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Autore: Sinkarii Luna Nera    30/10/2017    3 recensioni
|Dragon Ball Super|
Siamo alla vigilia del Torneo del Potere, e tutti quanti si preparano per la più grande e importante battaglia che abbiano mai affrontato, dalla quale dipenderà il futuro del settimo Universo.
In tutto questo, Lord Beerus si ritrova all'improvviso ad avere a che fare con una sua vecchia conoscenza, che mai avrebbe immaginato di poter incontrare ancora.
Dalla storia:
[ Era davvero possibile che due esseri immortali le cui vite erano andate avanti separatamente per moltissimo tempo potessero ritrovarsi di nuovo insieme, in qualcosa che somigliava molto al punto di partenza?
Pareva di sì e, anche se lei non lo sapeva, sembrava anche che lei e Lord Beerus avessero avuto pensieri molto simili sulla questione.
“Forse era veramente destino” pensò “Forse era un cerchio che, mio malgrado, doveva chiudersi in queste poche ore che mancano alla probabile fine di tutto… in un modo o nell’altro”. ]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lord Bills, Nuovo personaggio, Whis
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Reflecting Mirrors'
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“Parlando di argomenti seri: cosa sei in grado di fare? Puoi vedere il futuro? Il presente? Similia?”
 
“Il fatto che tu pensi che io sia in grado di farlo mi fa capire che quelle che hai ucciso erano davvero persone del nono Universo. In caso contrario la tua domanda non avrebbe senso”.
 
“Se quel che ho detto ti è stato utile, perché non rendere questo un quid pro quo? Merito una risposta anche solo per aver trovato un modo di comunicare senza che questa balbettante bambocciona banda di babbuini se ne avveda, ti pare?”
 
“Sì, come io merito di scegliere se darti o meno quella risposta anche solo per essermi accorta che il modo in cui battevi le dita sul tuo braccio non era casuale”.
 
Era iniziato tutto poco dopo che il Changelong era stato tirato fuori dall’acqua. Freezer aveva incrociato le braccia, e mentre Goku si prodigava a dirgli di comportarsi bene aveva iniziato a battervi sopra le dita delle mani, ora dell’una, ora dell’altra. Il suono prodotto non era dei più flebili, e tutti quanti quindi potevano sentirlo, ma a fare la differenza era stata l’attitudine di Anise allo straniamento, che le aveva permesso di disinteressarsi ai fatti e alle conversazioni principali e captare il tentativo di comunicazione in una specie di codice Morse.
Trovando l’idea piuttosto degna di nota -specie perché nemmeno Whis sembrava essersene avveduto- aveva deciso di rispondergli con le dovute cautele, e da lì avevano continuato a comunicare in maniera quasi costante, senza smettere neppure ora che erano tornati dal resto del gruppo; tamburellare le dita poteva essere tranquillamente interpretato come un tic dovuto a un’agitazione derivante da un qualsiasi motivo.
 
“Avrei preferito una conversazione normale, ma non mi è stata concessa. Come ha detto il tuo compagno? ‘Non hai il permesso di avvicinarti a lei, di parlarle di nuovo, di guardarla e di respirare la sua aria!’... è davvero molto possessivo con le sue cose”.
                   
Quella era una provocazione bella e buona, ma Anise lo aveva capito e rifiutò di cascarci, anche se in effetti sentendo Beerus parlare in quel modo si era trattenuta eroicamente dall’alzare gli occhi al cielo. “Forse anche lui, come pure tutti i presenti a giudicare dal modo in cui ti stanno fissando, ti ritiene un pessimo soggetto. Chissà come mai, ‘Imperatore del Male’ è un nomignolo così tenero”.
 
Freezer fece un sorrisetto maligno mentre avanzava verso il gruppo di amici di Goku. «Bene, bene… noto molte facce familiari, qui».
 
Gli sguardi della maggior parte dei presenti divennero ancor più ostili, e alcuni assunsero perfino pose di “guardia”. A nessuno di loro piaceva trovarsi davanti Freezer, così come nessuno avrebbe mai pensato di vederlo proprio lì, sul terrazzo di Bulma, luogo di abbuffate e festeggiamenti -non ultimo quello per celebrare l’ultima vittoria di Goku su Freezer stesso.
 
Beerus affiancò immediatamente l’ex tiranno. «Pensavo di aver chiarito che se fai qualcosa di stupido dovrai risponderne a me».
 
Freezer allargò le braccia, con espressione incolpevole. «Lo so bene, Lord Beerus» disse, per poi tornare a incrociare le braccia. “Gli piace ripetersi al punto da essere noioso” commentò molto rapidamente, sempre in codice “A essere sincero mi aspettavo un ‘a me, il Dio della Distruzione’ come conclusione della frase. Forse non te ne sei accorta, ma ama molto ricordare a tutti di esserlo. È egocentrico”.
 
Sembrava star tentando di metterla contro Beerus, forse perché riteneva che ciò potesse fargli comodo in qualche maniera, ma non aveva detto nulla di cui lei non fosse già consapevole, né Anise era tipo da volersi far coinvolgere nelle losche trame di un simile soggetto: le sole trame a cui potesse dar retta erano le proprie. “Sei gentile a farmelo notare”.
 
“So quel che dico, lo conosco da svariati decenni.”
 
Vegeta,  ignaro
come tutti della conversazione segreta che stava avvenendo, indicò l’aureola sospesa sulla testa dell’ex tiranno. «Quell’aureola da angioletto ti sta bene, Freezer!»
 
Il sorriso arrogante del Changelong si incrinò leggermente: essere preso in giro da quella scimmia inutile di Vegeta, il quale un tempo era stato uno dei tanti schiavetti ai suoi ordini, era qualcosa di altamente irritante. Cercò di mantenere il controllo e riuscì decentemente nell’impresa, pur non potendo evitare il gonfiarsi di una vena su una tempia. Strinse maggiormente le braccia, e riuscì a fare una risata. «Starebbe molto meglio a te… posso sempre regalartene una».
 
Il Saiyan si mise in posizione da battaglia. «Sì, eh?!»
 
«Non provocarlo, Vegeta!» gli intimò Junior.
 
«Ho parlato al vento o cosa?!» sbottò Beerus, rendendosi conto che i suoi avvisi di non fare niente di stupido erano rimasti inascoltati.
 
«Dai, Freezer, falla finita…» sbuffò Goku, avvicinandosi a questi.
 
«Ti ho già spiegato che non intendo accettare ordini da te» replicò Freezer. “Io detesto queste luride e schifosissime scimmie Saiyan. Un tempo anche Beerus era della stessa idea. Quando mi ha detto di distruggerne il pianeta, avrei dovuto anche premurarmi di farli fuori tutti” aggiunse, a beneficio della lince.
 
Quell’informazione era del tutto nuova. Beerus le aveva detto di aver usato Freezer come agente di distruzione, ma non aveva specificato di avergli ordinato di distruggere proprio il pianeta dei Saiyan.
Il pianeta d’origine del principe Vegeta, alla cui tavola Beerus aveva mangiato un numero indefinito di volte da quando si erano rincontrati sulla Terra.
Il pianeta d’origine dei suoi guerrieri più potenti, contro uno dei quali, l’ultima volta in cui si erano scontrati, aveva utilizzato il settanta per cento della sua forza… e Son Goku negli anni che erano seguiti era diventato ancora più forte.
Se Anise non avesse visto Goku intrappolato in quella sfera di distruzione che Beerus aveva soffiato via, avrebbe iniziato a pensare che quel Changelong avesse in mano una bomba da far scoppiare al momento giusto: forse Goku, essendo cresciuto sulla Terra -così le aveva detto Chichi- non era molto affezionato al proprio pianeta d’origine, ma quella spazzata via restava sempre la sua gente, e dubitava che avrebbe apprezzato sapere che Freezer era stato solo l’esecutore materiale di un ordine di Lord Beerus. “Ora come ora, non avere le ‘scimmie’ a combattere sarebbe stato un problema” rispose “Per coloro che tengono a questo Universo”.
 
