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Autore: FRAMAR    01/11/2017    28 recensioni
Di solito sono riservato, ma forse proprio perché sono con un sconosciuto, inizio a raccontargli tutto quello che mi è successo...
Non sapevo ancora che la mia vita, di lì a poco, sarebbe cambiata.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando si dice l’oroscopo





 
Avevo sempre creduto che per godere fino in fondo di un viaggio si dovesse viverlo con lentezza, preoccupandosi solo di assecondare i propri ritmi e di assaporare ogni minima cosa.

Peccato che non avessi mai sperimentato  questa teoria perché le mie vacanze erano sempre state un tour de force concentrato in una settimana. L’unica che mi concedevo durante l’anno. Il risultato era scontato: lungi dall’essermi riposato, tornavo al lavoro più stressato di prima. E alla fine l’ho pagata cara… Un infarto mi ha colto all’improvviso.

Scaccio dalla mente quel momento terribile della mia vita. Oggi, grazie a Dio, mi sono ripreso completamente ed è stato possibile cambiando radicalmente le mie abitudini.

“Dimentica la fretta, non guardare sempre l’orologio”, mi sono detto, “prendi tutto con calma, tanto nessuno ti corre dietro”.

Con questa nuova filosofia di vita stamattina ho fatto i bagagli sistemando tutto il necessario in una grande sacca e inizio la vacanza che rappresenta, in un certo senso, la mia nascita. Anche se siamo a settembre, il tempo è bello e il mare è lì ad aspettarmi.

Sono le sette del mattino, l’aria è fresca e c’è poco traffico, infatti arrivo all’imbocco dell’autostrada in appena dieci minuti.

Rilassato, accendo la radio. Stanno trasmettendo l’oroscopo del giorno e, disinteressato, sto per cambiare canale quando la voce suadente della “maga” dice: «Gemelli».

E’ il mio segno zodiacale e per pura curiosità, non perché ci creda, con il dito fermo, aspetto di sentire cosa prevedono le stelle.

«Questa giornata potrebbe mettere alla prova la vostra pazienza e soprattutto la capacità di accettare commenti critici sul vostro operato. Ma se riuscirete ad ascoltare il vostro interlocutore… chissà, qualcosa di nuovo potrebbe nascere. Cancro… »

Cambio canale e la voce melodiosa di Giorgia  sostituisce quella di prima. Sorrido pensando a quello che mi è stato appena predetto. Se lo avessi sentito un anno fa, avrei pensato che la “maga” ci avesse azzeccato, ma oggi no, il nuovo Angelo non perde mai la pazienza e accetta, se è il caso, anche commenti critici.

“Certo che le batoste ti cambiano”, penso, appoggiando una mano sul petto, proprio vicino al cuore e a un tratto rivedo tutto il mio recente passato su cui sto tentando di mettere una pietra, ma che prepotente ritorna a galla…

«Dottore, lo ha cercato Valentino», mi ha detto quel giorno la segretaria. «Ha chiamato già due volte e mi ha detto in maniera categorica di riferirle di richiamarlo».

«Va bene, passami la telefonata. No, aspetta. Richiamalo tra mezz’ora, ora devo parlare con il nostro rappresentante in Germania. E’ più importante».

«Ma se richiama cosa gli dico?»

«Vanessa! Lei è qui per risolvermi i problemi, non per complicarmeli. Si inventi qualcosa, faccia lei», le ho gridato. E con la mano le ho fatto cenno di uscire.
Vanessa è tornata nel suo ufficio, rossa in viso.

Mi sono preso il volto tra le mani, mi sentivo già stanco  nonostante mi attendesse ancora una lunga giornata di lavoro. Mi dispiaceva trattare Valeria in quella maniera, ma dopo due anni che lavorava per me, doveva ormai sapere cosa fare. Ma soprattutto ce l’avevo col mio compagno Valentino che non riusciva a comprendere che, se non lo richiamavo, era solo per gli innumerevoli impegni che avevo nell’azienda in cui occupavo un posto manageriale.

Valentino mi rinfacciava spesso che per poter parlare con me doveva prendere un appuntamento e, se non lo richiamavo subito,  mi teneva il broncio per tutta la sera. Non me ne preoccupavo molto in realtà, sapevo come farmi perdonare: un assegno lasciato in bella vista riusciva a restituirgli il buonumore, ma soprattutto gli faceva capire che non doveva tormentarmi per cose futili mentre ero al lavoro.

