Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Laylath    29/10/2017    1 recensioni
[La storia segue anche la trama del manga quindi ci saranno spoiler per chi segue solo l'anime]
Hanji Zoe è un personaggio fuori dalle righe anche per chi la conosce.
Rumorosa, entusiasta, capace di eccessi, il suo contributo per la Legione Esplorativa e per l'umanità è fondamentale.
La sua vita è come la storia di un volo sfrontato e meraviglioso, come quello degli uccelli che volano al di fuori delle mura.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Irvin Smith, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 6. Stupida quattrocchi.



845.


“Ehilà, Levi, come mai da queste parti?”
Hanji sorrise allegra mentre apriva ancora di più la porta del suo alloggio per permettere al soldato di entrare. I suoi occhi castani si accesero di malizia mentre vedeva quelli grigi ed incavati di lui dilatarsi, per quanto un’azione simile fosse possibile allo sguardo impassibile di Levi, e le labbra sottili stringersi in una linea appena visibile.
Oh, lo so bene! – sghignazzò silenziosamente la giovane – Vedere questo per te è tremendo.
“Allora?” incitò ancora, mettendogli una mano sulla spalla, quasi a volergli impedire la fuga.
“Il capitano Smith vuole il rapporto – la voce di lui era stentorea, era chiaro che si stava trattenendo. Il contatto fisico l’aveva fatto irrigidire, come se per lui fosse inconcepibile che qualcuno osasse tanto – quello che dovevi consegnare la settimana scorsa”.
“Il rapporto? – Hanji si toccò la punta del naso con fare pensoso – Ah, quel rapporto. Non l’avevo consegnato? Bontà divina, l’ho messo da qualche parte come l’ho terminato e me ne sono completamente dimenticata. Aspetta, ora lo cerco: entra, entra! Non fare complimenti! Non c’è niente di scandaloso nella mia camera”.
“… solo il disordine…” sbuffò Levi, recuperando finalmente la sua flemma e rassegnandosi ad entrare.
Hanji non era mai stata ordinata, nemmeno da bambina: tendeva a lasciare tutto sparso nel pavimento o nel tavolo, per non parlare dei vestiti. Con la vita militare almeno questi ultimi si erano drasticamente ridotti, ma questo non le aveva impedito di personalizzare la sua camera non appena gliene era stata assegnata una qualche settimana prima, con la sua promozione a caposquadra. Così, quello che prima era messo alla rifusa nella cassapanca in dotazione ad ogni soldato adesso si trovava sparso in giro per quella piccola stanza provvista, oltre che di letto, anche di scrivania e libreria. E agli effetti personali si aggiungevano decine di libri, fogli, quaderni, materiale da scrittura, microscopi e altri attrezzi messi ovunque tranne che ai loro posti.
Ogni persona che entrava definiva quella stanza con una sola parola: caos.
Ma per Hanji si trattava del suo caos, quasi fosse un riflesso della sua personalità, proprio come la sua chioma perennemente arruffata: riusciva a trovare quello che le serviva in poco tempo… almeno nella maggior parte dei casi. Se, come in quel caso, la cosa che cercava serviva ad un’altra persona magicamente si nascondeva meglio del previsto.
“La relazione… vediamo – iniziò a frugare tra i fogli della scrivania, con il concreto risultato di farne cadere svariati per terra – dove l’avrò messa? Siediti pure Levi, credo che mi ci vorrà qualche minuto”.
“Sedermi… dove?” la voce del soldato suonò tetra, facendola girare.
“Eh, ma quanti drammi! – lo prese in giro, vedendolo osservare con disgusto la sedia piena di vestiti – guarda che è roba pulita: ritirata ieri dalla lavanderia”.
“E perché da ieri sta ancora nella sedia e non piegata dentro la cassapanca dove dovrebbe stare?”
“Non ho avuto tempo” rispose tranquillamente lei, riprendendo a frugare tra le carte della scrivania.
“… so che è fiato sprecato, ma oggi mi voglio far male: dove ti sei seduta fino ad adesso per fare le tue cose da scienziata pazza?”
