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Autore: mariaclaudiacalevro    01/11/2017    0 recensioni
"Le ossa fragili strepitarono assieme al focolare che le accarezzava violentemente la pelle, mentre era intenta a segnare la fine di quel fatidico capitolo."
Rose non ha mai conosciuto la sua vera famiglia.Non sa da dove venga, il suo vero nome ed il giorno preciso in cui è davvero venuta al mondo.
Sa solo di essere cresciuta al fianco della regina delle Terre Oscure e di aver imparato, con il tempo, a vivere in esse.
Schiava di quella macabra società senza regole, è ceduta alle pesanti tentazioni della droga e della prostituzione, ma Rose è diversa.Non è come tutti i vampiri: lei non è agile, non è svelta, lei non si può trasformare.
Ciò la spingerà a rifugiarsi sulla Terra scoprendo le sue vere origini e stravolgendo in modo permanente la propria vita.
•La storia è anche su wattpad-> @httpmmary
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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{Correva il più velocemente possibile, ma il tacco legnoso degli stivali in cuoio scuro le rendeva complicata la fuga, infossandosi nel tappeto bianco impuro dalla sostanza plasmatica.La figura slanciata si muoveva lesta tra i rami secchi, mentre fiotti di sangue cremisi sgorgavano da enormi squarci che trinciavano la morbida pelle della schiena da sedicenne.}

 

Le piccole manine stringevano la coperta in lana colorata di media fattura, i suoi urli sordi le sembravano contrastare il forte rombo delle luci luminose che comandavano il cielo in quella notte.Le due ametiste incastonate nel viso paffutello piangevano microcristalli brillanti, irritandole la pelle da infante.

Un rumore improvviso placò gli striduli acidognoli della bambina: la donna sulla quarantina aprì la porta, restando poi sconvolta dalla scena che le si presentò davanti.Quasi le cadde il cencio che aveva portato davanti alle labbra biancastre nel procinto di scoppiare nella disperazione più assoluta.Indossava una camicia di lino inserita all'interno di una lunga gonna nera che copriva le ballerine del medesimo colore, il tutto semicoperto da un grembiule latteo ornato di merletti. Due boccoli castani le circondavano il viso pallido segnato da rughe premature, gli altri raccolti in una cuffia dello stesso stile del grembiulino.

La piccola si ritrovò a pensare che fosse bellissima, nonostante le iridi giallastre le mettessero non poca inquietudine.

<< James?James!Potrebbe cortesemente invitare vostra eccellenza a raggiungermi nelle cucine?È un'urgenza! >> sbraitò ella, la sua voce melodiosa rimbombò in ogni angolo del maniero.Non ricevette una risposta immediata, ma considerò il rumore dei passi una conferma da parte del maggiordomo.

Cercò di calmarsi, riponendo il pezzo di stoffa logorato nella tasca di cui disponeva il grembiule legato dietro al collo ed afferrò la cesta ruvida al tatto.Le si strinse il cuore nel guardarla.<< Tranquilla stellina, ci sono io ad-adesso. >> le si smorzò il fiato, chiudendo il portone alle sue spalle.

Camminava svelta, senza spostare lo sguardo dalla creatura e dirigendosi nel piccolo angolo di paradiso della cuoca , che la guardò sconcertata quando entrò con la culla improvvisata.

<< James, la prego! >> urlò una seconda volta, mentre la donna molto più anziana di lei la invitò a sedersi e a calmarsi, la ringraziò ignorando il pessimo odore che ella emanava.

Il tempo parve fermarsi quando udirono il ritmo incalzante del tacco a spillo nero che incontrò numerose volte il pavimento in marmo tinto di nero, non troppo tempo dopo fece ella il suo ingresso.I presenti, incluso il maggiordomo che scortava la donna, si inchinarono al suo cospetto.La regina tese la mano con  l'anello riportante lo stemma della famiglia alle due, che non osarono fiatare baciando il gioiello secolare.Alzarono il capo solo quando venne concesso.<< Ebbene, Marie, per quale motivo mi avete interrotta durante le udienze reali? >> la cameriera assunse un'espressione colpevole, sapendo esattamente degli impegni di sua signoria.