Di nuovo a Freezer sovvenne il dubbio: non capiva se quella donna parlava perché sapeva quel che si erano detti lui e le divinità dell’Universo Nove -ai quali aveva rivelato che non gli importava nulla del proprio Universo- o parlava per sé. “Non sembri troppo dispiaciuta all’idea che questo posto e il tuo compagno vengano cancellati” tentò “Hai un piano per salvarti?”
 
“Ho tanto menefreghismo”.
 
Freezer si trattenne dal sollevare un sopracciglio, concludendo che lei dovesse avere per forza un piano per sottrarsi alla cancellazione: a lui non importava nulla del proprio Universo, ma era per il miraggio di poter emigrare altrove. Quella donna doveva aver patteggiato con un altro Hakaishin, che forse aveva conosciuto in precedenza tramite Beerus, e averlo convinto a prenderla con sé. Forse non era stato neppure difficile, perché le sue fattezze erano di un tipo che di solito risultava attraente -non per lui- e in quanto compagna di un dio sapeva già come comportarsi per compiacerne un altro.
 
«Goku, sei sicuro di volere Freezer come decimo componente della squadra?» gli chiese Tien, sempre meno convinto che quella scelta potesse portare a qualcosa di buono.
 
«È tutto ok, lo terrò d’occhio io» cercò di tranquillizzarlo il Saiyan «E comunque non c’è nessuno con cui rimpiazzare Bu, quindi non c’è molto altro da fare».
 
«Su, su! Manteniamo la calma» intervenne Kaioshin il Superiore, avvicinandosi al gruppo «Ora che siamo tutti qui, vi illustrerò la strategia da seguire per vincere…»
 
«Non ne abbiamo bisogno!» esclamò Vegeta «È sufficiente buttare fuori quelli che sembrano più forti!»
 
«Vegeta!» avviò a dire Gohan in tono di rimprovero, ma la risata di Freezer lo interruppe.
 
«C’era da aspettarselo, da Vegeta» commentò il Changelong «Io comunque condivido l’opinione».
 
«Vegeta, non capisci che se questo Universo viene cancellato spariranno anche Trunks e Bra?!» gli ricordò Junior.
 
«In passato abbiamo avuto i nostri problemi, ma per vincere serve il lavoro di squadra» insistette Gohan per l’ennesima volta.
 
«Gohan ha ragione» aggiunse Goku «Non sappiamo quanto saranno forti i combattenti che dovremo affrontare».
 
«Tsk» sbuffò Vegeta, incrociando le braccia «E va bene. Starò a sentire quel che hai da dire» disse a Shin.
 
«Bene» sospirò lo Shinjin, sollevato. «Allora, ascoltatemi tutti: il Torneo del Potere è una battle royale tra otto squadre di otto Universi. All’inizio restate vicini, risparmiate energia, e quando un nemico si avvicina cercate di combattere contro di esso in più persone: contro un nemico, combattete in due. Contro due nemici, combattete in tre. Evitate di battervi da soli».
 
«Eh? Ma così non è un po’scorretto?» protestò Goku, per nulla entusiasta dell’idea.
 
«Noi Saiyan siamo una fiera razza di guerrieri. Per vincere non ci affidiamo ai numeri!» dichiarò Vegeta.
 
“Le scimmie di questo pianeta sono assai più sveglie, se devo proprio dirla tutta” pensò Anise, con un sospiro.
 
«Scorretto o meno, l’unica cosa che conta è vincere!» gridò Beerus ai due Saiyan. A volte la voglia di prenderli a botte era veramente tantissima: possibile che ritenessero il loro maledetto orgoglio più importante del destino dell’intero Universo? Quanto accidenti erano stupidi?! Se non fossero stati necessari, in quel momento avrebbe desiderato fortemente che Freezer avesse portato a termine lo sterminio della loro razza con più accuratezza.
 
