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Autore: lady lina 77    30/10/2017    2 recensioni
E se nella scorsa fanfiction mi riagganciavo al finale della S2, ora mi aggancio a quello della S3. Tutto comincia in quella spiaggia dove Demelza, col cuore a pezzi, si concede a Hugh Armitage. E dopo? Se non fosse tornata a casa, cosa sarebbe successo?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Cosa devo fare, Dwight?" - chiese Ross mettendosi le mani fra i capelli, sprofondando nel divano della ricca dimora dei Penvenen.

Caroline e il suo amico si guardarono attoniti e straniti per quella visita improvvisa in tarda serata.

Dwight si schiarì la voce, in evidente imbarazzo. "Ross, vorrei aiutarti ma non ho ben capito cosa sia successo. Cioè, ho capito solo che tu e Demelza dovete aver litigato per qualcosa e che lei se n'è andata e onestamente mi sembra la cosa più assurda che io abbia mai sentito. Quindi... o sei pazzo o la lite dev'essere molto più di una lite perché la Demelza che conosco io non se ne sarebbe mai andata".

Ross sospirò, in imbarazzo. Spinto dalla disperazione si era recato a casa di Dwight e Caroline, non sapeva dove sbattere la testa e aveva bisogno del consiglio di un amico. Ma ovviamente questo lo metteva nella posizione di dover raccontare delle verità da cui lui stesso era fuggito per tre anni. "E' stata più di una discussione in effetti. Le cose fra me e Demelza sono un po' complicate da qualche anno a questa parte e forse... forse le abbiamo affrontate nella maniera sbagliata".

"Che è successo, Ross?" - chiese Dwight, mentre Caroline lo fissava in silenzio, quasi conoscesse già la verità o una parte consistente di essa.

Ross chiuse gli occhi, le tempie gli pulsavano dolorosamente. "Demelza crede che io abbia una relazione con Elizabeth".

Dwight spalancò gli occhi e anche Caroline parve stupita da quell'affermazione. "Con la moglie di George Warleggan? Perché? Vive praticamente murata a Trenwith?" - esclamò la donna.

Ross arrossì, sentendosi in imbarazzo e in colpa come spesso si era sentito in quegli ultimi tre anni. In colpa verso Demelza, verso Jeremy, verso Elizabeth e anche verso il piccolo Valentine... "Tre anni fa, prima che lei sposasse George... una notte... io...".

Dwight si accigliò e ci mise alcuni istanti per mettere a fuoco l'enormità che il suo amico, a fatica, stava confessando. "Ross... Tu ed Elizabeth? Hai tradito Demelza? E lei... lo sa?".

Ross si morse il labbro. "Ora mi giudicherai una persona orribile e non più degna della tua amicizia, vero?".

"Ohhh Ross...". Dwight abbassò il capo, in difficoltà.

"Tre anni fa, hai detto?" - intervenne Caroline. "Perché ti ha lasciato solo ora?".

Ross si alzò dal divano, avvicinandosi alla finestra. "Io amo Demelza, è la mia vita. E so che lei ama me, nonostante tutto. Con Elizabeth è stata la follia di una notte e da allora, con fatica, io e mia moglie abbiamo lottato per ricostruire il nostro matrimonio. Non è stato facile e forse lo abbiamo fatto nel modo sbagliato. Ho sempre avuto paura... vergogna... a parlare con lei di cosa era successo. E ho preferito omettere, far finta di non vedere, lasciarmi tutto alle spalle nella speranza che il tempo medicasse tutte le ferite. Sapevo che lei aveva bisogno di parlarne, di sentire da me cose che non ho mai avuto la capacità di dire ma ero anche convinto che fosse sicura dei miei sentimenti per lei. Invece, dando tante cose per scontate, non mi sono mai accorto che la stavo perdendo... Con Elizabeth non sono stato migliore, anzi! Da quella notte mi sono dato alla macchia e non sono più tornato per chiederle perdono o darle spiegazioni. Da tre anni mi porto sulle spalle il peso di quell'errore e ho permesso, senza muovere un dito, che lo portassero anche le due donne che avevo coinvolto nei miei errori".

"Ma tu e Demelza, da allora, avete avuto un matrimonio sereno. E' nata Clowance e mi siete sembrati felici e uniti" – obiettò Dwight.

Ross guardò distrattamente fuori dalla finestra. "Sì, è vero! Ma era una serenità effimera e fragile, benché fingessi di credere che tutto andasse bene".

Caroline gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla. "Cos'è successo adesso, che l'ha fatta andare via?".

"Ho rivisto per caso, al cimitero mentre ero andato a trovare Agatha, Elizabeth. E dopo tre anni ho parlato con lei e le ho chiesto scusa per tutto il male che le avevo fatto. E' stata il mio primo amore e quell'incontro è stato un addio a ciò che eravamo da ragazzini e che non esiste più. Un commiato dal fantasma di un amore giovanile che ora so che esisteva solo nella mia mente e nelle mie fantasie. Glielo dovevo, ce lo dovevamo. E prima di salutarla l'ho baciata. Non un bacio d'amore, di passione o altro, ma un bacio d'addio a una persona che per me è stata importante e verso la quale proverò sempre affetto".

"Lo hai detto a Demelza?" - lo incalzò Caroline.

Ross scosse la testa. "No, avevo paura di non sapermi spiegare e di riaprire una vecchia ferita. Ho preferito tacere per proteggerla ma questo ha generato un disastro perché Prudie mi ha visto con Elizabeth e glielo ha raccontato. E lei è arrivata alla conclusione più ovvia ma anche più sbagliata: che la tradissi ancora, nonostante tutte le mie promesse. E stavolta si è arresa e se n'è andata...".

Caroline si scambiò uno sguardo smarrito col marito, entrambi erano a corto di parole. Infine, l'ereditiera sospirò. "Ross, io ti avrei lasciato tre anni fa, al posto di Demelza. Ma lei è rimasta perché ti ama, nonostante tutto. E credo sia ancora così... E' ferita e scoraggiata ma vedrai che col tempo, se saprai aprirgli davvero il tuo cuore, risolverete la faccenda. Quando mi hai detto che se n'era andata, pensavo fosse scappata con Armitage, ma a quanto pare lui non c'entra e...".

"Forse c'entra!" - la interruppe Ross. "Armitage la sta aiutando in questa follia. Se n'è andata da Nampara con lui mentre ero al villaggio a sedare la rivolta".

Dwight gli fece cenno di tornare a sedersi sul divano e appena lo ebbe fatto, lo guardò negli occhi. "Ross, ora mi tornano molte cose, sia su George che su Hugh Armitage".

"Di cosa parli?" - chiese Ross.

"Non posso entrare nei dettagli ma alcuni mesi fa George Warleggan mi ha chiesto un consulto medico sul piccolo Valentine, chiedendomi conferme che sia nato effettivamente di otto mesi. Non ho mai capito la natura di quella sua preoccupazione ma ora comincio a pensare che sospetti qualcosa... Ti prego, dimmi che Valentine non è tuo e che Demelza non ha questo sospetto!".

Ross sentì gli occhi pungergli. Non voleva nemmeno affrontare il pensiero che quel bambino potesse essere suo e che fosse George Warleggan a crescerlo! "Nessuno potrà mai dirlo con certezza ma la possibilità c'è e ora so che la ritiene possibile anche mia moglie... Ma di certo, nel mio cuore, lui non sarà mai mio figlio. I miei bambini sono quelli che mi ha dato Demelza! Sono nati dall'amore, un amore che forse ha sbagliato tante cose ma che è sempre stato vero".

Dwight sospirò. "Capisco... Ma questo mette comunque Elizabeth in una situazione pericolosa. Sappiamo entrambi quanto possa essere spietato George davanti a un dubbio che attanaglia il suo amor proprio".

Ross distolse lo sguardo, ricordando la conversazione con la donna al cimitero. "Saprà tutelare suo figlio, ne sono certo".

"Speriamo" – disse Dwight, sospirando.

Ross alzò lo sguardo su di lui e Caroline. "E Hugh? Cosa dovevi dirmi su di lui?".

"E' innamorato di Demelza" – disse Caroline, senza troppi giri di parole. "L'avrai notata anche tu la strana alchimia fra loro, mentre Demelza cantava quella canzone da lord Falmouth".

Ross sentì il suo stomaco contorcersi, ricordando quel momento e quanto l'aveva fatto soffrire, scalfendo ogni sua certezza. "Sì, l'ho notata. Sapevo che Hugh si era preso una cotta per Demelza, lei stessa me lo aveva detto e io sulle prime non ci ho dato nemmeno troppa importanza, non credevo che per mia moglie fosse qualcosa di importante".

