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Autore: Mei91    29/10/2017    4 recensioni
per la casata reale demoniaca è un giorno di festa. il principe dei demoni Sesshomaru è tornato a casa per succedere al trono al posto del padre concedendo, così, al genitore e alla sua neo consorte Izayoi e il figlio Inuyasha, un pò di meritato riposo, ma per far ciò le leggi obbligano Sesshomaru a prendere moglie demone per poter diventare Re.
La principessa degli umani Rin Setsuna è la figlia del re degli umani Takemaru Setsuna fratello della principessa Izayoi. Rin odia i demoni, ma per liberare l'amata zia è disposta a sacrificare se stessa per recarsi al castello demoniaco e vendicarsi di Inu No Taisho, Sesshomaru e i loro demoni seguaci così da trarre in salvo la propria zia e riportarla a casa.
Riuscirà Rin a sedurre Sesshomaru senza innamorarsi del glaciale principe demoniaco.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: inu taisho, Inuyasha, izayoi, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

 

Nel regno dei Demoni, oltre la barriera, metà del palazzo demoniaco era ridotto in macerie.

Al suo interno, Sesshomaru, in sembianze di demone cane, e con occhi rosso sangue, ringhiava ferocemente contro il padre e la madre acquisita.

“Sesshomaru, figliolo, calmati!” esclamò l’ex re dei Demoni, quasi timoroso di avvicinarsi al figlio.

 Purtroppo, Inu No Taisho, conosceva molto bene le sensazioni e le emozioni provate in quel momento dal figlio, che era stato brutalmente separato dalla compagna. Le emozioni che in quel momento, il figlio, stava provando erano tanto forti e tanto dolorose da fargli quasi perdere la ragione.

Sesshomaru non era abituato a soffrire a quel modo e quella sofferenza aveva messo a dura prova i nervi del demone, tanto che non era più riuscito a controllarsi.

Da quando aveva appreso la notizia che Rin era scomparsa, il figlio, era esploso in un impeto di rabbia e dolore, distruggendo qualsiasi cosa si parasse sul suo cammino.  Non che, effettivamente Sesshomaru avesse perso la testa, perché sua moglie era scomparsa; lui non perdeva mai testa, ma percepiva il dolore e la sofferenza della moglie come suoi e la cosa non giovava a un già preoccupato e nervoso Re Dei Demoni.

Sua moglie stava soffrendo e lui non era con lei per aiutarla.

Inoltre Inu No Taisho e Izayoi, temettero di non aver fatto bene a mettere al corrente il figlio della presenza pericolosa che sentivano provenire dal regno umani. Era una presenza, dannatamente potente, ma quell’ aura, sia all’ Ex Re Dei Demoni, che a sua moglie Izayoi, era loro molto più che familiare di quanto potessero immaginare.

Entrambi si erano convinti che quella sensazione poteva solo essere un’illusione.

Quell’aura apparteneva a Ryoma Setsuna, ma lui era morto secoli prima.

 “R…Rin!”

“Lo so, figlio mio! Ti prometto che la troveremo e la salveremo, ma ora ti devi calmare, mi servi lucido e in forze per affrontare questa aura che si avvicina al nostro palazzo ed ha superato la barriera senza alcun problema. Sesshomaru…non sappiamo chi sia, e quanto forte è, ma mi serve il tuo aiuto, metti da parte il dolore per un attimo…”

“Soffre …” Ringhiò Sesshomaru

“Lo so, non la senti solo tu, figlio mio. Le voglio bene come a una figlia, la sento. Le stanno facendo male, e la cosa scuote parecchio i miei nervi, ma mi serve la mia ragione e mi servi tu: ragionante!  Non mi serve un demone pazzo che si fa guidare dall’istinto!” ringhiò il Padre e a quelle parole Sesshomaru sgranò gli occhi, mentre l’attimo dopo era di nuovo in sembianze umane, gli occhi ancora rossi, e il respiro affannoso.

Per Izayoi quella era una vista che le straziava il cuore. Sesshomaru non l’aveva guardata nemmeno per un istante, aveva gli occhi fissi in quelli del marito, nella speranza che guardare gli occhi le padre lo avessero aiutato a tranquillizzarsi.