Non osò guardarla in volto, mantenendo lo sguardo fisso sul proprio riflesso sulle piastrelle.

Si detestava così tanto, odiava il suo posto nella società ed il tipo di donna che era diventata: invidiava così tanto le belle ragazze che popolavano la capitale, tanto che più volte aveva pensato di abbandonare il lavoro, ma non sarebbe andata lontano.L'avrebbero cercata ed uccisa.

<< Mi assumo ogni colpa e accetterò ogni conseguenza derivata dalle mie azioni. >>Il tono fermo, ma traspirante insicurezza dal basso volume della voce emessa dalle corde vocali<< Ma la prego di ascoltarmi.Una coppia di screanzati ha abbandonato una neonata davanti al portone del vostro palaz- >> venne interrotta. << E a me dovrebbe importare, Marie?La porti in campagna e la affidi ad una famiglia qualsiasi, come tutti gli altri sbagli. >> il cuore della donna venne trafitto una seconda volta, si morse il labbro cercando parole convincenti.

<< Maestà, la invito ad osservare i dettagli della coltre in cui è avvolta. >>

La donna, stranamente e sorprendendo i tre servi, fece come richiesto.Ignorò lo sguardo della bambina, incuriosita, mentre passava il tessuto tra i guanti sudaticci.Guardò una mano ricoperta dalla stoffa nera: era ricoperta di polvere argentea.

Eloise.

Sgranò le orbite dalle iridi verdastre, occultate costantemente agli altri per via del velo nero che ostinava ad indossare davanti al volto,  tipico dell'abbigliamento assieme ai lunghi abiti scuri impreziositi da decorazioni in fili rossi ed argentei.Scostò bruscamente la lana blu, in cerca di una lettera o un bigliettino informativo, ovviamente assenti.

Trovò unicamente un bocciolo di rosa appartenente al suo giardino che strinse tra le mani coperte dai guanti a mezza manica.

Con la solita compostezza, si girò verso gli schiavi.

<< Rose sarà sotto la vostra responsabilità, Marie.Non ne voglio sapere niente, se non i particolari sulla sua istruzione e salute di cui non mi occuperò personalmente.Sarà compito vostro educarla e renderla adatta alla nostra società, io mi prenderò solo la briga di accrescere la sua fama.Due cose: non la vizi e non gliele dia tutte vinte, è pur sempre mia figlia. >> se ne andò concludendo il discorso, rifiutando la compagnia del maggiordomo e ritirandosi nuovamente nelle sue stanze a svolgere i suoi compiti.Marie rimase interdetta: per la prima volta non avrebbe ubbidito alla padrona.

Rose, così venne chiamata da quel momento, trovò la sua nuova mamma intrigante.Le piaceva quel velo che le copriva il volto sicuramente bellissimo, l'attraeva l'atteggiamento distaccato nei suoi confronti.Era diversa da tutti quelli incontrati finora, era così buffa.

Misteriosa, non sembrava sconvolta o premurosa come tutti gli altri.Le scappò la prima risatina della sua vita, mentre allungava le manine verso la domestica che le tese il dito indice.Lo afferrò mentre ella le sorrise, appoggiando successivamente le labbra pallide sulla fronte della nuova principessa, ritenendola malata. 

<< Sei contenta piccolina? Adesso fai parte della nostra famiglia. >>

La nuova signorina rise ancora, nonostante l'influenza la rendesse debole.Non vedeva l'ora di crescere e di conoscere meglio quella donna che per ora era l'unica ad essere stata indifferente davanti a lei.Essere al centro dell'attenzione la metteva in soggezione, la faceva stare male più di quanto non lo stesse fisicamente e psicologicamente.

La cuoca e Marie la nutrirono immediatamente, le cambiarono la pezza che usufruiva da pannolino e la rivestirono con la tutina che indossava precedentemente.Per quella notte, andava bene così, domani la quarantenne sarebbe scesa in città ad acquistare il necessario.

Venne portata in una strana stanza, ovvero la camera da letto della sua nuova tutrice, mentre le palpebre iniziavano a farsi particolarmente pesanti, ma non voleva dormire.Voleva conoscere la sua nuova casa.

Le sembrava tutta schifosamente uguale e scura, non le piaceva.La voleva più luminosa,  forse con il tempo avrebbe imparato ad amarla.Chissà se effettivamente sarebbe cresciuta e  diventata come quella donna che aveva catturato la sua attenzione, oppure se fosse rimasta sempre così.

Chi poteva saperlo?

Marie, così si chiamava la serva per eccellenza della Lady Darksbane, la prese tra le braccia.Rose si sentì strana, ma le piaceva essere cullata.La serva aveva persino iniziato ad intonare una meravigliosa ninna nanna che la fece crollare nei dolci sogni quasi immediatamente.

Successivamente la ripose nel suo lettino provvisorio, bagnandole poi la fronte con un frammento di tessuto imbevuto d'acqua fresca e spense la luce della camera, tornando alle sue faccende domestiche che riempivano le sue non più vuote giornate.

Finalmente aveva una tanto amata e desiderata figlia e l'avrebbe curata in ogni minimo dettaglio.

 

                             **********        

                    

I tiepidi raggi di sole filtravano tra le tende chiare, mentre la piccola fanciulla schiacciò il visino contro il cuscino dalla federa rossastra.

Chiuse gli occhi, nel tentativo di prendere sonno.I suoi lunghi capelli corvini mai tagliati erano sparsi sul materasso ed annodati, mentre si copriva maggiormente per evitare il diretto contatto con il sole.

Non le era permesso uscire o fare chiasso di giorno, tutti dormivano ancora e lei non si era abituata a quello strano fuso orario.

Non era naturale, per lei.

Sbuffò, mugugnando, e si girò in quel letto troppo grande per la sua stazza.Si ritrovò così a fissare il soffitto nero con le iridi violacee, lamentandosi con le labbra serrate e cercando uno stimolo che l'avrebbe portata ad alzarsi dal letto a baldacchino.

Che giorno era?Non lo ricordava e sapeva i numeri solo fino a dieci.Quanto mancava ancora al suo compleanno?Ecco cosa avrebbe potuto scoprire!

Si alzò con cautela, cercando di non fare chiasso per non svegliare chiunque alloggiasse nelle camere vicino alla propria.Avrebbe passato tantissimi guai, come era già successo tempo prima.

A quanto pare sua madre non era una tipa facile, tutt'altro.Non la considerava affatto, tranne durante le passeggiate in città in cui Marie la costringeva ad indossare quegli abiti vaporosi dai corpetti strettissimi e scomodi.Perché lei doveva avere quell'abbigliamento strano ed appariscente quando tutte le altre bambine indossavano tenute in pelle striminzita? Sicuramente era più comodo, forse tranne durante l'inverno.In quel caso, avrebbe dovuto coprirsi con i suoi amati mantelli di pelliccia vera.

La madre, che si faceva chiamare con nomi esilaranti come "vostra eccellenza" invece che con il suo nome vero, le aveva donato anche un diadema in oro bianco, con al centro un diamante nero lavorato a mano a forma di rosa.Era bellissima, amava la sua corona.

Quello era stato il primo, unico e probabilmente ultimo regalo dalla grande e temibile Lady oscura.

