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Autore: Zoey Charlotte Baston    31/10/2017    1 recensioni
Quando aveva avuto inizio tutta la storia delle anime gemelle? Era una delle poche cose a cui Stiles non si era mai interessato, aveva smesso di credere a quei racconti che gli narrava sempre la sua mamma quando era piccolo da molto tempo. Come avrebbe potuto esserci un'altra metà per ogni singola persona del mondo? No, secondo lui esisteva solo per chi nasceva con il nome già impresso sulla pelle, come per Scott, gli altri erano costretti a vivere con quella favola di consolazione, quel "Evidentemente non siete ancora pronti".
|Soulmates!AU| |What if?|
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Stiles Stilinski
Note: Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Will We Ever Come Back As Before?




Stiles Stilinski non sapeva com'era iniziata quella cosa, veramente, non aveva la minima idea di come finire regolarmente nudo in un letto con Jackson Whittemore fosse diventata un'abitudine.

Istintivamente aveva posizionato il punto di partenza di quell'assurda situazione nel momento in cui era crollato a terra privo di sensi, subito dopo la sconfitta del Nogitsune, ma pensandoci meglio poteva ricondurlo a quando Derek aveva dato il morso a Jackson, o quando quest'ultimo era stato ferito, o al loro primo incontro, o ancora all'anno in cui erano nati.

Quando aveva avuto inizio tutta la storia delle anime gemelle? Era una delle poche cose a cui Stiles non si era mai interessato, aveva smesso di credere a quei racconti che gli narrava sempre la sua mamma quando era piccolo da molto tempo. Come avrebbe potuto esserci un'altra metà per ogni singola persona del mondo? No, secondo lui esisteva solo per chi nasceva con il nome già impresso sulla pelle, come per Scott, gli altri erano costretti a vivere con quella favola di consolazione, quel "Evidentemente non siete ancora pronti".

Aveva capito di essersi sbagliato quando si era svegliato steso sul suo letto, confuso, e il migliore amico gli si era avvicinato preoccupato, per poi raccontargli ciò che era successo, aggiungendo con voce tremante ed incerta di aver visto chiaramente delle lettere rosse segnargli l'avambraccio. Lui lo aveva osservato, con sguardo vuoto e vacuo, ma non aveva detto nulla, cercando la parola giuste per esprimere pensieri confusi. Forse, però, avrebbe dovuto intuire che il branco non sarebbe rimasto solamente lì a vederlo crollare senza far nulla per riportarlo in piedi, perché era più semplice, affrontare l'ennesimo mostro, il lutto, proseguendo le loro vite, cercando di aiutare chi era rimasto in dietro, e quella volta era toccato a lui.

Avrebbe dovuto capirlo e nel momento in cui aveva visto Jackson, che si trovava davanti alla soglia di casa sua con aria disinteressata e un borsone ai piedi, avrebbe dovuto compredere cos'era accaduto.

Prima che decidesse finalmente di farlo entrare erano rimasti lì a fissarsi per un minuto intero, finché il licantropo non aveva alzato il sopracciglio per poi sbuffare un "Devo rimanere qui mentre vai a prendere la macchina fotografica o mi fai entrare?" e Stiles non aveva potuto fare a meno di rispondere con un secco "Dipende, gli inglesi ti trovavano troppo egocentrico? È per questo che sei dovuto tornare?", perché era così che avevano sempre fatto loro e per un attimo gli era sembrato di tornare a quando il suo problema più grande era sopravvivere alle lezioni di chimica.

Si era spostato facendogli spazio, per poi osservare i suoi movimenti mentre vagava nel piano inferiore dell'abitazione, tanto modesta rispetto a quelle a cui doveva essere abituato, ed avrebbe voluto mandarlo via, rifugiarsi nel calore del suo letto e aspettare, aspettare di non aver più paura di dormire, aspettare il momento in cui non avrebbe avuto più gli incubi, aspettare che quel continuo e fastidioso mal di testa, il senso di debolezza, lo abbandonasse, aspettare che tutto quell'inferno finisse.

