Est-ce que tu m’aimes? (prima
parte)
J'étais prêt à graver
ton image à l'encre noire sous mes paupières
Afin de te voir même dans un sommeil
éternel
Même dans un sommeil éternel
Même dans un sommeil éternel
J'étais censé t'aimer
mais j'ai vu l'averse
J'ai cligné des yeux tu n'étais
plus la même
Est-ce que je t'aime?
J'sais pas si je t'aime
Est-ce que tu m'aimes?
J'sais pas si je t'aime
(“Est-ce que tu m’aimes?”- Maître Gims)
Poteva
sembrare paradossale, dopo tutto ciò che Elijah aveva fatto per riportare
Tristan a New Orleans, ma in realtà, nei primi giorni successivi al ritorno in
città del Conte e della Contessa De Martel, non c’era stato un vero
riavvicinamento tra loro.
Tristan
aveva preferito trascorrere i primi tempi a Davilla Estate, per dare ad Aurora
la possibilità di ambientarsi nella nuova casa e di conoscere i membri della
Strix che l’avrebbero protetta. Era perfettamente consapevole del fatto che il
suo indugiare accanto alla sorella era dovuto solo in parte alla preoccupazione
per lei: la verità era che il giovane Conte non voleva ritrovarsi nella
spiacevole situazione in cui aveva vissuto prima di partire con lei per
l’Europa. Non aveva ancora messo piede a casa Mikaelson e cercava di ritardare
il più possibile quel momento, ricordando fin troppo bene i lunghi mesi in cui
vi era stato rinchiuso, maltrattato e mortificato da Elijah e dalla sua
famiglia; anche in seguito, quando le cose erano parse migliorare e dallo status di prigioniero era passato a
quello di poco gradito ospite, aveva dovuto sopportare l’ostilità più o meno
aperta dei vari membri della famiglia. Insomma, quella casa era per lui fonte
di dolorose reminiscenze e non era affatto ansioso di farvi ritorno.
Dal
canto suo, Elijah sembrava non sapere più bene che cosa volesse.
Era
vero, aveva sofferto molto per la mancanza di Tristan, tanto che aveva finito
per lasciare tutto e recarsi in Francia per riprenderlo e riportarlo indietro.
Adesso, però, i suoi eterni dubbi e rimorsi lo portavano a indugiare. Aveva
abbandonato la famiglia in un momento delicato, quando tutti erano ancora alla
ricerca delle ossa di Inadu per distruggerle; si era
arreso, ammettendo con se stesso che la relazione con Hayley non lo
soddisfaceva e che ciò che veramente desiderava non era una vita normale e una
famiglia con lei; si era precipitato a Parigi per riportare Tristan a New
Orleans senza poter assicurare al giovane che le cose sarebbero davvero
cambiate per lui e che avrebbe potuto vivere più serenamente. Tutto ciò
tormentava Elijah, acuendo i suoi sensi di colpa nei confronti sia della
famiglia, sia di Hayley e Hope, sia dello stesso Tristan. I due giorni e le due
notti in Francia parevano già lontanissime nel tempo. Quel senso di libertà, di
spensieratezza, di leggerezza che aveva provato si era dissolto non appena
aveva rimesso piede a casa Mikaelson e il peso dei doveri disattesi gli era
piombato addosso come un macigno.
Freya
e Hayley disapprovavano apertamente il suo comportamento e lo dimostravano con
lunghi silenzi e sguardi freddi; Klaus lo aveva rimproverato non appena lo
aveva rivisto, accusandolo di essersene andato per inseguire il mostriciattolo lasciando a loro l’onere
di ricercare quelle stramaledette ossa. Solo Rebekah aveva mostrato di
comprenderlo, ma ciò non aveva fatto altro che aumentare il rimorso di Elijah,
che non riteneva di meritare comprensione. Hayley, Freya e Klaus avevano
ragione: lui li aveva lasciati soli in un momento di difficoltà e, per di più,
aveva deluso la donna che si era imposto di scegliere e la piccola Hope, che
ormai aveva cinque anni e mezzo e viveva stabilmente a casa Mikaelson. Avrebbe
dovuto essere un punto di riferimento per lei, una figura paterna, invece era
partito per inseguire… cosa? Alla resa dei conti non credeva di essersi
comportato correttamente nemmeno con Tristan, strappandolo alla vita che si era
scelto e riportandolo in un luogo che aveva imparato a odiare. Non per niente
il ragazzo aveva preferito rimanere a Davilla Estate con la sorella e i membri
della Strix pur di non rimettere piede in casa Mikaelson… e lui non aveva fatto
niente per fargli cambiare idea.
