Anime & Manga > Tsukiuta
Segui la storia  |       
Autore: Vaan_King    01/11/2017    0 recensioni
[Tsukiuta]
[ 11.1, What if? ambientata nel Black Rabbit Kingdom dove Shun si ritrova a dover sfidare la sorte del Paradiso di quel regno. ]
[ "Un regno, la parte nera.
Un potere, la parte bianca.
Insieme, il mondo.
Insieme, la caduta di una per mano dell'altra.", queste sono state le prime parole che si sono detti.
Shun aveva trovato la sua altra parte, e la sua altra parte aveva trovato Shun. ]
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Even if this soul shall disappear, I will protect you

~Un regno, la parte nera.~

 
La primavera era giunta ed i fiori erano nel pieno della fioritura.
Anche allora, quando dal Paradiso lo avevano decretato re del Black Rabbit Kingdom, ogni singolo bocciolo del regno era sbocciato.
I giardini reali, come anche quei piccoli pezzi di terra che venivano calpestati da bambini qualunque per le strade, nei comuni o nei borghi, brillavano di vari colori.
Oro, rosa, arancione, azzurro e verde era ciò che si poteva vedere dalle finestre del palazzo; il re di tutto quello, colui che aveva dato inizio a tutto ciò, continuava a fissare imperterrito quella vasta distesa di varie tinte mentre le sue solite paranoie gli vagavano per la testa.
 
"Un dono. E' come un grande dono... Ed io l'ho sfruttato. Perché darmi un trono, una spada ed un potere? Perché a me? Sono sempre stato umile, da quando sono nato non ho fatto altro che esserlo. A soli sei anni mi hanno incoronato re di un vasto impero, mi hanno cinto capo e vita di abiti lussuosi ed infine si sono inchinati a me. Sono re solo di nome, non di fatto: nelle mie vene non scorre il sangue di una famiglia reale. In più, da quando è morto, credo di non riuscire ad adempiere al mio incarico come si deve...".
Scritte su di un pezzo di carta comunemente chiamato lettera, le parole del sovrano riuscivano in qualche modo a riecheggiare nel silenzio della stanza in cui si trovava.
La sua camera da letto non era poi così grande, era semplicemente formata da un letto a baldacchino, vari armadi grandi quasi quanto il soffitto, una scrivania in legno di ciliegio, qualche sedia sempre dello stesso materiale su cui veniva posata la lettera -insieme alla piuma e la boccetta di inchiostro- che stava scrivendo, uno specchio e varie altre cose; era dunque impossibile che le sue frasi riuscissero a farsi sentire in un luogo così chiuso e silente.
E, sempre in quel silenzioso mortorio di consonanti e vocali, l'amato e benevolo regnante si alzò.
Gli bastarono due o tre passi per arrivare alla finestra, per guardare fuori dal suo solito circolo vizioso.
Insieme alla sua testa, ancora ben salda al corpo, si era portato dietro il pezzo di carta che fino a qualche secondo fa stava imbrattando.
Gli bastarono due o tre sospiri per stracciare in pochi istanti tutti i suoi pensieri.
Tra quelli -appena soffocati brutalmente- riecheggiò davvero qualcosa: "A cosa stai pensando?"
Non furono parole regali, questo perché non fu lui a pronunciarle, ma semplicemente una voce familiare.
"Tu...?", e si girò; le sue labbra si schiusero.
Nessuno.
Non c'era nessuno oltre a lui, lì.
 
Toc toc.
 