Alla fine, stanco di attendere spiegazioni che tardavano ad arrivare, gli aveva domandato cosa ci facesse a Beacon Hills, ma soprattutto cosa volesse da lui, quindi l'altro alzando gli occhi al cielo gli aveva risposto che, ovviamente, era lì per aiutarlo, come se fosse la cosa più scontata del mondo attraversare l'oceano per assistere qualcuno che per anni era sempre stato solo un volto tra tanti. Subito dopo, però, aveva notato il bendaggio vecchio, forse, addirittura di un paio di settimane, portandolo a corrugare la fronte.

Si era creato l'ennesimo imbarazzante silenzio, interrotto da quella che a Stiles parve la domanda più stupida del mondo, infatti non era certamente affar di quel presuntuoso sapere da quanto tempo non controllava il suo avambraccio e non era nessuno per ordinargli di togliere immediatamente la medicazione, neanche se lo faceva con un tono quasi preoccupato. Il fatto che subito dopo quelle parole prese le forbici per strappare definitivamente la fasciatura, ormai già più lenta, non riguardava minimanete l'altro, era solo curioso di sapere il nome che avrebbe trovato, ma ad essere del tutto sincero se ne pentì non appena lesse "Jackson Whittemore" in lettere eleganti, perché no, no, no, non poteva essere lui la sua anima gemella!

Fu così che venne a sapere che il licantropo aveva già parlato con lo sceriffo e che avrebbe dormito nella camera accanto alla sua, perché probabilmente anche solo la sua vicinanza lo avrebbe aiutato, e d'allora la presenza del licantropo divenne una costante, il perché si erano riconosciuti proprio in quel momento della loro vita ormai chiaro anche all'umano.

Quando Stiles ne aveva bisogno, Jackson c'era sempre.

Il loro rapporto non era magicamente variato. Non si erano improvvisamente innamorati. Era successo tutto piano, senza che se ne accorgessero.

Perché quando si svegliava, urlando, dimenandosi, con l'aria che mancava e la testa leggere Jackson era lì, lo stringeva, contava le dita con lui e gli ricordava che era sveglio. Perché voleva aiutarlo ed era quello che faceva.

"Mi chiamo Mieczysław Stilinski, ma tutti mi chiamano Stiles, ho 17 anni, sono nato l'8 Aprile 1995, vivo con mio padre Noah Stilinski, lo sceriffo, sono umano, faccio parte del branco di Beacon Hills e sono sveglio."

Era stato lui a dirgli di fare una lista di concetti fondamentali, da ripetere nei momenti di panico. Lo tranquillizzava, gli faceva distinguere la realtà dai sogni, dagli incubi. Inizialmente non riusciva a concentrarsi sulle parole, era difficile, dannatamente difficile, dir tutto tra un singhiozzo e l'altro, non andare in iperventilazione più di quanto già non fosse. Troppe cose, troppe cose importanti, troppe cose che non poteva dimenticare.

La prima volta dovette recitare quel mantra per più di mezz'ora prima di sentirsi del tutto al sicuro. I suoi soliti metodi erano stati inuntili e l'altro aveva dovuto ricorrere al piano di emergenza, porgendogli semplici domande e carezzandogli i capelli. Dopo alcuni, lunghi, minuti di silenzio gli aveva rivelato che era così che faceva durante le sue crisi.

E a volte Stiles piangeva. Ed altre volte Jackson piangeva con lui.

Perché come Stiles era stato il Nogitsune, Jackson era stato il Kanima.

Perché Jackson, come Stiles, sapeva com'era guardarsi le mani e vederle macchiate dal sangue di innocenti.