Dopo
il viaggio sul jet privato, dopo la notte che avevano trascorso insieme e dopo
aver accompagnato entrambi al quartier generale della Strix, Elijah non aveva
più rivisto Tristan.
Quella
notte, più di una settimana dopo il ritorno a New Orleans, Elijah aveva avuto
un terribile incubo.
Aveva
sognato di trovarsi con Tristan nel container che affondava lentamente
nell’oceano. Era la stessa visione che aveva avuto entrando nei ricordi del
giovane Conte, quando il ragazzo, febbricitante e in preda alle allucinazioni
per il morso di Hayley, aveva rivissuto quei momenti spaventosi e lui aveva
sondato la sua mente per capire che cosa lo spaventasse tanto. Aveva rivisto il
suo volto in preda all’orrore e alla disperazione, aveva udito ancora una volta
le sue urla di dolore, rabbia, paura e frustrazione.
Solo
che, nel sogno, Tristan aveva smesso di urlare, aveva fissato Elijah con occhi
gelidi e gli aveva rivolto poche, devastanti parole.
“E’
soltanto colpa tua. Tu mi hai fatto questo”
aveva detto.
Elijah
aveva tentato di slanciarsi verso di lui per afferrarlo e portarlo via da
quell’incubo, proprio come aveva fatto nella realtà quando si era immerso in
mare per liberarlo… ma nel sogno il suo corpo era paralizzato e lui aveva solo
potuto guardare il suo giovane amante allontanarsi sempre più in un’oscurità
senza fine, continuando a udire il suo grido disperato anche quando tutto si
era fatto buio.
Il
vampiro Originale si era svegliato nel cuore della notte, sudato e ansante, e
solo con un supremo sforzo di volontà si era trattenuto dall’andare
immediatamente a Davilla Estate per prendere Tristan tra le braccia e sentire
che era vivo, che stava bene, che non gli era accaduto nulla di male. Si era
girato e rigirato nel letto fino all’alba ma, finalmente, era riuscito a
prendere una decisione che gli aveva calmato i nervi scossi: Tristan doveva
ritornare a vivere a casa Mikaelson, ma senza più sentirsi oggetto
dell’ostilità e della malevolenza di Hayley e della sua famiglia. Avrebbe
dovuto poter godere della sua privacy e di tutto ciò che di bello quella villa
poteva offrirgli.
Era
trascorso quasi un anno da quando Tristan era partito per l’Europa con Aurora
e, nel frattempo, Hope era andata a vivere stabilmente con la sua famiglia,
occupando proprio la camera che era stata del Conte De Martel. Elijah,
pertanto, contattò una ditta di costruzioni affinché venisse già il mattino
seguente ad eseguire dei lavori nell’ala est del palazzo: avrebbe ricavato da
quelle stanze un appartamento privato a completa disposizione di Tristan, con
una stanza da letto ampia e lussuosa, un bagno e un grande ed elegante studio
che poteva fungere anche da salotto. Il vampiro Originale provava un forte
bisogno di fare qualcosa per dimostrare quanto tenesse al suo giovane amante e,
come sempre, preferiva usare i fatti invece delle parole.
Il
mattino successivo, quindi, i Mikaelson furono svegliati dai rumori penetranti
e continui dei muratori al lavoro, che si erano presentati puntuali alle sette,
così come richiesto loro da Elijah. I vampiri non avevano una vera necessità di
dormire, tuttavia a Klaus, Freya e Hayley non piacque affatto essere destati
dal frastuono di trapani, martelli e quant’altro. Si precipitarono nel patio
dove trovarono Elijah che osservava gli uomini al lavoro con un sorriso
compiaciuto sulle labbra.
“Fratello,
hai deciso di demolire la casa di famiglia dopo che abbiamo fatto tanta fatica
per riaverla?” lo apostrofò Klaus, caustico ed evidentemente seccato.
“Comprendo
il vostro disagio e me ne scuso” rispose Elijah, rasserenato ora che si stava
dedicando ad un progetto concreto. “Sto facendo eseguire dei lavori nell’ala
est del palazzo per ottenere un appartamento dove Tristan possa avere tutte le
comodità e la privacy che desidera.”
“Quindi
tutto questo disastro avrebbe il solo scopo di rendere felice quel mostro
psicopatico?” reagì Hayley con rabbia.
“Tristan
si è conquistato a caro prezzo il diritto di far parte della famiglia” le
rispose Elijah, laconico. “E questa sistemazione non sarà vantaggiosa soltanto
per lui, ma anche per tutti quelli, tra voi, che non riescono a tollerare la
sua presenza. Non crucciarti, Hayley, non avrai poi così tante occasioni di
incontrarlo.”