«Goku e Vegeta sono Saiyan fino al midollo» disse Junior a Gohan «Aspettavano con ansia questa battaglia».
 
«Lo so. Bisogna prendere il comando e incoraggiare il lavoro di squadra» rispose il ragazzo.
 
«Bene! È giunto il momento di andare!» richiamò tutti Whis con un sorriso molto fuori luogo, agitando una bandierina rossa decorata con un “7” bianco.
 
«E voi, niente comportamenti egoisti! Chiaro?!» ripeté Beerus, con aria estremamente intimidatoria.
Fatto ciò, diede un’occhiata ad Anise: non aveva detto praticamente nulla da quando Whis aveva tirato fuori dall’acqua Goku e Freezer, segno che la tensione in lei doveva essere molto più grande di quanto desse a vedere. Sebbene lui per primo non fosse per nulla tranquillo, si ripromise di fare del proprio meglio per confortarla anche durante il Torneo.
 
«E ora prendiamoci tutti per mano e formiamo un cerchio!» diede istruzioni Whis.
 
“E io dovrei finire in una sottospecie di cerchio dell’amicizia in cui c’è anche Freezer?!” pensò Vegeta, schifato dall’idea per buoni motivi.
 
Gli altri non ebbero altrettanti problemi, e obbedirono all’angelo senza fare tante storie; perfino Freezer, dopo aver rifiutato la mano di Goku in favore del polso, non sollevò proteste.
 
Whis guardò Vegeta, il quale esitava ancora. «Dobbiamo essere tutti uniti in cerchio per poter partire, quindi si sbrighi» lo esortò.
 
«Ma di tutti, proprio con Freezer!...» protestò Vegeta, che in virtù del fatto che gli altri avevano preso posizione si sarebbe trovato a dover stringere proprio la mano del Changelong.
 
«Immagino che tu abbia buoni motivi per non avere voglia di farlo» disse Anise, che per tagliare la testa al toro si fece avanti al posto di Vegeta, tendendo la mano a Freezer.
 
Quest’ultimo fece una risata, e tese la mano a sua volta. «Credo che il povero Vegeta sia spaventato dal sottoscritt-»
 
Un colpo alla mano dolorosissimo seguito da una ferrea stretta al polso lo costrinsero a tacere. Beerus si era messo tra lui e la lince, e il suo sguardo era un palese “Non ti distruggo subito solo e soltanto perché al momento mi servi”. «Hai la memoria un po’corta» disse il dio, con un tono di voce basso quanto ostile.
 
«È stata lei a offrirsi al posto di Vegeta, non le ho detto io di farlo» replicò Freezer con una certa freddezza, cercando di ignorare il fatto che la presa di Beerus sul suo polso si fosse fatta ancor più stretta.
 
«Questo è irrilevante» ribatté l’Hakaishin, stringendo saldamente la mano della sua (non proprio) Iarim Neiē «Vegeta, prendi per mano Anise e piantala di fare storie!»
 
Il motivo per cui Beerus gli permetteva di farlo era molto semplice, ed era perché lo conosceva, lo riteneva sufficientemente degno di fiducia, e sapeva che era già legato sentimentalmente a Bulma -per quanto rompiscatole fosse. Di Freezer invece non si fidava altrettanto. Aveva capito il motivo per cui Anise gli aveva teso la mano, ma avrebbe preferito se non l’avesse fatto: aveva detto a Freezer di non avvicinarsi a lei, il “viceversa” non era forse implicito?
 
«Gran Sacerdote!» esclamò Whis, apparentemente rivolto al cielo «Tutti i guerrieri sono stati radunati!»
 
«Molto bene» furono le parole del Gran Sacerdote, che aveva udito le parole del figlio pur non essendo presente fisicamente.
 
Una luce bianca avvolse l’intero gruppo, e tutti quanti vennero sollevati in aria.
 
«Buona fortuna a tutti!» gridò Bulma dal terrazzo, sbracciandosi per salutarli.
 
