Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Segui la storia  |       
Autore: Donnasole    31/10/2017    2 recensioni
- ZuZu sono stanca. L'hai detto tu che ti serviva il mio aiuto. Cosa decidi.-
- Non avrai in mente qualche scherzo o di scappare.-
Il sorriso sul volto della ragazza si fece più largo.- No ZuZu, non ho intenzione di fare scherzi o di scappare. Desidero veramente accompagnarti in questo viaggio.-
- Perché? - domandò di nuovo ancora non completamente convinto.
- Perché il messaggio a nostra madre, voglio consegnarlo io!-
Eccomi tornata con la seconda parte di Legàmi che comincia quando Zuko va dal padre con la fatidica domanda sulle labbra.
"Dov'è mia madre!"
E ad un tale accorato appello come potevo non rispondere?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Talvolta anche una persona apparentemente inutile

si rivela un abile samurai dalla forza di mille uomini,

dimostrando di poter rinunciare alla vita

e che il suo cuore si è completamente identificato

con quello del suo padrone.”

-Yamamoto Tsunetomo, Hagakure.


Nazione del fuoco

5 anni prima del risveglio di Aang





« Signora. Avete dunque deciso?»

« Oh Hachiko! Non posso chiedervelo.»

« Voi non ce lo state chiedendo, siamo noi che lo vogliamo.»

« Venire con me? Non è sicuro, lo sapete.»

« Non ci importa. Zyolee ed io siamo d'accordo, non possiamo abbandonarvi e, soprattutto, non vogliamo farlo.»

« … »

« Non piangete Signora se no farete piangere anche noi.»

« … Grazie.»

« Vi siamo devote. Faremmo qualsiasi cosa per voi... Qualsiasi.»



Hachiko si deterse la fronte con il bordo della manica e quel movimento fu sufficiente per permettere ad un refolo d'aria di penetrare attraverso il tessuto, accarezzando la pelle sudata. Un breve attimo di sollievo prima di ricominciare il lavoro.

Nelle ultime settimane il sole aveva ghermito la piana ove sorgeva il palazzo, accanendosi in particolare sul giardino, depauperandolo di tutto il turgore, inaridendolo, spaccando la terra e le cortecce degli arbusti spinosi fino a far loro stillare lacrime di linfa.

Tutto quel calore ristagnava ora nelle alcove, tra il frinire assordante delle cicale, lungo i cortili e le piazze, risucchiando ogni forma di vitalità da quei pochi sfortunati, costretti ad abbandonare i loro freschi ed ombrosi rifugi.

Perfino la ragazza si muoveva con una lentezza insolita per lei. Raccolse un cofanetto di bambù dalle linee semplici e lo soppesò incerta, occhieggiando il contenuto del grosso baule dove, diligentemente impilati in ordinate file, diversi rotoli di documenti personali e non, attendevano la loro definitiva collocazione.

Alla fine lo gettò dentro e rimase immobile a fissare il contenuto del bagaglio, come indecisa, prima di chiudere il coperchio con uno scatto secco.

Si raddrizzò cercando con lo sguardo la sua Signora e la vide in piedi accanto alle porte spalancate del giardino, ferma, in malinconica contemplazione.

La giovane mosse un passo in quella direzione; doveva averla sentita perché si girò verso di lei interrompendo le proprie solitarie meditazioni.

Un alito di vento dissipò momentaneamente la cappa d'afa opprimente, portando il profumo dell'osmanto e della calendula.

« E' venuto nessuno?» esordì Ursa cercando nello sguardo dell'altra una conferma alle proprie speranze.

Quella scosse la testa « No mia Signora.»

Un doloroso silenzio calò fra le due.

« Capisco.» disse faticosamente.

« Non significa niente.»

« No. Hai ragione.»

« Vedrete. Saranno qui fra poco.»

« E' possibile.»

« Sono solo in ritardo...»

« Si.»

« Forse non lo sanno, o hanno loro impedito di venire...» continuò la giovane sempre più febbrile.

« Basta così! » L'altra la zittì gentilmente. « Non ti affliggere. Se non sono venuti, ogni ragione è valida. » le spiegò con amara dolcezza.

Porse un fiore di anemone alla giovane che ne sfogliò i petali. Una lacrima solitaria prese a rotolare lungo la gota, senza che la fanciulla facesse nulla per fermarla.

Qualcosa si mosse fra le siepi venendo nella loro direzione.

Vigili, con le orecchie tese, le due donne attesero e un furetto di fuoco sbucò all'improvviso, guizzando rapidamente davanti a loro per poi scomparire rapido fra le frasche.

