Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: PentagramLily    31/10/2017    2 recensioni
{ Tratto dalla storia: Fumavo una sigaretta vicino ai cassonetti della spazzatura quando notai un riflesso in lontananza, era vicino allo sbocco che si affacciava sulla parte più misteriosa e intricata della metropoli, quella che si collegava ai molteplici labirinti di vicoli oscuri che traboccavano di criminalità e sporcizia varia, non invidiavo per niente i turisti che si tuffavano in quel lago di degrado solo per provare l'ebrezza del pericolo, fin da bambino ero sempre stato un tipo tranquillo e con la testa sulle spalle, per me non era divertente l'idea di sfidare la sorte o di gettarmi in direzione dei guai senza pensare alle conseguenze. }
Genere: Horror, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prima di Cominciare. . . 
 
Buonasera a tutti, mi presento per chi non mi conosce: io sono PentagramLily
Ho voluto inserire questa nota  all'apice della storia perché ho un paio di cosette da spiegare prima di dare il via al racconto, quindi vi ringrazio in anticipo se avete la pazienza di leggere queste poche righe. Volevo scrivere qualcosa di innovativo per la serata di Halloween ma, dato che ho diversi lavori lasciati a metà e non ho il tempo necessario per continuarli e finirli in questo giorno, ho deciso di riciclare questa storia da brividi per proporla anche nella sezione delle Originali. In teoria è nata per essere a tema Pokémon, ma ho deciso di dare a più persone la possibilità di mettere gli occhi sul mio operato.
E quindi. . .Niente, volevo dirvi solo questo. Non vi impressionate se ne trovate una uguale a giro, sono sempre io che l'ho pubblicata su un fandom diverso (e con un profilo diverso) e ciò non è opera di plagio o simili.
Ho appena finito di tediarvi con le mie menate, non mi resta da fare altro se non augurarvi un buon Halloween e una buona serata!
Ciao!
- PentagramLily
 


Fa male.


 

Era una classica giornata di Autunno, le foglie degli alberi che decoravano le vie principali si tingevano di rosso, il cielo era coperto da un immenso manto grigio e la pioggia scendeva a catinelle nei momenti meno opportuni. Il clima di metà stagione non impediva alle persone di affollare le strade, le strutture pubbliche continuavano le loro attività senza mai fare una sosta e, le zone riservate alla natura o che si trovavano in prossimità della grande torre, brulicavano di ragazzini intenti a giocare con i loro amici e famiglie occupate a visitare i negozi più in voga della capitale.
Quel pomeriggio ero uscito per prendermi una pausa dal lavoro, prendere una boccata d'aria fresca era una priorità che non potevo ignorare. Ero indolenzito a causa dei continui e incessanti movimenti fatti dietro al bancone, lavorare in una caffetteria non era facile e quegli attimi di relax potevo concedermeli grazie alla mia dolcissima collega Wenona, una ragazza sulla ventina che si guadagnava soldi per pagarsi gli studi in infermieristica.
Fumavo una sigaretta vicino ai cassonetti della spazzatura quando notai un riflesso in lontananza, era vicino allo sbocco che si affacciava sulla parte più misteriosa e intricata della metropoli, quella che si collegava ai molteplici labirinti di vicoli oscuri che traboccavano di criminalità e sporcizia varia, non invidiavo per niente i turisti che si tuffavano in quel lago di degrado solo per provare l'ebrezza del pericolo, fin da bambino ero sempre stato un tipo tranquillo e con la testa sulle spalle, per me non era divertente l'idea di sfidare la sorte o di gettarmi in direzione dei guai senza pensare alle conseguenze. Ma non potevo resistere alla curiosità, perciò mi avvicinai con cautela in direzione del bizzarro luccichio e mi chinai per analizzare il misterioso oggetto. Si trattava di uno Smartphone di buona fattura e di un fucsia fluorescente immerso nell'acqua di una pozzanghera, dall'aspetto si capiva che era appena uscito dalla scatola, ma l'ampio schermo era rotto a causa di un'ipotetica caduta e ciò lo rendeva inutilizzabile. Raccattai l'aggeggio elettronico per analizzarlo mentre mi concedevo gli ultimi tiri della sigaretta, cominciai a rigirarlo tra le dita per vedere se era possibile accenderlo o risalire alla persona che l'aveva smarrito, solo allora i miei occhi entrarono in contatto con una scritta a pennarello che macchiava la parte posteriore.
“Lucy”.
Per un attimo cercai di fare mente locale e di collegare il nome a un possibile volto, questo procedimento risultò inutile sul nascere visto che la caffetteria mi metteva in contatto con un numero spropositato di gente. Ero sul punto di metterlo in tasca e di tornare alla mia postazione quando questo cominciò a tremare nella mia mano, il vetro si illuminò per una manciata di secondi.
Di sicuro era il proprietario, perciò schiacciai il pulsante centrale per rispondere alla chiamata.
«Pronto?»