“Sopra il letto e… ma guarda! Ecco gli appunti che ho annotato alla scorsa spedizione! Credevo di averli persi da qualche parte”.
“Non mi dire…”
“Comunque ti puoi sedere anche nel letto, eh? Prima che tu me lo chieda le lenzuola sono pulite, solo un poco sgualcite: tendo ad agitarmi nel sonno”.
“Tsk!”
Hanji ridacchiò a quell’ennesima protesta e riprese la sua ricerca. Tuttavia, nel frattempo, la sua mente rifletteva sul giovane soldato che ormai era una vera e propria leggenda della Legione Esplorativa. Non era cambiato molto da quando l’aveva conosciuto quasi un anno prima: sempre sulle sue, con quell’aria perfetta e perennemente seria, quasi annoiata. Era il pupillo di Smith, praticamente la sua ombra, e questo ovviamente aveva fatto salire di parecchio le quotazioni del biondo capitano, tanto che nessuno aveva ormai dubbi su chi sarebbe stato il successore di Shadis.
Nonostante questo Levi non era per niente socievole. I soldati della Legione Esplorativa tendevano ad essere abbastanza compatti tra di loro: a lavorare fianco a fianco in un numero relativamente ristretto si finiva per considerarsi una sorta di famiglia allargata, era anche un modo per farsi forza a vicenda di fronte alla pericolosità della loro vita. Ma Levi no, stava al di fuori di questo modo di pensare: nei momenti di libertà se ne stava quasi sempre per conto suo e anche durante i pasti non spiaccicava parola se non quando era chiamato in causa. A volte Hanji pensava che non si fosse ancora ripreso dalla morte traumatica dei suoi due amici, ma lo trovava un ragionamento poco pragmatico per chi aveva scelto di entrare in quel corpo elitario.
In ogni caso Levi, per qualche strano motivo, le piaceva. E questo andava al di fuori delle sue capacità di combattimento e dunque del grande supporto che dava alla Legione Esplorativa. Erano una l’opposto dell’altro, cosa che in teoria avrebbe dovuto portare a un disprezzo reciproco, ma Hanji non provava niente di simile. Trovava quel basso soldato estremamente divertente per tutte le sue piccole manie, quasi un esemplare da studiare. Per esempio quel foulard bianco che portava sempre attorno al collo: come fosse sempre perfetto era un vero e proprio mistero. Per non parlare della sua psicosi nei confronti dello sporco: era quasi una vera e propria mania che ogni superficie che gli riguardasse dovesse essere perfettamente pulita e in ordine.
E di conseguenza era un vero e proprio spasso vedere la sua reazione ogni volta che si incontravano e notava la sua pettinatura scarmigliata, i suoi appunti incasinati e tutta una serie di dettagli che per un maniaco dell’ordine come lui erano assolutamente inconcepibili. Sicuramente Smith aveva in mente una qualche terapia d’urto quando gli aveva chiesto di andare da lei a recuperare quella relazione.
“Allora, nel frattempo che cerco… hai qualcosa da raccontarmi?”
“Niente di che”.
“Mamma mia, la tua loquacità è sempre… no, ma stai davvero facendo sul serio?
Si era voltata ed i fogli le erano caduti di mano come l’aveva visto prendere la biancheria che stava sulla sedia e portarla sul letto per iniziare a piegarla con la stessa perizia di una lavandaia.
“Continua pure a cercare – la incitò lui, senza nemmeno guardarla, totalmente assorto nella sua nuova occupazione – prima lo trovi meglio è”.
“Scommetto che se ci impiego più tempo del previsto mi rimetteresti a posto tutta la stanza – ridacchiò Hanji, scuotendo il capo – ma si può sapere che fastidio ti dà un minimo di disordine?”
“Minimo? – Levi piegò un paio di mutande senza nemmeno farci caso – Sei la donna più disordinata della Legione Esplorativa e questa camera lo dimostra. Dubito che tu conosca bene il concetto di pulizia e di igiene personale”.
“Ti sorprenderebbe sapere che provengo da una famiglia piuttosto agiata, dove il bagno era previsto praticamente tutti i giorni” rispose Hanji, per nulla offesa.