Tante volte pensavo che, forse, se avessimo adottato un bambino, Valentino sarebbe stato più occupato e meno concentrato su di me, ma l’argomento non gli interessava, un figlio anche se adottato non faceva parte dei suoi programmi di vita. Quali fossero  i suoi programmi comunque mi sfuggiva, poiché Valentino non faceva nulla: non lavorava, aveva lasciato gli studi universitari a metà, non si occupava di niente e nemmeno si dedicava alla nostra casa avendo una governate, Renata, che faceva tutto. Ma Valentino era, anzi, lo è ancora, molto bello e questo forse gli dava, in un certo senso, il diritto a pretendere tutto senza dare nulla in cambio. Allora andava bene anche a me, mi bastava che lui mi fosse accanto in una cena aziendale per essere soddisfatto. Appena entravamo in una sala, tutti gli occhi dei presenti, maschi e femmine, si puntavano su di lui, la cosa mi gratificava molto e devo ammettere, per onestà, che molte porte mi si erano aperte anche grazie a lui.

Dopo la telefonata con il rappresentante tedesco ho chiesto a Vanessa di richiamare Valentino, pronto ad ascoltare le sue lamentele su quanto lo trascurassi. Stranamente mi ha risposto in maniera dolce e affettuosa e la cosa mi ha insospettito.

«Alessio, tesoro, come va in ufficio?».

«Valentino scusami, ma ho da fare, arriveresti subito al punto?».

«Alessio! Sei sempre il solito. Comunque volevo dirti una cosa. Ti ricordi di Serena?

Ho cercato nella mia memoria, ma proprio non sapevo di chi stesse parlando e fingendo di ricordarmene le ho chiesto impaziente ancora una volta quale fosse il vero motivo della telefonata.

«Serena ha un labrador, femmina. Ha partorito un mese fa degli splendidi cuccioli. Hanno naturalmente il pedigree, mica sono cuccioli qualsiasi!». Poi addolcendo ancor di più la voce ha aggiunto: «Ti prego, ti prego! Possiamo prenderne uno?»

In quel momento la mia mente stava pensando all’impegno successivo della giornata e senza considerare cosa avrebbe comportato la presenza di un cucciolo nel nostro “griffato” appartamento  ho acconsentito pur di concludere la telefonata.

«Grazie, grazie amore mio. Me ne occuperò io, stai tranquillo».

L’ho salutato, pensando che dopo l’entusiasmo iniziale il cucciolo sarebbe diventato un nuovo impegno per la governante a cui Valentino delegava ogni incombenza. Avrei dovute darle un aumento di stipendio: quella povera donna, più che darci una mano in casa, a volte sembrava che ci avesse adottato.

Ho dimenticato Valentino e il cucciolo un istante dopo. A mezzogiorno avevo un importante pranzo di lavoro e, se fossi riuscito a concludere, quell’affare, ne avrei ricavato un incentivo a cinque zeri. Erano quelle le mie priorità.

L’affare, dopo lunghe trattative, è stato concluso e sono uscito felice dal ristorante stringendo in una cartelletta quegli importanti documenti che decretavano un mio ulteriore successo.

Mi sentivo ancora più stanco del solito e ho deciso, visto che erano già le quattro, di tornare prima a casa. Avrei consegnato e registrato l’indomani il contratto firmato, mi meritavo il giusto riposo.

Solo quando ho aperto la porta di casa mi sono ricordato della telefonata con Valentino. Il cucciolo era già lì e la povera Renata era piegata sul pavimento a pulire, visto che Toby, questo era il nome scelto da Valentino per lui, non aveva ancora imparato dove fare i “bisogni”.

Ho notato che Valentino era piuttosto contrariato, e non volendo ammettere che non sarebbe mai riuscito da solo  a prendersi cura del nuovo arrivato mi ha detto invece: «Non è un amore?».

Renata ha sollevato la testa guardandolo furiosa, e io sono andato a chiudermi nel mio studio.

 
Finalmente solo, ho aperto la cartellina con contratto e mi sono fatto i complimenti da solo: ero stato davvero bravo perché, se chi lo aveva firmato  fosse stato più accorto, si sarebbe reso conto che c’erano delle note, scritte in piccolo, che non gli erano propriamente favorevoli.

“Sono un gran furbacchione”, mi sono detto compiaciuto.

A cena Valentino ha raccontato che Toby era stato momentaneamente chiuso nel bagno di servizio e Renata, poverina, aveva dovuto pulire tutta la casa.
Il cucciolo ha continuato a lamentarsi per tutta la sera fino a quando, esasperato, io gli ho aperto la porta del bagno. Valentino era già a letto.
Il cucciolo ha iniziato a esplorare la casa, ma finalmente non piangeva  più e così l’ho lasciato fare. Dopo poco me ne sono andato a letto anch’io.
Siamo stati svegliati al mattino dalle grida di Renata alla vista di ciò che durante la notte aveva combinato Toby: Aveva fatto i suoi “bisogni” dovunque e non solo…

Io sono corso in bagno per prepararmi, non vedevo l’ora di essere in ufficio  per ricevere le lodi per il mio operato. Sotto la doccia canticchiavo felice. Non sapevo ancora che la mia vita, poco dopo sarebbe completamente cambiata.
Dal momento in cui sono entrato nello studio per prendere i documenti da portare in ufficio tutto è precipitato. Ho scoperto che Toby vi si era intrufolato di notte e, tra gli altri disastri, aveva fatto a brandelli la cartellina con il contratto. Sono rimasto fermo a guardare quello scempio e subito dopo ho avvertito un dolore acuto al petto. Qualche istante e sono caduto a terra svenuto.