Vegeta rivolse un ultimo sguardo alla moglie. Si ripromise di non permettere che l’Universo Sette perdesse, non finché avesse avuto anche solo una stilla di energia nel corpo; questo non solo per il proprio orgoglio, ma anche per lei e la famiglia che avevano costruito insieme.
 
La luce divenne più intensa, per qualche istante nessuno vide più nulla… e quando tornarono a poterlo fare, si accorsero di essere giunti per primi in uno dei luoghi più strani che fosse capitato loro di vedere.
 
«Quindi è questo… il Mondo del Vuoto?» mormorò Gohan, guardandosi attorno.
 
Eccettuata l’arena di battaglia sulla quale si trovavano -la cui forma richiamava vagamente quella di una meridiana- e il punto dal quale i due Zeno avrebbero osservato lo scontro, il Mondo del Vuoto teneva fede al proprio nome: tutt’attorno non si vedeva altro che un “nulla” scuro e nebuloso, un po’rischiarato unicamente da una fonte di luce di origine incerta.
 
Sentendo dei rumori sopra le loro teste, molti nel gruppo sollevarono lo sguardo verso l’alto, e videro muoversi dei grossi blocchi color marroncino.
 
«Cos’è?» domandò il Genio.
 
«Sembra che stiano terminando la costruzione dell’arena» rispose Whis, indicando gli spalti riservati ad angeli e divinità.
 
«E perché sono degli Hakaishin a farlo?» si chiese Beerus, assai perplesso, guardando lavorare i colleghi Iwen, Liquir e Arak. Non poteva sapere che i tre in precedenza avevano testato l’arena combattendo tra loro distruggendone svariati punti, e che il Gran Sacerdote aveva dato loro il compito di ripararla. L’Hakaishin Gene del dodicesimo Universo era stato il solo abbastanza lungimirante da non partecipare al piccolo scontro, capendo come sarebbe andata a finire.
 
«Magari hanno deciso di diventare Dèi della Costruzione, santi patroni dei muratori» commentò Anise.
 
Altre luci bianche iniziarono a comparire a una certa distanza da loro, segno che il resto dei team degli altri Universi era in arrivo.
 
La prima cosa che saltò all’occhio di Beerus appena il chiarore diminuì, fu che nessuno degli altri team sera arrivato tenendosi allegramente per mano. «Di’ la verità, Whis: potevamo venire qui senza tutta quella scenetta del tenersi per mano, giusto?»
 
«Era per lo spirito di squadra!» ribatté l’angelo, sorridendo come suo solito, senza alcun imbarazzo per essere stato scoperto.
 
«SÌ, ED È QUASI SCOPPIATA UNA RISSA!» gli urlò contro Beerus.
 
Impegnato com’era a rimproverare Whis, in un primo momento non si avvide del fatto che Freezer si era avvicinato ad Anise, impegnata a osservare il vuoto.
 
«Cos’hai fatto a quel ragazzo dell’altro Universo?» le domandò, quasi divertito «Ti sta fissando».
 
«Quale ragazzo?» rispose lei, posando lo sguardo sull’ex tiranno.
 
Freezer indicò la squadra dell’Universo Quattro con un cenno del capo. «Se guardi laggiù, capirai subito».
 
La Lusan lo accontentò, portando avanti la propria commedia pur avendo capito benissimo che poteva trattarsi solo del Nibrit, il quale in effetti la stava fissando con l’aria di chi avrebbe avuto voglia di pugnalarla. «Quel guerriero del quarto Universo? Non so, sarà perché ho un bell’aspetto».
 
«Allora sei veramente duro di comprendonio!» intervenne Beerus, accorgendosi della conversazione.
 
«Le ho solo domandato come potesse conoscere uno dei guerrieri dell’Universo Quattro, Lord Beerus» replicò Freezer, con la calma di chi è conscio di essere al sicuro in quanto utile.
 
