Capitolo
1
Settembre
1996
Alice
buttò fuori l’ultima boccata di fumo, appoggiata
al
sellino della sua moto, osservando FP mentre sistemava il blocco della
sua
Harley.
-
Sei ancora dell’idea di farlo? –
Annuì.
-
Lo sai che praticamente ci stiamo suicidando, vero? –
FP
inarcò un sopracciglio, sorridendo sghembo. – Non
sarebbe
certo la prima volta. –
Saltò
giù dalla moto, assestandogli una pacca sulla spalla, -
E allora se proprio dobbiamo suicidarci facciamolo in grande stile. Ne
hai già
parlato con Fred e Hermione? –
-
Pensavo di farlo appena arrivati da Pop’s. –
-
Non vedo l’ora di vedere la faccia di Fred quando lo
verrà a
sapere. –
Il
sorriso sul volto del ragazzo si allargò ancora di
più.
Fred
era venuto spesso nel South side da quando lui e Alice
erano diventati delle Vipere, ma non aveva mai partecipato a qualcosa
di
veramente illegale. Quanto a Hermione per lei quella era
l’ennesima occasione
per infrangere le regole paterne e ribellarsi in quel modo strafottente
tipico
di lei. Non aveva alcun dubbio che avrebbe accettato
all’istante e si sarebbe
trascinata dietro Fred.
Erano
una di quelle coppie bilanciate alla perfezione, si
completavano a vicenda e aveva la netta sensazione che prima o poi
avrebbero
finito con lo sposarsi.
Si
avviarono verso l’ingresso del locale, facendo tintinnare
il campanello quando aprirono la porta a vetri e
s’intrufolarono all’interno.
-
Ciao Pop. –
-
FP, Alice … il solito? –
-
Milkshake alla fragola e un brownie – confermò la
ragazza,
scavalcando lo schienale del divanetto e accomodandosi accanto a
Hermione.
Allontanò
una lunga ciocca biondo ramata, portandola dietro
all’orecchio e rivolse un sorriso tutto denti al ragazzo
seduto di fronte a
lei.
-
Conosco quell’espressione -, sospirò Fred, - cosa
avete
combinato? –
-
Nulla. –
-
Alice … -
-
Nulla, te lo giuro … non ancora almeno – concluse,
sorridendo furba mentre afferrava il milkshake che Pop le aveva appena
consegnato e mordicchiava la cannuccia prima di prenderne un lungo
sorso.
-
E a breve termine? –
Si
voltò verso FP, inarcando un sopracciglio, le iridi azzurre
che scintillavano divertite.
-
Diglielo subito o finirà con l’impazzire.
–
-
Stavamo pensando a cosa fare questa sera –
cominciò, notando
con la coda dell’occhio che Hermione aveva smesso di
giocherellare con il
cucchiaino del suo frozen yogurth e si era raddrizzata leggermente.
Adesso
sì che avevano la sua completa attenzione.
-
E? –
Fissò
Fred dritto negli occhi per qualche secondo prima di sganciare
la bomba.
-
E pensavamo di andare al Gato Negro. –
-
Voi siete completamente fuori di testa – asserì
all’istante.
-
E tu sei completamente noioso, Freddy –, lo
rimbeccò Alice,
- ma noi continuiamo a frequentarti lo stesso. –
Risero
sotto gli occhi ancora sconcertati del ragazzo.
-
Sul serio, il Gato Negro non è un posto in cui saremo a
casa. Nemmeno la maggior parte delle Vipere ci mette piede. –
-
Teoricamente quella è terra di nessuno. –
-
Andiamo, FP, lo sai anche tu che non è affatto vero.
–
Già.
In
teoria il Gato Negro, uno dei pochi locali aperto tutta la
notte nel South side, era nel bel mezzo del confine tra il territorio
dei
Serpents e quello dei Ghoulies, ma il fatto che fosse anche il punto di
ritrovo
della maggior parte di coloro che correvano clandestinamente aveva reso
praticamente naturale il fiorire di una presenza sempre maggiore di
Ghoulies.
Serpents
e Ghoulies convivevano pacificamente finchè non si
pestavano i piedi a vicenda, ma con alcool e droghe in circolo non era
detto
che quella sorta di tregua avrebbe retto per tutta la sera.
-
Io voglio andarci, non facciamo mai nulla di nuovo – li
appoggiò
Hermione, toccando leggermente la mano di Fred e stringendola piano
mentre lo
guardava con intensità.
In
quel preciso momento FP seppe che loro tre avevano vinto.
Non c’era praticamente nulla che Fred fosse disposto a negare
alla sua ragazza.
-
D’accordo -, cedette con uno sbuffo rassegnato, - ma quando
ci seppelliranno tutti e quattro esigo che nell’elogio
funebre venga riportato
che io ve lo avevo detto. –
*
Isabelle
si lasciò cullare dalla musica attorno a lei,
chiudendo gli occhi e lasciando che il suo corpo seguisse
spontaneamente ogni
vibrazione dei bassi, che ondeggiasse perfettamente a tempo, vagamente
consapevole di trovarsi in mezzo a una ressa di persone che
perlopiù si
agitavano come in preda a una crisi epilettica.
Un
paio di mani decisamente maschili le sfiorarono i fianchi
lasciati scoperti dal top che le arrivava sopra all’ombelico,
spingendola ad
aprire gli occhi e capire di chi si trattasse.
Di
solito l’essere la figlia di Teschio, al secolo Kenneth
Night, scoraggiava i più dal provarci con lei. Essere una
Night era un po’ come
appartenere alla famiglia reale tra i Ghoulies; la sua famiglia ne
deteneva il
comando da due generazioni e lei e suo fratello sarebbero stati con
ogni
probabilità la terza.