L'unica donna che si prendeva cura di lei, era la cameriera.Ella desiderava tanto essere considerata una madre, soprattutto dopo i tanti sacrifici, ma la piccola era stata sin da subito rapita dalla regina dei vampiri e non si curava minimamente della domestica.Quasi la trattava male, imitava LadyD e la sottometteva alla sua figura.

In fin dei conti, era o non era la principessa delle Terre Oscure?La madre l'aveva presentata così, dal suo primo cammeo in società era stata chiamata "Piccola Lady" invece che "Rose Van Haussen".Suonava bene ed un nome del genere sembrava donarle un che di importante, le piaceva nonostante non gradisse apparire troppo in pubblico.Quando lo faceva, però, tutti rimanevano incantati dalla sua bellezza giovanile.

Voci fondate dicevano che aveva un viso spaventosamente bello, fresco di giovinezza e perfettamente curato.Chiacchierate erano le guance rosse, le labbra carnose ed argomento di discussione erano i lunghi capelli color ebano che erano sempre intrecciati dietro alla schiena da ornamenti argentati.Ma niente di tutto ciò era ammirato come lo erano le pozze viola.

Non si erano mai viste tra i vampiri, nemmeno tra i più nobili.Erano particolari, seducenti nonostante la tenera età della principessina ed intimidatorie.

Rose aveva imparato a riconoscere la sua bellezza, sapeva di essere bella e lo faceva vedere per non sprofondare nella vergogna più assoluta.La testa alta e lo sguardo fiero le impedivano di pensare alle numerose paia di occhi che la fissavano e ogni suo sforzo era ripagato con sorrisi apparentemente veri della madre, a conoscenza del suo problema.

Si era promessa una cosa, la donna: se non era nata egocentrica, l'avrebbe resa tale.Non le importava se non conosceva la lettura, la scrittura e la matematica, lei si curava unicamente della sua immagine.Doveva essere degna figlia della regina, il suo riflesso nello specchio.E l'avrebbe trasformata, nonostante la propria serva si stava chiaramente rivelando un ostacolo per lei.

La cucciola di quattro anni, camminò in punta di piedi fino al calendario, controllando quanti fossero i quadratini bianchi prima del cerchio rosso.Rimase ripresa quando ne vide solo uno: il suo quinto compleanno sarebbe stato domani!

Segnò il giorno bianco con un cuoricino nero, invece che la solita X ed iniziò a saltellare per la stanza, montando sul letto e tendendo le braccia verso il soffitto pensando di arrivare a toccarlo.Quel giorno, il 16 Ottobre, era tanto desiderato dalla piccola.

Belle, la cuoca, le preparava sempre una bellissima torta.James, il maggiordomo, la scortava senza la madre in paese per scegliere il suo regalo e Marie organizzava sempre tutto per la sua festa.Non c'erano mai bambini, solo loro quattro, la madre non si faceva mai vedere.Ma continuava a sperare, la cameriera le diceva in continuazione che sarebbe scesa e lei non ne vedeva l'ora.Come regalo da parte della donna desiderava vederle il volto, da sola.Doveva condividerlo solo con lei.

Sentì dei passi pesanti, così tornò preoccupata sotto alle coltri e fingendosi addormentata quando James aprì la porta per controllare costa stesse accadendo.Egli fece finta di credere alla bimba addormentata, ignorando le risate che fuoriuscivano dalle belle labbra e richiudendo la porta con un piccolo sorriso che impegnava le proprie.

Non c'era persona che non volesse bene a Rose, tranne la madre adottiva.Era stato come un primo bacio ricevuto dalla persona amata, inaspettato e desiderato al tempo stesso.

Aveva portato un'immensa gioia in quella casa, i sudditi la amavano e rallegrava gli animi delle persone circostanti.

Non era ancora corrotta come tutti gli altri, ma il vivere in quella società probabilmente l'avrebbe portata a macchiare la sua anima ed a diventare la persona che non avrebbe mai voluto essere.

La corvina, si riaddormentò impaziente ed euforica per la prossima giornata.