Dwight scosse la testa. "Non parlerei di una cotta Ross, Hugh è davvero innamorato di Demelza e lui stesso me lo ha confessato, anche se gli ho subito detto di togliersi il pensiero dalla testa perché non aveva speranze. Anche se ora, con quello che mi hai raccontato, mi chiedo quanto potesse essere vulnerabile Demelza e se questo non abbia finito con l'avvicinarla a lui e a mettere in estremo pericolo il vostro matrimonio".

Ross sospirò. "Avrei dovuto mettere un freno alla cosa subito. Dimostrarmi geloso, lottare per lei... Invece si è sentita di nuovo poco importante a causa mia e Hugh, con tutte le sue premure e attenzioni, è diventato il perfetto principe azzurro ai suoi occhi. Non ho idea dell'entità del rapporto che li lega e ho persino paura ad indagare. Ma in questo momento di certo preferisce la sua compagnia alla mia".

Caroline sorrise. "Demelza non vuole il principe azzurro, non è il tipo, si stancherebbe subito. E' una donna pratica, in gamba, che non ama oziare ed essere lodata tutto il giorno. Ma di certo è molto fragile e ha bisogno di attenzioni e premure da chi ama, di saperlo e sentirlo vicino. E per queste cose a volte non servono poemi o canzoni d'amore, bastano piccoli gesti per scaldare un cuore. Dwight ha ragione, Hugh Armitage non ha speranze con lei, qualunque cosa li leghi, è destinata a spegnersi presto. Questo non significa che tornerà da te, potrebbe scegliere la strada dell'indipendenza se riterrà il vostro matrimonio finito e ne avrebbe mille buone ragioni. Ma non la vedrai felice e contenta, con lo sguardo rivolto verso il tramonto, abbracciata a lui".

Ross abbassò lo sguardo. Non era così certo che fosse così e aveva paura che col suo lasciar correre e minimizzare la cosa, avesse finito per gettare Demelza direttamente fra le braccia del suo rivale. Certo, poteva essere come dicevano i suoi amici, un qualcosa di poco importante destinato a finire in breve, però anche quella ipotesi non riusciva a consolarlo. Demelza era sua e l'ipotesi che ci fosse qualcun altro accanto a lei... Si sentiva impazzire! Lei, che aveva raccolto per strada da ragazzina e che gli era cresciuta accanto, lei che non vedeva che lui con occhi pieni di ammirazione... Aveva distrutto tutto! "Cosa dovrei fare?" - disse, con voce spezzata.

Dwight sospirò, appoggiando famigliarmente la mano sul suo braccio. "Dalle tempo, non importi, falle sbollire la rabbia. Ha bisogno di digerire la cosa, tornare a ragionare con lucidità e fare le sue scelte con serenità".

"E nel frattempo?".

"Sii paziente, Ross". Dwight si mise a sedere, imitato da Caroline a cui prese la mano. "Avete due bambini, non perdere la testa per il loro bene. Demelza li ama e attraverso Clowance e Jeremy potrai mantenere i contatti con lei".

Ross sospirò. "Cercano la loro mamma, Jeremy piange la sera, quando è ora di metterlo a letto".

Caroline si morse il labbro pensierosa. "Prendi tempo, dì ai bimbi che la mamma deve sbrigare delle faccende nella casa del loro nonno e che non puo' tornare subito. Poi fra una settimana, dieci giorni, va da Demelza e organizza un incontro con loro. Le darai tempo di vedere le cose con più lucidità e magari quando vi rivedrete, tutti insieme, capirà che il suo posto è con te. Lo capirà perché lei sa che è così! Anche se dannazione, Ross tu sei decisamente un pessimo marito".

Suo malgrado, fu costretto a sorridere. "Farò così" – disse, sconsolato.


...


Fece come gli avevano consigliato, anche se si sentiva un animale in gabbia. Dopo una decina di giorni era tornato da Demelza, trovando il piccolo mulino ripulito, vivibile e in fase di ristrutturazione. Opera degli uomini mandati da Hugh, immaginava... Ma non ebbe il coraggio di chiedere nulla.

Aveva trovato Demelza un po' pallida e meno rabbiosa della volta precedente. Gli sembrava semplicemente stanca e fredda, distante.