Non c'era nessuno, fino a quel momento: "Hajime-San! Hajime-San!"
Entrarono correndo sia il primo che il suo secondo assistente, Kakeru e Koi.
"Sua Maestà! V-Volevo dire... Hajime-San! Venga con noi, presto! Dobbiamo farle vedere una cosa!", il più piccolo parlò.
La sua voce, insieme al rumore di stoffa che veniva stretta, era molto chiara e limpida.
Oltre alla sua si sentì bene anche quella dell'altro: "Dai Hajime-San! Forza! Si sbrighiiii!", seguita poi dagli sbuffi e sospiri del più grande, del re stesso.
Hajime, il sovrano di quel regno, venne trascinato -o quasi- con forza fuori dalla sua camera.
"Voi due... Cosa succed-"
"Ci dispiace, Hajime-San, ma ci hanno detto di portarla altrove!", continuò Kakeru strattonando il viola.
Il re guardò prima uno e poi l'altro: "... E' stato Haru, vero?"
"Il Primo Ministr- Ehm, Haru-San ha detto di portarla da lu- A-AHI!" e come sempre, il ragazzo dalle mille forcine si ritrovò il piede del biondino sul suo.
"Ko~i! Questa era un'informazione riservata!"
"E quello era il mio piede!"
"Uff, Koi, non ti lamentare- Te lo sei meritato!"
"Eh?! Non è assolutamente ver- Momento, dov'è finito Hajime-San?"
L'avevano perso... O meglio, lui se n'era andato.
Kakeru era abituato -più o meno- al comportamento bambinesco del proprio sovrano, ma in quel caso il ragazzo dagli occhi viola non si stava rimettendo sotto le coperte: "Hajime-San! Hajime-Sa~n! Uwaaaa- Ed ora? Haru-San si arrabbierà con noi!"
Il re di quel regno non amava moltissimo i bisticci, soprattutto poi se erano quelli dei suoi subordinati.
Filarsela quindi era stata una buonissima scelta.
Già, lo era stata fin troppo.
 
Il benevole re si era nascosto nella sala del trono, in quello che era il suo posto abituale rimuginava sulle parole che fino a poco tempo prima stava scrivendo.
Si sentiva tutto fuorché il sovrano di prima.
Riuscire a proteggere i propri sudditi, la popolazione del proprio regno, era tutto ciò che doveva fare.
Non che lui fosse un suo suddito, anzi, non proveniva nemmeno dal Black Rabbit Kingdom, però...
Vedere la propria parte bianca venire meno davanti alla sua presenza gli aveva fatto capire quanto fosse importante salvare anche solo una singola persona, non importava da quale luogo questa provenisse.
Sarebbe stato meglio se a morire fosse stato lui.
Si sarebbe sacrificato per lui, per il suo popolo, da buon regnante che era.
L'avrebbe fatto se soltanto non fossero andati in quella stessa sala dove ora si trovava.
E proprio lì in mezzo, il corpo dell'albino scomparve lasciando a terra solo i suoi vestiti insanguinati.
Quel giorno Hajime urlò in preda alle lacrime, la voce tremolante e completamente scossa.
Non doveva andare così, non doveva succedere.
Una stupida profezia non li avrebbe separati, no?
E allora perché il Demon Lord si era auto inflitto quella pena?
Perché si era ucciso davanti alla persona che più amava facendola così stare male?
Nella stanza continuava a riecheggiare il suo nome tra singhiozzi e flebili "no".
Le lacrime rigavano il viso del viola; ricordare faceva male.
"Sua Maestà?".
Dalle porte principali della sala entrò un giovane coniglio con i capelli scuri.
Sull'occhio sinistro portava una benda, segno di ferite di vecchia data.
Il ragazzo si avvicinò lentamente, curioso del perché il suo sovrano stesse piangendo: "E' successo qualcosa? E' colpa di Haru-san, vero...?"
Hajime era assorto nei suoi pensieri -o meglio, ricordi-, impossibile dunque da approciare.
L'altro si fermò per qualche secondo, rivolse lo sguardo verso l'entrata e fece segno a qualcuno di seguirlo.
Sempre dalle stesse grandi porte scure, entrò questa volta un coniglio biondo sicuramente della stessa età di quello che lo precedeva.
Questo corse verso l'uomo bendato e, affannato, raggiunse il re: "Arata, chiama il Primo Minist-", ma non fece in tempo a finire la frase.
Appena il suo sguardo incontrò quello del re, al biondino si gelò il sangue.
Arata, era questo il suo nome, aggrottò la fronte, pronto a capire il perché l'altro coniglio si fosse bloccato.
"Aoi?"
Silenzio.
Nessuna risposta.
"Oi. Aoi, che ti succede...?"
Non si sentiva volare nemmeno una mosca.
"..." e il bruno si fiondò dall'amico che, dopo poco, finalmente rispose: "Ha-Hajime-san... Di nuovo, è successo ancora!"
"Tsk-", uno schiocco di lingua e Arata corse nel senso opposto.
Doveva muoversi, trovare il Primo Ministro era fondamentale.
Hajime era caduto per l'ennesima volta preda dei sensi di colpa.
I rimorsi corrodevano la sua mente sempre più.
Lo sguardo perso nel vuoto, le mani strette in due pugni, il viso basso.
Ogni memoria, ogni ricordo lo distruggeva.
Per colpa sua quella persona era morta.
 