Si
ritrovò davanti il cranio rasato di Shotgun, le iridi color
acciaio del ragazzo e una decina di tatuaggi disseminati tra collo,
clavicola e
braccia.
Sapeva
per esperienza che sotto ai vestiti ce ne erano molti
di più.
-
Sei sparita per tutta l’estate. –
-
Ho avuto da fare – replicò, poggiando una mano sul
petto
muscoloso e allontanandolo con decisione in modo da poter mettere
maggior
distanza tra i loro corpi.
La
loro relazione era stata altalenante per mesi finchè
avevano rotto poco prima dell’inizio delle vacanze estive.
Era stato allora che
aveva colto al balzo l’offerta di suo fratello.
Lei,
Malakai, Jason, Richard e Caesar erano partiti per una
lunga vacanza passata tra le assolate spiagge della California e quelle
paradisiache di Cancún.
Lì,
lontana da Riverdale e dai Gohulies, era stato facile non
pensare a tutto quello che era successo l’anno precedente.
La
morte di sua zia, la famiglia alla deriva emotiva, i
problemi con Shotgun.
Era
tutto lontano anni luce.
-
Ho pensato a quello che è successo tra di noi, Izzy.
–
-
Io no. –
Lo
sguardo nei suoi occhi le fece capire che non le credeva e
che avrebbe continuato a insistere finchè non gli avesse
prestato attenzione.
Quella
testardaggine le era sembrata attraente mesi prima, ma
in quel momento era solo fastidiosa.
-
Credo che le cose potrebbero andare diversamente se
rimediassimo ai casini che abbiamo combinato. –
Stava
giusto per rispondergli con una delle sue solite
frecciatine quando Malakai e Jason si fecero largo tra i presenti e si
sistemarono ai suoi fianchi come due bodyguard.
-
Ci sono un paio di Serpents e dei tizi del north side – le
annunciò
Malakai, aggrottando la fronte mentre osservava Shotgun, - Qui va tutto
bene? –
-
A meraviglia. –
-
Non l’ho chiesto a te. –
Roteò
gli occhi al cielo, frapponendosi tra loro.
Quello
non era decisamente il momento di scatenare una rissa.
-
Va tutto bene, Kai. Dove sono i Serpents? –
Accennò
con il capo verso il piazzale in cui erano
parcheggiate le auto, tirate a lucido e in attesa di correre.
Li
individuò all’istante.
Erano
suoi compagni di scuola, FP Jones e Alice King.
Svicolò
tra i Ghoulies presenti, che sembravano aver fiutato
la loro presenza come facevano gli squali con il sangue.
C’era
una tregua in corso, ma non avrebbe scommesso un
centesimo sul fatto che venisse rispettata.
Rivolse
un sorriso appena accennato a Jamil, l’addetto alla
security del Gato Negro, battendogli sulla spalla massiccia.
-
Me ne occupo io. –
Lo
vide annuire mentre tornava a voltarsi ed esaminare la
pista in cui qualcuno continuava a ballare incurante di tutto e tutti.
Posò
le iridi azzurro ghiaccio sul volto dalla mascella decisa
e i tratti scolpiti del ragazzo che guidava quel gruppetto eterogeneo.
-
Hai un desiderio di morte, Jones? –
-
Il Gato Negro è terra neutrale. –
Emise
una risata secca e beffarda. – Certo. Non credi che
sappia cosa stai cercando di fare? Mossa pessima, tra
l’altro. –
Le
sorrise di rimando, con una sicurezza che in qualsiasi
altro momento probabilmente le avrebbe mandato il sangue al cervello ma
che
comprendeva.
Non
poteva mostrarsi debole.
I
Ghoulies li avrebbero sbranati e digeriti in cinque minuti
se si fossero accorti che avevano paura.
-
Vogliamo solo passare una bella serata, nulla di più. Non
cerchiamo problemi – assicurò.
-
Ciò non significa che non potreste trovarli ugualmente.
–
-
Non abbiamo paura – intervenne Alice, lo sguardo risoluto e
fiero.
-
Buon per voi, ma siete morti che camminano. –
La
vide voltarsi verso il ragazzo che aveva parlato,
aggrottando la fronte, palesemente infastidita dal commento.
Dal
canto suo era ben consapevole che con la presenza di suo
fratello aumentava sensibilmente la probabilità che la
tregua non venisse
rotta.
Suo
padre si sarebbe incazzato di brutto se avessero attirato
lo sceriffo e i conseguenti problemi che portava con sé.
-
Scusa? –
-
Mi hai sentito benissimo. La tregua è incerta ed essere qui
stasera è stupido. Cosa volete dimostrare, che non avete
paura? Credete davvero
che a qualcuno di quei ragazzi importi? No, si domandano solo se e
quando
potranno sgranocchiarvi per bene. –
-
Noi non ce ne andiamo – ripetè Alice, incrociando
le braccia
al petto con risolutezza.
Richard
alzò gli occhi al cielo, imprecando sottovoce e
bofonchiando qualcosa sulle “ragazzine testarde con manie
suicide”, dopodichè si
voltò verso di lei.
-
Sono tuoi compagni di scuola, perciò la
responsabilità è
tua. –
-
Grazie tanto. –
Le
fece l’occhiolino, tornando da Caesar e un gruppetto di
ragazze ridacchianti che avevano decisamente bevuto troppo.
E
così le toccava fare da babysitter a due Vipere e due figli
di papà.
Fantastico,
proprio un bel venerdì sera di merda.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
qui con il primo capitolo vero e proprio. Spero che vi sia piaciuto e
che
vogliate lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere se vi piace
o fa
proprio schifo Xd
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary