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Autore: Biblioteca    31/10/2017    0 recensioni
[Little Nightmares]
[Little Nightmares][Little Nightmares]Hunger era il primo titolo pensato per "Little Nightmares"
Per festeggiare Halloween, eccovi un mio ritratto dei pensieri di Six in una delle scene più drammatiche del gioco.
ATTENZIONE GRANDE SPOILER, SCONSIGLIATO A CHI NON HA GIOCATO!
Dal testo:
Six ansimò inginocchiandosi. Sentiva ancora che gli ospiti emettevano orrendi suoni alle sue spalle.
Si affrettò a raggiungere la porta scorrevole e oltrepassata la soglia la chiuse alle sue spalle.
Nel lungo corridoio le cui pareti bianche erano coperte di disegni giapponesi del mare (con Le Fauci che emergeva dalle onde) regnava un silenzio tombale e Six tese l’orecchio, ma non volava una mosca.
Sospirò, forse finalmente era al sicuro.
Ma aveva fatto solo qualche passo che il suo corpo fu all’improvviso come stritolato dall’interno.
(Pubblicata anche su WATTPAD)
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
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Six ansimò inginocchiandosi. Sentiva ancora che gli ospiti emettevano orrendi suoni alle sue spalle.
Si affrettò a raggiungere la porta scorrevole e oltrepassata la soglia la chiuse alle sue spalle.
Nel lungo corridoio le cui pareti bianche erano coperte di disegni giapponesi del mare (con Le Fauci che emergeva dalle onde) regnava un silenzio tombale e Six tese l’orecchio, ma non volava una mosca.
Sospirò, forse finalmente era al sicuro.
Ma aveva fatto solo qualche passo che il suo corpo fu all’improvviso come stritolato dall’interno.
Six tossì violentemente e si strinse la pancia che emetteva gorgoglii orrendi.
Fame. Tanta fame.
Una fame innaturale, indotta, voluta da quel luogo malefico.
Six camminò curva.
“Calma, devo farcela…”
Ma l’attacco sembrava più forte della volta precedente. Anzi, delle volte precedenti.
Questa volta sembrava davvero che lo stomaco si fosse rattrappito, contorcendosi come un foglio accartocciato.
Un dolore lancinante, che le faceva salire l’acquolina. O il vomito di bile. Difficile capirlo.
Si coprì le labbra con la mano gelida, mentre tossiva, e vide un liquido biancastro fra le dita.
Cadde in ginocchio per un attimo.
“No! No devo… devo andare avanti… Devo… Devo mangiare…. Ho fame…”
C’era una porta in fondo al corridoio. Spalancata.
“Forse… Forse c’è del cibo, laggiù….”
I passi erano lenti e pesanti. Sentiva che avrebbe potuto perdere l’equilibrio da un momento all’altro.
Riuscì però a raggiungere la stanza.
Poco prima che un nuovo violento crampo la fermasse, vide che non era sola.
C’erano due Nomini.
Uno lo vedeva chiaramente davanti a lei, quasi al centro della stanza, girato con il volto invisibile nella sua direzione.
“Aiu…” provò a spiccicare parola, ma le uscì solo un lungo gemito di dolore.
Uno strano odore le giunse alle narici.
Carne.
Carne significava cibo.
Six vide allora che c’era per terra una grossa salciccia.
“Cibo….”
Di nuovo un forte crampo.
Il nomino se ne accorse e raccolse la salciccia, progendola a lei.
Voleva aiutarla.
Six si avvicinò, e più lo faceva più l’odore era forte. La sua testa era vuota. Lo stomaco, la fame, loro avevano il comando adesso.
Si rese presto conto che quell’odore che sentiva era di carne, sì, ma carne viva.
Sangue caldo, muscoli pulsanti. Quel buon odore non poteva venire dalla salciccia.
Gli occhi di Six allora puntarono il nomino.
Lui era la carne viva presente nella stanza!
“Mangialo six… Mangialo….”
“No… No io non…”
“Six… O mangi lui o morirai…”
“Ma io…”
“ORA BASTA!”
Six venne come travolta da un impulso incredibile: saltò addosso al nomino e affondò i denti nella sua carne.
L’altro nomino corse via non appena sentì i versi disperati dell’altro.
Six strappò via un pezzo e poi un altro e un altro ancora, sempre più freneticamente!
Era un corpo così piccolo e esile che in un attimo ne aveva divorato gran parte.
E all’improvviso tutto il dolore sparì.
La testa riprese il controllo e Six si alzò tremando.
Osservò il corpo del nomino, ormai irriconoscibile e insanguinato.
Si pulì bocca con una manica e vide il sangue brillare sul giallo dell’impermeabile.
“Cosa ho fatto…”
Non capì dove trovò la forza di non vomitare quando la bocca era ancora piena del metallico sapore del sangue. Né come riuscì a camminare fino a raggiungere lo stretto passaggio che portava verso una grata.
C’era e non c’era, come se la sua testa cancellasse qualunque emozione, parola, pensiero per tenerla al sicuro.
Era lei, ma non era più lei.
Risalendo sulla grata, sentì un rumore: girato l’angolo vide la Signora che prendeva un ascensore.
Six la osservò senza farsi notare.
“Eccola… è tutta colpa sua, se sono arrivata a questo punto…”
Ora si faceva largo una nuova emozione. Un’emozione che non aveva ancora avuto tempo di provare: rabbia.
Pura e lucida rabbia.
“Devo andare a prenderla….” Pensò Six, senza capire ancora cosa significasse quella frase.
Tirò la leva dell’ascensore e vi salì.
“Arrivo….”
  
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