.

“Cosa? Di che parli?”

“Ho sentito un…sei stato tu vero?”

“Eh? A fare cosa?”

Lei si limitò a scuotere la testolina per poi fregargli la torcia dalle zampe, riprendendo a camminare nel lungo corridoio, sulla parete destra non vi era nulla, quasi probabilmente perché dava all’esterno, su quella sinistra invece c’erano delle porte, una a tre metri dall’altra, erano fatte di acciaio ma, a differenza di quella all’ingresso, queste erano al riparo dalle intemperie e si muovevano ancora, aprirono la prima, scoprendo che probabilmente dovevano essere celle di qualche tipo, erano larghe si e no due metri e lunghe tre, e la porta all’ingresso oltre alla normale serratura era pure munita di un chiavistello esterno.

Le controllarono una dopo l’altra, tutte praticamente vuote, James ci entrava senza farsi troppi problemi, al contrario di lei che lo aveva atteso fuori ad ogni porta.

“Non entri?”

Lei gli rispose scuotendo la testa e stando stranamente silenziosa.

“Non ti mangio mica”

“Non…non si tratta di quello”

James cominciava veramente a non capirci più nulla “E allora qual è il problema, dai entra”

La coniglietta iniziò a muovere piccoli passi incerti, avanzando pochi centimetri alla volta, continuando ad osservarsi intorno, cambiando costantemente la direzione del fascio di luce proveniente dalla torcia, per illuminare ogni angolo della stanza, quando la volpe vide che lei cominciava pure a tremare allungò una zampa, posandogliela sulla spalla e facendola sussultare a quel contatto.

“Ehi, non dirmi che sei claustrofobica”

“F…forse…forse un po’ si”

Quello era molto più di un po', tremava come una foglia.

“Se vuoi usciamo”

“No” Lo afferrò per la zampa, fermandolo prima che proseguisse “Se la porta rimane aperta…ce la posso fare”

“Ok” James posò il telo a terra, invitandola a sedersi e tranquillizzandola quanto bastava “Va meglio ora?”
Rispose semplicemente annuendo per poi posare la testa al suo fianco, lui la circondò col braccio, stringendola ancora di più a se, nonostante la conoscesse da pochissimo non poteva negare che stava bene con lei, era disposto a vedere a cosa avrebbe portato, ma voleva sapere se era lo stesso per lei.

“Ehi” Sciolse l’abbraccio e si spostò, in modo da averla di fronte e guardarla negli occhi mentre gli parlava.

“Io ho avuto relativamente poche compagne, due per la precisione, ma quando mi impegno con qualcuna, lo faccio seriamente e pretendo che anche dall’altra parte sia così, niente scappatelle, nessun periodo di prova, se decidi che vuoi stare con me ne devi essere certa”

Ne restò sorpresa, perché pensava dovesse essere lei a fare una precisazione del genere, e dal discorso che gli aveva appena fatto capì che probabilmente non aveva avuto particolare fortuna con quelle due compagne.

“Ho già avuto la mia buona dose di delusioni, la penso come te” Chinò lo sguardo per un attimo, quello era il momento più adatto per dirgli dei suoi sette figli, e dalla sua reazione avrebbe capito anche se fosse stato sincero con lei.

“Prima…prima c’è una cosa che devo dirti…è importante, molto importante”

“Ok”

“Io…io ho…”

Dei rumori di passi lungo il corridoio la interruppero, la luce di una fiaccola illuminò leggermente l’ingresso, la testa di Judy fece capolino dalla porta aperta, osservando la coppia all’interno.

“James…dis…disturbo?”

James sorrise, altroché se disturbava, ma non avrebbe mai potuto dirglielo, in fondo, in un certo senso, loro li erano ospiti.

“No, no tranquilla, dimmi pure” Sembrava agitata e li per li non riusciva a capire cosa fosse successo.

“Tuo padre, Nick, sta male, mi serve una mano”

La volpe si alzò di scatto, osservando preoccupato la coniglia e voltandosi poi verso la torcia per afferrarla.

“Arrivo, che cos’ha, che è succe…”

Si rese conto tardi di essere stato fregato alla grande, nel frattempo l’espressione di Judy era mutata, la finta preoccupazione mostrata fino a quel momento era completamente svanita, lasciando spazio ad uno sguardo che trasudava rabbia, rabbia e follia; con un rapido gesto chiuse la porta, sbattendola e facendola rimbombare sulle pareti del rifugio.
James vi si lanciò contro, abbassando la maniglia, ma era inutile, l’aveva chiusa dall’esterno, li aveva chiusi dentro.

“Judy, apri la porta, ti spiegherò tutto”

“No, qualsiasi cose direte, saranno sicuramente balle, come tutto quello che mi avete detto finora, amico di Nick”

“Judy, ascoltami, c’è un motivo se papà ti ha detto che…”

Sentirlo nominare Nick come suo padre alimentò solo di più la rabbia che aveva in corpo in quel momento, facendola urlare a squarciagola di fronte la porta.

“NOOO, A VOI NON VE NE FREGA NULLA, SIETE VENUTI PER PRENDERVI GIOCO DI ME, SOFIA LO SAPEVA, MI HA AVVISATA MA IO SONO STATA COSÌ STUPIDA DA NON ASCOLTARLA”

James rimase senza parole, ci mise qualche secondo a decidere cosa rispondere.

“Judy, tua sorella, Sofia, è morta trent’anni fa, sulla prima isola dove siete naufragate, l’hai sepolta tu stessa”

“No” Stavolta parlò con un filo di voce, al punto che dovette posare l’orecchio sulla porta per sentirla “No, non è mai accaduto, è stata tutta un’allucinazione, lei è qui, lei non mi ha mai abbandonato”

Non riusciva più a distinguere la realtà da quello che la sua mente le diceva di vedere, lui la capiva ma ora l’importante era trovare un modo per uscire, nel frattempo poteva sentire la coniglia allontanarsi lungo il corridoio, voltandosi poi verso la sua compagna di stanza.

“Dobbiamo trovare un modo per…”

Si interruppe non appena vide in che condizioni si trovava Judith, lo sguardo, terrorizzato, era puntato sulla porta chiusa per poi osservarsi attorno freneticamente, in cerca di una via di fuga da quella trappola, era nel panico più totale, respirando sempre più velocemente.





Note

Eccomi qua, ci ho messo una vita, ma alla fine sono tornato. Questo capitolo mi ha dato non pochi problemi ed il periodo incasinato sul lavoro non ha aiutato, mi dispiace, ma sicuramente ci metterò parecchio per il prossimo capitolo, portate pazienza, arriverà.

2278 parole
   
 
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