«Ed è una domanda idiota, perché non può conoscere un guerriero dell’Universo Quattro. Ti ho intimato di non importunarla, e non sono dell’umore adatto per tollerare un’ulteriore insubordinazione. Agisci di conseguenza».
 
Al Changelong, convinto di tutt’altro, venne quasi da ridere. Di certo serviva una femmina di una certa abilità, per rendere una divinità antichissima così cieca di fronte a quella che -secondo lui- era la realtà. «Penso che abbia fatto proprio un bel lavoro, milady».
 
«Forse dovresti pensare a come combattere al meglio, piuttosto» ribatté la lince, con la massima calma «Se ti interessa che il nostro Universo viva».
 
Freezer non rispose, limitandosi ad allontanarsi con un sorrisetto.
 
«Non ascoltare nulla di quello che dice, Anise, come non lo ascolto io» le disse Beerus.
 
«Venite a vedere!» esclamò C18, vicina al bordo dell’arena.
 
Gli altri la raggiunsero immediatamente.
 
«Non vedo nulla» disse Goku, guardando in basso.
 
«Nel Torneo del Potere, i guerrieri che finiscono fuori dall’arena finiscono anche fuori dalla contesa» disse Whis.
 
«Possiamo volare però, vero?» si informò Vegeta.
 
«Probabilmente no» lo disilluse l’angelo, e la prova che Goku fece subito dopo confermò le sue parole. «Appunto. Questo posto non vi permette di usare abilità come quella del volo, ma è normale che sia così, dovendo gettare gli avversari fuori dai confini».
 
«Quelli laggiù però volano» obiettò C17, indicando alcuni membri della squadra dell’Universo 10.
 
«Sono esseri alati di natura» disse Whis «Inoltre, per correttezza, la gravità percepita da ogni guerriero è quella del suo pianeta di origine. Lord Beerus, Lady Anise, ora dovremmo andare a sederci sugli sp-»
 
«Anise?...»
 
La lince si voltò. «Champa. Noto che ti ricordi ancora di me».
 
L’Hakaishin non poteva saperlo, ma aveva l’identica espressione mostrata dal suo gemello quando l’aveva vista in piedi sul tavolo a casa di Bulma. «Sì, certo…»
 
Inizialmente Champa non aveva notato la sua presenza, troppo impegnato a osservare l’arena e istruire i suoi guerrieri, come del resto avevano fatto tutti gli altri; poi aveva dato un’occhiata al team di suo fratello e, dopo aver studiato tutti i guerrieri, il suo sguardo era caduto su... un fantasma: il fantasma della gioventù perduta, di una cara amica per la quale aveva provato sincero affetto.
Da molto tempo aveva smesso di rivolgerle pensieri, come aveva fatto anche Beerus -ed era normale che fosse andata così- ma trovarsela davanti senza preavviso era stato scioccante anche per lui.
 
«Io… io sono…» Non riusciva neppure a mettere in fila più di due parole, cosa che lo fece vergognare di se stesso. Quella era l’ultima inaspettata occasione che avessero per parlare, sprecarla così era da sciocchi e imbranati. Poi però guardò il fratello, e dal suo cervello scaturì senza preavviso una serie di pensieri che distrusse la vergogna e la sostituì brutalmente con la rabbia. «Beerus, sappi che sono disgustato» disse «Di tutto quello che potevi fare per cercare inutilmente aumentare le tue possibilità di vittoria, questa è la cosa più squallida. Perché riportarla indietro proprio adesso?! Credevi che vedendola di nuovo in vita avrei avuto pietà del tuo Universo?!»
 
«COSA?!» allibì Beerus, ora arrabbiato quanto Champa «Tu credi davvero che io abbia bisogno della tua pietà, al punto di aver fatto quello di cui mi accusi?! Ritira subito quello che hai detto, stupida palla di lardo che non sei al-»
 
«Ci siamo rincontrati per caso sulla Terra, ma non è lui che mi ha riportata indietro » lo interruppe Anise, mettendosi tra lui e il gemello «E credimi, non sono qui per fare pietà a chicchessia».
 