Non riuscivo a sentire niente, solo una voce soffocata da un rumore distorto in lontananza. «Pronto? Sono il ragazzo che ha appena trovato questo telefono in mezzo alla strada, sei Lucy? Posso contattarti in qualche modo?».
Silenzio. Ancora. «Ehi? Mi senti?!».
«Fa...Male».
Una voce flebile uscì dall'altoparlante e la chiamata terminò così. Sentii un brivido attraversarmi la spina dorsale e alzai lo sguardo per controllare la zona che mi circondava, gettai la sigaretta sull'asfalto e mi infilai quel coso nella tasca del pantalone per tornare dentro.

 

Passai il resto della serata senza spiccicare parola e a lavorare per distogliere la mia attenzione da quello che era successo nel vicolo, appena Wenona provava a infilarsi nella discussione cercavo un motivo valido per allontanarla, il tutto senza suscitare il minimo sospetto. Non volevo coinvolgerla in una situazione che reputavo bizzarra e insensata, credevo che la mia fosse una semplice suggestione e che dovevo contattare la proprietaria per rintracciarla e renderle l'oggetto smarrito. Eppure c'era una parte di me che non voleva dare retta al mio istinto da uomo maturo, si rifiutava di entrare in comunicazione con quella voce e sentiva il bisogno di sbarazzarsi dell'apparecchio in questione.
«È tutta la sera che ti comporti in modo strano, per caso hai visto un fantasma e non me lo vuoi dire?»
Scrollai le spalle davanti all'esclamazione della mia collega, proprio allora mi affrettai per andare a chiudere la porta del locale. Finalmente era arrivato il momento di tornare a casa, non vedevo l'ora di gettarmi nella vasca e dimenticare quel bruttissimo episodio.
«Nah, sto una meraviglia».
«I bugiardi non li sopporto, ormai dovresti saperlo».
«E va bene» sbuffai e, seppur contro voglia, recuperai il cellulare dalla tasca per posarlo sul bancone di legno. «L'ho trovato vicino ai bidoni dell'immondizia, lo schermo è rotto, ma sembra funzionare ancora».
Wenona afferrò il piccolo oggetto e, proprio come avevo fatto io, si apprestò ad analizzarlo e a leggere il nome scritto sul retro. «Non sono difficili da rompere».
La guardai e alzai le spalle. «Magari è difettoso».
«Magari è arrivato lì dopo che si è rotto».
Aggrottai le sopracciglia. «Ma dai, secondo me è solo colpa di una ragazzina sbadata che non si è accorta di averlo perso».
«Può essere» sospirò lei, posandolo sul bancone. «Hai detto che funziona, quindi la proprietaria ti ha contattato. Giusto?»
«Sì, nel momento in cui l'ho ritrovato».
«E cosa ti ha detto? Di volerlo venire a prendere?».
«Non saprei, ho risposto ma dall'altra parte non si sentiva niente».
«Va bene» mormorò Wenona, molto dubbiosa riguardo alla situazione. «Io vado a casa, ti consiglio fare in fretta se vuoi evitare di passare qui la nottata».
«Come?! Cosa?!».
«Non ti ricordi? Hai promesso al proprietario di rimanere qui dopo l'orario di chiusura per occuparti dell'inventario, lo facciamo una volta al mese e ora tocca a te».
«Merda!».

