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Autore: Koa__    31/10/2017    13 recensioni
Sherlock e John ricevono un invito a una festa in maschera, organizzata da Mycroft Holmes, per la notte di Halloween. John, senza pensare troppo alle conseguenze, decide di accettare l'invito e propone a Sherlock di andarci con costumi abbinati. Saranno Gomez e Morticia Addams. Quella che dovrebbe essere una serata divertente, porta però a risvolti inaspettati.
Dal testo: La logica del faggio funziona così. Non è in cima che corri maggiori pericoli, a terrorizzarti non è il guardare il vuoto dalle fronde più alte. È il primo passo a paralizzarti. L’idea della prima volta, a spingerti indietro e a far vincere un’irrazionale paura, nascosta dietro a un perbenistico raziocinio. Il difficile sta nel cominciare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La logica del faggio
 
 




 
“Pensa, un giorno saremo sepolti qui. Uno accanto all'altro.
Sotto due metri di terra... in bare coordinate.
I nostri corpi esanimi, a marcire, uniti per l'eternità.”
 
 


Sapevi che era una pessima idea. Perché le pessime idee le senti nelle ossa. È sempre stato così, fin da quando eri bambino e una vocina nella testa ti diceva che scalare il faggio nel giardino di tua nonna era troppo pericoloso. Il tuo scalarlo lo stesso, poi, è un altro discorso. Di fatto, ce l’hai davvero il naso per le pessime idee e questo spiega come mai ancora oggi e dopo anni che lo conosci e ci vivi assieme, tu non te ne sia mai staccato. Perché sei ancora un bambino di sette anni che scala un faggio, e nonostante la coscienza ti dica il contrario. Comunque sì, c’entra lui. Tutto quanto ha sempre e costantemente a che vedere con Sherlock Holmes. Certe volte credi che i dati scientifici sullo spazio e il sistema solare siano da buttare e che la terra giri attorno al tuo egocentrico compagno d’avventure (lo stesso che, per inciso, ancora non sa bene come funzioni il suddetto sistema solare). In questo caso specifico, però, un po’ è anche colpa tua. E questo va detto. Il nocciolo della faccenda sono gli inviti e non nella teoria di pensieri casuali, ma nella pratica quotidianità di tutti i giorni. Ce ne sono di molto diversi fra loro, alcuni che accetteresti senza pensarci. Per esempio, se la regina ti chiedesse di raggiungerla per il tè delle cinque, staresti lì a pensarci? Per niente. Ma dato che sei ancora un bambino di sette anni che scala un faggio nel giardino di sua nonna, ciò che dovrebbe seriamente essere ponderato, in fin dei conti non lo è mai per davvero. In questo caso era decisamente più saggio rifiutare, o almeno pensare prima di parlare. Non lo hai fatto, ma questo ḉa va sans dire...

Ora come ora non hai alcuna speranza che la serata possa avere una svolta positiva. Tutto è nato da Mycroft e questa è l’unica certezza che hai al momento. Poco più di un mese fa siete stati “gentilmente esortati a partecipare a un gioioso evento mondano”, come lo ha definito. Evento che si sarebbe svolto la notte di Halloween. Pensare che tu neanche sapevi che Mycroft Holmes avesse un vita sociale così ricca da organizzare una festa in maschera. Ma deve avere sicuramente un qualche doppio fine, è quanto vai blaterando da settimane e ormai neanche Rosie ti sta più a sentire. D’altronde, Mycroft non era quello che cercava di tenere il suo scapestrato e poco incline alle regole sociali fratellino, il più lontano possibile dalla sua cerchia di pomposi amici del Diogenes club? Quindi sì, sei quasi certo che ci sia uno scopo che non vedi, nascosto tra le righe quell’invito scritto in bella calligrafia e consegnato a mano, che avete ricevuto circa un mese fa. Invito a cui hai detto subito di sì. Non ci hai pensato, e avresti dovuto. Non sei stato indeciso sull’accettare o meno e non hai passato giorni e giorni a domandarti che cosa avreste dovuto fare tu e Sherlock. Hai detto solo: “sì, facciamolo” e il resto è venuto da sé. Fatto sta che dopo tutta una serie di ipotesi complottistiche snocciolate a uno Sherlock dal sopracciglio arcuatamente curioso, hai lasciato definitivamente perdere con quello che dovrebbe essere un piano segreto dei servizi segreti, e le cose hanno fatto il loro corso. Non sai per quale ragione ci stai pensando adesso che hai poco tempo e ancor meno voglia di uscire dal bagno. Non sarebbe proprio il momento più adatto ad astrusi voli pindarici. Perché hai un fottuto costume di Halloween addosso e… E quanto tempo era che non ti mascheravi? Cristo, neanche alle feste di liceo ci andavi travestito! Come se non bastasse, tu e Sherlock avete scelto un costume di coppia. Ed è stata anche una tua idea: "Andranno tutti in coppia. Vestiamoci da coppia". E chissenefrega se, tecnicamente, non siete ancora una coppia.