“Non si direbbe”.
“Tu invece provieni dalla Città Sotterranea della capitale, vero? – si avvicinò a lui e lo scrutò con attenzione – quante volte ti lavavi alla settimana?”
“Di certo più di quante volte ti lavi tu”.
Nessun timore o disagio ad affrontare questo tipo di conversazione: Levi era davvero un personaggio interessante.
“Che fai, mi spii?” gli chiese con un briciolo di malizia, giusto per studiare la sua reazione.
“No, mi basta sentire il tuo odore… e dare un’occhiata ai tuoi capelli”.
“Questi? – Hanji scoppiò a ridere con gusto – Ah, ti assicuro che anche appena lavati restano così, mi dispiace ma hai perso un punto”.
“Non hai ancora trovato la relazione…”
“Scusa tanto – alzò le spalle, tornando alla scrivania e riprendendo a frugare ma non mancando di lanciare qualche occhiata incuriosita al suo ospite – è solo che trovo interessante fare conversazione con te. Sei sempre così taciturno: credo che mi abbia detto più cose in questi minuti che in tutto il resto del tempo da quando ci conosciamo”.
“Parli abbastanza tu per entrambi, non ti pare?” ci fu un minimo movimento verso l’alto delle labbra del’uomo: un accenno appena percettibile di sorriso che fu in grado di sconvolgere Hanji quanto una nuova scoperta sui giganti. Il grande Levi era capace di sorridere e l’aveva fatto con lei.
“Oh, ma hai sorriso! O per lo meno hai fatto qualcosa di vagamente simile… adesso non mi vorrai dire che sorrido abbastanza per entrambi: va bene che siamo agli opposti, ma potrebbe essere troppo impegnativo calcolare quantitativamente e qualitativamente in che modo dobbiamo compensarci”.
Levi finì di impilare la biancheria pulita e aggirò la soldatessa per andare a riporla dentro la cassapanca. O almeno quella era l’intenzione: quando sollevò il coperchio vide che anche all’interno vigeva il caos più assoluto e così, con un sospiro, si accontentò di lasciarla ordinatamente sopra il letto.
“La trovi o no la relazione, stupida quattrocchi?” chiese impassibile con uno sbuffo che ebbe il potere di muovere una ciocca dei sottili capelli neri. Si mise a braccia conserte, forse il gesto maggiormente espressivo che era capace di fare.
Ci furono cinque secondi di silenzio mentre nella stanza risuonava quell’insulto.
Per un attimo Hanji si sentì ferita, nessuno aveva mai ritirato fuori la storia dei suoi occhiali da anni: da quel che ricordava solo le ragazzine vicino a casa sua avevano provato a prenderla in giro per questa sua peculiarità. Ma l’indecisione durò solo qualche secondo.
“Nano maniaco del pulito… e con questo siamo pari, Levi – dichiarò con estrema semplicità, mettendogli una mano sulla spalla – anzi direi che siamo amici, sebbene trovi davvero originale che un’amicizia parta da degli insulti, ma del resto siamo entrambi originali, no? E comunque, ecco qua – guardando nella libreria proprio dietro a Levi aveva scorto il gruppo di fogli che cercava – la relazione per il capitano Smith”.
“Grazie – rispose con sarcasmo Levi, mentre gli veniva consegnato il plico che, ovviamente, venne rimesso a posto con mosse precise – ma tengo a precisare che noi non siam…”
“Oh, dai, il taciturno maniaco del pulito e la scienziata pazza quattrocchi: è un bel duo, non credi?”
“Immagino che se rispondo negativamente mi farai qualche assurda conferenza sulle tue motivazioni”.
“Assolutamente sì”.
“Allora lascio le cose come stanno. Buona giornata e, se posso darti un cons…” guardò in giro per la stanza e poi scosse lievemente il capo, come se si fosse appena reso conto che c’erano guerre che nemmeno lui poteva vincere.
Sì, decisamente è divertente – pensò Hanji, quando la porta si chiuse alle spalle del giovane.
Del resto Levi aveva bisogno di qualcuno vagamente simile ad un amico.
 
Due giorni dopo il medesimo disordine regnava nella stanza di Hanji: persino la pila di vestiti perfettamente riordinata da Levi era stata distrutta durante la ricerca di una camicia pulita. Ovviamente la giovane nemmeno ci faceva caso, presa com’era dallo studio di alcuni materiali trovati durante l’ultima spedizione fuori dalle mura. Non si accorse nemmeno di quando bussarono la prima volta alla porta.
“Chiunque tu sia entra! – esclamò, scrivendo alcuni appunti su un foglio, mentre tornava ad osservare al microscopio – e se sei Levi perdona in anticipo il disordine, va bene?”
Ci fu il rumore della porta che veniva aperta e poi silenzio.
“Caposquadra Hanji? – chiamò infine una voce incerta – la disturbo?”
“Noooo – mormorò lei, mettendo meglio a fuoco il microscopio – proprio no… no, no… no, che non sei un esemplare come gli altri: sei stupendo, decisamente perfetto”.
“Come?”
Hanji scrisse le ultime osservazioni sul foglio e poi si riscosse, decidendosi finalmente a girarsi verso l’ospite. Era uno dei soldati che si erano uniti alla Legione ad inizio anno ed era finito a far parte della sua squadra durante l’ultima spedizione. A dire il vero Hanji non ci faceva molto caso ai suoi sottoposti se così li poteva definire anche perché il ruolo di caposquadra era stato da poco introdotto in seguito alle tecniche del capitano Smith sulla formazione a lunga distanza. Nonostante il sistema fosse ancora in fase di perfezionamento, tanto che molto spesso venivano cambiate le disposizioni, Hanji era diventata caposquadra in maniera stabile; con tutta probabilità dipendeva dall’essersi dimostrata particolarmente abile ad adattarsi a qualsiasi posto le venisse assegnato e come tale costituiva una buona guida per chi le stava accanto di volta in volta.
“Aspetta, aspetta… voglio ricordarmi il tuo nome – disse, bloccandolo con un gesto della mano – Mo… Morgil, vero?”
“Moblit, signora” arrossì lui.
“Moblit, giusto! Perdonami, a volte tendo a fare disastri coi nomi. Allora, come va? Ripreso dalla missione di inizio mese? Se non ricordo male eri tu ad essere caduto da cavallo, vero?”
“Sì, signora, non era niente di grave”.
“Meglio così, mi sarei sentita una pessima caposquadra se qualcuno dei miei si fosse fatto male considerato che abbiamo incontrato un solo gigante”.
Questo ovviamente la fece sospirare di rammarico: nelle ultime missioni non aveva avuto molte possibilità di studio dei suoi amati giganti. Solo pochi esemplari che Levi aveva provveduto a far fuori quasi immediatamente, impedendole di fare la minima osservazione su di loro. Con un atteggiamento simile i suoi studi non avrebbero avuto dei grandi avanzamenti.
Ma vaglielo a spiegare a quel maniaco del pulito…
Si sorprese a notare che il viso di Moblit era espressivo tanto quanto quello di Levi impassibile.
“Allora, che cosa ti porta da queste parti? Ah, non fare caso al disordine, anche se non sei Levi”.
“Ecco, a dire il vero sono stato assegnato a lei, signora – un nuovo rossore apparve sulle guance del giovane, facendolo apparire estremamente fanciullesco. Hanji immaginò che non avesse ancora compiuto vent’anni – il capitano Smith ha detto che devo assisterla nelle sue ricerche, sebbene io non sia molto pratico di…” si guardò attorno con aria decisamente sconvolta, come se avesse appena realizzato di essere entrato in una sorta di laboratorio di un professore matto.
“Un assistente? – Hanji si gratto il naso pensosa, ma poi sorrise a quell’idea – Ma sì, dovresti essermi davvero utile. Penso che condividere le proprie teorie con qualcuno faccia sempre bene: avrò un punto di vista diverso dal mio e questo non potrà che aprirmi gli occhi su nuovi orizzonti. Bene, Moblit, benvenuto a bordo… prendi la sedia, io mi metto nel letto”.
“Nel letto?” Moblit divenne addirittura paonazzo.
