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Autore: _Akimi    29/10/2017    2 recensioni
[Turchia x Austria - fanfic senza pretese per il compleanno delle due nazioni - 29 e 26 ottobre]
"Non si è neppure degnato di sistemare la valigia nell’unica camera da letto presente: un relitto abbandonato sul tappeto all'ingresso insieme a sacchetti con cibo e oggetti di dubbia provenienza.
È un barbaro, lo era, ed è rimasto lo stesso; forse non il saccente sultano del diciassettesimo secolo o l'eretico alleato della Grande Guerra, ma qualcosa di vagamente simile."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Turchia/Sadiq Adnan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tabacco e Cannella
 
{Austria, 2017}
 

Le labbra si socchiudono un poco, una debole scintilla illumina la stanza buia e una sottile linea di fumo si muove verso il soffitto, scomparendo violentemente al passare di una mano pallida nell'oscurità.
Lampo di luce, il parquet ben lucidato scricchiola sotto le eleganti scarpe del padrone di casa e un'espressione infastidita lo accoglie in salotto.
L'esuberante lampadario al centro della sala illumina ogni angolo, ora la sigaretta stretta nella bocca dell’ospite non è che una piccola, misera fiammella se paragonata allo scintillio delle lampadine sopra la sua testa.
«Potevi avvisare prima di accendere la luce. »
Un mormorio di pigre parole riecheggia nell'appartamento, il tempo si ferma per pochi attimi e i loro sguardi si incontrano, spezzando la lieve tensione creatasi precedentemente.
«Ti ho detto di non fumare in salotto.»
Le tapparelle si alzano scatto dopo scatto, fili di Sole penetrano nella stanza e scacciano le ultime ombre rimaste a proiettare la forma del fine arredamento ai loro piedi; una bella giornata, sembrerebbe oggi, anche se un paio di nuvole dense di capricciosa pioggia coprono la linea dell'orizzonte.
«Non riuscivo ad aprire la porta del balcone. »
Picchietta la sigaretta contro il bordo del primo bicchiere che ha trovato, la cenere a mischiarsi con le gocce di acqua rimaste sul fondo, provocando una disgustata reazione da parte dell'altro.

Brutta e infelice realtà, avere un maledetto turco nel proprio salotto; ma la verità è proprio questa, schiaffata sul suo divano, con una sigaretta tra le dita e un bicchiere della saccheggiata cristalliera davanti a lui - nonché mobile più pregiato e antico dell'intero appartamento.
Non si è neppure degnato di sistemare la valigia nell’unica camera da letto presente: un relitto abbandonato sul tappeto all'ingresso insieme a sacchetti con cibo e oggetti di dubbia provenienza.
È un barbaro, lo era, ed è rimasto lo stesso; forse non il saccente sultano del diciassettesimo secolo o l'eretico alleato della Grande Guerra, ma qualcosa di vagamente simile.
«Giri due volte la chiave e la maniglia… »
«Sì, tengo ferma la maniglia. Ti ricordo che in Turchia abbiamo una sublime porta. »
Corruccia la fronte, le labbra si lasciano ad un sospiro arrendevole e la discussione pare conclusa quando la sigaretta si ricongiunge istintivamente con le sue labbra.
«Almeno ricordati di prendere un bicchiere dalla cucina, la prossima volta, e non dalla cristalliera. »
Iridi violette si nascondono dietro ad una montatura sottile e formale - come il resto del personaggio - e Turchia è dell'idea che alcuni aspetti dell’austriaco non cambieranno mai: sempre distaccato e sì, sempre dannatamente ammaliante.
Una parte di lui vorrebbe davvero seguire i suoi concisi ordini, non che gli piacciano dei perversi giochi di comando e sottomissione, ma il suo fare autoritario lo ha conquistato ormai secoli or sono.
Storicamente non è proprio andata così: si sono contesi Ungheria più del previsto, è arrivato a casa sua come ospite inatteso più di una volta e non può certo dire che i loro governi attuali si supportino a vicenda, ma vi è una piccola Turchia anche in Austria, motivo per cui sarebbe sciocco negare un certo coinvolgimento reciproco.
«Quando arriviamo alla parte in cui smetti di fare l'altezzoso e ci comportiamo come i due vecchi bastardi che siamo?»
Turchia vorrebbe aggiungere che conosce piuttosto bene Austria, soprattutto il lato più maligno, e il simpatico teatrino che inscena ad ogni loro incontro non lo destabilizza più come un tempo.
«Posso essere uno spocchioso, anziano bastardo, se vuoi.»
Increspa le labbra in un sorriso che il turco non può vedere, dato che sta preparando del tè per sembrare un buon padrone di casa, ma dal suo tono di voce si comprende che vi è altro di sotto inteso; parole implicite che mostrano Austria consapevole dei sentimenti contrastanti di Turchia nei suoi confronti.
É sempre stato così, dopotutto, Sadık non è sempre onesto come il suo nome dice e l'odio che prova per l'austriaco non è così reale come vuol lasciare intendere.
In passato lo era, in circostanze ben diverse avrebbe salutato il suo caro amico come il cane degli Asburgo qual era, ma ora in Roderich vede solo un vecchio nemico, nei suoi occhi pagine di Storia che sono ormai concluse.
Anche le loro glorie, purtroppo, sepolte per un bene più democratico, però, a modo loro attingono qualche volta al passato: Turchia con un egocentrico presidente e Austria con il suo malinconico nazionalismo.
Questioni non molto personali in realtà: loro sono gli stessi, ma i rispettivi popoli  continuano a cambiare; Roderich non avrebbe mai immaginato di dare casa a numerosi turchi e, al contempo, una parte di lui trova illogico l'odio che alcuni austriaci provano per gli stranieri.
Da parte sua, Sadık non ne parla nemmeno, non si è mai azzardato a criticare il pensiero del popolo, anche se percepisce il malcontento di coloro che credono ai vecchi principi di Atatürk.