Aveva cercato di tenere con lei un tono neutro, di non metterla sotto pressione e di rispettare ogni sua decisione senza imporsi e le aveva parlato unicamente dei loro figli.

Anche se si sentiva morire dal non averla più a casa, aveva evitato che lei percepisse la cosa. Dwight e Caroline avevano ragione, l'aveva ferita e ora doveva rispettare i suoi tempi e aspettare le sue mosse come del resto aveva fatto Demelza con lui per tanti anni.

Lei fu felice quando gli chiese se potevano incontrarsi coi bambini e si organizzarono per il giorno successivo, di pomeriggio, in spiaggia. Demelza si era rifiutata di venire a Nampara e in riva al mare, a metà strada da Illugan, era il luogo ideale.

Il giorno dopo, appena la videro, Jeremy e Clowance le corsero incontro assieme a Garrick, felice di rivedere la sua padrona. Il bambino le saltò al collo, contento ed eccitato, mentre la piccolina le si avvicinò trotterellando sulle sue gambette ancora incerte.

Demelza li abbracciò talmente forte che per un attimo a Ross parve che volesse fondersi coi suoi figli. Li aveva abbandonati ma ogni suo sguardo e gesto era di profondo amore per loro. Sapeva che li amava, sapeva che per loro avrebbe dato la vita e sapeva anche che glieli aveva lasciati per il loro bene, anche se questo gli era costato un pezzo di cuore.

Demelza prese Clowance fra le braccia, baciandola sulla fronte e poi strinse nuovamente a se Jeremy, chiedendogli cosa avesse fatto in quei giorni. Il bimbo, felice, chiacchierò a lungo con lei, quasi senza prendere fiato.

Sua moglie li prese per mano e li portò a giocare sul bagnasciuga e lui rimase in disparte a vederla correre con Jeremy accanto e Clowance in braccio, seguiti da Garrick che saltava fra le onde. La vide ridere e rifiorire rispetto al giorno prima quando si erano visti per organizzare l'incontro, notò le sue guance farsi rosse e quell'espressione divertita, furba e biricchina che aveva ogni volta che diventava complice dei loro bambini nei loro giochi.

Ross si accorse che non lo degnava di uno sguardo ma decise che andava bene così, che era giusto così. Era venuta per i bambini, non per lui! Doveva accettarlo e sperare che il tempo guarisse quella grave ferita.

Il tempo sembrò volare e improvvisamente Ross si accorse che il sole stava tramontando e il cielo stava tingendosi di rosa. E nonostante fosse solo, seduto sulla sabbia ad osservare in lontananza la sua famiglia, si accorse di desiderare che quel momento non finisse mai.

I bimbi si misero a giocare con la sabbia e improvvisamente Demelza gli si avvicinò. Alzò lo sguardo stupito, mentre con la coda dell'occhio osservava i suoi figli a una decina di metri da loro, intenti a costruire un castello.

"Grazie per avermeli fatti vedere" – gli disse, in tono gentile ma freddo.

Ross sorrise tristemente. "Ti avevo detto che non te lo avrei impedito".

"Beh, sei stato di parola...". Demelza guardò i bimbi che ridevano sereni, felici, baciati dalla luce del tramonto. "Jeremy mi ha raccontato come gli hai spiegato la mia assenza. Non avresti dovuto mentirgli e illuderlo, dovevi dirgli la verità".

"Ho preferito prendere tempo" – rispose Ross, in un soffio.

"Perché?".

"Perché sì... E poi forse è una cosa che dovremmo spiegargli insieme, non credi?".

Demelza stavolta annuì, impallidendo leggermente. "Hai ragione. Clowance è piccola, si abituerà a questa situazione e crescendo la giudicherà normale. Ma Jeremy...".

"Torna a casa, ti prego!". Quelle parole gli uscirono di getto, come se avesse dimenticato di colpo ogni suo proponimento di non farle pressioni. Era troppo per lui averla vicina e sentirla così distante. "Eri così felice poco fa, con loro. Puoi esserlo sempre, ti basta solo venire con noi. Sono i tuoi bambini e hanno bisogno di te e io... anche io...".

Lo sguardo di Demelza si indurì ed indietreggiò. "No! Non voglio parlare di questo... Per i bambini la faremo funzionare e faremo in modo che non soffrano. Ma io e te...".