Suo figlio stava soffrendo, e parecchio anche, e aveva dentro di sé anche la sofferenza riflessa di sua moglie, sua nipote Rin.

E lei ne era sicura, a far soffrire Rin era quel folle di suo fratello.

L’urlo che le uscì dalle labbra attirò l’attenzione dei due demoni, poi Izayoi lasciò cadere i pugni per terra, spaccando il terreno.

“Giuro che ti uccido con le mie mani Takemaru!” urlò Izayoi, ansante, e ancora con i pugni piantati nel terreno. Il secondo dopo, la metà del castello che era ancora in piedi, crollò, facendo alzare un polverone e lasciando ai piedi di tutti, una landa desolata e piena di macerie.

 Il castello era stato raso al suolo.

“Izayoi…” la chiamò il marito incredulo, mentre la osservava svincolare le mani dal terreno, e rimettersi in piedi, sempre con il respiro affannato, puntò gli occhi in quelli di Sesshomaru, poi esclamò.

“Dovesse costarmi la vita, Sesshomaru, tu riavrai tua moglie e io mia nipote!”

Poi muovendosi come una guerriera sul campo di battaglia, fece volare via il proprio mantello, e diede le spalle al marito e al figliastro, camminando a passo spedito verso la barriera.

L’odore della moglie arrivò dritto alle narici dell’Ex Re Dei Demoni, così come anche le sue intenzioni. Non sapeva come, ma aveva un brutto presentimento.

Con uno scatto raggiunse la moglie e l’afferrò per il braccio e la tirò verso di se.

“Dove pensi di andare?”

“A dare una lezione a mio fratello. Questa è tutta colpa di Takemaru!” ringhiò Izayoi, divincolando il braccio dalla presa del marito.

“Tu non v…”

Inu No Taisho non ebbe il tempo di finire la frase, che una palla di fuoco lo colpi al braccio, e se non fosse stato per il suo fiuto, e per la sua velocità, in quel giorno sarebbe stato vedovo.

Dopo che il fumo si diramò, rivelando chi aveva lanciato l’attacco; Izayoi svenne, mentre lui sgranò gli occhi incredulo balbettando il nome del suo nemico, un tempo migliore amico.

“R…Ryoma.”

 

Nel regno degli umani, nelle prigioni sotterrane Rin aprì gli occhi per l’ennesima volta, era legata al muro come la peggiore delle criminali, il viso tumefatto e pieno di sangue, così come anche il corpo era pieno di lividi e graffi, il padre non si era certo risparmiato dal picchiarla a sangue, però di una cosa era certa.

Aveva utilizzato il suo potere del ghiaccio misto a un pizzico di fuoco, per proteggere il suo grembo. Da quando il nonno, era strano pensare che fosse ancora vivo, aveva detto a Takemaru che nel suo grembo stava crescendo una “progenie demoniaca regale” aveva intuito immediatamente che il re si sarebbe infuriato, e se la sarebbe presa con lei e con il suo cucciolo, e agendo d’istinto, aveva usato i propri poteri per proteggere il suo bambino, e ancora adesso lo stava proteggendo. Anche se, era allo stremo delle forze, ma non aveva la minima intenzione di mollare la protezione sul suo cucciolo.

Sollevando il viso con fare fiero, vide il padre seduto poco distante da lei, si rese conto in quel momento di non essere legata al muro, ma bensì a una tavola di legno movibile. Le gambe erano state divaricate e legate ai lati della tavola, così come anche le mani. Poco più avanti e con affianco degli attrezzi che le fecero accapponare la pelle, c’era Urasue con un ghigno malefico in volto.

La ragazza sbiancò.

Che cosa le volevano fare?

Il padre si alzò dalla sedia, si avvicinò a Urasue e la baciò.

-Bleah- pensò Rin.

“Procedi, ora che è sveglia! Deve vedere!”

Urasue ghignò poi si avvicinò a una manopola per permettere alla tavola di mettersi in orizzontale.

“Qui, vostra maestà, dovete procedere voi, io farò il resto!” esclamò Urasue, quasi divertita.

Ghignando Takemaru si avvicinò alla figlia.

“Che vuoi fare?” ansimò la ragazza.

“Toglierti quella cosa immonda che covi dentro!”

