Fusa
«È imbarazzante!»
Non si era vergognato così tanto
nemmeno la prima volta che aveva sfilato da bambino e, in passerella, era
scivolato rovinosamente; sotto lo sguardo severo e deluso di Gabriel Agreste, aveva
trovato rifugio e conforto tra le braccia di sua madre. Da allora ne aveva
fatta di strada, aveva imparato cosa significasse essere un modello e come le
sue azioni avessero una ricaduta sul buon nome della famiglia e potessero
mettere in cattiva luce suo padre, famoso stilista.
Mettersi a fare le fusa – seriamente le fusa? – alla sua partner
durante un combattimento, perché si erano trovati a stretto contatto l’uno con
l’altra rientrava tra le sue esperienze più imbarazzanti di sempre!
Perché, poi, aveva avuto quella
reazione? Non era la prima volta che finivano in posizioni compromettenti.
Fortunatamente Audimatix
aveva preso in mano la situazione, ricordando ai due eroi che erano nel bel
mezzo di una lotta, non c’era tempo per le spiegazioni – anche se Chat Noir
sperava che non arrivasse mai quel giorno, perché non aveva idea di cosa
avrebbe potuto dirle!
«Io non la vedo così!» commentò
sornione Plagg, mentre si gustava una fetta di
formaggio, dopo che avevano trovato riparo nella stanza di Adrien.
Che altra risposta poteva mai
aspettarsi dal suo kwami?
«Per forza, tu sei un gatto!» Adrien gli lanciò un’occhiataccia, che l’altro parve non
cogliere; con il Camembert tra le zampe, nulla aveva più importanza.
«È un disastro. Plagg,
mi devi aiutare. Questo non deve succedere mai più!»
«Impossibile.»
Definitivo. Il suo commento gli
giunse alle orecchie come una sentenza di morte, senza appello, senza via di
fuga, senza uscita alcuna.
Iniziava a vedere nero e cominciava a
percepire i primi chiari segnali di un’iperventilazione ad hoc.
Cosa significa?
«Come? Vuoi dirmi che non esiste un
modo per impedirlo?»
«Esatto. L’unica cosa che puoi fare è
imparare a modularne l’intensità» istruì il suo protetto.
Sempre meglio di niente.
Si sentiva un po’ meno spacciato.
Tra i due calò momentaneo silenzio,
spezzato dai suoni di apprezzamento che Plagg
riservava per il suo cibo preferito.
Una volta che ebbe ingoiato l’ultima
fetta, prese nuovamente la parola.
«Non è poi questa catastrofe che
credi tu» e, prima che Adrien potesse replicare,
specificò: «Vedila così: le fusa dimostrano quello che non sei mai riuscito a
confessare a Ladybug. Così lei saprà finalmente cosa
provi per lei, no?»
Era così semplice. Davvero, Plagg non capiva perché Adrien si
ostinasse a considerare l’accaduto come la fine del mondo; poteva, invece, dare
una svolta al loro rapporto.
Il giovane realizzò il significato
delle parole di Plagg e si sentì sbiancare. Ora era
davvero fottuto.
Non era così che doveva andare, no. Non
voleva che lei venisse a conoscenza dei suoi sentimenti in questo modo. Che ne
era della sua confessione? E di tutto il tempo che aveva speso per scegliere le
parole più adatte?
Era un totale disastro. Era finito.
Ora l’unica cosa che poteva sperare era
che lei non l’avesse preso troppo sul serio: gli andava più che bene essere
considerato strano, anche pazzo, pur di evitare che i suoi sentimenti fossero
rivelati così. Era tutto così
sbagliato.
Si augurò che non arrivasse mai il
giorno del confronto sulle sue fusa – era ancora basito: come era possibile che
le sapesse fare? Lui non era un gatto. Misteri dei Miraculous.
◊◊◊
Era una tranquilla notte di luna
piena nell’incantevole Parigi. Due figure vegliavano la città dalla torre
Eiffel.
Ladybug accarezzava la capigliatura bionda
del suo partner, che aveva la testa posata sulle sue gambe, mentre l’allietava
con il ritmico suono delle sue fusa.
La ragazza aveva scoperto che le
piaceva quel timbro gutturale, la calmava, la rilassava e l’aiutava a pensare.
Adorava far scorrere le dita tra i suoi capelli soffici, era un’azione che
ormai compieva in automatico, un po’ come un antistress e il giovane non aveva
mai espresso il suo dissenso, tutt’altro.
Era diventata un’abitudine, per loro,
finire così le ronde: con lei che coccolava Chat e con lui che le dimostrava
quanto gradisse le sue attenzioni. In quei loro momenti speciali, l’eroina
aveva preso tutte le sue decisioni importanti.
«Qualcosa non va, my
Lady?»
Si meravigliò per l’ennesima volta,
non riusciva a capire come facesse Chat a comprendere il suo stato d’animo dal
suo semplice tocco. Non aveva senso mentirgli.
«Sono preoccupata» gli rivelò,
mantenendo il proprio sguardo sulla città addormentata.
«Per cosa?» indagò Chat.
«Del nuovo nemico. Non sappiamo
nulla. Come facciamo a combatterlo?» arrestò le sue carezze.
«Troveremo un modo, vedrai. E poi non
siamo soli» la tranquillizzò lui.
Era vero: alla squadra si erano
aggiunti Rena Rouge, Queen Bee
e Carapace; lei e Chat non erano più soli a combattere il male.
L’eroe gatto alzò la testa per
cercare lo sguardo della compagna e, una volta che trovò i suoi occhi, alzò il
braccio per accarezzarle dolcemente il viso.
Le sorrise, rassicurante. Qualunque
cosa sarebbe successa, lui sarebbe stato al suo fianco.
Ogni volta che il suo partner si
mostrava dolce e attento, il suo cuore saltava dei battiti e la sua mente le
faceva brutti scherzi, inviandole immagini di Adrien.
E lei andava in tilt.
Mi sto forse innamorando di Chat Noir? Come è possibile?
Non conosceva la risposta, ma sapeva
che presto l’avrebbe conquistata e allora sarebbero incominciati i problemi.
Ciao a tutti!
Sono di nuovo qui. ^^
Questa volta posto questa cosettina piccina picciò riguardo
alle fusa di Chat, perché seriamente non si poteva non scriverci su. ù.ù
L’avevo pensata e buttata giù dopo
aver visto il trailer della seconda stagione, ma alla fine l’ho modificata dopo
aver visto il terzo episodio della serie.
Spero sia di vostro gradimento! ;)
Fatemi sapere! C:
Consigli, suggerimenti, critiche
costruttive sono sempre ben accetti.
Grazie <3
Au revoir!
;)
Selly