“Non
sopporto l’idea che quel criminale viva nella stessa casa di mia figlia!” si
stizzì la ragazza, per nulla placata dalle parole di Elijah.
“Quel
criminale, come lo chiami tu, ha
rischiato la vita per permettere agli Antenati di imprigionare Inadu e, così facendo, ha salvato anche Hope poiché l’Ombra
avrebbe voluto impossessarsi di lei” ribatté lui, brusco. “Pertanto ti sarei
estremamente grato se abbandonassi questo atteggiamento ostile che, devo
ammettere, sta diventando sempre più insopportabile.”
“Certo,
io sono insopportabile, mentre il tuo piccolo mostro è diventato un angioletto da proteggere. Stai veramente
perdendo la testa, Elijah, e la cosa peggiore è che nemmeno ti rendi conto
della tua irragionevolezza!” sbottò la giovane, quindi gli voltò le spalle e se
ne andò furiosa, ostentando il suo solito broncio infantile.
Nel
frattempo anche Rebekah si era alzata e aveva raggiunto il resto della
famiglia.
“Elijah,
sei tornato da due giorni e già senti l’insopprimibile desiderio di far sentire
a tutti la tua presenza?” esordì, soffocando uno sbadiglio. “Cos’è questo
rumore infernale?”
“Tuo fratello ha chiamato un’impresa edile
con il discutibile scopo di allestire un nido d’amore per la sua nauseante
creatura” rispose Klaus con un ghigno sardonico.
“La
trovo un’idea molto carina, ma dovevano proprio iniziare i lavori alle sette di
mattina?” si lamentò la ragazza.
Elijah
le sorrise, grato che almeno lei riuscisse ad apprezzare il progetto che aveva
allestito per Tristan.
“Perdonami,
sorella, ma ti assicuro che sarà un sacrificio di breve durata: entro pochi
giorni le stanze saranno pronte e rimarrà soltanto da arredarle” le rispose.
“Molto bene, se avete finito con le vostre rimostranze, adesso vorrei recarmi a
Davilla Estate per riferire le novità a Tristan.”
“Se
proprio desideravi portare una ventata di romanticismo nella tua vita, Elijah,
avresti perlomeno potuto scegliere un momento e un compagno decenti” concluse
Klaus con espressione disgustata, prima di lasciare il patio a larghi passi.
Freya
non aveva detto nulla, ma il suo volto tradiva tutta la sua disapprovazione.
Rebekah, al contrario, si entusiasmò alle parole di Elijah.
“Posso
venire con te? Sono molto curiosa di incontrare Aurora e di vedere con i miei
occhi se davvero è cambiata tanto come dici” disse.
“La
trovo un’idea pessima” commentò Freya, infastidita.
“Certo
che puoi venire” ribatté invece Elijah, contento di avere la sorella minore
dalla sua parte. “In fondo ho convinto Aurora a tornare a New Orleans proprio
promettendole che vi avrei fatte incontrare. Rammenta, però, che non ha più
alcun ricordo del suo passato e che Tristan le ha riferito solo una minima
parte dei fatti, in modo da non turbarla e non risvegliare in lei sofferenza e
rancore.”
“Non
preoccuparti, le parlerò soltanto di quando trascorrevamo il tempo nella
proprietà dei De Martel, partecipando a banchetti, balli e cavalcate come se
fossimo amiche da sempre” assicurò Rebekah.
Così,
nonostante l’ostilità del resto della famiglia, Elijah e Rebekah si recarono a
Davilla Estate per incontrare il Conte e la Contessa De Martel. Fu un vampiro
della Strix, uno degli assistenti di Tristan, a farli entrare in casa e ad
accompagnarli nel salotto dove si trovavano il giovane e la sorella.
Aurora
si alzò in piedi mostrando una grande emozione e si avvicinò a Rebekah con un
luminoso sorriso sulle labbra. Non l’aveva riconosciuta, ovviamente, ma
aspettava da giorni che Elijah mantenesse la sua promessa di fargliela
incontrare. Tristan, al contrario, rimase seduto osservando la scena con uno
sguardo indecifrabile.
“Buongiorno,
Aurora, io sono Rebekah” si presentò la giovane, colpita dalla manifestazione
di gioia e affetto della Contessa. Quella ragazza sorridente e piena di
entusiasmo le rammentava molto la fanciulla che mille anni prima aveva
considerato un’amica, prima che tutto precipitasse.
