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Autore: Mary Rosemary    31/10/2017    7 recensioni
A Bloom accadeva spesso che qualcosa sembrasse totalmente differente da come fosse raffigurato nella sua memoria; solitamente dipendeva soprattutto dalla direzione della luce solare, o dall'assenza di essa.
Ma la figura che aveva davanti, rivolta verso il cielo all'imbrunire, non era di certo una novità. Mille altre volte l'aveva vista in tale atmosfera ed altrettante erano le emozioni che aveva provato in tali situazioni; ciò che provava ora, tuttavia, era totalmente irriconoscibile.
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“Stai rovinando il vestito.” sibilò, togliendo la spada all'uomo con un incantesimo – con la sola forza non ci sarebbe riuscita – per poi gettarla al suo lato. Il sangue ne aveva impregnato il filo, qualche goccia bagnò il sacro terreno per disperdersi nel nero della notte.
Bloom non poté fare a meno di notarlo, il liquido rosso che macchiava la sua terra, colando dalle dita tremanti della sua acerrima nemica, mentre quest'ultima sostava eretta ed immobile, come se non fosse successo assolutamente nulla.
Non riusciva a distogliere lo sguardo, ad evitare di sentirne il forte e nauseante odore. In una festività come Samhain non avrebbe mai voluto vedere dell'altro sangue versato inutilmente.
E di certo non voleva che finisse male com'era cominciata.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bloom, Icy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Wheel of the Year'
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Samhain – The Dead



'[…] His soul had approached that region where dwell the vast hosts of the dead.
He was conscious of, but could not apprehend, their wayward and flickering existence.
His own identity was fading out into a grey impalpable world: the solid world itself, which these dead had one time reared and lived in, was dissolving and dwindling.'






A Bloom accadeva spesso che qualcosa sembrasse totalmente differente da come fosse raffigurato nella sua memoria; solitamente dipendeva soprattutto dalla direzione della luce solare, o dall'assenza di essa.
Ma la figura che aveva davanti, rivolta verso il cielo all'imbrunire, non era di certo una novità. Mille altre volte l'aveva vista in tale atmosfera ed altrettante erano le emozioni che aveva provato in tali situazioni; ciò che provava ora, tuttavia, era totalmente irriconoscibile.
La soffice e rigogliosa terra di Domino le sfiorava le preziose scarpe di vernice mentre prendeva qualche piccolo passo in avanti, senza allo stesso tempo ritrovarsi troppo vicina; con la volta celeste che cominciava ad oscurarsi non era convinta di poter distinguere troppo bene un lungo abito nero che non nascondeva alla vista solamente le sottili mani affusolate ed i candidi capelli, lasciati insolitamente sciolti.
Come avesse fatto suo padre, Re Oritel, a riconoscere in quella snella ed immobile ombra la leader delle Trix, sarebbe stato uno dei quesiti principali che avrebbero tenuto occupata la sua psiche. Lei stessa, scorgendola di spalle, non l'avrebbe mai capito, non prima di vederla in viso: cosa che né lei né il padre avevano ancora fatto.
Forse sarebbe stato meglio così, con la spada dall'elsa dorata a separarli da una delle streghe più pericolose della Dimensione Magica. Eppure la curiosità la stava spingendo ad avvicinarsi ulteriormente al rischio.

Cosa diavolo ci fai nel mio regno.” mai alcun intervento del sovrano fu così provvidenziale; la fata si irrigidì e non osò avanzare oltre.
Icy non si voltò, l'unico segnale della sua lucidità furono le spalle, che si raddrizzarono un minimo rimanendo in tensione. La punta della spada si fece sentire contro la sua schiena, arrivando quasi a lacerare il tessuto: e l'avrebbe fatto, se solo la strega non avesse afferrato e stretto la lama con la sua mano destra per fermarla.

