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Autore: _Sherazade_    31/10/2017    1 recensioni
Certi giochi hanno la facoltà di tenerci impegnati per ore e ore, regalandoci momenti davvero fantastici, riempiendo così le nostre giornate tediose. Alcuni di essi, però, possono rivelarsi... fatali.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Game Over
 

Louis si girò e rigirò nel letto senza riuscire a prendere sonno.

Sua madre lo avrebbe punito se lo avesse sorpreso di nuovo attaccato al pc per giocare ancora a quel giochino, ma per lui era quasi impossibile riuscire a staccarsi dallo schermo.

“Solo una partita” si diceva lui, ma a quella partita ne seguiva sempre un'altra, e un'altra ancora, e così finiva col trascurare la ricerca del lavoro, i suoi mestieri e anche gli amici. Sprecava tutto il suo tempo per svagarsi con quel giochino che Varata, un amico di chat, gli aveva passato, e aveva cominciato a mangiare sempre meno, chiudendosi a riccio e rifiutandosi persino di uscire, cominciando ad ammalarsi e ad indebolirsi.

Sua madre non sapeva più cosa fare con lui.

 

“Devourer of souls” era uno di quei vecchi giochi che andavano di moda trent'anni fa, dove dovevi guidare il personaggio di turno affinché arrivasse a meta, superando tutti gli ostacoli del livello e sconfiggere i nemici per acquisire forza ed energia. Louis ne andava matto, anche perché gli ricordava un gioco che aveva visto da piccolo a casa di un amico. Era un gioco che in molti avrebbero definito “obsoleto”, dalla grafica che dire che fosse superata era poco, ma lo aveva preso tanto da non permettergli più di pensare ad altro se non a proseguire col prossimo livello e vedere cos'altro gli riservava quel meraviglioso gioco.

I personaggi, per quanto stilizzati, gli sembravano familiari. Anzi, uno gli ricordava proprio quel vecchio compagni di giochi di quando era piccolo, quello da cui aveva visto quello stesso giochino e che non vedeva più da parecchi anni. La famiglia si era trasferita in fretta e furia molti anni prima senza dire niente né salutare nessuno. Alcuni dicevano che uno dei figli fosse scappato, molti sostenevano che fosse proprio Guido, l'amico di Louis, altri dicevano che la loro casa fosse stregata.

 

“Vieni, Louis, vieni a giocare con me” lo chiamava il gioco.

“E se mi scoprisse mia madre? Mi toglierebbe il pc per un mese... o anche più”.

“Non lo scoprirà mai”.

Louis sentì come picchiettare sulla finestra, e fece un lieve sobbalzo sul letto: aveva appena cominciato a piovere, e un forte tuono coprì ogni altro suono.

“Farò piano, mia madre non mi sentirà: starà già dormendo”.

E Louis cominciò una nuova partita.

Da quando aveva scoperto “Devourer of souls” un paio di settimane prima, si sentiva stanco, privato quasi delle energie, ma se gli veniva voglia di giocare, se voleva dar sfogo a quel desiderio, era come se si ricaricasse. Sua madre gli aveva vietato espressamente di continuare a farsi consumare da quel gioco e di riprendere a cercare un lavoro o lo avrebbe sbattuto fuori di casa, ma Louis sapeva che stava bluffando e che la donna non avrebbe mai portato a termine le sue minacce.

 

“Non mi dirai che sei già stanco?”

“No, non lo sono. Potrei anche giocare per tutta la notte”.

A volte, soprattutto di notte, a Louis pareva che il suo avatar nel gioco lo chiamasse, gli pareva che gli parlasse e che lo incoraggiasse a continuare a giocare.

Passavano le ore e intanto, fuori dalla bella villetta di periferia in cui viveva Louis con la sua famiglia, imperversava un temporale coi fiocchi. Si sentiva l'ululato del vento, l'acqua che cadeva al suolo sembrava quasi una cascata, e le chiome degli alberi si strusciavano contro il tetto della bella villetta.

“Forse dovrei chiudere adesso...”.

“Ma come, proprio ora che sei quasi giunto alla fine? Non ti facevo così mollaccione”.

“Ma io non lo sono!”.