“Rincontrati per caso”.
Erano in pubblico, perciò Champa avrebbe voluto evitare di farlo, ma desiderava ardentemente togliersi un dubbio che centinaia di milioni di anni prima lo aveva perseguitato per diverso tempo, e non trovando un altro modo di agire la strinse a sé in un abbraccio, nascondendo il volto tra i suoi capelli. «Batti le palpebre due volte se non sei mai morta» le disse all’orecchio con un filo di voce, per poi staccarsi.
 
Le palpebre di Anise restarono immobili. «È dura per tutti. Se era destino che ci fosse una rimpatriata, avrei preferito un’altra occasione».
 
“Tu non batti le palpebre, ma se non è stato lui a riportarti in vita, allora non sei mai morta” pensò Champa “O forse sì, e forse mi sto sbagliando. Se fosse stata viva e le avessero fatto sapere come stava Beerus allora, sarebbe tornata. Per forza!” pensò. «Anch’io».
 
«Sì, e dura, ora però andiamo sugli spalti, qui non abbiamo più niente da fare» disse Beerus, secco, passando un braccio attorno alla vita di Anise. Lei gli aveva chiesto di lasciare che Champa la salutasse ed era stata largamente accontentata, ma era il momento di finirla «Come arriviamo lassù, Whis?... aspetta, ma tu stai volando!»
 
«Sono solo i contendenti a non poter volare» chiarì l’attendente.
 
«Potevi dirlo prima!» lo rimproverò Beerus, alzandosi in volo con Anise.
 
«Buona fortuna a tutti quanti» disse Kaioshin il Superiore al gruppo, alzandosi in volo a sua volta. Era un sorpreso dall’atteggiamento di Lord Champa nei confronti della compagna di Lord Beerus, ma l’inizio del Torneo aveva la priorità nei suoi pensieri.
 
«Tranquillo, lascia che ci pensiamo noi!» rispose Goku, sorridendo fiducioso.
 
«Basta che non faccia qualcuna delle sue solite idiozie» borbottò Beerus, una volta raggiunti gli spalti «Conoscendolo, non si sa mai».
 
«Se non prende ora le cose sul serio, non lo farà più» commentò Anise «Ad ogni modo ho apprezzato la tua pazienza. Sai, con Champa».
 
«Tu me lo hai chiesto e io ti ho assecondata, anche perché in ogni caso sarà l’ultima volta che lo vedremo» osservò l’Hakaishin, con un’espressione impenetrabile «È mio fratello, ma se un Universo deve sparire è meglio che sia il suo, e lui pensa lo stesso, ovviamente viceversa».
 
La Lusan stava pensando a un modo per ribattere, quando…
 
«Ti ho guardata più da vicino, e ora mi ricordo di te. Dicevano che eri morta, ma anche chi muore si rivede» esordì Liquir, rivolto ad Anise, mentre continuava a riparare l’arena «Sei ancora attraente, quindi perché non abbandoni la tua nave e salti su una che non sta affondando, tipo la mia?»
 
«Perché preferisco un dio a un muratore» replicò lei stringendo un polso di Beerus, che stava già per alzarsi e andare a litigare il collega «Con tutto il rispetto per i veri muratori. Comunque, buonasera anche a te».
 
«Sappi che hai sprecato la sola occasione che avevi di salvarti. Peccato» sogghignò Liquir.
 
«Sì, e guarda come mi sto disperando: sob. Sigh. Buh-uh» replicò lei, atona, senza nemmeno degnarsi di guardarlo.
  
L’Hakaishin dell’Universo Otto le lanciò un’occhiata perplessa e seccata, scosse la testa, e decise di non prestarle più attenzione; Lord Beerus invece riscoprì un altro dei motivi per cui era fiero della sua donna -che non avrebbe mai smesso di considerare tale indipendentemente dall’opinione di chiunque, inclusa lei stessa.
 