Mi sono risvegliato in ospedale e ho visto che Valentino stava parlando con un medico e piangeva.

La ripresa è stata lenta, ero vivo per miracolo, visto che si era trattato di un brutto infarto.

Per colmo di sventura, qualche tempo dopo ho saputo che l’affare che avevo concluso era saltato. Chi lo aveva firmato si era reso conto che non era propriamente “un affare” per lui e, visto che il contratto non c’era più, ha rotto i rapporti con la mia azienda: Come conseguenza, con molto tatto mi è stato chiesto di dare le dimissioni e di accettare una congrua buona uscita. Ho acconsentito senza esitazione, anche perché quello che mi era successo non mi apparteneva più. Non sapevo che non era ancora finita.

Sì, perché, Valentino qualche  mese fa, ha deciso di lasciarmi, non ha retto a quella che ha definito “umiliazione sociale”. Devo ancora digerire la faccenda, ma ora comunque, mi posso finalmente godere una meritata, lunga, vacanza. E che vadano tutti al diavolo!

Toby abbandonato anche lui dal suo padrone, mi accompagna in questa avventura. Alla fine si è rivelato l’unico vero amico e sono contento che Valentino lo abbia lasciato a me.

«Toby vuoi fermarti?» gli chiedo dopo un po’ che sono alla guida, e lui mugola.
La prendo come una risposta affermativa.

Mi fermo alla prima piazzola di sosta che incontro.

 C’è un’altra auto parcheggiata. Metto il guinzaglio a Toby e, incuriosito, mi avvicino. Al posto di guida c’è un ragazzo che sembra preoccupato.

«Ha bisogno di aiuto?» gli chiedo.

«Grazie, in effetti sì. La macchina mi ha abbandonato e sto attendendo il soccorso stradale che dovrebbe essere qui da un momento all’altro. Dopo che sarà arrivato, avrei urgenza di raggiungere la più vicina stazione ferroviaria. Mi può dare un passaggio? Sempre se questo non cambia i suoi piani, naturalmente.

Mi rendo disponibile e aspettiamo insieme il carro attrezzi. Mi dice di chiamarsi Damiano e anche io mi presento. Toby sembra contento di aver trovato qualcuno che gli fa le coccole.

«Le piacciono i cani?», chiedo, giusto per intavolare un discorso.

«Si molto. Ma abito in un monolocale e non posso tenere animali. Sa, problemi di spazio…»

Dopo l’arrivo del carro attrezzi gli accordi del caso, saliamo in macchina e ripartiamo insieme.

Parliamo del più e del meno, come si conviene tra sconosciuti e dopo un po’ il mio passeggero mi chiede di fare una sosta all’autogrill per un caffè  e io ne approfitto per far scendere Toby.

Quando Damiano torna, mi apostrofa dicendo: «Ho notato che usa il guinzaglio attaccato al collare e non alla pettorina, lo sa che rischia di danneggiare seriamente la sua trachea ogni volta che tira?

 
Toby, come se avesse capito, mi guarda con i suoi occhi buoni, facendomi sentire subito in colpa.

«Be’ non lo sapevo. Appena potrò provvederò a sostituire con una… come si chiama?

«Pettorina».

«Ok, con una pettorina».

Ho già notato, pochi chilometri che abbiamo percorso insieme, che Damiamo, qualsiasi argomento si parli, ha un atteggiamento piuttosto saccente. Cerco di passarci sopra, tanto sicuramente non lo incontrerò mai più nella mia vita e poi la mia rinascita prevede anche questo: essere paziente anche con gli arroganti.

Proseguiamo col viaggio e, proprio perché non ho fretta, mi offro di accompagnarlo fino nella sua città, è sulla strada per la località dove ho prenotato la vacanza.

Damiano accetta e intanto comincia a parlarmi di sé. Mi dice  della sua famiglia e mi racconta che lavora in uno studio notarile in attesa di fare lui stesso il concorso che gli permetterà di diventare notaio.

A quel punto tocca a me. Sono di solito riservato, ma forse proprio perché sono con un sconosciuto, inizio a raccontargli tutto quello che mi è successo. Damiano mi ascolta attento e, anche se si mostra dispiaciuto inizia a farmi la “morale”.

«Scusami se sono franco», dice, passando al tu, «ma, se ho ben capito, la cosa che più ti brucia non è tanto che tu sia stato licenziato, quanto piuttosto che il tuo compagno ti abbia lasciato quando hai perso il lavoro.