«Io sarò Gomez e tu Morticia» gli hai comunicato una sera. «Gli Addams» hai specificato qualche attimo dopo mentre lui si dipingeva di non capire. Ti sembrava una così bella trovata, che neanche ti sei stupito della sua ignoranza in materia. Tutto esaltato sei andato su google solo per fargli vedere chi erano questi Addams e per quale ragione lui avrebbe dovuto vestirsi come uno di loro. Fatto sta che avete deciso subito e tu, ora, ti ritrovi lì. Discretamente in ritardo. Con Lestrade che vi aspetta impaziente a metà scalinata (Un Lestrade vampiro, a quanto ti è parso di sentire da certi strepiti della regina delle regine del dramma, il quale se n’è uscito con una frase del tipo: ecco spiegato perché mio fratello s’è vestito da sacca di sangue). C’è anche una macchina nera, mandata da Mr ‒ faccio una festa ‒ Holmes, alla quale manca soltanto di suonare il clacson per l’impazienza. Hai un sigaro che puzza come il demonio, infilato in bocca e che credi dimenticherai sul ripiano del lavello, non troppo accidentalmente. E poi c’è Sherlock, ovviamente, che è pronto da minuti e minuti. Non sai come abbia fatto a fare tanto presto, dato che s’è dovuto travestire da donna e con un costume del quale ignori pressoché tutto quanto. Sai soltanto che sta trafficando da più di una settimana e che ha passato intere serate col computer sulle ginocchia, preso a guardare vecchi episodi di una serie che era ancora in bianco e nero, e condendo le sue frasi con misteriose parole in francese che non sei del tutto sicuro fossero rivolte specificatamente a te. Beh, ben ti sta! Ti sei insultato da solo più di una volta, perché è andata a finire che saranno dieci giorni che lui non ti parla e che a malapena ti aiuta con la bambina. Ma anche questo è un altro discorso.

«John, non abbiamo tutta la sera» grida Sherlock dall’atrio, con fare impaziente e interrompendo le tue paranoiche elucubrazioni mentali. «Ho sistemato Rosie da Mrs Hudson, ha tutte le sue cose e sta già facendo bei sogni con orsetti e coniglietti e tutta quella roba lì. Ora, non so che problemi tu abbia, ma sbrigati!»

In risposta ti ritrovi a borbottare qualcosa che forse non ha nemmeno troppo senso e che c’entra con l’essere già bello che pronto. Cosa affatto vera, tra l’altro. La drammatica realtà nella quale ti crogioli sta assumendo toni che mai avresti previsto. Tradotto: imprechi fra te con un linguaggio da galera e tutto perché non ti piace il costume che porti. Tanto per cominciare, è ridicolo. Datato. Di quel vintage che fa molto vecchietto triste e solitario. Il che si avvicina di molto a quello che è il tuo preciso ritratto. La sola differenza con Gomez Addams è che lui, con Morticia, era sposato. Tu sbavi dietro a Sherlock da mesi (per non dire anni) e malapena riesci a guardarlo negli occhi. Il tuo è un Gomez che fa pietà, proprio come te. Forse hai sbagliato qualcosa nel costume, ti dici. Anche se il gessato grigio che indossi, con tanto di bretelle e panciotto, in un perfetto stile anni ‘50, è una copia esatta di uno indossato da quell’attore che l’ha interpretato originariamente. Ah già, perché Sherlock ha voluto le cose fatte per bene e, quindi, questi fottuti vestiti ve li ha cuciti un sarto italiano da cui gli Holmes si servono da secoli e secoli. Quindi la colpa non è dell’abito, perché è impeccabile e tu stai da Dio. Il problema sono sicuramente i capelli pettinati con una piega che non ti sia addice e tenuti insieme da un gel puzzolente che ti unge fastidiosamente le dita. O magari ciò che non ti piace è proprio l’odiosa tintura nera che ti sei fatto... Onestamente? Sei orrendo. Oltretutto, i baffetti che sei stato costretto a indossare ti invecchiano troppo. Aveva ragione Sherlock a chiamarla mostruosità. *