«Credo che l’Hakaishin Liquir parlasse sul serio, Lady Anise» disse Whis «Ha perso un’opportunità».
 
«Ehi!» sbottò Beerus, fulminandolo metaforicamente con un’occhiataccia. Sembrava che il suo attendente le stesse rimproverando la lealtà dimostrata, la stessa che a lui aveva scaldato il cuore; al momento non erano ancora tornati insieme per davvero, ma cos’era il voler restare con lui fino alla fine, se non una dichiarazione d’amore?
 
«Avevo vari motivi pratici per non farlo, Whis, ma non sto a spiegarli» rispose la lince.
 
«Questa è una situazione davvero insolita» bisbigliò Shin.
 
«E noi continuiamo a non intrometterci» disse Kaioshin il Sommo «Regola d’oro: chi si fa i fatti propri, campa migliaia e migliaia di anni, e questo vale soprattutto se ha a che fare con gli Hakaishin».
 
A quel punto, tuttavia, fu dell’altro a catalizzare l’attenzione di tutti quanti: la squadra dell’Universo Undici era appena arrivata sul posto, e tra i suoi componenti c’era qualcuno il cui Ki era talmente grande da poter essere vagamente avvertito perfino da coloro che non possedevano le capacità per riuscire a farlo intenzionalmente.
 
“Pare che l’undicesimo Universo abbia buone possibilità di vincere” pensò Anise, osservando Goku andare a salutare i nuovi arrivati “Chi sarà tra loro quello che…”
 
«Ehi!» esclamò Goku, avvicinandosi al guerriero con la pelle grigia e grandi occhi neri «Tu-»
 
L’istante dopo, suddetto guerriero era alle spalle di Goku.
 
«Smamma».
 
“D’accordo, ho capito, è quello” comprese la Lusan.
 
Se doveva essere onesta, l’undicesimo Universo era quello che reputava più meritevole di vincere dopo il settimo e il sesto. Era tra quelli che le erano sempre piaciuti di più, nonché quello in cui si era veramente arricchita: c’era stato un tempo in cui, identità fasulla e parrucca in testa, aveva vinto talmente tanto in certi giochi di carte che a “Nissie Lablanche” era stato vietato l’accesso in vari casinò.
 
A confermare ulteriormente la teoria che l’energia percepita appartenesse veramente al Grigio pensò l’Hakaishin Liquir, il quale per divertirsi lanciò blocchi da costruzione contro i guerrieri. Goku riuscì a evitarli per un soffio, mentre l’altro non si mosse neppure.
 
«Quel tipo non è uno qualunque» mormorò Shin, più o meno contemporaneamente a Goku, che aveva tratto la stessa conclusione.
 
«Nulla che Goku non possa affrontare» ribatté Beerus, desideroso di credere che fosse davvero così.
 
In seguito a quello, il Gran Sacerdote fece una rapida presentazione dei team di tutti gli Universi. «… e ora, i Re Zeno desiderano dedicarvi qualche graziosa parola» concluse «Vi prego di fare silenzio».
 
«Grazie a tutti voi per essere venuti!» esclamarono gli Zeno, fluttuando in aria con movimenti simili a uno strano balletto «Abbiamo grandi aspettative per questo Torneo: fateci divertire!»
 
“Se si volevano divertire, potevano farsi portare in un parco giochi o in un bordello” pensò Anise.
 
«Grazie per queste meravigliose parole» disse il Gran Sacerdote «Che il Torneo abbia inizio!»
 
«Speriamo in bene» sussurrò Beerus, mentre senza neppure rendersene conto faceva scivolare una mano su quella di Anise.
 
«Fino alla fine» aggiunse lei, senza ritrarsi.
 
“Qualunque essa possa essere”.
 
 


 
 


 
E niente, finisce così.
Ringrazio moltissimo tutte le buonanime che hanno letto e/o recensito, facendomi capire che tutto sommato scrivere davvero il prequel di cui avevo parlato nei primi capitoli può essere una buona idea :*D
 
Arrivederci a tutti!
   
 
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