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Autore: Signorina Anarchia    29/10/2017    1 recensioni
Anno 2099. Albert è un giovane ingegnere di successo che lavora in un'università svedese. Nonostante la sua carriera brillante, un giorno si accorge di aver dedicato tutta la sua vita al lavoro, e di non essere mai riuscito a stabilire un rapporto d'amore o di amicizia con qualcuno. Sentendosi terribilmente solo, decide di usare le sue prodigiose capacità ingegneristiche per costruirsi una compagna, sfidando tutte le leggi vigenti che impediscono agli umani di creare androidi pensanti.
Dal testo:
"Quel cuore artificiale pulsante, in quel momento, era per lui la cosa più vicina a un contatto umano. Lo guardava andare su e giù, quasi come se fosse vero. Poi spostò lo sguardo sui pezzi di ferro ancora da saldare, sulle siringhe piene di silicone, e sulle gocce di vetroresina già levigate. E improvvisamente gli venne un’idea."
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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CAPITOLO 3 – LIKE AN ENGSTRÖM


Mentre aspettava che la pagina caricasse, Albert si premette con forza le dita sulle palpebre chiuse. Non voleva vedere quello che c'era scritto.
Prevedibilmente, migliaia di risultati spuntarono sulla pagina del motore di ricerca. Facendosi forza, Albert cliccò sul link che sembrava più affidabile, quello di un'enciclopedia online.
La foto di Engström in manette nell'auto della polizia capeggiava a lato della pagina. Questo potrei essere io, pensò.
Controvoglia, iniziò a leggere a leggere l'articolo a bassa voce.

Il caso Engström è la vicenda giudiziaria e di cronaca che ha interessato la Svezia durante gli anni 2072 e seguenti. A partire da tale data, si ritiene che l'operaio siderurgico Isaac Engström abbia costruito oltre 230 androidi con sembianze infantili e adolescenziali da immettere sul mercato nero a beneficio di pedofili e pervertiti di ogni genere. Durante i processi, egli ha dichiarato di averli costruiti con materiali di vario genere sottratti sul posto di lavoro. In seguito alla perquisizione della sua abitazione, la polizia ha accertato che lo stesso Engström possedeva un'androide femmina dall'età umana non superiore ai nove anni, oltre a svariate foto di bambini, tuttavia non classificabili come materiale pedopornografico. La vicenda ebbe un forte impatto mediatico per la scabrosità che la caratterizzava, ma ciò che fece più scalpore fu il quantitavo di uomini e donne pronti a difendere Engström a spada tratta durante i processi, lasciando intendere a tutta la nazione quanto fosse ampia la rete di copertura tra i pedofili svedesi (o forse le capacità corruttive dello stesso Engström?). La magistratura reagì con una nuova ondata di arresti, la più grande degli ultimi 60 anni, questa volta ai danni dei difensori di Engström. Vennero condannate più di 400 persone, principalmente coppie.
Nel 2076 si conclusero anche i processi a carico di Engström, che fu condannato all'ergastolo. Le accuse a suo carico oggi sono molteplici, fra cui: pedofilia, sfruttamento della prostituzione minorile, istigazione a pratiche pedopornografiche, attività commerciale a scopo di lucro, diffusione di materiale pedopornografico, costruzione e diffusione di materiali pericolosi, furto aggravato, associazione a delinquere, corruzione, occultamento di prove, resistenza a pubblico ufficiale.
Engström è tutt'ora recluso nel carcere di Bastøy.
Affinchè una vicenda di tale portata e gravità non si ripetesse, in seguito al caso Engström il governo vietò la costruzione qualsiasi tipo di robot, androide, umanoide, intelligenza artificiale o giocattolo che potesse anche vagamente ricordare o imitare le sembianze umane.

Seguivano alcune foto degli androidi rinvenuti e una lunga intervista alle autorità che avevano seguito il caso.
Albert si accasciò sulla sedia, mentalmente sfinito. Guardò la foto di Engström. Sembrava un uomo normalissimo, perfino affascinante, alto, con il volto pallido, il naso aquilino e i capelli scuri lunghi fino alle spalle. Di sicuro, non assomigliava affatto alla bestia che avevano dipinto. Si prese la testa fra le mani. C'era qualcosa in quella storia che continuava a sfuggirgli. Quel criminale dove aveva trovato tutta quella gente disposta a mentire per lui? Li aveva pagati? Eppure Engström era un semplice operaio siderurgico, difficilmente avrebbe potuto permettersi di corrompere 400 persone. A malapena ci sarebbe riuscito se fosse stato miliardario.
Ma questo cosa importa?, si disse, io non riuscirei a corrompere neanche mezza persona, se capitasse a me. Non ho nemmeno un amico che testimonierebbe a mio favore. Se mi scoprissero, finirei dritto in galera senza neanche un processo. Del resto, era proprio la sua solitudine la causa di tutto. E sarebbe stata la solitudine a condannarlo.
Ed Engström? Lui perchè l'aveva fatto? Era veramente un pedofilo assetato di soldi? Albert stentava a crederci. Aveva imparato a non giudicare un libro dalla copertina, quindi il volto addolorato della foto lo convinceva poco, ma nella vicenda rilevava numerose incongruenze. Non avrebbe saputo neanche elencarle tutte, ma gli sembrava di star ascoltando una sinfonia composta in gran parte da note stonate, che però, per qualche assurdo motivo, riuscivano a legare fra loro in un insieme disarmonico.
Un trillo del computer lo fece sobbalzare. Aveva ricevuto due nuove mail.

