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Autore: Relie Diadamat    31/10/2017    6 recensioni
Arthur è un detective. Merlin un consulente fuori dagli schemi. Entrambi si ritrovano sulla scena dei numerosi delitti avvenuti in città: un castello in stile vittoriano isolato da tutto.
Sono in pericolo, ma ancora non lo sanno...

Quella notte avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
Ancora non lo sapeva, ma lo avvertì nell’aria gelida che gli graffiava gli zigomi sporgenti, nella nebbia fitta e cupa e nelle urla glaciali del vento. Non era stata una buona idea separarsi, non avrebbe mai dovuto lasciarlo da solo.

Vampire!AU
*
[Storia partecipante alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i fandom!) indetta dal gruppo fb "Il Giardino di Efp"]
(Vagamente - ma proprio tanto vagamente! - ispirata al romanzo "Dracula")
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Nda:  Ehmm... Salve!
Per chi mi conoscesse grazie a Pendragon's Coffee: non uccidetemi, vi prego!
Per chi non mi conoscesse affatto: è proprio bello tornare a scrivere in questo fandom!
La storia, in realtà, era una long incentrata su due ship (Merthur e Mergana), ma per questione di tempo ho tagliato tutto. Magari in seguito pubblicherò l'idea originaria. 
Come detto nell'introduzione, la storia si rifà al romanzo "Dracula" (che io non ho mai letto, lol).
Ho tentato di scrivere qualcosa vagamente simile all'horror, ma se lo avessi fatto avrei passato il resto della mia vita in un reparto psichiatrico. So Sorry.
Terminato il tempo delle scemenze... buona lettura!
 

Al Sangue
 

Quella notte avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
Ancora non lo sapeva, ma lo avvertì nell’aria gelida che gli graffiava gli zigomi sporgenti, nella nebbia fitta e cupa e nelle urla glaciali del vento. Non era stata una buona idea separarsi, non avrebbe mai dovuto lasciarlo da solo.
«Non dire idiozie», lo aveva rimproverato sonoramente, slacciandosi la cintura di sicurezza.  «Quel cellulare ci serve. Dobbiamo riprenderlo… e spegnere l’auto adesso per tornare indietro sarebbe un suicidio. Tu resta qui, io torno dentro».
 «No!», aveva tuonato lui. Il terrore impresso sul volto e nella voce.
Arthur lo aveva guardato con la sua solita faccia da schiaffi.  «Non fare la femminuccia, ci metterò cinque minuti».
 «No, intendevo…» Merlin si morse il labbro screpolato e la sua mano scattò ad aprire la portiera. Non voleva concedergli la possibilità di controbattere, di fermarlo o anticiparlo.  «Vado io. Non ti muovere di qui».
«Dove vuoi che vada senza cellulare?!»
 «Okay», aveva farfugliato senza dargli importanza, ignorando le puntuali lamentele dell’amico.
Si era incamminato verso il vecchio castello inanimato, le foglie degli alberi che danzavano nella melodia sinistra dell’ombra.  I faggi incorniciavano le mura di pietra in stile vittoriano come il sangue avrebbe potuto abbracciare la carne morta di un cadavere.
Si voltò indietro verso la macchina. Arthur era ancora lì, ancora vivo. Riusciva a vedere il riflesso arancio della luce colorargli il viso, ricadere sui suoi capelli biondi e posarsi sulle mani tremanti.  
Ringraziò Dio, o chiunque ci fosse lassù, per averlo tenuto buono nell’auto.
Sospirò e alzò gli occhi verso l’alto, incontrando la vetrata scura di una finestra.
Sei vittime. Sei fanatici del soprannaturale. Sei persone che si erano proclamate nemiche “del mostro”. Tutti morti. Tutti ritrovati in quel castello. Due fori sul collo di ogni cadavere…
Merlin tremò, sbarrando gli occhi. Le ginocchia divennero di carta pesta e lo stomaco di cemento armato.  C’era qualcuno alla finestra, qualcuno che lo stava fissando. Nel buio riconobbe un sorriso scarlatto, un viso di un pallore mortale e dei capelli neri come la pece.
Non stava sognando, non era tutto frutto della sua mente.
Lei era lì, lei era reale.
Era stato così cieco…
È finita, mormorò una vocina nella sua mente. Sto per morire.
Fu sicuro di vedere le labbra allargarsi, una ferita rossa in tutto quel bianco. Oh, non essere ridicolo, Emrys. Non ti renderei mai le cose così semplici.
Indietreggiò violentemente di qualche passo, come se fosse stato colpito da una scarica elettrica.  Dovevano andarsene di lì, il più in fretta possibile, ma invece di correre Merlin si gelò sul posto. La macchina era ancora lì, la luce era ancora accesa… ma di Arthur nessuna traccia.
   
 
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