Ursa riprese a respirare. Nemmeno si era accorta di aver trattenuto il fiato.

« Presto sarà il tempo della raccolta. » commentò mesta, guardando il giardino inasprito. « Sarà la prima volta in quindici anni che non vi partecipo.» si portò la mano alla bocca in un gesto di commozione prima di rivolgersi nuovamente alla compagna. « Sono tanti quindici anni Hachiko?» chiese.

« No, mia Signora, non molti. Meno della metà dei vostri.» la rassicurò l'altra con calore.

« Ma più della metà dei tuoi.» Ursa sorrise indulgente.« Le persone pensano di avere tutto il tempo del mondo e poi... » tacque, lasciando la frase spezzata.

La giovane abbassò desolata il capo, appoggiando la mano sulla manica della donna nel goffo tentativo di consolarla e vide delle bende scomparire sotto il tessuto.

« Vi siete ferita!» sbottò ansiosa.« Come...Quando?»

« Non è niente.» nicchiò l'altra ma, vedendo l'espressione preoccupata della compagna, aggiunse.« Davvero. E' tutto a posto. Non ho prestato attenzione come avrei dovuto. Colpa mia.» si giustificò tirando la stoffa in modo da nascondere la medicazione.

Hachiko l'osservò dubbiosa ma l'espressione di pena sul suo viso le impastoiò la lingua.

Dal corridoio giunse in lontananza il suono di passi affrettati e il cuore accelerò vedendo la Signora protendersi in quella direzione.

Hachiko strinse i pugni intorno alla stoffa della gonna e pregò mentalmente gli spiriti di portare loro fortuna.

Trattennero il fiato in attesa.

Inutilmente.

Dalla soglia comparvero solo due portantini che senza proferir verbo e con i lineamenti tesi afferrarono l'ultimo baule, scomparendo rapidamente alla vista delle due donne.

Ursa abbassò la testa, chiudendo gli occhi.

La giovane le si accostò in un goffo tentativo di conforto.« Qui abbiamo finito.»

« Andiamo allora.» rispose l'altra tentando di sorridere. « Non possiamo farci attendere.» soggiunse infine con amarezza.


§§§



Infatti erano già lì: i membri della guardia reale.

Intimidatori in quelle loro maschere ed armature dall'aspetto conforme ed anonimo.

Hachiko si guardò intorno nervosamente. Non era preparata a tutto quel silenzio ostile ed un velo di inquietudine calò sui suoi affollati pensieri. Uno emerse prepotente e la giovane non poté far altro che fissare ossessivamente il bagliore sinistro delle lance al riverbero delle torce.

Il sangue defluì dal suo volto trasformandolo in una maschera di cera e i muscoli si tesero pronti a balzare in avanti al ritmo forsennato del suo cuore.

Cercò la Signora e la vide ergersi immobile e quieta, come una roccia nel mare in tempesta, senza ombra di cedimento nello sguardo. Solo un lieve pallore ed una certa tensione nella bocca, avrebbero potuto far intuire qualcosa, rivelando il tumulto interiore del suo spirito.

L'ufficiale in comando si distaccò dal gruppo, avanzando a passo di carica, portando il braccio alla cintura, laddove pendeva il fodero della spada.

Hachiko si gettò d'istinto sulla traiettoria, sorprendendo tutti; frapponendo il proprio corpo tra l'uomo e la sua Signora, pronta al sacrificio.

Ursa si trovò ad assistere alla scena come a rallentatore, agghiacciata; troppo concentrata su ciò che l'attendeva, non aveva intuito il gesto e non era riuscita ad impedire alla sua assistente di compierlo.

Preparandosi all'inevitabile tese le braccia ma, invece del colpo temuto, vide il militare estrarre una custodia e scansare la giovane malamente, lanciandole appena un'occhiata di fastidio.

Hachiko arrossì di mortificazione.

Colta da un sollievo vertiginoso, la donna osservò quel fantasma di metallo raggiungerla e, con un inchino insolente per la brevità, lo vide aprire il risvolto di semplice cuoio.

Le fu consegnato un rotolo.

Ella lo svolse con mani tremanti mentre il sangue riprendeva a fluire liberamente nelle vene.

Gli ordini ivi iscritti, debitamente compilati e marcati, emettevano la cruda sentenza: esilio.

Ursa vacillò ma fu un attimo; fece appello alle ultime energie e riacquistando la propria compostezza, annuì all'ufficiale che girò sui tacchi precedendola.

Si aprì un varco davanti a loro mentre le guardie si disponevano in due ali, lembi di una ferita slabbrata, richiudendosi poi dietro alle due donne, quasi ad impedire qualsiasi ripensamento.