 

                             *********

Nessuno venne a svegliarla quella sera, se aprì gli occhi era solo grazie al gufo che aveva iniziato a disturbare il sonno della piccola.

Si sedette in mezzo al letto sfatto, stropicciando gli occhi con le mani affusolate strette in due piccoli pugni.

Dov'era Marie?James?E Belle?Perché non sentiva il profumo di torta?

Si alzò, sistemando la camicia da notte che indossava.Uscì dalla stanza, avventurandosi nei corridoi che oramai conosceva a memoria nonostante si somigliassero tutti quanti: neri, di marmo e granito, dagli alti soffitti dipinti e arricchiti di ritratti e statue.La bambina camminava silenziosa, sgusciando da una parte all'altra di casa sua quando finalmente, nel salotto, incontrò James.

Era seduto di fronte al caminetto, sul morbido divano, con gli occhi lucidi.La bambina corse verso di lui, saltandogli in braccio, ma si scansò e la lasciò cadere a terra.Quasi scoppiò a piangere per il dolore, ma si mostrò forte per apparire autoritaria. << James, perché Marie si è dimenticata di svegliarmi questa mattina? >> lo guardò innocente, corrugando il viso in un'espressione confusa. << Si è dimenticata di che giorno è oggi? >> inclinò il capo verso sinistra, lasciando scivolare i capelli che toccarono terra. << È  solo il 16 Ottobre, signorina Van Haussen. >>

<< È anche il mio compleanno! >> rimase sconcertata e si alzò di scatto, appoggiando le mani sui piccoli fianchi e guardando l'uomo. << Non mi risulta che voi abbiate un compleanno, signorina. >> e se ne andò composto.Aveva evitato di incrociare lo sguardo di Rose, nonn sarebbe stato in grado di sostenerlo. La bambina avrebbe capito subito che qualcosa non andava, si sarebbe allarmata e lo avrebbe ricoperto di domande su domande.Era vuoto e non voleva lasciarglielo comprendere.Lui l'amava e le era stata strappata via.

La bimba rimase ferita.

Come non aveva un compleanno?Dov'era Marie?La sua torta?I suoi regali?

Si sedette a terra, appoggiando la schiena contro al divano e lasciandosi riscaldare dal focolare.Si chiuse in se stessa, stringendo con gli arti superiori le gambe che aveva portato  a toccare il petto e appoggiando il viso su di esse.Le lacrime trattenute prima si unirono ad un altro migliaio, soffocando i lamenti stringendo in una morsa dolente le labbra chiare.

Rimase immobile nella posizione fetale per svariati minuti, alzò il viso solo quando si sentì chiamare per nome.Tolse i capelli appiccicati alle guance e li ripose davanti al viso, girandosi in direzione della voce.Rimase senza fiato: la Mamma.

<< Ma...ma? >> domandò in un sussurro, la donna annuì.<< Mama! >> urlò, lasciandosi andare nel pianto più disperato ed abbracciando la madre per la prima volta.

Strinse le braccia al collo di lei, appoggiando il viso sulla stoffa scura ed inumidendola con le lacrime. << Dov'è Marie? >> chiese allora in una frase mozzata dalle riprese di fiato. << Ti ha abbandonata, Piccola Lady. >> la bimba rimase immobile alle parole della donna, socchiudendo appena le labbra. << Non ti amava. >> continuò allora lei. << Non ti ha mai amata.Io per risolvere diversi problemi ti ho affidata a lei, ma ho sbagliato.Tutto ciò che ha fatto è per farti stare male, te ne rendi conto vero?Tu odi stare al centro delle premure altrui. >> ammise infine, ricevendo un cenno affermativo dalla figlia.

