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Autore: belle_delamb    30/10/2017    2 recensioni
Sylvia accompagna i genitori ad una festa di Halloween. Annoiata sta mangiando quando un giovane le si avvicina e le propone di raccontarle la vera storia di Jack O’Lantern. La ragazza si trova così ad ascoltare una storia stranamente familiare. Perché “Il passato non è un pacchetto che si può mettere da parte” cit. Emily Dickinson.
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Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Il passato non è un pacchetto che si può mettere da parte” cit. Emily Dickinson

Sylvia assaporò il dolciastro sapore della crema di zucca che si diffondeva nella sua bocca e cercò di non pensare al cerchietto con le orecchie da gattina che le stringeva la testa. Dalla pista da ballo la madre le fece un cenno di saluto prima di essere riassorbita dalla folla. La ragazza sospirò e si riconcentrò sul piatto. L’idea era stata del padre, andare in un locale di un suo amico per festeggiare Halloween, peccato che l’età media dei presenti fosse di molto superiore a quella di Sylvia. Non era venuta nemmeno la sua amica Mary, che aveva preferito restare a casa, certa che in una notte come quella fosse meglio non uscire troppo.
-Non è raccomandabile, Sylvia, ci sono certe leggende che farebbero rabbrividire chiunque- le aveva detto per giustificarsi.
La giovane si portò alla bocca un altro po’ di riso alla zucca, decisa almeno a godersi la cena. La coda del costume le rendeva difficile stare seduta e doveva restare in punta alla sedia. In generale aveva la sensazione che le mancasse qualcosa, anche se non avrebbe saputo dire esattamente cosa.
-È libero questo posto?-
La giovane sobbalzò a quella domanda. Alzò la testa e vide un ragazzo con una maschera nera che gli copriva il viso, un grande mantello sulle spalle ed una bizzarra zucca in mano. –Certo- rispose rapida, tornando subito a concentrarsi sul suo piatto per non far notare al nuovo arrivato il rossore sulle sue guancie.
-Bella notte quella di Samhain – commentò, posando la zucca sul tavolo. Dagli occhi sembrarono uscire delle scintille.
- Samhain?- domandò dubbiosa la ragazza.
-Certo, così la chiamavano gli antichi … ti piace la mia zucca?-
Lei annuì.
-Questa è una vera Jack O’Lantern … la conosci la storia, vero?-
-Oh sì!-
-Ma sicuramente conoscerai la versione commerciale, non quella vera-
-Cosa cambia?-
-Tutto- sorrise, un sorriso felino nella tenue luce del locale –se vuoi posso raccontartela-
Sylvia ci pensò su un attimo. Qualcosa in quel ragazzo non la convinceva fino in fondo, ma cosa ci può essere di male nell’ascoltare una storia? –Sentiamo- disse.
E lui cominciò a raccontare.

C’era una volta, in un piccolo villaggio, un ragazzo conosciuto da tutti per essere un fannullone. Jack, si chiamava, passava tutto il giorno in giro senza una vera meta, fermandosi in ogni taverna e mettendo in atto piccole truffe più per diletto che per bisogno. Jack però provava un forte sentimento nei confronti della figlia del medico del villaggio, la bella Grace, e voci pettegole dicevano che fosse ricambiato dalla fanciulla e che spesso s’incontrassero al limitare del bosco lì vicino per consumare il loro amore. Un matrimonio tra i due era però impossibile viste le opposte condizioni sociali. Jack però non era il tipo che si arrendeva.
-Un giorno, mia diletta, otterrò la tua mano, dovessi rivolgermi al peggiore essere che abbia messo piede su questa terra-
E l’occasione capitò una sera mentre il ragazzo s’intratteneva alla taverna. Ordinò l’ennesima birra ma non aveva soldi per pagare.
-Eh dai, fammi credito- disse al locandiere.
-Non ci casco più, Jack, sto ancora aspettando che tu saldi le altre birre che hai preso senza pagare-
Proprio mentre il giovane stava per uscire, furioso, uno strano signore entrò nella taverna. Indossava abiti strani che sembravano provenire da epoche antiche e aveva in testa un grosso cilindro. Si accomodò accanto a Jack e gli chiese perché avesse quella faccia così infelice.
-Volevo una birra, ma quest’uomo non me la da-
-E perché mai, buon uomo?- chiese rivolto al locandiere.
-Questo giovanotto pretende di bere senza pagare-
-Ti pagherò, ho promesso-
-Le tue promesse non valgono nulla-
-Lasciamo perdere, questa non è serata- esclamò il giovane e fece per alzarsi.
-Un attimo- intervenne il nuovo arrivato –pagherò io per te-
Jack si bloccò e aggrottò le sopracciglia, sorpreso da quel gesto altruistico. Non si fidava. –Perché mai?-
L’uomo per tutta risposta posò una moneta d’oro sul bancone lasciando a bocca aperta il locandiere che non ne aveva mai vista una così pura. –Voglio parlare di affari, Jack, considerami un amico-
-Come fai a conoscere il mio nome?-
-Io so tutto di te- e in breve gli disse che era la risposta alle sue richieste. Non desiderava forse la mano di una graziosa fanciulla? E non era disposto a tutto per averla? Bene, lui era la soluzione a ogni suo problema, poteva dargli tanto di quel denaro da fare della sua bella una vera regina.
- Qual è il prezzo?- chiese Jack.
-Pensa prima ai gran vantaggi che potrai ottenere … e poi non verrò a riscuotere il pagamento prima di dieci anni, è un lasso di tempo molto lungo, puoi creare una famiglia, avere dei figli, a molta gente concedo di meno-
-Cosa?- insisté il ragazzo.
-La tua anima-
-Devo pensarci- ma in fondo aveva già deciso. Alla fine accettò e l’uomo gli consegnò tante di quelle monete d’oro che nella sua vita non aveva mai visto e anche un sacco senza fondo dal quale avrebbe potuto estrarne ancora altre qualora avesse finito i primi. Il giorno seguente andò a chiedere la mano di Grace e di fronte al rifiuto del padre di lei gettò sul tavolo le monete d’oro. L’uomo infine consegnò la figlia al ragazzo.