“Non ti permettere…n…uhm”

Non poté finire la sua protesta, perché con uno schiocco di dita Urasue le aveva impedito di parlare. Le lacrime presero a scendere dagli occhi di Rin, mentre si dimenava.

Takemaru la ignorò, si avvicinò a lei e le sollevò la veste strappata, fin sopra il seno, scoprendoglielo.  La ragazza gemette disgustata, quando, Istintivamente il Re glielo carezzo.  Infine, il padre si diresse verso i mutandoni della ragazza, e glieli strappò, lasciandola completamente nuda, davanti a lui.

Si chinò su di lei e osservò la sua intimità, poi allungo una mano e la toccò, infine si allontanò.

“Ok, Urasue, procedi. Uccidi quell’immonda creatura.”

Takemaru si era chinato su l’intimità della figlia, non perché avesse intenzioni poco caste, ma la curiosità di vedere se la progenie demoniaca si vedesse, gli aveva fatto compiere un gesto davvero stupido, quasi infantile.

La strega si avvicinò a Rin per farla abortire, ma quando il raschietto si avvicinò all’ intimità di Rin, esso sembrava non riuscire a perforare nulla. Sembrava che il feto fosse avvolto da una lastra di ghiaccio spessa.

“Non funziona, Takemaru, non riesco a perforare la placenta!” sbottò Urasue tentando ancora.

Takemaru sollevò un sopracciglio, era curioso di vedere come fosse un feto demoniaco, ma quando spostò lo sguardo sulla figlia e notò il ghignò divertito di quest’ ultima, il malvagio re spintonò la strega.

“Da qua, ci penso io!”

Quando il re fece per fare, una potente luce rossa invase Rin, dandole una forza disumana, tanto da permetterle di liberarsi delle catene. Scese dal tavolo e infine lanciò una palla di ghiaccio contro il padre, che venne scaraventato contro il muro, poi si riappropriò delle proprie vesti.

Poi con una freccia di ghiaccio perforò il cuore di Urasue, che cadde a terra priva di vita, poi una sfera di ghiaccio avvolse il padre, ma sapeva che presto padre si sarebbe liberato dato i poteri, sebbene deboli, quella pazza megera di Urasue gli aveva dato, tra cui, lo aveva capito vedendo il comportamento del nonno, il controllo della mente.

“Che cosa sei tu? Come è possibile?”

“Non sono una sprovveduta padre, ho protetto mio figlio con i miei poteri, e ora lui sta proteggendo me, dandomi la sua forza. L’aura rossa che vedi attorno a me è l’aura di mio figlio, non ti permetterà più di torcermi un capello. Degno figlio di suo padre, poi non dimenticare che sono un elementare e la sfera in cui sei prigioniero, invece, è opera mia. So che presto ti libererai, ma almeno io ho la possibilità di scappare, tornare a casa. Da mio marito. Addio Takemaru!” esordì Rin prima che l’aura rossa l’avvolse del tutto, facendola sparire nel nulla.

Rin si materializzò nel cielo.

“Oh Oh. Potevi farmi atterrare a terra, figlio! Aiuto, precipito!” urlò chiudendo gli occhi attendendo la botta che non avvenne. Era atterrata su qualcosa di morbido.

“Rin!”

Quella voce. Spalancò gli occhi e si trovò a specchiarsi di due pozze d’oro fuso.

“Se…Sesshomaru?” urlò la ragazza per poi unire le labbra a quelle del suo sposo.

Sesshomaru si staccò di scatto e lanciò un occhio al padre che stava combattendo, poi tornò a prestare attenzione alla moglie.

“Dov’eri?”

“Mio padre…”

Sesshomaru ringhiò ma poi si riscosse.

“Come sei tornata? Come hai fatto a capire dov’ero?”

Rin arrossì.

“Ecco…proprio io, non lo sapevo”

“Che vuol dire?”

Il corpo di Inu No Taisho volò di fianco a loro attirando l’attenzione dei due coniugi.

“Che succede?” chiese Rin, poi si accorse del nemico “Oh, cazzo: il nonno!” ansimò Rin scendendo dalle braccia di Sesshomaru e mettendosi davanti a lui come a proteggerlo.

In quel momento Inu No Taisho li raggiunse seguito dalla moglie.

“Rin, stai bene?” chiese L’ex Re Dei demoni.