«Deve esserci qualcosa che non va, se mi piacciono i tracotanti stronzi come te.»
Sadık si allunga come un grosso gatto pigro sul divano, incrocia le gambe sul bracciolo scuro e rimane a fissare il soffitto, mentre gli ultimi millimetri di tabacco si consumano vicino alle sue labbra.
É consapevole che tra di loro non potrà mai funzionare come desidera, ma ogni volta che ritorna in Austria ricade nella trappola del familiare tepore di questa casa, dei modi pacati della nazione che lo ospita.
Sono troppe le cose che li ostacolano: non vuole giocare ad essere un uomo sprovveduto, non dimentica di essere la Repubblica Turca, prima di tutto il resto, e poi vi è di mezzo la politica, i giochi di potere che, a dire il vero, ignora da quando i due non sono più degli imperi.
Anche lo stesso Roderich collabora alla già disperata situazione; avrebbe potuto rispondere negativamente ad ogni suo messaggio nel corso degli anni, ma l'indegno si è lasciato trascinare quanto lui in questa ballata fatale.
Sono due sciocchi poiché è sempre stato più facile per loro essere l'uno contro l'altro, ma adesso entrambi sono accecati da sentimenti che vanno ben oltre la smania di potere che li aveva portati a combattere sui campi di battaglia.
«Più di un qualcosa che non va, se hai convinto anche me. »
Austria lo bisbiglia a bassa voce, tra le mani  un vassoio di plastica  che contrasta con lo stile ricercato dell'appartamento, e dai vetri lavorati si intravede la preziosa bevanda dorata.
Sadık le riconosce subito, le due tazze da tè che Roderich poggia con delicatezza sul tavolino: trasparenti, bordo largo e fianchi stretti - sinuose forme che Turchia potrebbe facilmente trovare nel suo paese natale -, ma si è riscoperto amante delle linee rigide, dei lineamenti mascolini e della pelle pallida.
Un eretico nel pieno delle sue forze, ma è disposto a rinunciare ad un posto in paradiso per poter trascorrere un minuto in più in compagnia dell'altro.