 

 

 

Non era piacevole trascorrere le serate nel retrobottega della caffetteria, il quartiere circostante diventava buio e silenzioso quando l'orologio si avvicinava alle undici di sera, creando un'atmosfera sinistra e inquietante capace di piegare anche l'animo più coraggioso del creato. La luce dorata del lampadario illuminava solo una piccola parte dell'ampio locale in cui mi trovavo, decorato per lo più da mobili ingombranti e vari scaffali di legno nero. Tutto questo non era molto utile per rassicurare il mio cuore che diventava sempre più irrequieto, la penombra che riempiva i vari angoli della stanza mi impediva di controllare la porta del magazzino, tenendo fuori dalla mia portata anche l'uscita chiusa dal maniglione antipanico e che si poteva aprire solo dall'interno. Una finestra occupava il muro posto alla mia sinistra e mi teneva unito al mondo esterno, i lampi che schiarivano il cielo notturno mi facevano comprendere dell'arrivo imminente di un temporale, il clima autunnale era impossibile da prevedere e questo mi faceva pentire di essere uscito di casa senza l'ombrello. Dai vetri appannati penetrava il tenue bagliore bianco del lampione, lo stesso che da svariati anni aveva il compito di fare luce sull'incrocio che collegava il vicolo posteriore alla strada principale, le prime volte in cui lavoravo nella caffetteria mi piaceva donargli la figura di una guardia silenziosa, che portava avanti la sua unica mansione senza badare agli avvenimenti che accadevano al calare del sole. La sua presenza mi donava compagnia e mi tranquillizzava, appena i miei occhi finivano sul fascio bianco riuscivo a controllare le mie emozioni personali e mi chinavo sul pesante schedario per concludere il mio operato e tornare a casa prima della mezzanotte.
Ma non era l'unico oggetto in grado di infondermi il benessere che cercavo, per l'occasione tenevo acceso il minuscolo televisore dall'aspetto diroccato e malconcio, prima di mettermi a sedere l'avevo sintonizzato sul programma televisivo più in voga degli ultimi cinque anni, era mia abitudine quella di crearmi un sottofondo pacifico per tenermi compagnia durante le ore di solitudine.
In quel momento ero appollaiato su uno sgabello traballante per stare difronte al tavolino improvvisato, la testa iniziava a farmi male a causa delle ore passate a scrivere numeri e lettere varie, ero situato nell'angolatura che mi permetteva di individuare il salone principale della caffetteria e dietro di me c'erano gli armadietti in ferro che utilizzavo per dare un sostegno alle mie spalle stanche. Il grande manuale riempiva il tavolo da lavoro ma, nell'angolo più remoto, avevo installato il mio computer portatile munito di una connessione eccellente. Era mia abitudine quella di portarmelo a lavoro per utilizzarlo durante la pausa pranzo, in quel modo avevo la possibilità di continuare a scrivere la mia tesina di laurea senza avere pensieri o tornare a casa a tutti i costi.
Ogni tanto la mia mente veniva rapita dall'apparecchio televisivo, cercavo di rimanere dietro alle movenze del presentatore, lo stesso che intratteneva i suoi ospiti con storie o discussioni che riguardavano il mondo del paranormale, un evento abbastanza in tema visto che il calendario segnava il 31 Ottobre. La notte di Halloween non mi aveva mai appassionato, in realtà ero sorpreso davanti all'atteggiamento inorridito del pubblico in sala e non riuscivo a concepire un entusiasmo simile, la mia mente scettica mi aiutava ad allontanare gli argomenti impossibili da spiegare con una certa razionalità, ero molto più fedele al metodo scientifico e ai calcoli matematici.
Sospirai e tornai a sudare sulle pagine rimaste bianche, quella situazione non mi piaceva per niente e non vedevo l'ora di concludere per rifugiarmi nella sicurezza del mio appartamento. Ma tutto sembrava essersi messo contro di me, proprio allora il mio telefono cominciò a suonare all'impazzata.
Controllai lo schermo lampeggiante con uno sbuffo, era un mio caro amico.
«Cosa vuoi?».
«Ehi amico, sono appena passato da casa tua e di te non c'è nemmeno l'ombra. Si può sapere dove ti sei cacciato? Dovevamo uscire stasera».
«Mi dispiace, ma sono rimasto bloccato sul lavoro».
«Caspita, proprio quando volevo farti conoscere quella tipa carina di cui ti parlavo l'altra volta!».
Mostrai un sorrisetto, poi scrollai le spalle. «Quante volte ti devo dire che non sono interessato a trovarmi una ragazza? Ho troppe cose a cui pensare e, in questo momento, una relazione per me diventerebbe un obbligo in più. Non ho tutta questa fretta di mettere su famiglia».
«Va bene...come vuoi. Io comunque sono rimasto fuori casa, ti scoccia se passo a trovarti per scroccarti una birra?».
«Puoi provarci, ma non ti assicuro niente riguardo alla reazione del mio principale».
«Sei sempre il solito perfettino, ci vediamo dopo».
«D'accordo, a dopo allora!».
Chiusa la telefonata la mia attenzione tornò immediatamente sull'inventario e, dato che il programma televisivo cominciava a darmi sui nervi, agguantai il telecomando per fare un po' di sano zapping. Non c'era niente di interessante al di fuori della fascia oraria, durante la notte di Halloween solo i film più osceni della storia del cinema avevano la possibilità di andare in onda.
Sospirai e mi sintonizzai sul notiziario della mezzanotte.