Al pensiero dei suoi lamenti a riguardo, stiri un sorriso che s’increspa sotto ai baffi sottili. Un lato di te non vorrebbe andare a questa dannata festa. Preferiresti levarti tutto, infilarti sotto le coperte e sparire per sempre. E magari ignorare questo profumo che ti sta uccidendo. Lo stesso che serpeggia fin dentro alla stanza da bagno e che ha un non so che di ammaliante che ti fa diventare pazzo. Non è tuo, né di Lestrade (perché lui non mette profumi del genere) e nemmeno del tuo coinquilino. È femminile e lo capisci dalla nota delicata e dolciastra che lo contraddistingue. Non è di Mrs Hudson e sei certo che non ci siano altre donne in casa vostra. O almeno lo speri.

«E di chi vuoi che sia?» domandi a te stesso, tentando per un’ennesima volta di sistemarti il ciuffo. Cosa che non ti riesce. Sherlock deve aver fatto le cose in grande e non puoi negare d’essere curioso di vederlo. Perché sono settimane che progetta il suo costume, e tu lo sai benissimo. Anche se hai fatto di tutto per ignorare la cosa. Sì, insomma il vostro partecipare a una festa in maschera con un costume di coppia, lasciando supporre al mondo che site davvero una coppia quando in realtà, una coppia, non lo siete neanche per sbaglio. E poi sai che Sherlock non è mai stato tanto avvezzo ad eventi sociali come questo, anzi li detesta proprio. Quindi ciò che devi fare ora è apprezzare l’impegno del tuo migliore amico o platonico marito che sia, e mettercene del tuo. Ce la puoi fare. Vortichi su te stesso con un movimento fluido, ben deciso a dare il via alla recita. Ma appena azzardi un passo in avanti, una nuova zaffata di profumo ti coglie impreparato. Cristo santo! Questo aroma di note aranciate e vagamente speziate, t'inebria i sensi e ottenebra il cervello.

Dio, ma perché sei stato tanto idiota da dire di sì?

Perché è la logica del faggio, sussurra una vocina nella tua testa. Per quanto tu ce la stia mettendo tutta per negarlo, hai ancora sette anni e ancora guardi un’immensa pianta dal basso, sperando di riuscire ad arrivare fin lassù. Ma tu ami rischiare. Se ne esce di nuovo quella voce, una che sta assumendo i toni saccenti di Sherlock Holmes. Sai che ha ragione, vivi per l’odore della morte. Brami l’adrenalina che scorre nelle vene e la paura che si agita sotto la pelle. E ciò non significa sempre e soltanto inseguire criminali per Londra. Spesso, il rischio sta in una festa organizzata da Mycroft Holmes. Una che, forse, in quanto a divertimenti non sarà poi tutto questo granché, ma lo diventa quando ti presenti col tuo migliore amico come se foste davvero una pazza coppia sposata. Una che ama il macabro e le cose strane. No, non hai scelto Gomez e Morticia perché erano i primi a esserti venuti in mente. Lo hai fatto perché loro sono un po’ come voi due. Stupendamente strani. Dannatamente inquietanti agli occhi degli altri. Da una qualche parte dentro di te, sei certo che loro vi aiuteranno a uscire dal guscio che vi siete entrambi ritagliati e dove vi nascondete. Qualcosa cambierà, è di questo che hai paura e allo stesso tempo è questo che insegui e cerchi. È questo il tuo faggio da scalare. La tua logica senza senso.