“Sono stata meglio, ma questo non è il momento di pensare a me. Papà, quello è davvero Ryoma Setsuna, Takemaru lo ha sigillato per tutto questo tempo facendoci credere che fosse morto, ma non lo è mai stato. Takemaru, ha anche usato un potere, che le ha dato quella pazza della strega Urasue e gli controlla la mente. Non ho voluto ucciderlo appunto per questo. Papà, se c’è una possibilità di far tornare il nonno in se, io voglio tentare. Al contrario ho fatto fuori Urasue!” Spiegò Rin seria.

“Che cosa?” esclamarono increduli e meravigliati Izayoi e Inu No Taisho.

Sesshomaru ghignò. “Questa è mia moglie! Imbattibile, forte, fiera, indomabile!”

“Solo una persona mi può domare!”

“Chi?”

Rin si voltò verso il marito.

“Tu, scemo!”

L’attimo dopo tutti e quattro evitarono un attacco di Ryoma che era un misto tra aria e acqua.

“Nonno…cerca di svegliarti!” urlò Rin parando un attacco del nonno con uno scudo di ghiaccio.

“Ryoma, ricorda dannazione! Sei il mio migliore amico! Ricorda il nostro passato!” urlò Inu No Taisho evitando i massi che Ryoma gli lanciava addosso, ma quest’ultimo si muoveva come un automa e non pareva udirli.

“Papà…ti prego! Risvegliati!” urlò Izayoi, venendo colpita in pieno dall’ acqua, ma Izayoi notò che l’attacco rivolto a lei era molto più debole rispetto a quelli lanciati contro il marito, la nipote e il figliastro. Quando alla voce d’Izayoi, Ryoma bloccò per un attimo i propri attacchi, Rin comprese.

“Zia, continua a parlargli!”

Izayoi si voltò un attimo verso la nipote.

“Z…zia?” Balbettò Ryoma per un attimo, poi si riprese lanciando un attacco verso Inu No Taisho. Il demone sta volta s’infuriò.

“Adesso mi hai rotto! La finisci di fare il babbeo e ti liberi da quell’incatesimuccio da quattro soldi, o devo dire a tua figlia, qual è il tuo punto debole? Idiota di un umano!”

“Non sono così umano, per come credi, cagnolino!” sbottò Ryoma.

“Ah no? Io pensavo che il mio migliore amico avesse più fegato. Cos’è, ti senti in colpa nei confronti di Takemaru perché hai chiesto tu stesso agli spiriti guardiani di non dargli poteri? Quindi, per questo ti fai manipolare? Chi dei due è il vero cagnolino?” urlò Inu No Taisho mentre Ryoma ringhiò nel vedere che la mascella della figlia era andata a baciare il terreno.

“L’ho fatto perché Takemaru non possiede la forza necessaria a essere un elementare ed è…”

“Psicologicamente instabile!” concluse per lui Inu No Taisho “Lo sappiamo, tutti noi abbiamo sperimentato la sua pazzia sulla nostra pelle. Per tutti i demoni, voleva dare Izayoi in sposa a Mogumo! Ti rendi conto!”

“Che cosa?”

“Ha costretto tua nipote, Rin, a cancellare i suoi ricordi perché si era innamorata di mio figlio! Ha quasi ucciso mio figlio, se non fosse stato per Rin. Ha tentato più volte di uccidere Izayoi, l’ha picchiata un infinità di tempo, vuole sterminare i demoni, creando l’apocalisse. Perché assecondi la pazzia di quel pazzo di tuo figlio? Non è nemmeno figlio tuo …”

“Zitto!”

“Anche se avessi chiesto agli spiriti guardiani di bloccare i poteri di Takemaru, loro non avrebbero potuto farlo, perché non ne ha. Takemaru è figlio della tua ex moglie, ma non tuo. Lo hai sempre saputo, ma non lo hai mai ammesso nemmeno a te stesso. Adesso basta, è arrivato il momento di guardare in faccia alla realtà. Takemaru non è e non potrà mai essere un elementare e aggiungo io, e meno male!” continuò ringhiando l’Ex Re Dei Demoni.

“Avevi promesso di mantenere il segreto!”

“E tu avevi promesso di aiutarmi a creare la pace e proteggere la mia famiglia, sei venuto meno a entrambe le promesse. Idiota!”

“Attaccate!”