“Purtroppo
non ricordo nulla di te, ma ero molto ansiosa di incontrarti” rispose Aurora,
stringendo le mani della sua Creatrice. “Vieni, ti mostro la villa in cui abito
adesso e tu mi racconterai di come ci siamo conosciute e del tempo che abbiamo
trascorso insieme tanti secoli fa.”
A
quelle parole Tristan parve agitarsi, ma Elijah si avvicinò a lui e gli pose
una mano sulla spalla con fare rassicurante.
“Non
temere, Rebekah sa tutto e non rivelerà niente a tua sorella” gli disse a voce
bassa. “Lasciamo che due amiche si ritrovino dopo mille anni. Del resto, io ho
una cosa molto importante da dirti: sto facendo fare dei lavori di
ristrutturazione a villa Mikaelson perché tu possa avere un tuo appartamento
privato.”
Un
sorrisetto ironico apparve sulle labbra di Tristan.
“Un
appartamento tutto per me nella vostra preziosa casa? Immagino già l’entusiasmo
della tua famiglia in proposito…”
“Non
ne sono felici, è vero, ma non ho bisogno della loro approvazione” replicò il
vampiro Originale. “Ti ho riportato a New Orleans perché vivessi con me e
questa soluzione permetterà che ciò avvenga senza fastidi per nessuno.”
“Un
pensiero davvero gentile” commentò il Conte De Martel, mostrandosi sarcastico
per non rivelare la profonda emozione che lo aveva invaso a quelle parole.
Possibile che Elijah avesse davvero messo in secondo piano la sua famiglia pur
di averlo accanto? L’uomo, però, non si lasciò ingannare da
quell’atteggiamento: afferrò il giovane per le spalle e lo attirò verso di sé,
calamitando il suo sguardo.
“Tu
verrai subito con me a villa Mikaelson” dichiarò. “Sono certo che, in questi
giorni, tua sorella si sarà abituata alla sua nuova vita in questa casa e alla
presenza dei membri della Strix e non soffrirà per la tua lontananza. Del
resto, potrà venire a trovarti quando vorrà.”
Tristan
tentò di darsi un contegno, ma le iridi nere del suo Sire lo incatenavano, la
sua stretta lo faceva fremere e la sua semplice vicinanza gli toglieva le
forze.
“Ci
vorranno ancora dei giorni prima che il mio appartamento sia pronto” protestò
debolmente, “e tu pretendi che io venga con te fin d’ora?”
Elijah
lo baciò con prepotenza, annullando ogni futile rimostranza del ragazzo,
stringendolo al suo corpo e impossessandosi completamente della sua bocca e del
suo stesso respiro. Non lo avrebbe lasciato andare, nella mente aveva ancora
l’immagine terribile del container che scompariva nell’oscurità, l’incubo che
aveva vissuto la notte precedente e per questo aveva un bisogno insopprimibile
di sentire che Tristan era lì con lui, sentire il suo corpo tra le braccia, il
sapore della sua bocca, il suo tiepido respiro. Si staccò da lui con molta
fatica e ripeté quello che gli aveva già detto, senza mezzi termini.
“Condividerai
la mia stanza per qualche notte, mi sembra che questo non ti crei alcun
problema” disse. “Ciò che conta veramente è che tu verrai con me subito.”
Tristan,
frastornato e turbato da quel bacio così profondo e coinvolgente, non ebbe altro
da obiettare e si limitò ad annuire. Poco dopo Rebekah e Aurora tornarono in
salotto dopo aver fatto il giro di Davilla Estate e aver parlato del loro
passato insieme e Elijah annunciò che era giunto il momento che Tristan si
trasferisse a villa Mikaelson, così com’era stato deciso quando erano ancora a
Parigi.
“Per
me va bene” concordò Aurora, con un sorrisetto malizioso, “ormai mi sono
ambientata e mi trovo molto bene qui. Però verrai a trovarmi spesso, non è
vero?”
“Tristan
verrà a trovarti tutte le volte che vorrà e anche tu potrai venire da noi
quando ne avrai voglia, per trascorrere del tempo con tuo fratello e con
Rebekah” la tranquillizzò il vampiro Originale, rubando ancora una volta la
parola alla sua creatura.
Tutto
sembrava risolto. Tristan abbracciò la sorella e lasciò la Davilla Estate con
Elijah e Rebekah.
Ma,
quando giunsero a casa Mikaelson, una sgradita sorpresa li attendeva.
Hayley
si era sentita molto oltraggiata dall’atteggiamento distaccato di Elijah e
aveva deciso di fargliela pagare nel modo più meschino possibile. Quando il
vampiro Originale giunse a casa con Tristan e con Rebekah era quasi ora di
pranzo, ma la giovane sembrava pronta a uscire con Hope per mano.
Fine prima parte