Da: kristoffer.walden@unistockholms.se

A: albert.ivarsson@unistockholms.se

Oggetto: progetto H.E.A.R.T.

Gentile Albert Ivarsson,
le porgo le mie più sentite congratulazioni per aver accettato di lavorare a questo progetto così ambizioso. Non c'è bisogno che le ricordi quanta risonanza avrà il suo impegno in campo scientifico e umanitario.
Per garantirne la massima riservatezza, faremo rifermento ad esso come “progetto H.E.A.R.T.”, affidando i dettagli solo ai nostri collaboratori più fidati.
Ho fatto in modo di riservarle il laboratorio di ingegneria al secondo piano già a partire da domani. Troverà tutti i materiali e gli strumenti necessari, ma non si faccia scrupolo a contattarmi se ha bisogno di qualsiasi altra cosa. Abbiamo stimato che per ultimare il progetto saranno necessari almeno 6 mesi di lavoro. Naturalmente, potrebbero volercene di più o di meno. La esorto a lavorare nella massima tranquillità e a curare tutto nei minimi dettagli. Non possiamo permetterci errori o imprecisioni, ed è per questo che l'intero dipartimento si affida a lei, che è la persona che meno rischia di commetterne.
Un ultimo, ma rilevante dettaglio: un'ispettore governativo verrà a farle visita con cadenza bimestrale per valutare che tutto si svolga nei confini della legalità. Naturalmente è solo una formalità di cui lei non dovrà preoccuparsi.
Le auguro buona giornata e buon lavoro a nome di tutto il dipartimento, nella speranza che uno studente come lei diventi un esempio per i futuri colleghi. La strada è lunga, ma impegnandosi come ha sempre fatto durante questi anni, l'arrivo alla meta sarà presto più vicino che mai. Buona fortuna,

Professor Kristoffer Walden


Fantastico. Adesso ci mancava anche l'ispettore governativo, pensò Albert, più nervoso che mai.
Nella seconda mail, il dipartimento di Ingegneria dell'Università di Stoccolma si congratulava con lui per aver preso parte a un progetto che avrebbe conferito lustro accademico all'università, e lo invitava l'indomani a tenere un piccolo intervento al rinfresco per inaugurarne l'inizio.
Wow. Un'altra situazione sociale. Si stravaccò nuovamente sulla sedia, passandosi le mani nei capelli. Erano color ghiaccio, quasi tendenti al grigio, e tutti giuravano di non aver mai visto un colore simile sulla testa di un essere umano. Magari non sono umano. Perchè devo fare l'umano per forza? Magari sono un robot come la carcassa sul tavolo dello studio. Sobbalzò. C'era un androide in costruzione sul tavolo del suo studio, e lui sembrava quasi averne dimenticato l'esitenza, preso com'era dalla paura che lo scoprissero. Con misurata lentezza, quasi temesse di essere seguito, Albert si alzò e si diresse verso il corpo abbozzato che aveva creato la notte prima. Non era ancora neanche vagamente simile a un corpo vero e proprio, sembrava più una specie di telaio, uno scheletro di metallo a cui mancavano dei pezzi. Al centro di quello che non era ancora un petto, batteva il cuore meccanico, con il pistone che andava su e giù. Avrebbe dovuto miniaturizzarlo ulteriormente per farlo entrare in un organismo di dimensioni normali, e grazie al progetto H.E.A.R.T. avrebbe avuto i mezzi necessari. Quel mezzo corpo steso sul tavoro, ancora spento, ancora senza vita, sembrava magnetico come gli ingranaggi che lo componevano. Non riusciva a distogliere lo sguardo senza immaginare come sarebbe diventato. Aveva voglia di abbracciarlo, di stringere al petto quella sua creazione ancora grezza, e poi di conservarne in testa il ricordo per poterlo un giorno raccontare a lei. L'androide. Come sarebbe stata, una volta terminata? Avrebbe saputo parlare? Pensare? Capire i sentimenti? Lo vuoi scoprire, Albert? Allora smettila di fare il codardo. È nelle tue mani.
Si avvicinò a quella che avrebbe dovuto essere la testa, e vi si inginocchiò vicino. “Tu non lo sai ancora” le sussurrò, con la voce spezzata “Ma io ti amo già. Così come sei, ancora incompleta e piena di ferraglia. Tu non lo sai, quanto ti ho desiderata. E non mi importa, sfiderò la legge, nasconderò tutte le prove, mentirò fino all'ultimo per te. Perchè tu possa essere viva. Voglio smettere di essere un codardo”.
Lei non poteva sentirlo, ovvio. Ma lui sì.

N.d.A.: Capitolo impegnativo, eh? Scusate se ho poco tempo per note d'autore, ma sono giorni frenetici. Sono comunque contenta di essere riuscita a pubblicare. Consiglio a tutti voi di andare a leggere la particolarissima storia del carcere di Bastoy, quello in cui è (ipoteticamente) rinchiuso Engstrom. Mi piacerebbe che mi faceste sapere anche cosa ne pensate del capitolo. Alla prossima!

____Lun@____

  
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