Lo sguardo ricade sul neo che impreziosisce il suo viso, spostandosi un poco più in là - come in un passo di valzer - le sue labbra che si accingono a lambire la tazza con quell’abituale eleganza che lo caratterizza.
Forse il suo Dio lo perdonerà, dicono i cristiani che sia molto misericordioso, e Sadık vuole credere che la loro Trinità non sia così tanto malvagia da aver condannato entrambi ad un supplizio come questo.
Desiderarsi senza ottenere nulla - non è  appagante neanche per il lato più masochista di Roderich, ma nessuno dei due si muove per poter cambiare la situazione.
«Cosa succede ai vostri, se dovessimo copulare spensieratamente sul tuo divano?»
Sadık lo sussurra smozzicando un sorriso consolatorio, una venatura di rimorso attraversa le sue iridi e non sa se quell’improvviso senso di colpa sia per avergli proposto di fare sesso solo ora, dopo tutti questi anni, oppure di essere stato così sfacciato da chiederlo, nonostante l'incostanza del loro rapporto.
«Non sul divano
Un mormorio basso proviene dalla gola dell’austriaco, le ciglia ricurve a nascondere lo sguardo pudico e un rossore di guance che si estende sino a colorare il solitamente pallido collo; in quel punto il pomo d’Adamo risale al suo deglutire e Turchia riesce quasi a percepire la sensazione di calore che Roderich prova nel bere nervosamente il suo tè al limone.
L'indecisione lo conquista poco a poco, studia anche il più impercettibile dei movimenti dell'altro e i suoi occhi scivolano lungo il profilo del suo volto: i denti bianchi sfregano contro il labbro inferiore, una piccola smorfia a nascondere l'imbarazzo e il naso leggermente arricciato, in un’espressione tra l’infantile e il presuntuoso.
«Non sono un cattolico esemplare da anni, oramai.»
Aggiunge Austria, quasi a voler chiarire che un girone del Purgatorio lo aspetta da secoli, sempre se il destino delle nazioni sia comune a quello dei mortali; una parte di lui non lo spera, preferirebbe il vuoto ad un'altra vita dopo questa.
Ha già vissuto abbastanza per poter dire di aver provato quasi l'intero spettro delle emozioni umane: la rabbia, il dolore, la gioia; tutte effimere, se paragonate al lungo corso della sua esistenza, ma non rimpiange neanche un singolo errore del proprio passato: quello che è trascorso è già successo, non avrebbe modo per cambiare il susseguirsi di eventi già conclusi.
Tuttavia, può scegliere adesso - lo stesso Sadık è stato abbastanza generoso dal dargli tempo per decidere, ma ciò non basta per aiutarlo nella sua prossima azione.

«E a modo mio non credo di essere mai stato un musulmano perfetto.»
Turchia lo esclama quasi a volerlo compatire per il suo sconforto, ma è più complesso di quanto avesse immaginato; nella mente scorrono fulminei fotogrammi del loro trascorso: ha sempre immaginato Austria come un devoto cristiano, re e crocifissi a infervorare l'anima della nazione che, per secoli, è stato il Paese dei kuffar per eccellenza.
Li ha sentiti, i discorsi  sull’islamizzazione del paese - così come la chiamano i nazionalisti - e ora che se ne rende conto, non hanno mai parlato a fondo sulla spinosa questione.
«Buono a sapersi.»
Risponde ora impassibile Roderich; il mento si alza in posa superba e un breve ghigno gli deturpa il volto, procurando al turco un senso di rabbia che difficilmente prova più in sua compagnia; lo vede ritrattare ciò che ha appena detto, lo capisce dal modo in cui il suo sguardo si assottiglia.
Nelle iridi una nuvola di confusione lo attanaglia, una parte di lui cederebbe facilmente alle lusinghe di Turchia, ma l'altra, che attinge ai ricordi più oscuri e intolleranti della nazione che rappresenta, pensa che un ottomano era e tale rimane.
«Una Karánsebes in corso, canım
Il mozzicone della sigaretta cade nel bicchiere, si mischia con la cenere e l'acqua in una poltiglia che Sadık non si degna di guardare, anche se altri occhi osservano, invece, il risultato con fredda curiosità.
Questi ultimi scivolano lontano, dalla parte opposta, quando il turco abbandona il divano: i cuscini mantengono ancora la sua forma, una piega profonda dove prima vi era la sua testa e un'altra fossetta per alzarsi, puntellando i gomiti con pigrizia.
Austria intravede la sua figura avanzare, ma si rende realmente conto della loro vicinanza solo quando il respiro del turco si infrange sulla sua pelle diafana, provocandogli un batticuore non decifrabile.
Allunga la mano per allontanarlo, le sue dita si distendono verso il petto nemico, ma Sadık le accoglie, dapprima intrecciandole tra le proprie e poi, schioccando uno sfuggente bacio contro le sue nocche.
«Fahr zur Hölle, Turkie
Roderich ansima con una punta di disperazione a pizzicargli la lingua, ed è quello che effettivamente crede: Sadık Adnan merita un posto privilegiato all'inferno, anche se teme che non sia l'unico nella stanza.
Probabilmente se uno dei suoi illustri antenati potesse vederlo adesso - mein Gott - lo farebbe giustiziare per alto tradimento, ma una nazione non può morire e Austria si trova di nuovo a pensare che l'immortalità pesi più della stessa morte.