La tensione che persisteva da anni tra loro due si sciolse, mentre ormai erano passati mesi e il licantropo non era più costretto a dormire in casa Stilinski per permettere a padre e figlio di dormire per più di un paio d'ore. La sua presenza non si limitava più alla riunioni con il branco e ai momenti di bisogno, avevano iniziato a sorreggersi a vicenda in quel percorso accidentato. Non si ignoravano ad ogni loro incontro e, anzi, si salutavano, parlavano, non ci volle molto prima che decidesse di coinvolgerlo alle serate di gioco che prima teneva solamente con Scott.

Ed a volte i due ragazzi rimanevano seduti insieme, in silenzio, perché il tempo passava ma gli incubi tornavano e bastava un messaggio per essere raggiunti dall'altro. "Torneremo mai come prima?" aveva chiesto una volta Stiles, ma Jackson aveva scosso la testa, "Niente sarà mai come prima, impareremo a convivere con tutto questo".

O ancora camminavano per le strade, senza una meta precisa, si schiarivano la mente, si comportavano come avrebbe potuto fare qualsiasi coppia amici a spasso per la città, osservavano le vetrine dei negozi e criticavano i gusti l'uno dell'altro, perché "Quella camicia è proprio orrenda" e "Parla quello con la maglietta di Batman".

Prendevano un caffè nero senza zucchero e una cioccolata calda con doppia panna e polvere di cacao al bar all'angolo, discutendo delle canzoni che passavano in quel momento per radio. Ad alternanza esploravano la fumetteria e il negozio di articoli sportivi, quelli aperti tutta la notte, ridevano mentre maneggiavano oggetti ormai troppo familiari e quando tornavano a casa di uno dei due erano troppo stanchi per avere alcun incubo e non importava se nel frattempo si era fatta l'alba. 

Stiles non sapeva quando le loro mani avevano iniziato a cercarsi ogni qual volta che si trovavano vicini. Un giorno erano seduti sul divano, Scott aveva pensato che al branco potesse far bene spendere del tempo insieme a rilassarsi, le sue gambe erano posate con poca grazia su quelle dell'altro e mentre guardava annoiato lo schermo del televisore aveva semplicemente abbassato lo sguardo, notando la loro dita intrecciate. Non aveva fatto nulla per interrempore quel contatto. Non sembrava tanto strano.

Stiles non sapeva quando i baci rubati erano diventati una cosa loro. Un giorno il loro Alfa aveva baciato Kira nel bel mezzo di un discorso, nel momento in cui meno se lo aspettava, e non aveva potuto fare a meno di lanciargli un occhiataccia, cercando poi di portare l'attenzione di tutti su qualcos'altro, perché solo loro potevano farlo, quando lontano dagli sguardi Jackson riteneva che stesse divagando un po' troppo o quando lui pensava che forse l'altro avrebbe dovuto proprio smetterla di sistemarsi i capelli.

E quel contatto, di mani, di labbra, ormai era di corpi, corpi nudi che si cercavano e anime che si completavano, senza neanche guardare i loro nomi indelebili sulla pelle.

E a volte si svegliava ancora senza fiato, sopraffatto dal panico.

"Mi chiamo Mieczysław Stilinski, ma tutti mi chiamano Stiles, ho 18 anni, sono nato l'8 Aprile 1995, vivo con mio padre Noah Stilinski, lo sceriffo, sono umano, faccio parte del branco di Beacon Hills, amo Jackson Whittemore, la mia anima gemella, e sono sveglio."



MY SPACE!

Hey! ^-^
Si gente, sono tornata, e soprattutto con una storia contenente una coppia assurda :D
L'ho scritta a Luglio ma ho avuto solo oggi il coraggio di rimetterci mano, anche perché non sono riuscita a scrivere la storia che avevo pensato per "festeggiare" Halloween e mi dispiaceva non pubblicare qualcosa, visto che lo faccio ogni anno.
Spero che qualcuno apprezzi questo particolare AU e che magari commenti, alla prossima!
Baci
;*
Zoey
   
 
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