«John?» La sua voce torna di nuovo, ma questa volta è reale e non una proiezione della tua mente. Toni da baritono riecheggiano per l’appartamento e ti aiutano a spezzare gli indugi. È allora che decidi. Senza pensaci oltre, scali l’ennesimo faggio. Dopo aver dato un’ultima sistemata al nodo della cravatta, abbassi la maniglia. L’ultimo pensiero prima di spegnere la luce è che tu, la famiglia Addams, l’hai sempre detestata.
 


 
oOoOo
 


Sherlock Holmes è un perfezionista. Dio, se lo sai... Lo vedi tutti i giorni. Lo capisci da come lavora ai casi, dagli esperimenti che fa. Dalla maniera in cui si occupa della pappa di Rosie, per come le fa il bagnetto o anche da come suona il suo violino. Non è una forzatura a esser qualcosa che non è. Nulla di costruito, non si tratta di una meticolosità assunta col tempo. Sta proprio nel suo carattere. Credi sia una sorta di indole alla quale non può fare a meno. A lui non basta fare una cosa per il gusto di farla. Deve curare ogni più insignificante dettaglio con una precisione che rasenta il maniacale. E occuparsi con rigore scientifico di particolari che conosce lui solo e che, con molta probabilità, gli altri non noteranno affatto. Ti aspettavi che avrebbe avuto un bel costume, eccome se te lo aspettavi. Ti aspettavi che fosse curato, ricco di particolari e con un suo senso specifico. Quello che non ti aspettavi, era di trovare Morticia Addams in tutta la sua spettrale bellezza, a sostare annoiata nel soggiorno del 221b di Baker Street. Lei e lei soltanto. Talmente lei da farti venire i brividi. Sherlock non c’è, è sparito. Non esiste più. Al suo posto ti è apparso un qualcuno di completamente diverso. Una donna alta, dalle delicate forme sinuose. Una grazia femminile e sensuale che ondeggia pigramente un piede a zonzo nel vuoto di una stanza in penombra. Una bellissima venere dai tratti delicati e incredibilmente erotici. La straordinaria contraddizione che ti fa stirare appena un sorriso carico di meraviglia, è il vederci comunque Sherlock e le sue espressioni, scappare di tanto in tanto da quella maschera perfetta. Sherlock che si mostra al mondo dalla maniera in cui si arricciano le labbra, oltre che dal tamburellare frenetico delle dita. Dettagli a cui in molti non farebbero caso, ma che tu conosci quanto i palmi delle mani. Sherlock che lì e ora ha fattezze diverse, ma che è sempre e meravigliosamente lui. E che tu ami, indipendentemente da tutto.

Il primo pensiero stupido che fai, dopo che lo vedi abbandonato sulla sua poltrona (mortalmente offeso perché non ti sei fatto vedere prima), è che è straordinariamente somigliante. A iniziare dalla parrucca che, pur essendo nera quanto il suo colore naturale, è un qualcosa di completamente differente dai ricci a cui sei abituato. Sherlock Holmes con una cascata di morbide ciocche che solcano guance e collo magro e finiscono coll’ondeggiare languidamente a metà schiena, è lo spettacolo più indecente che ti sia mai capitato di trovare. C’è un certo erotismo in ciò che stai guardando, uno di un tipo costruito e fittizio che non dovrebbe piacerti ma che riesce lo stesso a centrare il punto. Sarà il trucco eccessivo, quel seno appena accennato o magari il profumo dolciastro, ma ti sembra d’esserti eccitato per una coniglietta di playboy. E neppure te ne preoccupi o dai peso alla cosa. Per te ormai è naturale eccitarti pensando al tuo coinquilino. Il fatto che sia vestito da donna è un fattore secondario, il tuo inguine pare rifiutarsi di vedere soltanto Morticia Addams. Come sempre, alla ragione preferisci l’istinto. Te la sei sempre cavata meglio col cuore che col cervello. Quindi fai un passo in avanti e poi un altro ancora, e più t’avvicini più noti dettagli che hanno del stupefacente. A iniziare dalle unghie laccate di nero e appuntite da una qualche applique. Fino agli anelli, pochi e adatti al personaggio. Vagamente lugubri per ispirazione. C’è uno scheletro su di un pendente che gli ballonzola dal petto e orecchini con inquietanti teschi. Ma non è certamente tutto qui il suo costume. E lo vedi dall’abito perfetto, dalle calze nere che gli fasciano le gambe. Lo vedi dai tacchi alti che lo fanno sembrare più imponente di quanto non sia. Dal vestito rigorosamente nero, con stralci di pizzo che permettono a un occhio attento d’intravvedere la pelle candida. E per non parlare delle labbra, tinte di rosso carminio o del trucco sul viso. Perfetto. La pelle è di un biancore cadaverico che fa risaltare guance, accentuate da un fard di un lieve color pesca. Ti pare persino che abbia gli zigomi ancor più sporgenti del solito e occhi di un azzurro chiarissimo e molto simile al ghiaccio. Occhi che sono messi in risalto da lunghe ciglia nere di mascara e la cui profondità spicca grazie a un sapiente gioco di ombretti e matita. Se non sapessi che c’è Sherlock Holmes dietro a tutto quel trucco, avresti già detto: “Dio, che donna!”, magari fischiando rozzamente. Cosa che vorresti fare ma che eviti, ricacciando indietro complimenti che creerebbero forse ulteriori imbarazzi.