Così scortate, attraversarono il dedalo di corridoi, seguite solo dal rumore dei passi cadenzati che davano il ritmo alla marcia.

Hachiko, ad un paio di rispettosi passi indietro, dovette più di una volta accelerare l'andatura per adeguarsi alla marcia forzata.

Maledisse le sue gambe corte e le cattive maniere.

All'interno del palazzo la temperatura era scesa bruscamente facendo rabbrividire entrambe; strette nei loro rossi mantelli da viaggio avanzavano ammutolite, fra le mura di caliginosa pietra dall'aspetto sepolcrale che accentuavano la sensazione di claustrofobia, ben più glaciale dell'escursione termica. Hachiko deglutì un denso grumo di saliva e si rammaricò di aver lasciato la borraccia con il tonico dentro i bagagli e non con se'; la sete prese a tormentarla distraendola dai cupi pensieri.

Superato il grande colonnato e giunti al salone centrale, Ursa lanciò un fugace sguardo tutto attorno.

Vuoto.

Curiosa coincidenza.

Notò allora che non avevano incontrato anima viva fino a quel momento e non ebbe bisogno di chiedersene la ragione.

Colpevole.

Indesiderata.

Reietta.

Se la cosa non fosse stata così patetica sarebbe anche stata divertente.

Strinse il mantello da viaggio sul petto accelerando lievemente l'andatura.

Arrivarono in fretta al piazzale antistante il palazzo reale, illuminato da un sole morente. Un vento caldo e polveroso investì il gruppo appena varcata la soglia, sollevando i mantelli delle due donne che svolazzarono come vampe intorno a loro.

Vuoto anche quello ad esclusione della portantina e di una manciata di persone accanto. Eppure Ursa intuiva su di se gli occhi di tutta la corte.

Sollevò il capo con fierezza e, come le era stato insegnato, scacciò dal proprio volto ogni nube di turbamento mostrandosi serena.

Zhao la stava aspettando. Un sorriso di malevola soddisfazione stampato in faccia e nuovi gradi sfoggiati con orgoglio sull'armatura.

L'inaspettato brivido di apprensione alla sua vista, la scosse tutta.

Si fermò a pochi passi dall'uomo; raddrizzando le spalle, puntò su di lui i suoi grandi occhi color ambra, severi.

« Signora Ursa...» affettò lui con modi untuosi.« La vostra carrozza è pronta. Vedrete, vi troverete bene fra le Sorelle del fuoco. L'isola di Atacama è splendida in qualsiasi periodo dell'anno.»

La portantina dall'aspetto anonimo non recava insegne. Attaccate al timone, due lucertole di fuoco dall'aria animosa, venivano a mala pena tenute a bada dal cocchiere, in piedi sulla pedana, che continuava a strattonarle nel tentativo di rimetterle sedute.

Cercò con gli occhi l'altra sua assistente e la notò scivolare agile alle spalle di un vecchio scriba impegnato a fare l'inventario.

ZyoLee le aveva precedute per assicurarsi che i bagagli personali fossero caricati correttamente e con le dovute cure. Vedendo la ragazza stringere i nodi, alla donna salirono nuovamente lacrime di gratitudine che inghiottì insieme alla sua amarezza.

« Capitano Zhao.» esordì in tono tranquillo.

« Colonnello. » precisò quello « Sono stato promosso. » terminò mostrando ostentatamente le mostrine.

« Meritatamente. » aggiunse Ursa senza inflessione nella voce melodiosa.

Il sorriso di Zhao si congelò e, scostandosi con un lieve inchino, le aprì la portiera.

ZyoLee salì per prima senza degnare l'ufficiale di uno sguardo, Hachiko, invece, inciampò ad un passo dalla scaletta, cadendo pesantemente sul collo del piede dell'uomo con gli stivali rinforzati da viaggio e, sollevandosi di scatto andò a colpirlo sotto il mento violentemente; stava cominciando ad inchinarsi nel goffo tentativo di scusarsi quando Zhao la prevenne indietreggiando e, massaggiandosi la mascella dolorante, osservò cauto la giovane entrare in carrozza.

Assicuratosi la fine di ogni interferenza offrì galantemente il braccio ad Ursa affinché questa potesse raggiungere le compagne.

La donna esitò un momento prima di prenderla, guardò verso il palazzo e parve che la cortina rossa si muovesse; mise piede sul predellino e, prima di varcare la soglia, si volse appena verso il volto subdolo di Zhao.