Era tutta colpa sua.
Solo sua.
 
"Hajime, non dovresti farti vedere in questo stato. Soprattutto poi se hai un'incontro."
Il coniglio con la benda si fermò di scatto poco prima di varcare la soglia della sala.
Davanti a lui era apparso un giovane uomo.
Questo portava un paio di occhiali neri che si sposavano benissimo con il colore del suo abito.
Il viso era serio ma dispiaciuto, come poteva non esserlo in una situazione simile?
Posò una mano su di una spalla del coniglio che gli era difronte mentre, con un passo, avanzò di poco; si fermò anch'egli davanti all'entrata di quella stanza.
Sapeva come far tornare il proprio re in sè, bisognava semplicemente aspettare.
Cosa?
Hajime doveva autoconvincersi.
Quella persona non c'era più e lui doveva tornare semplicemente a fare il suo lavoro.
Un buon sovrano ha il dovere di aiutare il suo popolo; una sola perdita non gli avrebbe cambiato la vita.
Tuttavia, aveva perso una delle persone più importanti della sua vita.
Fin da quando era stato proclamato re dal Paradiso, nessuna persona gli era mai stata a cuore quanto lui.
Quel coniglio bianco era tutto: un buon ascoltatore, un buon amico, un buon amante.
Da quando lo aveva conosciuto, il viola non gli aveva quasi mai dato ascolto.
Credeva fosse solo un grandissimo scherzo mandatogli dall'alto.
Insomma, un modo per metterlo alla prova.
Ma poi, in qualche modo, i sentimenti che provavano l'uno per l'altro stavano finalmente per essere ricambiati.
Lo avessero fatto prima...
 
Un regno, la parte nera.
Un potere, la parte bianca.
Insieme, il mondo.
Insieme, la caduta di una per mano dell'altra.
 
Quella profezia era riuscita a dividerli.
Dividere due persone che, dopo tanto, erano riuscite a capire cosa provavano.
La parte nera del Black Rabbit Kingdom aveva perso la sua parte bianca, la stessa con la quale avrebbe costituito il mondo.
Il Paradiso li odiava, probabilmente.
Non solo da soli, ma nemmeno uniti potevano vivere.
Le divinità amavano davvero prendere in giro il popolo da loro stesse creato?
Dovevano per forza metterlo a capo di un regno per poi togliergli perfino quell'ultimo appiglio che poteva farlo regnare così bene?
Hajime era spaventato, impaurito da quello che era successo e quello che poteva succedere.
La sua mente era ormai ricolma, per la seconda volta dopo la morte di Shun, solo dal buio e della sofferenza.
Già, gli era già successo, mesi e mesi prima quando aveva visto il corpo dell'amico a terra pugnalato.
Oh, se l'avesse fermato...
Non sarebbe successo tutto ciò.
Il viola stesso non sarebbe caduto preda di quella sofferenza, la stessa che nemmeno i suoi più fidati compagni potevano far sparire.
Tra loro era compreso perfino il Primo Ministro, colui che ancora stava fermo a fissare il proprio re farsi del male: "Riprenditi. Non ti avrebbe voluto vedere in questo stato."
Vero, non sarebbe stato uno spettacolo bello.
Infatti, a quelle parole, Hajime girò lentamente il capo verso il suo subordinato.
"Haru...", e con un piccolo sorriso sulle labbra si alzò.
Non gli era passato per niente, continuava ad avere un magone sullo stomaco.
Ma poco gli serviva piangere, visto e considerato che da lì a poco avrebbe dovuto ricevere uno dei suoi sudditi.
 