L’urlo costrinse tutti a voltarsi, e quando videro Takemaru a cavallo, con una flotta con delle armi in grado di ferirli gravemente, Inu No Taisho, temette per il suo popolo che si era radunato per osservare i suoi sovrani combattere.

“Dannazione…andate via…”

Un enorme fiotto di acqua, invase gli uomini seguaci di Takemaru, e lo stesso Takemaru, annegandoli tutti.

Inu no Taisho si voltò di scatto verso Ryoma, trovandolo con la mano alzata a governare l’acqua, mentre gli occhi erano bassi e chini al terreno.

Stava uccidendo degli umani per proteggere dei demoni, ma quegli umani, lo aveva percepito, erano morti dentro. Takemaru aveva fatto bere loro la pozione di Urasue, per poter governare loro e le armi per uccidere i demoni. L’unico modo per ucciderli, era appunto annegarli.

Dopo un po’, ritirò le acque, facendo cadere una pioggia di umani morti. Il corpo agonizzante di Takemaru gli cadde ai piedi.

“Mi dispiace per tutto, figlio mio!” poi con la punta della sua spada, trapasso il cuore di Takemaru che, morì all’istante. Lui, più di tutti aveva bevuto una quantità ingente di pozione, e ucciderlo era l’unico modo per liberarlo.

 

Il silenzio crollò sovrano, Rin corse ad abbracciare sua zia, che nel frattempo era scoppiata in lacrime, Inu No Taisho rinfoderò la spada e altrettanto fece Sesshomaru. Tutto il popolo demoniaco, nel frattempo era uscito dai suoi nascondigli, per vedere cosa fosse successo. Ryoma, lentamente aveva alzato il viso e lo aveva puntato gli occhi sul quelli del suo migliore amico, che, gli sorrise leggermente annuendo.

“Ryoma…”

“Non ora, Inu!”

Inu no Taisho sorrise, erano secoli che nessuno lo chiamava più con quell’appellativo, appunto da quando il suo migliore amico era “per così dire” era morto.

Ryoma si voltò lentamente verso Izayoi.

“Perdonami figlia mia…”

“Che significa tutto questo, se Takemaru non è …era davvero mio fratello…Rin…”

“E’ sempre tua nipote. Shiori, sua madre, era un elementare. Mia figlia. L’ho avuta con la mia amante, al di fuori del matrimonio. Takemaru lo aveva scoperto, e ha deciso di sposarla, nella speranza di risvegliare i suoi poteri. Poteri che non poteva risvegliare, perché non ha mai avuto nel sangue, sangue elementare. Era un semplice umano, ma quando lo trovai in fasce davanti il mio castello, non potei evitare di prenderlo con me. E quando gli spiriti elementari, dieci anni dopo, mi dissero che volevano farmi un dono, affidando a Takemaru, mio figlio, il potere elementare dell’aria, rifiutai. Tuo fratello, già a dieci anni, si divertiva a uccidere gli animali. Non potevo affidare un potere elementare, a uno come lui. Gli elementari rispettano la natura, quasi la venerano. Quando lo venne a sapere, Takemaru, cinque anni dopo, cominciò a covare un odio nei miei confronti, specialmente dopo essere venuto a conoscenza della mia amicizia con il Re Dei Demoni, e per vendicarsi, strinse amicizia con Urasue, la strega del regno. La cosa mi aveva preoccupato e esiliai Urasue, lui di conseguenza utilizzò quello che quella strega gli aveva insegnato, per sigillarmi…poi il resto della storia, la sai.” Spiegò lentamente.

“Mi dispiace così tanto…Izayoi…io…”

“Non fa niente papà, adesso sei qui, mi hai spiegato tutto e…” iniziò Izayoi camminando verso lui, per poi abbracciarlo. “Ti voglio bene, e mi sei mancato”.

“Oh, Izayoi…” sussurrò l’elementare stringendo la figlia a se.

“Maestà…maestà…” urlò una demone lucertola.

“Cosa c’è Guendalina!” esclamò Inu No Taisho.

“Non ci crederete maestà!” continuò Guendalina, per poi indicare dietro di lei.

“Oh, per i demoni! Izayoi…” la chiamò Inu No Taisho.