« So cosa hai fatto... colonnello.» mormorò ad un soffio dal suo orecchio. « E se dovesse succedere qualcosa durante questo viaggio, lo sapranno anche gli altri. »

Detto questo si accomodò fra i cuscini senza prestare attenzione al silenzio agghiacciato dell'uomo.

Con un colpo secco la portiera fu chiusa e la carrozza partì.

Lo scriba, abbandonò il piazzale seguendo alla chetichella il flusso dei presenti. Un soffio di vento gli strappò di mano il foglio sollevandolo in aria e giocando con l'ansia dell'uomo. Gli corse dietro, inciampando sulle gambe molli; paonazzo per lo sforzo tentò un'ultima volta: spiccò un salto goffo e la sua attenzione fu catturata da qualcosa di inatteso.

Il novello Signore del Fuoco Ozai scomparve dietro le cortine.


§§§

Mare occidentale

2° anno dal risveglio di Aang


Sokka si sistemò meglio in arcione e diede due colpetti sulla testa di Appa che muggì lievemente in risposta. Aprì il sacchetto legato alla cintura estraendone un frutto dalla buccia lucida e lo addentò con forza assaporando di gusto la polpa croccante e succosa. Sorrise. Tenendo il frutto fra i denti ne afferrò altri due lanciandoli davanti a se; il bisonte volante, senza bisogno di incitamenti, spalancò la bocca prendendoli al volo ed emise un verso di apprezzamento. Offrì il volto al vento fresco ed un'espressione di profonda beatitudine ne distese i lineamenti.

« Zuko amico mio, fattelo dire. Ci voleva proprio.»

Avevano viaggiato quasi tutta la mattina in direzione nord est, consultando le carte ed aggiustando via via la rotta mentre il territorio sotto di loro continuava a srotolarsi in boschi , pianure e campi coltivati. Era stata una trasvolata tranquilla e silenziosa con Zuko aiutato da TyLee a decifrare i segni delle mappe, Sokka a condurre Appa ed Azula, apparentemente indifferente, accovacciata sul fondo della sella a giocare con le catene ai polsi. Infine il mare li aveva sorpresi con la sua magnificente e luminosa vastità e per un'ora non avevano visto altro se non le dolci onde sollevarsi ad opera di un vento gentile.

« Dici?» rispose a caso l'amico senza prestargli molta attenzione.

« Si! Non hai idea che noia siano stati gli ultimi tempi.»

« No! Decisamente non ne ho idea.»

« Certo che non hai idea. Tu sei impegnato a giocare al nuovo Signore del Fuoco.»

« Non lo chiamerei propriamente giocare.» mormorò l'altro in tono lievemente offeso.

Sokka, che non lo stava ascoltando, proseguì imperterrito.« Papà è tornato al nostro villaggio insieme ai guerrieri superstiti e lì non hanno bisogno di me; Suki invece non ha tempo... Tra le guerriere Khyoshi e la riorganizzazione del Dai li... praticamente è impossibile vederci. » si lagnò sconsolato.

TyLee annuì con forza. Stava pettinando i lunghi capelli disponendoli nella solita treccia ma non aveva perso una parola del discorso. « E' vero, praticamente non si ferma mai.» bofonchiò tenendo un paio di forcine fra i denti.

Sokka fece un gesto di sconforto.

Zuko gli corresse la traiettoria. « Ma se l'ozio ti da tanto fastidio non potresti impiegarti in qualche modo?»

« A fare cosa? Ex capi della resistenza non sono molto richiesti al giorno d'oggi.»

« Aang? Non potresti dare una mano ad Aang?» suggerì Zuko più per buona educazione che per reale interesse. Guardò verso il sole e puntò la bussola.

« Chi l'Avatar? Ormai è più richiesto del “riso con cavoli stufati”. No. Quel furbastro mi ha supplicato di sostituirlo e ho già inaugurato tre asili, un complesso di negozi più diverse fiere a tema e ti assicuro che non tutti erano contenti del cambio.» sciorinò contando sulle dita. Torse il busto per guardare i ragazzi in faccia.« Per non parlare poi di Katara che gli sta sempre appiccicata.» precisò disgustato. « Ti piacerebbe assistere tutto il santo giorno alle effusioni amorose di tua sorella? Immagina se parlassimo di Azula.»

L'immaginarono e un brivido di raccapriccio scosse entrambi.

« Che ne è della nanerottola della terra?» intervenne TyLee in tono casuale aggiustandosi il trucco.