<< Bene, sai vero che le nostre uscite in città sono fatte per farti solo amare dal popolo?Li ti amano davvero, così come ti amo io.L'amore è questo, è ammirazione per il tuo corpo, non quello di Belle, Marie e James. >>

<< Amare non è solo dare attenzioni. >> mormorò Rose. << Brava tesoro, amare è mille altre cose ma non coccolare costantemente e basta.Capirai più avanti, va bene? >> la figlia si allontanò dalla madre, asciugando le lacrime. << Adesso sarai tu che mi insegnerai tutte le cose che una signorina deve saper fare? >> chiese dubbiosa, tirando in su con il naso e sistemando la camicetta. << Certo Piccola Lady, prima lezione. >> la bambina scoppiò a ridere, nonostante la regina non avesse detto niente di divertente e non avesse sorriso.Non reagì alla risata.<< Devi sempre dare del lei a tutti quanti, tranne alla gente povera e brutta.Se non ti viene ricambiato il "lei" devi dirmelo.Tu devi essere la più importante e sempre rispettata.Ti indicherò io piano piano a chi rivolgere la parola, poi imparerai a memoria come ho fatto io. >> << Cosa significa dare del lei?Tipo come quell'odiosa di Marie, che ti diceva cose come "mi scusi mia signora"? >> chiese dubbiosa, mentre la rabbia verso l'ex domestica cresceva.

Come aveva potuto abbandonarla così? Dopo tutto quel tempo trascorso insieme?Se l'avesse rincontrata, l'avrebbe picchiata ed uccisa.Non meritava un trattamento tale, non lei.Era la principessa ed andava rispettata, come le era stato detto ora dalla madre.Aveva imparato più cose a stare con la donna tenebrosa in cinque minuti che in cinque anni con i servi.

<< Si Lady, scusami ancora per averti affidato alla servitù.Tu meriti di stare tra l' eccellenza, non di certo con gli schiavi. >> << Non è colpa tua- sua, ma..dre? >> mormorò appena, per poi sorridere quando la signora annuì alle sue parole << Comprendo i vostri impegni. >>

La vita di Rose Van Haussen venne segnata.

In quel momento, la subdola e ammaliatrice Lady Darksbane aveva appena piantato le radici per quella che sarebbe germogliata una bimba cresciuta troppo in fretta.

 

                       **************

Era ancora il tramonto, la regina aveva chiuso a chiave la porta della propria stanza.

<< Mi dispiace Madame, ma non posso rinunciare a Rose. >> sussurrò la donna senza la forza di reagire, accasciata al pavimento.Il corpo coperto da lividi scuri, le labbra sanguinati e frantumate.Si preparò ad incassare un altro colpo per la sua insolenza.

<< Allora mi trovo costretta a considerarla fuori dal mio palazzo, Marie. >>

<< No!La prego!Rose è tutto quello che ho- >> la regina afferrò la donna per la cuffia, alzandola e stringendo i capelli attraverso la stoffa bianca.La donna si trovò costretta a piegarsi al suo volere, mostrando i muscoli tesi del proprio collo alla padrona.

Se lo meritava.Aveva considerato suo qualcosa che era della regina ed aveva sbagliato a disubbidirle.Strizzò gli occhi al contatto con i denti gelati.

I due canini affilati si era conficcati nella carne, trapassando i diversi vasi sanguigni.Le vesti si macchiarono di rosso vivo, mentre la donna cercava di andare più affondo con la dentatura bianca lattea, più di quanto fosse effettivamente concesso.Chiuse allora la bocca sul lembo di pelle, strappò la carne e si allontanò dal corpo esangue.

Sputò il pezzo di carne morta, pulendo la bocca schifata con il semplice movimento della mano.La sua pelle era divenuta lattiginosa, macchiata di pessimo plasma.Fissava il corpo disciogliersi in cenere con gli occhi rosso fuoco, i nervi e capillari della sclerotica tinti di nero e ben visibili.

 

Mi scuso per i possibili errori di battitura e/o grammatica.

-Mary.

   
 
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