“Cosa?” sussurrò la regina, staccandosi dal padre, per poi seguire con lo sguardo dove indicava il marito.

Un umano era sfuggito al potere di Ryoma, ma prima che potesse attaccare il popolo, qualcuno lo aveva ucciso.

“Oh per i Kami: Inuyasha!” sgranò gli occhi increduli, Izayoi.

Il figlio, con le manine piccole era riuscito a soffocare l’umano, e ora camminava traballante verso di loro.

“Pa…pà…ma…mamma...” balbettò il piccolo Inuyasha.

Inu No Taisho, corse da lui.

“Ma che fai, campione!”

“Pr...proteggo…popolo!”

“Oddio, parla!” ansimò Izayoi portando le mani alla bocca, emozionata.

Inu no Taisho scoppiò a ridere.

“Sesshomaru, prendi esempio da tuo fratello!”

“Ah. Ah!”  Poi il demone si voltò verso la moglie e la baciò con passione.

 

 

12 MESI DOPO

 

“Ti uccido Sesshomaru!” urlò Rin in preda ai dolori e alle spinte. Il travaglio era cominciato da più di sei ore, e il pargolo non ne voleva sapere di uscire.

“Papà…uhm…” piagnucolò Rin allungando una mano verso Inu No Taisho.

“Shh, lo so piccina, lo so. Coraggio!” esclamò il demone, afferrando la mano di Rin e stringendola al petto.

“Spingi Rin, ora!” urlò Izayoi.

“Fa male!”

“Lo so tesoro, ma presto vedrai il tuo bambino!”

Rin urlò e spinse violentemente.

“Oh, Rin…” sussurrò Sesshomaru

“Fuori! Vattene Sesshomaru, altrimenti ti uccido con le mie mani!” gracchiò la ragazza, madida di sudore.

“Va fuori!” Urlò ancora, vedendo che il marito non si muoveva.

“Vai, Sesshomaru. Per una volta ascolta tua moglie!” sbottò il padre, e mesto Sesshomaru uscì dalla stanza.

Un’ora dopo, un pianto squarciò il castello, poi un Izayoi sudata ammollo, uscì con un sorrisone

“E’ nato. Un bel maschietto. Rin chiede di te!”

Un sopracciglio del demone s’inarcò e Izayoi scoppiò a ridere.

“Ecco perché, i mariti, secondo me non devono assistere al parto. Io, Inu No Taisho, non l’ho voluto appunto per questo. Durante il parto, le donne insultano i compagni come se non ci fosse un domani, poi a fine di tutto li rivogliono. Vai dai lei, prima che dia di matto!” concluse Izayoi, poi Sesshomaru annuì ed entrò.

“E’ nata la piccola?” chiese Ryoma vedendo Izayoi.

“E’ un pargolo, un maschietto papà, ma si, è nato!”

“Tu come stai?” con un sorriso beffardo.

“Se lo sai, non farmelo dire, non lo sa nessuno ancora!”

“Se non lo dici, nemmeno tu, lo realizzi. Dai, dimmelo figliola!”

“Incinta… di nuovo. Io lo ammazzo papà!” esclamò Izayoi, per poi correre in bagno a vomitare.

“Sai figlia, la prossima volta di a tuo marito di usare un contraccettivo!”

Izayoi si bloccò.

“Non gli piace mettersi quel coso…oddio…vomito!” urlò Izayoi per poi sparire. Ryoma scoppiò a ridere, poi entrò nella stanza dove la nipote aveva dato alla luce il frutto dell’unione dei due regni.

Senza Takemaru, la pace era stata una passeggiata.

 

The End

 

Ed eccomi qua, signori e signore con l’Epilogo di Dominus, è stato un vero e proprio parto, lo so che avevo detto che ci sarebbero stati altri due capitolo, ma la storia mi diceva di essere conclusa a questo modo, spero che comunque vi sia piaciuta e ringrazio che ha messo questa storia tra le seguite, le ricordate, le preferite, e chi mi ha dedicato un minutino del suo tempo per farmi sapere che cosa ne pensava con una recensione. Grazie davvero di cuore e spero di ritrovarvi presto.

Se vi fa piacere potete fare un saltino alla mia nuova storia, “Solo per Amore “sempre su Inuyasha

Grazie ancora di cuore e alla prossima

Un bacione

Mei.

   
 
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