“Davvero? Dimostralo! Ti piace o no questo gioco?”.

“Certo che mi piace”.

“E vuoi portarlo a termine costi quel che costi?”.

“Naturalmente!”.

“E allora comincia il prossimo livello: è l'ultimo”.

Louis era entusiasta, sentiva il cuore battere all'impazzata.

Il suo avatar sorrise, mostrando quasi un ghigno...

Più si avvicinava alla fine e più Louis sembrava sul punto di collassare. Ogni volta che veniva colpito il piccolo avatar, Louis stesso sentiva come se quel terribile colpo inferto, venisse dato anche a lui. Era suggestione... o almeno, questo era ciò che si ripeteva il ragazzo.

“Non credo di farcela ancora”.

“Manca così poco... Non vorrai mollare come un povero vigliacco?”

Louis non mollò, e continuò a giocare, fino a che non cadde un fulmine proprio sulla centralina, e tutto attorno a lui si spense... tutto tranne il pc che era ancora in funzione.

Louis non si accorse di niente di ciò che stava accadendogli intorno, lui voleva solo finire la partita, e ce la fece. Louis la terminò.

“Complimenti... in pochi sono arrivati dove sei arrivato tu. Ma dimmi, vuoi passare al prossimo livello?”.

“Ma non era questo l'ultimo?”.

“Sì, ma per i giocatori normali... tu sei un giocatore comune o sei un “super-giocatore”?””.

“Io sono uno dei migliori!”.

“Vuoi fare il salto di qualità e addentrarti davvero nel gioco?”.

“Come se fosse realtà virtuale?”.

“Una specie”.

“Lo devo provare”.

“Allora sarai dei nostri?”.

Louis annuì estasiato. L'avatar sorrise malevolo, un fulmine cadde ancora sulla centralina, la terra vibrò, e tornò la luce.

Si sentì un piccolo tonfo.

In quel momento, la madre di Louis entrò nella stanza del figlio e si udì un grido per tutta la casa: il ragazzo giaceva a terra inerte, coi capelli bianchi, il viso scavato, il corpo prosciugato...

Venne chiamata subito l'ambulanza, ma non c'era più nulla da fare.

La madre di Louis pianse lacrime amare, e spense il pc che era rimasto acceso nella schermata iniziale del gioco dove, in grande, capeggiava la scritta “Game Over”, e dove un piccolo avatar che le ricordava tanto suo figlio, stava saltellando su e giù per lo schermo, quasi come se cercasse di attirare la sua attenzione.

“Non può realmente vederti o sentirti”, disse una voce nuova. “Oramai fai parte del gioco, Louis”.

Quell'avatar in 2D così somigliante a Louis si girò, e riconobbe quel personaggio del gioco che aveva sempre avuto un che di familiare.

“Guido?” egli annuì.

“Facciamo tutti parte del gioco... Avresti dovuto darle ascolto, e lasciar perdere.”

Louis guardò il vecchio amico, e guardò poi sé stesso, e una lacrima solitaria in otto bit gli solcò il volto.

“Avevo sempre sognato di vivere come in un videogame, ma non era questo ciò che volevo...”

 

 

Intanto, dall'altra parte della nazione, un ragazzino aveva appena aperto la chat e aveva ricevuto un nuovo messaggio: “Ciao, sono Varata, come stai? Ho letto il tuo profilo e so che ami i giochi retrò. Se è così non puoi non conoscere questo gioco... se non l'hai mai provato te lo potrei passare. Ti interessa?”


 


L'angolo di Shera♥


Era da settimane che avevo pronta questa storia, ma ho voluto aspettare questo giorno per pubblicare, in pieno tema halloweenesco.
In attesa che la zucca sia cotta (mi sto dando alla cucina oggi), ne appprofitto per pubblicare.
Doveva essere un tentativo di Creepypasta, ma direi che non è il mio genere, tuttavia son contenta del risultato di questo racconto del sovrannaturale.

Non so se posso aggiungere anche questa storia alla challenge delle stagioni, darò poi un'occhiata (il timer sta per suonare, e non ho tempo da perdere).
Spero di poter tornare presto a scrivere, nel mentre vi saluto e vi mando un caloroso abbraccio.

Alla prossima

Shera♥

  
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