«Scusa, non riuscivo ad aggiustarmi il nodo della cravatta» menti con una certa vergogna di te e mentre sbrodoli altri tentativi di giustificazione che vanno a vuoto. A Sherlock non importa delle tue scuse, lui già deve aver dedotto ogni tuo più piccolo pensiero. E infatti ti sta giudicando. Eppure tace. Perché sa che sarebbe inutile precisare che in realtà avevi ben altri problemi che il nodo della cravatta. Per una volta non parla, perché sa che sarebbe uno spreco di tempo ed energie. Siete anche in ritardo. Però ti studia e osserva, oh eccome se lo fa. E tu resti fermo a farti ammirare perché è dannatamente piacevole, lasciarsi guardare. Dovresti dirglielo. Proprio qui e ora, dovresti confessare che è dannatamente bello quando ti guarda così. E lo stai per fare, ti lecchi le labbra e hai già le parole giuste. Ma di nuovo non parli. E taci. Chiudi appena gli occhi e nel contempo senti i suoi che ti studiano. Lui ne ha bisogno, vuole dedurti. E tu lo sai. Lo capisci proprio dalla maniera in cui ti squadra da capo a piedi. Da come sorride per le bretelle che s’intravedono dalla giacca slacciata e al ricordo delle tue lamentele a proposito. Inorridisce, appena fa caso ai baffi e poi ride di cuore, quando nota la piega improbabile dei tuoi capelli. C’è Lestrade a pochi passi da te che è altrettanto divertito, ma di lui non te ne preoccupi. A stento lo senti. Perché non hai occhi che per la tua Morticia. Mortalmente bella. Stupendamente macabra. Una Morticia che un po’ anche Sherlock Holmes, ma sapientemente celato da trucco e mascherone. Sherlock che adesso e con piccoli passettini, cammina in tua direzione. Pare quasi danzare. Ha una buffa maniera di muoversi che sembrerebbe spassosa se fatta da chiunque, ma Sherlock… Beh, lui riesce a essere sensuale anche così. Lo è persino nel modo in cui, ora, ti porge il dorso della mano. Con una posa aggraziata e morbida, la tua Morticia attende che tu faccia la tua mossa.

E dovresti farla. Falla, John! Prendigli la mano a bacia e sue nocche. Non era quel che faceva Gomez? Bofonchia una qualche parola del tipo “mi querida” o altre scemenze del genere e lui ti risponderà con un qualcos’altro in francese. E tu allora dirai che adori sentirlo parlare in francese (cosa piuttosto vera tra l’altro) e infine gli divorerai la mano di baci. È questo il rituale. È così che fanno Gomez e Morticia. Già, e qui sta il punto. Voi siete John e Sherlock e, degli Addams, non avete un accidenti di niente.

E Sherlock ancora non sposta quella mano… Ti sembra di impazzire nel vederlo tanto preso. Non sai se il suo sia davvero un invogliarti a stringerla o uno più sfacciato a baciarla. Ma per te valgono entrambe le cose, e ovviamente non fai nessuna delle due. Al contrario di quanto dovresti, resti fermo a fissarlo. E a fissarlo. Mentre ombre di delusione gli si aprono su tutto il viso. Perché è intelligente e svelto, e ormai ha capito già tutto. Sa che la tua insoddisfazione c’entra poco con capelli e abito, ma arriva da quel terrore che ti paralizza. Dalla non voglia di diventarlo davvero, una coppia. Dovresti farti avanti e invece ti ritrai e, con una fretta indiavolata, scendi da Lestrade, che nel frattempo ha smesso di ridere. Gli hai detto di sbrigarsi e te ne sei andato.