“Già, con tutta probabilità avremo bisogno di un vero e proprio laboratorio ora che siamo in due, non credi? – ad Hanji brillavano gli occhi per l’aspettativa – E chissà, magari un giorno saremo una vera e propria squadra di ricerca!”
“Se lo dice lei, signora – Moblit si sedette sulla sedia che gli era stata offerta e osservò con estrema curiosità il microscopio – in ogni caso basta che lei mi dica cosa devo fare e…”
“Ti piacciono le scienze?”
“Le scienze? Sì, certo”.
“Benone! Allora guarda dentro il microscopio e dimmi cosa vedi!”
Avvicinandosi al giovane gli diede una pacca sulle spalle e sorrise compiaciuta: con quel ragazzo avrebbe fatto grandi cose, se lo sentiva.
 
“Una volta superata la timidezza si è rivelato un tipo davvero in gamba – disse Hanji con entusiasmo qualche sera dopo, mentre strigliava i cavalli assieme ad Hank – sono davvero contenta che sia stato assegnato a me. Se fosse stato uno privo di fantasia non avrei proprio saputo cosa farmene”.
“Sono contento per te, ragazzina – ridacchiò l’ex soldato, arruffandole i capelli con fare paterno – era proprio ora che trovassi qualcuno con cui condividere le tue conferenze sui giganti”.
“Le hai sempre trovate noiose, vero?”
“Sei la mia pupilla, ma questo non vuol dire che debba trovare interessanti le tue ricerche. Senza contare che quando inizi a parlare è impossibile fermarti! Sei peggio di un cavallo imbizzarrito che non la smette di correre!”
“Grazie per la sincerità – Hanji si unì alla risata, per niente offesa: era perfettamente consapevole che lei ed Hank avevano interessi completamente diversi – mi piace il paragone con un cavallo imbizzarrito, ci sta bene con la mia capigliatura! E poi mi dà l’impressione di un qualcosa di libero e vitale”.
“Ecco una donna che sa capire i complimenti”.
“E che ne pensi di stupida quattrocchi?”
“Chi sarebbe l’imbecille che ti ha detto una cosa simile?” c’era un tono minaccioso nella voce di Hank.
“Quello che ora sta passando nel campo d’addestramento assieme al capitano Smith e non è Mike” rispose con semplicità Hanji, facendo un cenno con la testa in direzione della porta aperta delle stalle che si affacciava sul terreno in questione.
“Ah, il grande Levi? Proprio grande non è se si permette di dire una cosa simile alla mia ragazza. Dovrebbe scendere un po’ dal suo piedistallo: sarà anche bravo a far fuori i giganti, ma non è tutto nella vita”.
“Come sei filosofico oggi – Hanji gli andò accanto e gli diede un lieve pugno sul braccio – beh, gli ho risposto pan per focaccia quando è capitato. In fondo lo trovo molto simpatico”.
“Quello? – Hank scosse il capo con rassegnazione – Senti, io cerco sempre di difenderti quando dicono che sei strana, ma se vai avanti così potrò fare ben poco”.
“Mi piacciono gli estremi a quanto pare: giganti e nanerottoli imbronciati. Meno male che ci sei tu a fare da giusto equilibrio, no?”
“Sparisci di qui, coraggio!” la incitò Hank con una spinta amichevole.
Hanji ridacchiò e uscì dalle stalle, stiracchiandosi alla luce rossastra che annunciava l’avvicinarsi del tramonto. Vide che Levi si era attardato rispetto a Smith e Mike e così decise di raggiungerlo: aveva proprio voglia di stressarlo.
 




__________________
nda
Ehilà, eccomi tornata col nuovo capitolo. 
Siamo nella prima parte dell'845, anno in cui iniziano gli avvenimenti del manga. Però non siamo ancora arrivati a quel punto: in questo capitolo mi sono voluta soffermare sull'evoluzione del rapporto con Levi (ed ecco arrivare il soprannome che ben conosciamo) e sull'arrivo di Moblit :)
Col prossimo capitolo invece ci ricongiungiamo alla trama del manga, o meglio alla primissima parte :)
A presto 

 
  
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