« Non ti consiglio di farti scoprire a chiamarla nanerottola.» l'avvertì Sokka tornando a fissare l'orizzonte. « Da quando ha scoperto il dominio del metallo è diventata insopportabile... Si ho capito che sei diventata maestra di una tecnica assolutamente innovativa ma questo non giustifica che continui a cambiarmi la forma delle chiavi di casa o che mi aggiunga le corna all'elmo.» si sfogò esasperato.« Comunque è andata ad Omashu, diceva di aver una questione in sospeso col vecchio re Bumi.»

« Insomma non sai che fare della tua vita.» concluse TyLee rimirandosi nello specchietto soddisfatta.

« Già!» ammise il ragazzo in tono depresso incassando la testa nelle spalle.« Avevo anche pensato di tornare dal mio vecchio maestro di spada ma...»

« Ma?»

« Non ho più la spada... la mia bellissima spada... con che faccia potrei presentarmi?» piagnucolò con accento accorato.

La ragazza piegò la testa di lato riflettendo attentamente.« Potresti lavorare per Zuko.» propose.

« Che?! Cos... Ma come...» biascicò l'interpellato sgomento, strappando un pezzo della mappa che teneva in mano. Colmo di imbarazzo, cercò di ripiegarla seguendo i solchi. Inutilmente. L'appallottolò e la ficcò nello zaino, raccattando un'altra carta nel patetico tentativo di darsi un contegno.

Sokka gli mostrò il profilo offeso.« Che c'è Zuko. Non ti fidi delle mie capacità?»

« Si!...No!... Certo che mi fido.» balbettò sempre più confuso. L'amico aveva un grande talento e una abilità unica nel comando ma... metodi decisamente poco ortodossi; se lo immaginò alla corte con tutti i rigidi rituali che la contraddistinguevano e durante le lunghe e tediose riunioni di stato, addormentarsi sul tavolo russando sonoramente. Poté quasi vederlo alle cene ufficiali, di fianco alle eleganti dame, ridere sguaiatamente e raccontare barzellette inopportune, ingozzandosi di cibo. Impallidì un poco e aggiunse. « Non pensavo potesse interessarti.»

Il giovane lo squadrò con sufficienza. « No infatti.» Confermò scoppiando in una grassa risata.« Di vecchi babbioni incartapecoriti e sistemi statali all'odore di muffa ne ho piene le tasche. Ho già avuto un assaggio nel Regno della Terra.» Spiegò con tono sereno.« E' tutto così chiuso... Immobile. Tu non ti senti soffocare? No. no. Non fa per me. Ho bisogno di qualcosa di nuovo. Una sfida... Qualcosa... Non so! Mi capisci?»

Zuko annuì. Capiva perfettamente. La sensazione di claustrofobia gli era piombata addosso quasi subito dopo l'incoronazione. Dopo anni passati in viaggio, rinchiudersi fra le quattro mura della corte gli era costato un sacrificio notevole; ma lui era il nuovo Signore del Fuoco ed il suo dovere veniva prima di tutto. Ci rimase però male al rifiuto netto del ragazzo così aggiunse. « Comunque, se cambiassi idea, c'è sempre il ruolo lasciato vacante da Zhao.»

« Grazie amico. Non credo succederà ma, grazie.» gli scoccò un sorriso sornione. « Parlando del vecchio Zhao. Mi chiedo quale sarà stato il suo segreto.» S'interrogò Sokka all'improvviso attirando l'attenzione dei presenti. « Certo che l'attempato scriba aveva l'orecchio lungo.»

« E chi lo sa! » Disse TyLee appoggiandosi con le braccia sul bordo della sella e lasciando vagare lo sguardo sulla schiena e la nuca del ragazzo.« Mio padre però diceva che tipi come lui hanno sempre qualcosa da nascondere. E' a causa di gente così che la mia famiglia si è trasferita.»

« Chissà come mai tua madre, avendo avuto le prove per incastrarlo, non le abbia usate. » continuò pensieroso il ragazzo. « Magari non le aveva con se. Magari le aveva affidate a qualcuno di fiducia...»Si drizzò sull'arcione quasi sollevandosi « Certo! E, forse, quella persona l'ha tradita.» sentenziò battendo un pugno sulla mano aperta. « Ovvio! Deve essere andata così. La Signora Ursa aveva scoperto una cosa molto imbarazzante per Zhao... tipo che la notte si vestiva da donna per andare a recitare il ruolo della concubina nei teatri di terzo ordine della capitale... probabilmente aveva trovato la locandina, ma poi l'aveva consegnata ad un segretario che non sapeva essere un grande appassionato di melodramma, il quale, riconosciuto in Zhao la sua eroina preferita, aveva fatto sparire le prove per proteggerlo. Mistero risolto. » terminò soddisfatto lisciandosi i baffi immaginari.

TyLee scoppiò a ridere e Sokka la gratificò di un sorriso a settantadue denti.

« Che idiozie.» commentò seccamente Azula interrompendo il tiro alla catena.

Il giovane guerriero incassò la testa nelle spalle fissandola torvo.« Sentiamo allora Miss-so-tutto-io. Quale sarebbe la tua ipotesi?»

« Che importanza ha! Zhao è morto con tutti i suoi sordidi segreti e voi sprecate il fiato in discorsi inutili.»

« Come immaginavo. Nemmeno tu lo sai.»

« Imbecille. E' quello che sto dicendo. Non lo sa nessuno. Probabilmente neppure lei lo sapeva, deve aver bluffato.»

Sokka sorrise soddisfatto. « Baggianate! Perché mai avrebbe dovuto farlo? Irritare Zhao non le sarebbe servito.»

« Sei proprio uno zuccone.» sibilò con disprezzo la prigioniera. « Evidentemente non si fidava di lui e temeva qualche tiro mancino. In questo modo si sarebbe garantita un viaggio sicuro.»

« Se hai ragione.» continuò meditabondo Sokka « Doveva essere disperata. Se non fosse stato vero si sarebbe creata un nemico, ma se fosse stato il contrario, ne avrebbe avuto uno ancora più pericoloso. Zhao non mi sembrava il tipo da lasciar correre.»

« No infatti.» intervenne Zuko inquieto.

« Povera donna.» commentò tristemente.« Mi fa una gran pena. Io so cosa significa essere separato brutalmente dalla propria madre. Ma non posso immaginare cosa debba essere stato per lei.»Sokka si voltò nella loro direzione e, cavalcando Appa al contrario, incrociò le braccia al petto.« Non sei curioso di sapere cosa ha fatto tua madre in tutti questi anni?»

Un silenzio assordante calò fra i presenti.

Il giovane li osservò perplesso « Io mica vi capisco. Se fossi in voi non starei più nella pelle dalla contentezza.» sentenziò.

TyLee e Zuko si lanciarono un'occhiata e quasi all'unisono si volsero verso Azula che, ostinata, fissava un punto all'orizzonte.

« E' un po' difficile. » cominciò a spiegare il ragazzo ed istintivamente sfiorò la cicatrice con le dita.

« Che cosa c'è di difficile?» insistette ostinato l'altro afferrando l'ennesimo frutto e staccandone un grosso morso. « State per rivedere vostra madre. Una madre che credevate perduta e sembra quasi non ve ne importi.» Si ficcò tutto in bocca rabbiosamente masticando a fatica e con il rischio di soffocare.« Che cosa le direte? Cosa farete?»

« Io...Non ci ho ancora pensato.» rispose cupo Zuko, turbato dalla prospettiva.

« Beh! Pensaci. Non manca molto. » l'incalzò l'amico e aggiunse piano « Sei fortunato tu.»

« Senti bifolco.» la voce di Azula li raggiunse fredda e pericolosamente calma. « limitati a fare il palafreniere e non il consulente e soprattutto, per l'amor degli spiriti, tieni la bocca chiusa quando mangi . Sei disgustoso. »

« Ascolta strega, anche se sembrerà impossibile a chiunque ti conosca, perfino tu devi avere un cuore nascosto da qualche parte.» sbraitò Sokka puntandole addosso un dito accusatore.

« No. Non ce l'ho.»

« Ah si? E come ti funzionerebbe la circolazione allora?»

« Ho un fantasma nel petto che mette il sangue in circolo spaventandolo.» precisò laconica.

« Accidenti. Sei scolpita nella selce?» fischiò il ragazzo.« Dopotutto perché limitarsi ad essere cattivi quando con un po' d'impegno si può diventare perfidi.»

« Che sgarbato.» Gli rispose con una smorfia di sufficienza.« Invece di immischiarti in fatti che non ti competono pensa a renderti utile. La bestiaccia su cui viaggiamo ha bisogno di un buon bagno e anche a te non farebbe male.»

Sokka si annusò le ascelle e il bavero della veste e prese un'espressione vagamente disgustata. Effettivamente tutte quelle ore in groppa ad Appa, a contatto diretto con il suo pelo, gli avevano lasciato addosso un po' del suo aroma, ma nessuno a bordo profumava di fiori. Assottigliò lo sguardo e aprì bocca per replicare quando l'espressione trasognata di Tylee lo agghiacciò sul posto.