Ciò che sai e volutamente ignori è proprio Sherlock, che al centro del soggiorno ha una mano ancora ferma a mezz’aria. Non ha smesso di fissare lo spazio vuoto che hai lasciato. E questa non è un’altra storia. No, perché l’hai vista. Un’ombra divorargli lo sguardo penetrante e annerito di mascara ed eyeliner. Si sta convincendo di non aver fatto abbastanza, e questo non è vero. Si sta dicendo di non valere niente. Di meritare il tuo rifiuto. Perché è questo che è successo. Lui si è offerto e tu te ne sei andato e, ora, Sherlock se ne dà la colpa. Lui che è perfetto e straordinario. No, sei tu il problema. Tu e la tua logica del faggio, che fallisce miseramente. 

A ignorare le cose sei uno specialista. Hai ignorato Sherlock per anni, convincendoti che fosse un robot senza sentimenti. Quando invece è un uomo dalla spiccata sensibilità. Insomma, uno migliore di te. Però era più comodo pensare che fosse sociopatico. E adesso, nonostante tu sappia perfettamente che non è così, continui a ignorare quanto tu riesca bene a ferirlo. Forse è l’unica cosa che sei in grado di fare, oltre a drogarti di adrenalina. Ti ha offerto se stesso. Ti ha dato tutto. L’impegno. La perfezione. La volontà di socializzare con sconosciuti a una festa di suo fratello di cui non gl’importa nulla. Ha fatto l’impossibile per te. Tu gli hai proposto di travestirsi da Morticia e lui ti ha dato la migliore maschera di Halloween che tu abbia mai visto. E invece che stare al gioco e finalmente dare il via a un rituale di corteggiamento vero e proprio, sei scappato. Come il patetico vigliacco che sei. Soltanto ora che lo vedi scendere le scale con studiata lentezza e apparente indifferenza, ti rendi conto dell’errore che hai commesso. Greg è già sparito in macchina quando finalmente, Sherlock ti raggiunge all’ingresso. L’alone di tristezza sul suo viso è come una stilettata dentro al cuore. La gelida perfezione di Morticia Addams non riesce in niente. Viene incrinata da un turbamento che nemmeno la razionalità di Holmes sa spazzare via. L’hai ferito, realizzi e quella famosa stilettata ora si pianta nel tuo, di cuore. Non se lo merita, pensi convincendoti di dover fare qualcosa. Lui che ha passato settimane a guadarsi vecchi film, lui che ha voluto interpretare un personaggio e non semplicemente mascherarsi. Lui che l’ha fatto per te e ben sapendo cosa sarebbe potuto accadere. Ecco, sempre lui, adesso è stato ignorato. Il patetico Gomez che vedevi riflesso in uno specchio appannato, altro non è che un rimasuglio stentato di ciò che era John Watson. Tu non lo meriti, Sherlock Holmes. Non meriti la sua devozione, il suo dirti sempre e comunque di sì. Il suo venirti dietro palese e sfacciato. Il suo adorarti con piccoli gesti. Per quanto tu ancora finga che è tutta una menzogna per una festa, conosci la sua indole a dare tutto quanto se stesso. Conosci i suoi metodi. Conosci lui. E lo sai che ora ha una freccia conficcata nel petto, e che sei stato tu a mettercela.

Che si fotta la logica del faggio, urli a un te stesso che si distrugge respiro dopo respiro.