Asciugate le lacrime, Hajime aveva accarezzato la testa del coniglio che gli stava vicino.
Aoi, il Principe, per ricambiare quel gesto era riuscito a tirare un sospiro di sollievo.
Ovviamente il suo sovrano non si era ancora ripreso, anzi, si notava benissimo che sul volto gli era rimasto quello sguardo assente di prima.
Comunque, il viola, continuando a guardare il pavimento, aveva già capito cosa fare: sedersi sul suo trono.
Quella era la sala adatta per ricevere quell'uomo, o quella donna, ecco perché ci si stava avvicinando.
Finalmente sul suo trono, pensò bene di accavallare le gambe e poggiare la testa su di una mano; non che si addicesse ad un re quel comportamento, ma a lui -solo per quell'attimo- era concesso.
Ci vollero un paio di minuti prima che Haru stesso, seguito dai due assistenti Koi e Kakeru, si portò dietro quella persona.
Veniva varcata per l'ennesima volta la soglia della sala del trono in meno di una ventina di minuti.
Dietro alla figura del ragazzo occhialuto, spiccava quella di un uomo vestito con solo una tunica marroncina.
Questo non parlava, anzi, rimase in silenzio finché non si fermò quasi vicino al trono.
"Allora?", Hajime parlò.
L'uomo rimase fermo.
Per qualche minuto il sovrano del Black Rabbit Kingdom cercò di scrutare chi vi fosse sotto quel cappuccio... ma niente.
Vide, poco dopo però, lo stesso alzarsi e con un'incredibile velocità sparire.
La magia era una delle caratteristiche di quel regno, certamente, soltanto che una cosa simile non si era mai vista.
Persino Arata ed Aoi, che erano rimasti lì, non capivano cos'era appena accaduto.
Per quale motivo fare uno scherzo simile al re, per giunta davanti la sua corte?
I presenti si guardarono attorno, ancora sorpresi dall'accaduto.
Tuttavia, nessuno si era accorto di uno strano scintillio davanti a dov'era seduto il coniglio dagli occhi viola.
Forse perché troppo lontani o perché troppo presi, né Haru, né Aoi, Arata o i due più piccoli, si erano prodigati a vedere cosa stava accadendo lì.
Quelle piccole lucine in realtà non erano altro che piccoli fiocchi di neve, talmente tanto piccini da essere impercettibili.
Hajime stesso non riusciva a capire come fosse successo e cosa fossero; nel Kurousagi Oukoku c'era qualcosa di magico, ma questo era strano.
Talmente tanto inusuale che il re aveva tirato su la testa dalla mano ed il braccio dal poggia gomito del trono.
Era sbalordito, fin troppo, a causa dello sbrilluccichio che gli era apparso davanti.
Luccicavano così brillantemente da farlo perdere, o prenderlo come non mai.
Uno spettacolo magnifico simile a quello che si ha d'inverno con la neve vera.
 
"A cosa stai pensando?"
 
Gli occhi del viola volarono da una all'altra parte della sala.
Quella voce.
Non solo l'aveva sentita prima, nella sua camera, ma ora...
Ne era certo, era la sua.
"Sei sbiancato, mio re~ Come mai?"
Uno scatto, il coniglio dagli occhi purpurei si alzò.
Un brivido gli aveva percorso la schiena; la mano, portata avanti a sé, veniva stretta da qualcosa di impercettibile.
Il guanto nero che la fasciava si era tolto magicamente.
Calore.
Percepiva un po' di calore, dal quale poi era partita una grigiastra fonte di luce.
La neve che gli stava cadendo difronte si era raggruppata tutta attorno alla sua mano formando una sagoma.
Un inchino, e le dita, insieme alle labbra di Hajime, potevano assaporare quelle di un'altra persona.
"Shun."
I suoi occhi si assottigliarono, un sorriso immutabile sul volto, le lacrime che scorrevano libere sulle guance.
Conosceva bene il colore di quegli abiti.
Erano gli stessi che, molto tempo prima, aveva visto cadere insanguinati a terra proprio lì, in quella sala.
Gli occhi, quelli che lo guardavano ogni giorno, erano di un bel verde.
I capelli, quelli che accarezzava sempre quando nessuno li vedeva, sembravano filati di pura seta.
Il bianco primeggiava su tutto, persino sui suoi pensieri.
La profezia aveva portato via una delle due parti che formavano il mondo.
Tuttavia, burlandosi delle parole mandate dal Paradiso, quella bianca era tornata.
La forza del Signore dei Demoni era infinita tanto da infrangere il dolore e la sofferenza che solo la morte poteva lasciarsi alle spalle.

 
- - -
[ Welcome to Vaan's Kingdom ]
Dopo sei mesi sono tornata!
 
What if? basato sulle novel e drama CD di Tsukiuta "Black Rabbit Kingdom" e "White rabbit Kingdom".
Ho trovato un po' di ispirazione e... BOOM.
HAPPY ALBION~
E' il primo giorno di novembre, dunque beccatevi questa 11.1!
Non è uno dei miei pornazzi psicologici soliti modi di scrivere, ma okay... Spero vi piaccia ;;;
Anche qui ci sono alcuni riferitmenti alle novel dell'AU, spero li capiate u.u
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tsukiuta / Vai alla pagina dell'autore: Vaan_King