Sono passate ore da quando le autorità stanno indagando sullo strano caso di Lucy Leroy”.

Drizzai le orecchie, impressionato dalla notizia.

Il corpo martoriato della giovane donna è stato ritrovato in tarda serata dai cani della polizia, il fatto è avvenuto nei vicoli collegati a Corso Alto. Il Coroner non ha rilasciato molte dichiarazioni a riguardo ma, l'assenza degli effetti personali della giovane vittima, fa passare l'accaduto come una rapina finita nel sangue. Non è la prima volta che un fatto del genere sconvolge i cittadini della metropoli, molti sono i turisti che hanno vissuto esperienze simili dopo aver messo piede nei vicoli più apparati della capitale”.

La voce della giornalista cominciava a diventare un eco lontano e sinistro per le mie orecchie, il nome di quella ragazza mi faceva ripensare al cellulare che avevo rinvenuto vicino ai bidoni dell'immondizia. Se quella storia era vera, allora ero entrato in possesso di un oggetto utile per le indagini. Eppure non riuscivo a non dimenticare la chiamata che avevo ricevuto, ricordavo perfettamente la voce femminile provenire dall'altro lato della cornetta, era impossibile dimenticare il tono acuto e sofferente che ero riuscito a intercettare nonostante il segnale disturbato. In qualche modo avevo sentito l'ultimo respiro esalato dalla povera vittima.
Un brivido cominciò a percorrere la mia schiena, era impossibile e irrazionale. Agguantai il telecomando per spegnere la televisione e mi alzai dallo sgabello per andare dietro al bancone della caffetteria, avevo bisogno di eliminare l'accaduto una volta per tutte ed ero vicino allo scaffale degli alcoolici quando un rumore assordante cominciò a provenire dal vetro della finestra sul retro. Il mio respiro diventò più affannato del normale, ma era meglio non lasciarsi travolgere dalla suggestione e affrontare la situazione come un uomo maturo e dedito alla scoperta scientifica. A quanto pare quel brutto rumore era opera del mio amico, forse era arrivato prima del previsto e cercava di provocare quel rumore per spronarmi ad aprire. Afferrai la birra che gli avevo promesso e avanzai verso il retrobottega ma, arrivato sulla soglia della porta, qualcosa mi bloccò così tanto da farmi scivolare la bottiglia dalle mani e che si frantumò a contatto con il pavimento. C'era qualcuno che mi fissava oltre al vetro della finestra.
Non riuscivo a intravedere nulla se non dei lunghi capelli scuri che occultavano il volto del bizzarro personaggio femminile, adornati da vestiti mal ridotti e ricoperti di sangue rappreso.
Io ero lì, immobile.
Ero sul punto di muovermi quando qualcosa dentro alla mia tasca cominciò a tremare, infilai la mano dentro al foro per recuperare l'oggetto che provocava così tanto disturbo. Lo guardai, era il cellulare dallo schermo danneggiato.
Senza rendermene conto avviai la telefonata e lo posai contro all'orecchio.
«Fa male...».
Sussurrò la voce femminile, era la prima volta che ero in grado di sentirla così chiaramente. Io ascoltavo quelle parole e tenevo lo sguardo incollato contro alla finestra, quella creatura era sempre lì e i capelli si discostavano dal viso per permettermi di intravedere il volto martoriato della singolare apparizione.
«Fa dannatamente male!».
La voce gutturale e soffocata prendeva il sopravvento, il mio cuore cominciò a battere all'impazzata nel petto e per me era impossibile muovermi.
Il terrore più grande mi assalì quando notai che quello era soltanto un inutile riflesso.


 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: PentagramLily