Quando eri bambino e la paura ti diceva che non dovevi salire sopra al grande albero del giardino di tua nonna, tu chiudevi gli occhi e inspiravi a fondo. Mettere da parte la ragione era il primo passo. Poi era soltanto l’istinto a guidarti. L’adrenalina a farti oltrepassare i limiti. La stessa che ti ha portato in Afghanistan. Che ti ha fatto coabitare con uno sconosciuto. La medesima che, ora, ti spinge ad afferrargli una mano e a farlo con passione non trattenuta. Sherlock sgrana gli occhi per lo stupore. Per una volta non se lo aspetta e riesci a sorprenderlo. Il geniale Holmes che tutto capisce al volo, cede a un John che è diventato anche un po’ Gomez. Stringi la sua mano, intrecci le dita con le sue. Sherlock fa un versetto e poi una piroetta involontaria, tanto che ti sbatte addosso. L’ombra tragica del fallimento viene prepotentemente spazzata via da una sorpresa sincera. Non se lo aspettava. Non dopo il tuo tirarti indietro spietato. Vorresti spiegarglielo. Sherlock dovrebbe sapere che la logica del faggio funziona così. Non è in cima che corri maggiori pericoli, a terrorizzarti non è il guardare il vuoto dalle fronde più alte. È il primo passo a paralizzarti. L’idea della prima volta, a spingerti indietro e a far vincere un’irrazionale paura, nascosta dietro a un perbenistico raziocinio. Il difficile sta nel cominciare. Sta qui e adesso nell’afferrargli quella dannata mano e stringerla. Sta nel trascinartelo addosso. Sta nel piegarlo lievemente indietro e fargli fare un casquet. L’impossibile è baciargli il polso e sussurrare: «Mi querida.» E farlo davvero. Mentre il cuore batte tanto svelto che t’assorda e l’emozione stenta a trattenersi. L’impossibile è baciargli le dita delle mani e poi risalire lungo un braccio appena scoperto dal pizzo. Fa paura, ma non ti fermi. Risali lungo il collo, assaggiando trucco e profumo. E infine gli baci le labbra mentre lui mugola per lo stupore. Sherlock che non si muove, e si scioglie lentamente. Mugola e si rilassa tra le tue mani. Fino a che non ricambia. Vi baciate. Vi baciate a lungo. E poi ancora. Vi baciate, una, due volte. Non siete più Morticia e Gomez, ma John e Sherlock. E ti atterrisce, e ti distrugge dentro. Ti sembra d’andare in mille pezzi e che niente potrà poi più rimettere insieme quest’amicizia andata perduta. Lui, Sherlock è la persona più importante della tua vita, e ora l’hai perso così. In un bacio l’hai perduto per sempre.

Ci sono momenti in cui ti sembra di cadere. Altri in cui hai la sensazione che il vuoto ti possa prendere con sé. Volte in cui l’oscurità la fa da padrone e ti cattura le viscere. Uscirne, spesso è svegliarsi da un incubo. Altre volte è giocare con Rosie. Qui e ora, uscirne è vedere il sorriso di Sherlock allargarsi sulla maschera di un trucco dall’aria retrò. È baciarlo di nuovo su labbra che sanno di rossetto. È inalare ancora quel dannato profumo che ti brucia il cervello e sconquassa i sensi.
«Mon Jean» sussurra Sherlock, accarezzandoti il viso. Ancora se ne sta tra le tue braccia, piegato indietro come una dama che balla un tango. Lo adori segretamente. Palesemente. Lo ami sfacciatamente. E non dovresti ma lo baci. Non vorresti ma lo stringi con rinnovata passione. Finché lui non parla di nuovo. «Mon magnifique idiot. Mon cher idiot. L'idiot que j’aime.» **
«Francese? Io adoro il francese» te ne esci con tono falsato mentre lui ride di gusto. E allora riprendi a baciarlo. Lì, nell’atrio. Non te ne frega del mondo al di fuori. Di Lestrade vestito da vampiro che sosta in un auto accesa. Non vi importa della festa alla quale ballerete e dove lo bacerai ancora. Non vi importa di quando tornerete a casa e farete l’amore. Del tuo spogliarlo con foga. Dell’incappare nelle trappole di calze e giarrettiera. Non importa nulla. Conta solo la logica del faggio. Un ramo dopo l’altro, su fino alla cima. E una volta lì, dominare il mondo dall’alto. Questa volta, però, non da solo.
 


Fine
 
 
 
*Parola presa da un tweet dello Sherlock della role inglese che l’altro ieri ha detto: “John has grown mostruosity back.” Confermando poi che si tratta di un costume per Halloween. La scelta dei costumi per questa storia è casuale e non c’entra con la role inglese.
**Come si vede da questo video, spesso Morticia dice cose senza senso che le vengono in mente solo per farsi baciare da Gomez. Nel caso di Sherlock però questa cosa funziona meno, quindi gli ho fatto dire parole sensate. Nell’ordine sono: mio John, mio magnifico idiota, mio caro idiota, l’idiota che amo.

La citazione in alto alla pagina viene dal film “La famiglia Addams” del 1991.

Devo confessare alcune cose. La prima è che è più o meno un mese che penso a una storia per Halloween, ho fatto svariati tentativi ma per differenti ragioni sono sempre andati a finire male. Avevo perso le speranze e invece due giorni fa: l’illuminazione. La seconda cosa è che mi hanno spiegato questa cosa dei costumi di coppia per Halloween, ma quando si tratta di regole sociali sono più dura del muro. Non so, è realistico pensare che una coppia romanticamente unita, si travesta con costumi di Halloween che vanno a formare un’altra coppia?
Koa
 
   
 
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