« A me piace...» lo lusingò la ragazza facendogli l'occhiolino. « ...Il tuo odore.» Sokka imbarazzato, ammutolì guardando ovunque tranne che nella sua direzione. La giovane rise ed agilmente gli sfilò da sotto il naso il sacchetto con la frutta. Ignorando le proteste del derubato raggiunse Azula ancora accovacciata sul fondo della sella e gliene offrì una. Quella accettò senza degnarla di uno sguardo. Il sorriso sul volto di Tylee perse un po' del suo calore, ma nonostante questo si sedette accanto alla compagna addentandone anche lei uno.

Rimasero per un po' in silenzio una vicina all'altra, masticando.

« Buono vero?» tentò incerta la ragazza lisciandosi la lunga treccia.

Nessuna risposta.

« Sokka è uno spasso. Una volta che lo conosci. » fece in tono confidenziale indicando il giovane impegnato a protestare con veemenza contro un povero Zuko rassegnato.

Ancora silenzio. Azula teneva lo sguardo fisso avanti a se mostrando solo il profilo pallido.

« Ti sei tagliata i capelli? Stai bene con la frangetta. » tentò nuovamente in tono allegro.

Finalmente la compagna sembrò accorgersi della sua presenza.

« Trovi? Grazie. » disse sorridendole « Anche tu stai bene vestita da guerriera Kyoshi.»

« Davvero?»

« Certo. Stai decisamente meglio con tutto quel trucco che ti copre la faccia. Non si notano i difetti.»

TyLee rimase confusa e ferita, lentamente si allontanò dalla giovane che l'osservava beffarda.

« Azula.» l'ammonì Zuko.

« Come siete permalosi.» replicò quella facendo spallucce.« Ho detto solo la verità. Il coso lì mica se l'è presa quando gli ho dato del bifolco.» terminò indicando Sokka che si voltò verso di lei con espressione truce.

« Ehi tu. Principessa incatenata...» proruppe l'interpellato e si fermò, colto da folgorazione. « Ah! L'avete capita?» chiese illuminandosi tutto.

« Cosa.»

« Principessa incatenata!» ripeté ridendo, ma al silenzio prolungato alle proprie spalle tornò a prendere le redini di Appa « Tutti critici teatrali qui.» si lagnò immusonito.

Ty Lee rimasta interdetta batté un pugno sulla mano spalancando gli occhi.

« L'ho capita!» esclamò entusiasta.« Principessa incatenata.» precisò rivolgendosi alla prigioniera. «Perchè tu sei una principessa no?, e invece di essere incantata sei … incatenata. Giusto? Divertente.»

« Esatto!» approvò tronfio il ragazzo della tribù gonfiando il petto dal compiacimento.« Finalmente qualcuno con un po' di umorismo.»

« Non faceva ridere prima, figurati ora che l'hai spiegata.» sibilò velenosa Azula. Guardò il fratello coprirsi il volto dall'imbarazzo.« E' sempre così?» s'informò indicando con il mento in direzione del giovane vestito di blu che in quel momento rideva sciorinando chissà quale sciocchezza nelle orecchie di una TyLee oltremodo su di giri.

« Sempre.» confermò sconsolato l'altro.

« Sarà così tutto il viaggio?»

« Temo proprio di si.»

« E tu che pensavi di non avere una vena sadica.»

« Forse in questo caso parlerei di masochismo.»

Sospirarono all'unisono.

« Vedo qualcosa!» gridò TyLee sporgendosi pericolosamente oltre il bordo della sella e finendo abbarbicata sulle spalle di Sokka.

« Dove?!» chiese l'altro aguzzando la vista nella direzione indicata. All'apparire della sottile striscia di terra scura contro l'orizzonte, il suo volto si distese raggiante.« Eccola ragazzi: è l'isola. Siamo arrivati.» Urlò, colmo di giubilo al cielo terso e le sue parole furono trascinate via dal vento.


§§§


La parabola discendente del bisonte era appena cominciata che già i ragazzi potevano aver una chiara idea del luogo nel quale erano finiti.

Del paradiso tropicale che Sokka si era figurato rimaneva solo la sabbia. Ghiaia, più che sabbia, a voler essere precisi, di un colore bruno rossiccio che seccava la gola solo a guardarla, qualche roccia scabra e ripide scogliere a picco sul mare disseminate qua e là di qualche rado arbusto e, forse, alcuni alberi troppo ostinati per voler morire.

« Caspita che deserto.» commentò il ragazzo della tribù saltando nella nuvola di polvere sollevata dall'atterraggio di Appa.« Se è qui che hanno spedito vostra madre, non volevano certo farle un favore.»