Gli anni passati insieme a Grace furono lieti. Jack fece costruire una bellissima casa per lei e la ricoprì di ogni cosa la donna desiderasse. Non c’era marito più premuroso di lui. Solo una macchia rovinava la felicità della coppia: i due non avevano avuto nessun figlio. Furono consultati i migliori colleghi del padre e si arrivò alla conclusione che un incidente avuto da bambina dalla moglie l’aveva resa irrimediabilmente sterile. A nulla servirono le rassicurazioni di Jack, Grace proprio non riusciva a darsi pace e si era convinta che fosse a causa di tutti i soldi del marito.
-Dimmi da dove provengono, devo sapere che non sono frutto di una cattiva azione- lo pregava.
Jack però non cedeva. –Io sono l’unico che dovrà pagare, stai tranquilla-
Ma questo non riusciva a rassicurare la donna.
Alla fine giunse il termine dei dieci anni. Jack però non era ancora pronto a lasciare la terra e soprattutto ad abbandonare Grace, così pensò ad uno stratagemma. All’anniversario del patto si fece trovare sotto un albero di mele, quindi aspettò la mezzanotte. La creatura arrivò al dodicesimo rintocco.
-Ho visto che il nostro accordo ti ha reso molto felice, Jack, ora però devo prendermi ciò che mi hai promesso dieci anni fa-
-Certo- disse il ragazzo, cercando di mantenere la calma –vorrei solo esaudire un mio ultimo desiderio prima di venire con te-
-Non potrei concederti nulla, ma tu mi stai simpatico, per cui parla e vedrò se posso accontentarti-
-Il mio è un desiderio molto semplice: voglio solo gustarmi una mela, ma sono tutte su quell’albero e io non so come fare a prenderne una-
-Solo questo?-
-Nulla d’altro-
E la creatura si arrampicò sull’albero per prendergli la mela. Jack fu rapido come un lampo e disegnò una croce sul tronco dell’albero, cosicché l’essere non potesse più scendere.
-Ora devi ascoltare i miei desideri- disse Jack, allontanandosi di qualche passo –ho solo due richieste: non dover pagare il prezzo del patto e che mia moglie resti incinta-
Le trattative proseguirono a lungo, ma alla fine la creatura, pur di scendere, cedette e acconsentì a dare a Jack quello che voleva. Prima di sparire però gli ricordo che a volte è dai più grandi desideri che arrivano i dolori più grandi. L’uomo tirò un sospiro di sollievo e tornò a casa. Due mesi dopo scoprì che la moglie era incinta.