Stai rovinando il vestito.” sibilò, togliendo la spada all'uomo con un incantesimo – con la sola forza non ci sarebbe riuscita – per poi gettarla al suo lato. Il sangue ne aveva impregnato il filo, qualche goccia bagnò il sacro terreno per disperdersi nel nero della notte.
Bloom non poté fare a meno di notarlo, il liquido rosso che macchiava la sua terra, colando dalle dita tremanti della sua acerrima nemica, mentre quest'ultima sostava eretta ed immobile, come se non fosse successo assolutamente nulla.
Non riusciva a distogliere lo sguardo, ad evitare di sentirne il forte e nauseante odore. In una festività come Samhain non avrebbe mai voluto vedere dell'altro sangue versato inutilmente.
E di certo non voleva che finisse male com'era cominciata.

Padre, me ne occupo io.” fu una frase improvvisa, dettata dall'impulsività, ma non si pentì affatto di averla pronunciata. Era disposta ad occuparsi da sola dei propri problemi – era quasi certa che la strega del ghiaccio fosse lì per lei.
Oritel le rivolse un'occhiata severa, rimanendo teso e pronto a scattare a prendere la propria arma: mossa che gli sarebbe costata cara, in quanto la sua opponente era già pronta a ferirlo con una sua magia oscura.

Ti prego – si apprestò ad aggiungere la fata, frapponendosi fra i due – Fidati di me, me la posso cavare.”
Cercando di essere più convincente possibile non distolse lo sguardo nemmeno per un secondo; risultare sicura di sé in una situazione simile – con la propria acerrima nemica che sostava in modo spaventosamente rigido davanti ad un gruppo di legna – non era per nulla un'impresa semplice, ma, a giudicare dalla leggera distensione dei muscoli facciali del re di Domino, stava funzionando. Fortunatamente non le ci era mai voluto molto a far in modo che si fidasse di lei: non ciecamente, ma avrebbe potuto dargli un aiuto per passare una tranquilla, seppur non lieta, festività.
Lo sguardo di lui si addolcì, capendo le intenzioni della figlia, ma non lasciò scemare il proprio tono autoritario.

Spero tu sia conscia dei rischi che stai correndo. Non possiamo permetterci di metterti a rischio di nuovo, Bloom. Verrete controllate molto strettamente dalle guardie, prenderemo le precauzioni necessarie pur stando a poca distanza, se ciò che vuoi è rimanere sola con quella – puntò un dito contro Icy, che sembrò non accorgersi di nulla – allora sia. Ma ti prometto che non le permetterò di sfiorarti nemmeno con un dito.”
Bloom annuì non troppo convinta, guardandolo avviarsi verso le guardie ad impartire degli ordini riguardo ad un modo per limitare la magia oscura della strega. E poi la parte più difficile: si voltò.

Cosa ci fai qui.”
L'essere ottusi è di famiglia, a quanto vedo: è una pira. Sapete almeno riconoscere una 'pira' ?” solo allora la sorprese a scrutarla con i suoi gelidi occhi azzurri; nonostante ne avesse colto lo sguardo quasi infinite volte, vederli attraverso una fitta retina nera le mozzò per un momento il fiato.
Il suo volto frammentato era talmente chiaro nella notte da sembrare quasi rilucente, le chiare labbra – prive di trucco – serrate in un'espressione indecifrabile; e le ciglia, poteva distinguerle anche sotto il velo, bianche e di media lunghezza, così innaturali su quel viso, così diverse. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo, ma allo stesso tempo non riusciva a smettere di guardarla.
Le sue dita si mossero lentamente all'interno del pacchetto di fiammiferi – appoggiato sulla sua mano e macchiato leggermente dal sangue che ne fuoriusciva – scostando il suo contenuto come a trovarne un esemplare perfetto. Il tutto senza interrompere il contatto visivo con la propria nemica.
Bloom non guardò cosa stesse facendo, non si preparò ad una eventuale difesa; rimase come paralizzata.
Il suo volto, il vestito che non era esattamente a misura – forse leggermente corto, forse leggermente largo – e quello stramaledetto nero che la confondeva terribilmente.
Ed un profumo emanato dal tessuto, profumo che non era il suo.





'A few light taps upon the pane made him turn to the window.
It had begun to snow again.
He watched sleepily the flakes, silver and dark, falling obliquely against the lamplight.
The time had come for him to set out on his journey westward.'