Spinto dalla disperazione, Ross si alzò in piedi, tentando di avvicinarsi a lei. "Demelza, fra me ed Elizabeth...".

Sua moglie divenne di ghiaccio nel sentire quel nome. "Non voglio parlare di lei".

"Ma...".

"NON – VOGLIO – PARLARE – DI – LEI! Ti ho detto che le vostre cose non mi riguardano".

"Ma non c'è niente fra me ed Elizabeth!". Disperato le prese la mano, costringendola a voltarsi verso i loro figli che, all'oscuro di tutto, giocavano fra la sabbia. "Questo esiste! Tu, io, Jeremy, Clowance e Garrick! Questo è reale, non Elizabeth! Abbiamo un matrimonio da salvare, due bambini nati dall'amore di una coppia che si ama, vuoi davvero buttare via tutto?".

Lo sguardo di Demelza divenne triste, i suoi occhi si velarono di lacrime e distolse lo sguardo dai suoi figli. "Non sono nati dall'amore..." - sussurrò.

Ross spalancò gli occhi, quelle poche parole ebbero l'effetto di mille frustate su di lui. "Demelza?".

"Per fare un bambino non serve l'amore e noi ne siamo la prova... Bastano un uomo, una donna e un letto... I bambini sono la cosa migliore e più bella che il nostro matrimonio mi ha donato, sono la mia ragione di vita. Ma non era amore il nostro, non lo è mai stato".

"Non puoi crederlo davvero?" - rispose Ross, con voce spezzata.

Demelza si voltò verso di lui, riguadagnato fierezza nello sguardo. "Hai un figlio nato dall'amore per una donna, no? Se pensi a Valentine, la tua teoria trova compimento... Occupati di lui, porta il cognome Warleggan e non augurerei una sorte simile a nessuno, nemmeno al figlio tuo e di Elizabeth".

Ross si sentì morire. Erano così profonde le ferite che le aveva inferto e che mai si era curato di sanare e curare... Da quanto Demelza pensava queste cose? Da quanto non l'aveva fatta sentire amata? Da quanto lei aveva perso ogni speranza? "Non è come pensi".

"Non importa. Ora è tardi e devo andare a casa, sta facendosi buio".

Ross chiuse gli occhi, inspirò profondamente e poi annuì, chiamando i bambini.

Appena Jeremy capì che sua madre stava andando, scoppiò a piangere disperato, aggrappandosi alla sua gonna. Clowance, vedendo il fratello in quello stato, fece altrettanto e nessuna consolazione che Demelza tentò di dar loro fu di effetto.

"Mamma, vieni a casa con me e con Clowance, papà e Garrick. Ti prego, fa niente se non puoi curare la casa del nonno" – strillò il bimbo, inconsolabile.

Demelza si inginocchiò davanti a lui, lanciando a Ross uno sguardo freddo e pieno di disappunto. E alla fine fece quello che lui non aveva avuto il coraggio di portare a termine, disse la verità. Era sempre stata più coraggiosa di lui, per certe cose... "Jeremy, non tornerò a casa, ora vivo da un'altra parte. Io e papà abbiamo litigato e non vogliamo più stare insieme ma come vedi possiamo ancora giocare come una volta e vederci quando vogliamo. Starai a Nampara, nella tua casa, con tua sorella e con papà. Ci saranno Prudie, gli animali nella stalla e Garrick. Non cambierà nulla, te lo giuro".

Jeremy scosse la testa, disperato. "Noooo! Fate la pace, torna a casa".

Demelza lo baciò sulla fronte, stringendolo a se. "Non posso".

"Si che puoi, è facile, basta chiedere scusa" – strillò il piccolo.

A quel punto Ross si fece coraggio, si inginocchiò e lo prese in braccio, staccandolo dalla gonna di sua madre. "Su, basta piangere, vedrai la mamma ogni volta che vorrai". Poi si voltò verso Demelza e ora anche il suo sguardo era freddo e smarrito. "Vattene, più rimani e più lui piangerà. Ci penseremo io e Prudie a calmarlo".

Vide Demelza vacillare, impallidire davanti alla necessità di lasciare Jeremy in quello stato. Ma alla fine annuì e col cuore spezzato si allontanò.

E Ross sperò che in quel momento lei avesse capito l'entità delle conseguenze delle sue decisioni.




  
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