Eppure è proprio tale fardello che lo attrae verso le labbra di Turchia; ne immagina il sapore umettando le proprie, la punta umida della lingua a dare vita alla pelle screpolata e un breve sospiro che preannuncia una resa incondizionata.
Sadık lo vede socchiudere gli occhi, le iridi scompaiono dietro le palpebre incerte mentre i loro nasi si sfiorano l'uno contro l'altro, riesumando ricordi dei secoli passati.
E sente un pizzico di cannella, in questo breve bacio; forse di frutta secca - che Austria non può fare a meno di usare per
la sua pasticceria - e di tante altre cose dolci che conserva in casa , anche se non si addicono alla sua complessa personalità.
È un sapore galvanizzante, a tratti sconsolatorio e che soffoca, in intricati modi diversi, perché Turchia sente il dovere di confessare un amore per lui che non è certo di provare, dacché una parte di sé non smette di trovarlo dannatamente irritante.
Possa non arrivare mai un compromesso tra di loro - Aman Allahım! - poiché Sadık Adnan è un uomo di conquista, non di patti di fratellanza.
Ripete di non apprezzare quel contatto intimo, ignora il modo in cui le sue stesse braccia siano andate a cingere i fianchi di Austria, anche se l'indifferenza diviene una menzogna più grande ad ogni centimetro percorso sul corpo del compagno.
E Roderich non è così distante dai pensieri del turco; quando riapre gli occhi spera di trovare l'espressione più rivoltante sul volto di Turchia, ma quest'ultimo mantiene lo sguardo su di lui e Austria si vergogna nel vedere la propria immagine riflessa nelle sue iridi.
Anni e anni di battaglia sfumate per un desiderio egoistico, un brontolio lussurioso che colpisce il basso ventre di entrambi, proiettandoli con la mente al prossimo passo.
«Camera da letto?»
Mormora infine Sadık e Roderich si rifiuta di parlare, limitandosi solamente ad un breve quanto confuso cenno di capo.

Lasciano alle loro spalle tè raffreddati, sigarette spente e un po’ di orgoglio, nulla che non si possa recuperare.
Si risveglieranno nello stesso letto come tante altre volte, si guarderanno solo per dirsi che questa è l'ultima volta, ma sanno già di mentire e probabilmente continueranno a farlo.
 
Note:
-Sublime porta: è la porta di entrata nell'ex residenza del sultano a Instabul (a quanto pare indica più di una porta del palazzo); storicamente è sinonimo dell'Impero Ottomano.
-Si sono contesi l'Ungheria[...]: la gente a quanto pare si dimentica spesso che l'Ungheria era parte dell'Impero Ottomano fino al 1699; nello stesso anno si conclude la Grande Guerra austro-turca con la pace di Carlowitz, guerra che si ricorda in particolar modo perché gli ottomani sono arrivati letteralmente alle porte di Vienna.
-un bene più democratico[...]: dati gli ultimi eventi, la destra (anche xenofoba) ha vinto in Austria e in Turchia la presidenza ha sempre più potere.
-due tazze di tè[...]: questa è la tazza descritta; non ho specificato, ma Austria ha usato delle tazzine turche, anche se è il tè non lo è. (ho specificato che è al limone, in Turchia di solito bevono quello nero.)
-Masochismo: è una "pratica" (se si può chiamare così haha) inventata dall'austriaco Leopold von Sacher-Masoch.
-Karánsebes: ho usato il termine per dire che Austria ha un "conflitto interno" - paragone con la battaglia citata dove per un errore dei componenti dell'esercito austriaco attaccarono i loro stessi alleati.
-Canim: mio caro
-Amman Allahim/Mein Gott: Sono la stessa cosa in turco e in tedesco, sarebbe oh -mio- Dio (Allah) haha

Le cose che ho tralasciato penso siano comprensibili; il titolo l'ho scelto con poca originalità, ma non ci ho pensato per niente, quindi buh. La cannella e la frutta secca si usano in diversi dolci austriaci tra cui lo Strüdel che ha - incredibilmente - un origine davvero interessante, ma questo credo di tenermelo come spunto per una prossima fanfic.


 
  
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