Era proprio necessario?”
Icy si guardò per un attimo i polsi – lasciati scoperti dalle maniche nere – sui quali le guardie si erano preoccupate di porre dei sigilli che, a detta del sovrano, sarebbero stati capaci di tener sopita la magia oscura.
Aveva qualche dubbio, ma forse in una situazione come la corrente era da evitare.

Sono le condizioni. Nessuno di noi vuole problemi sta sera, Icy, e...” Bloom lasciò in sospeso la frase, rivolgendo il suo sguardo alla chiara pelle della strega, ora macchiata da un colore rossastro fino alla stretta fasciatura. L'inchiostro magico stava reagendo, le braccia tremavano leggermente sotto al bruciante, ma temporaneo, incantesimo.
“… E il tuo comportamento è fin troppo strano.” concluse, mantenendosi a dedita distanza, di fronte a lei.
La scrutò alzare gli occhi, un'espressione di sufficienza neanche troppo celata.

Strano? Non hai idea di cosa sia 'strano' in un mio eventuale comportamento.” sibilò, accendendo un fiammifero – quando l'aveva preso? Come si era lasciata sfuggire un dettaglio simile? – con un veloce movimento e buttandolo alle proprie spalle. E prima lentamente, le voraci fiamme cominciarono a divorare la legna ceppo per ceppo, ramo per ramo.
Tu che non hai attaccato, ecco cos'è strano.” rispose la fata, muovendo le iridi dalla scura ombra che le stava davanti al crepitante fuoco alle sue spalle.
E tutta questa cosa allora come la chiami?”
Samhain.” la voce le uscì priva di ogni malizia, così naturale che a Bloom venne l'impulso di prendere qualche passo indietro, respirare profondamente e destarsi dall'irreale sonno in cui credeva di essere caduta. Probabilmente la stava confondendo di proposito.
Samhain?” ripeté la fulva, prendendo invece dei passi in avanti; il tono leggermente alterato provocò un accenno di ilarità nella sua acerrima nemica.
Ma la sua bocca si tirò solo leggermente.

Sai cosa penso? Che tu stia cercando solo di irritarmi, rovinandomi l'ennesima festa che potevo passare in pace con i miei genitori. Non ti basta ciò che hai già fatto?
Oh, certo che non ti basta, ora devi anche presentarti qui mentre piangiamo chi molti anni fa ha perso la vita a causa delle tue antenate.”

Hai finito?” disse Icy, alzandosi lo scuro velo per appoggiare una sigaretta fra le labbra; e allora di nuovo, il suo candore distrasse per un attimo la fata dalla rabbia che le montava nel petto. Il fuoco alto, dietro di lei, delimitava i contorni della sua figura, illuminando l'abito con calde sfumature arancioni; nonostante tutto, la freddezza era preservata più da tale indumento che dalla strega stessa.
Un altro fiammifero finì fra le brucianti fiamme, una leggera nuvola di fumo bianco si levò sopra ad entrambe. Bloom ebbe tutto il tempo per far esplodere la propria ira di nuovo, convinta che non sarebbe stata interrotta.
Sbagliava.
Oh quanto si sbagliava.

No che non ho finito! Sei tu che-”
Un lampo, immediato e brevissimo. Niente che facesse parte dell'ambiente attorno al suo corpo osò interferire questa volta: venne tutto dall'interno.
La voce le si smorzò in gola quando da così vicina, riconobbe chiaramente il taglio del vestito – come aveva potuto non riconoscerlo – che per usanza veniva portato in funzione di onorare il lutto.
Onorare il lutto, Samhain.
Quanto era stata impulsiva e stupida.
Un tempo anche su Domino venivano usate le pire in ricordo dei morti, l'aveva letto il giorno stesso, con la scusa che doveva informarsi su come si festeggiasse tale ricorrenza nel suo pianeta natale.
E le stava leggermente fuori misura, ed evidentemente non era suo.
Ma non le disse niente: ancora una volta, era caduto un asfissiante silenzio fra le due. L'una che mirava le oscure distese d'erba oltre l'altra, mentre quest'ultima non riusciva a guardare oltre alla figura che aveva di fronte.
Lo sfondo, dalla sua parte fin troppo sovraesposto, contribuiva a farla concentrare solo e solamente su di lei; ed aveva ragione, in principio, quella particolare sensazione che qualcosa in tutto ciò fosse tremendamente diverso da ciò che aveva sempre conosciuto nella sua ancora breve vita.