I muri del monastero sorgevano cupi e severi davanti agli occhi dei viaggiatori. Il portone gigantesco e dalle linee severe sembrava volerli minacciare con un messaggio tanto segreto quanto urlato: da qui non puoi passare.

Azula si lasciò scivolare lungo il manto della bestia e, scrollandosi con disgusto i peli di dosso, si avvicinò ai compagni.

Zuko fece un profondo respiro.

« E' ora.» sospirò deglutendo un grumo di saliva denso come malta. Si umettò le labbra e sistemò il risvolto della veste.« Azula sei pronta?»

La giovane fece spallucce con indifferenza.

« Io resterò qui con Appa.» l'informò a sorpresa Sokka battendo una mano sul muso dell'animale. « E' meglio che andiate voi. » e aggiunse con fare cospiratorio.« Non mi fido di questo posto. Preferisco aspettarvi e preparare la partenza.»

Zuko sorrise grato al ragazzo che, imbarazzato, si concentrò a stringere le cinghie della sella.

« Di piuttosto che hai paura delle monache.» lo canzonò TyLee.« Sapete? il nostro audace guerriero ha una specie di fobia verso gli ordini religiosi.»

« Taci dannata. La mia non è fobia, ma avversione.» precisò piccato.« Non le capisco queste forme di superstizione e comunque non è per questo che non vengo.»

La guerriera Kyoshi saltò indietro ridendo e mostrandogli la lingua.

« Lo so. Lo so. Ma sei così carino quando ti arrabbi.»

« Io ti...Tu non...»

« Se voi due avete finito di amoreggiare.» s'intromise Azula in tono nauseato.« Dovremmo muoverci.»

« Noi due non stiamo amoreggiando.» si difese indignato il ragazzo.

« Azula ha ragione.» intervenne il giovane dominatore. «Tu Sokka rimarrai qui. TyLee invece verrà con noi.»

« Va bene.» acconsentì la ragazza un po' delusa.

Zuko mosse qualche passo in direzione della strada ma si girò perplesso verso la sorella rimasta immobile.

Nel silenzio che seguì, una domanda lasciata inespressa.

Fu la prigioniera a romperlo.

« Che ne dici ZuZu? » cominciò con voce dolce.« Non sarebbe ora di togliermele?» chiese allungando in avanti le braccia ancora incatenate.

Un leggero vento caldo passò fra i due sollevando una nuvola di polvere rossa e finissima, scompigliandone vesti e capelli.

« Di nuovo Zula?» chiese in tono calmo. « Avevamo già fatto questo discorso.»

« Si ZuZu.» confermò quella con leggerezza « Pensavo però che potessimo ridiscuterne.»

« Perché dovremmo farlo? O meglio. Perché dovrei fidarmi?»

« Ho mai mancato alla parola?»

« Si.»

Scrollò le spalle con espressione rassegnata.

« Stavolta non lo farò.»

« Ancora non capisco in base a cosa dovrei crederti. »

« Perché voglio solo rivedere nostra madre senza queste catene ai polsi; dopo me le potrai rimettere e io non farò alcuna resistenza»

Il giovane la squadrò dubbioso.

« Andiamo ZuZu. Dove mai potrei andare o cercare di nascondermi? Qui non c'è niente e l'unica via di fuga è in groppa a questo mostro puzzolente.» Appa muggì di sdegno. « Senza offesa bestiaccia. Vedi? Nemmeno mi trova simpatica!»

Zuko si mise a riflettere; la sua attenzione fu attirata da Tylee impegnata a sistemarsi il seno dentro il corpetto e si spostò poi su Sokka intento a scovare chissà quale disgustoso tesoro all'interno dell'orecchio. Nessuno dei due gli sarebbe stato d'aiuto nella decisione.

Sospirò sconfitto.

« D'accordo Azula ma non fare scherzi.»

« Ti assicuro che non ne ho l'intenzione.» ribatté la sorella di rimando con voce cupa « Non sono mai stata più seria di così, fratellino.»

Zuko si chinò a prendere le chiavi dalla cintola e si avvicinò alla ragazza che, apparentemente tranquilla, restava in attesa. Mentre la serratura scattava un lampo di folle trionfo si accese negli occhi della giovane subito celato dalle lunghe ciglia scure.

« Stai sorridendo.» notò Zuko sentendosi d'un tratto irrequieto.

« Si.»

« Perché?»

Azula non rispose. Si massaggiò i polsi e senza voltarsi si diresse in direzione del monastero.

Zuko e TyLee le corsero appresso.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: Donnasole