Non si può esprimere a parole la gioia della donna. Inizialmente le riusciva impossibile credere di portare un bimbo in grembo, poi iniziò a sentirselo crescere dentro e riguadagnò la spensieratezza della giovinezza. La gravidanza fu abbastanza tranquilla, senza nessun particolare incidente. Infine arrivò il giorno del parto e fu allora che qualcosa non andò come previsto. In seguito avrebbero detto a Jack che la piccola creatura che viveva e si nutriva della donna non era esattamente un bambino normale. La sostanza della storia è che la povera Grace morì tra mille agonie dando alla luce un esserino fragile e tremante, non adatto al mondo dei vivi. Se fosse stata una femmina forse l’uomo avrebbe rivisto in lei l’amata morta, ma sfortunatamente era un maschio e il suo corpo deformato non faceva che riempire Jack di dolore e amarezza. Consegnò il pargolo al suocero che lo avrebbe allevato come proprio e al quale non avrebbe mai rivelato chi fosse il padre. Spendendo due ultime parole su questo alla fine il bimbo crebbe abbastanza sano e divenne medico come il nonno, si sposò ed ebbe dei figli senza sapere mai l’origine del proprio concepimento. Jack si suicidò poco dopo la morte della moglie, pronto a seguirla anche nell’altro mondo. Purtroppo per lui però venne cacciato sia da sotto terra che dal Cielo, nessuno voleva avere a che fare con uno come lui. Unico ad avere compassione incredibilmente fu la creatura che lui aveva ingannato in vita.
-La tua bella non la troverai certamente né quaggiù né lassù-
-Dove allora? Sono disposto a qualsiasi cosa pur di ritrovarla-
E l’essere gli spiegò che era stata mandata a reincarnarsi in un altro corpo perché la sua anima era troppo infelice per poter trovare la pace eterna.
-Allora la cercherò, dovessi impiegarci l’eternità io la troverò-
La notte però era così buia che Jack rischiava di perdersi. Per evitarlo la creatura gli diede una zucca e un tizzone dicendogli che quando avesse rincontrato l’anima della moglie sarebbe stato invaso da una luce blu. L’uomo ringraziò e si mise in viaggio alla ricerca della sua amata, promettendo a sé stesso che l’avrebbe ritrovata.

-E alla fine l’ha ritrovata?- chiese Sylvia, completamente assorta dalla storia, tanto che le pareva di non udire nemmeno più i rumori della festa.
-Fino a questa notte no- e il ragazzo le sorrise in modo familiare.
-Ci siamo già conosciuti noi due?- chiese lei, sorpresa dal calore che le stava scaldando il cuore.
-Non in questa vita-
Sylvia vide che la luce era stata avvolta da una luce blu. Non era solo una leggenda, quindi? Ma no, doveva aver bevuto troppo.
-Non mi riconosci, Grace?- domandò il ragazzo, facendosi più vicino.
La ragazza si chiese cos’avrebbero detto i suoi genitori se avessero visto, ma no, erano troppo intenti a ballare e quel giovanotto era così affascinante, poco importava che fosse uno sconosciuto, un bugiardo, forse anche folle. Osservò la sua pelle bianca, la maschera nera faceva uno strano effetto su di essa. Lasciò che le cingesse la vita con le braccia e si piegasse in avanti. Le loro facce erano così vicine.
-Non temere, Grace, ricorderai- e le labbra di lui si posarono su quelle di lei.
Sylvia fu come attraversata da una scossa e assaporò quel momento come se fosse l’ultimo.

La sera del primo novembre Mary Janet accese la televisione. Aveva approfittato della giornata per studiare. Strano che la sua amica Sylvia non si fosse fatta sentire e non avesse postato nulla sui social, probabilmente era ancora troppo distrutta dai festeggiamenti per farlo. Un po’ Mary si pentiva di non averla accompagnata. Magari l’avrebbe chiamata il giorno seguente per proporle un’uscita per farsi perdonare di averla lasciata andare da sola. Soprappensiero prese un libro che stava sul tavolino e proprio in quel momento una giornalista bionda, su tacchi a spillo vertiginosi e con un rossetto rosso acceso, prese la parola.
-Abbiamo l’identità della ragazza trovata morta ieri notte al Lupo Azzurro si tratta della ventenne Sylvia Gary. La giovane è stata ritrovata senza vita sul retro del locale dalla madre preoccupata perché non l’aveva più vista. La causa della morte non è chiara, nessuna ferita visibile è stata ritrovata sul corpo della vittima. Unico indizio è una zucca di Halloween distrutta accanto a lei. La polizia indaga e noi vi terremo informati su ogni novità-
Mary Janet restò a bocca aperta un attimo prima di tirare un sospiro di sollievo. Menomale che aveva deciso di non andare con l’amica.
   
 
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