Questo è strano – disse poi Icy, ammorbidendo leggermente l'assenza di suoni, accompagnata dal crepitio del fuoco – Tu che smetti tutto ad un tratto di accusarmi.”
Prese lentamente posto sull'erba, attenta a non far troppa pressione sulla lunga gonna e scostandosi i capelli dal viso, per evitare che la brace della sigaretta li bruciasse. Il calore, che in condizioni normali l'avrebbe fatta allontanare, sembrò non darle nemmeno troppo fastidio.
Per quanto la fulva avesse voluto dare una motivazione a tali comportamenti insoliti, non osò chiedere; e si limitò a mettersi a sedere poco vicino a lei, fronteggiando le alte fiamme che sembravano non volersi mai consumare. Sotto le stelle del cielo di Domino, una fresca brezza autunnale portava il profumo del bosco, la quiete del sonno eterno.
I loro respiri la salvavano dall'assenza di rumori, ma di nuovo, essa era diversa: accompagnava la calma, una piacevole sensazione di calore nel petto. Non c'era alcuna urgenza di parlare per sentirsi a proprio agio: Bloom lo era già.
Di tutte le pieghe che potesse prendere la serata, quella le era totalmente sfuggita allo sguardo.
Icy, dal canto suo, non smise di fumare per l'intera durata della notte. Respirava profondamente il fumo come qualcuno che, appena emerso dall'acqua, riempiva i propri polmoni del tanto agognato ossigeno.
Non si mosse dalla sua posizione, né accennò a spostare lo sguardo dalla rossa ed incandescente legna, in una sorta di silenzio religioso imposto a sé stessa ed alla sua acerrima nemica.
Quando le sue dita afferrarono l'ultima sigaretta fermò il meccanico movimento di portarsela alle labbra ed accenderla; gli altri mozziconi ardevano al centro della pira. La fata le rivolse qualche veloce sguardo, tesa ed immobile.
E, con attenzione, seguì l'oggetto con le iridi, nel momento in cui volò dritto nel fuoco; non l'aveva accesso, non ne aveva respirato il tabacco al suo interno. Era stato lanciato nelle medesime condizioni in cui era stato raccolto dal pacchetto.
A Bloom sembrò un ottimo momento per interrompere la tranquillità, sottile e delicata come carta di riso. Ma quando si voltò trovò il nulla.
Leggermente interdetta si guardò intorno; l'aveva fregata di nuovo.
Come ho potuto farmela scappare?!






'[…] It was falling, too, upon every part of the lonely churchyard on the hill where Michael Furey lay buried.
It lay thickly drifted on the crooked crosses and headstones, on the spears of the little gate, on the barren thorns.
His soul swooned slowly ad he heard the snow falling faintly through the universe and faintly falling, like the descent of their last end, upon all the living and the dead.'


Dubliners (The Dead) – James Joyce







Avvertenze e condizioni per l'uso:
Prima di tutto buon Halloween a tutti, nel nome più popolare di questa festa.
E' da un casino che avevo preparato questa robbaccia e l'ho cambiata sessantamila volte, sperando di migliorarla ogni volta. Ma credo faccia un po' schifo comunque.
Ho voluto inserire frammenti dell'ultima parte della novella The Dead tratta da Dubliners di Joyce perché, vabbè, si prestava particolarmente all'occasione. E alla strega del ghiacco, la quale rimane ancora avvolta nel mistero perché lei spiegazioni non le dà. E tocca a me darle poi.
E puntualmente non le do perché tutto deve rimanere vago ehehe.
Poi è una festività, se non nascondo scheletri nell'armadio oggi quando lo faccio?
Spero vi sia piaciuta, e buone feste a tutti.


Mary

   
 
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