E che cosa ti aspettavi? Mi hai fatto capire che lui in fondo era per te poco più che un bel soprammobile da mostrare all’occasione! Non mi hai parlato minimamente d’amore, né da parte tua né sua. E anche lui, se ho capito bene, stava con te perché gli garantivi benessere e sicurezza. Era chiaro che appena uno di questi pilastri fosse caduto si sarebbe portato dietro tutta la struttura.


L’analisi di Damiano, devo ammetterlo, è chiara e verosimile, ma mi sento lo stesso infastidito.

Probabilmente, molti dei nostri amici pensavano la stessa cosa, ma Damiano è la prima persona a spiattellarmelo in faccia. E non contento prosegue: «E per il lavoro che piani hai? Perché ne hai trovato un altro, vero?»


«No, per ora non ci sto pensando. Sto andando in vacanza e con la buonuscita che ho avuto posso vivere bene per anni».

«Anni… E così dopo ti ritroverai a dovere competere con le nuove leve. E chi assumerà più una persona che è fuori dal giro da tempo? Devi battere il ferro finché è caldo, non devi scappare! Devi dimostrare che sei uscito rinforzato dalle esperienze che hai avuto e metterti in gioco di nuovo.

Damiano, nonostante i miei propositi, mi sta facendo innervosire e così, un attimo dopo, sbotto: «Ma chi sei tu? La mia coscienza per caso? Che cosa ne sai di me? Sì, lo ammetto: sto fuggendo: Da cosa? Te lo dico subito! Proprio dalla paura di rimettermi in gioco, dalla paura di trovare ormai porte chiuse».

Damiano tace mortificato.

In quel momento mi torna in mente l’oroscopo: ha predetto ciò che effettivamente mi sta succedendo. Mi viene da sorridere. Forse, allora, non è colpa di Damiano, doveva succedere e basta!

«Scusami, ma la tua franchezza è micidiale. E perdonami se ho perso la pazienza».

«Scusa tu, sono entrato con prepotenza nella tua vita ma… lasciami dire un’ultima cosa e poi basta, te lo prometto. Ecco… non sono importanti le porte che troverai chiuse quanto piuttosto quelle che tu hai deciso di tenere serrate. E’ tutto, ho finito con la predica!

 
Proseguiamo il viaggio per un po’ in silenzio poi, visto che ormai è arrivata l’ora di pranzo, decidiamo di fermarci in un autogrill a mangiare qualcosa. Prima di ripartire, mentre faccio benzina, Damiano gioca con Toby. Li osservo: non avevo ancora notato quanto fosse carino e… e mi ritrovo persino a fantasticare su di lui. Ma pensando al suo carattere, faccio subito marcia indietro: sarebbe un inferno!

Ci rimettiamo in viaggio.

Raggiunta la città di Damiano, le nostre strade si separano.

Imbarazzati, forse per la piega così personale presa dai nostri discorsi, ci salutiamo, scambiandoci però i numeri di cellulare.

E’ quasi sera quando arrivo in albergo e, stanco morto, ho solo voglia di buttarmi sul letto e dormire ma, per quanto mi sforzi di pensare ad altro, le parole di Damiano mi tornano in mente.

Senza pensarci, lo chiamo al cellulare, e il suo “pronto” squillante mi fa sentire immediatamente bene.

«Parlo con la mia coscienza? Avrei bisogno di confrontarmi ancora con te».

«Alessio! Anch’io ti stavo pensando. Il “mio” cagnolone sta bene? Gli manco? Beato te che sei in vacanza. Io ho ancora tre giorni pienissimi di lavoro prima di essere finalmente libero per il weekend.

«Hai dei programmi? Vai con la tua fidanzata?».

«Fidanzata? No, non c’è alcuna fidanzata e neppure fidanzato, sono gay».

«Be’, qui si sta bene ed io sono solo con Toby…»

«E’ per caso un invito a raggiungerti?»

«Se ti fa piacere che lo sia, lo è.»

«No, guarda che così con me non funziona. Se vuoi che ti raggiunga, devi dirmelo chiaro».

Sorrido pensando che Damiano è proprio una persona speciale: schietta, senza nessuna “impalcatura” e credo di non aver mai avuto a che fare nel mio mondo con una persona così.

«Sì, voglio che tu mi raggiunga. Mi manchi già, fai presto».

Il giorno del suo arrivo, mentre in camera mi sbarbo col televisore acceso, sintonizzato su una stazione televisiva locale, sento che annunciano l’oroscopo del giorno:
“Gemelli, un incontro fortuito sarà decisivo nella vostra vita. Non lasciatevi sfuggire questa occasione».

 
«Non ci penso proprio», dico rivolto al televisore. Toby mi guarda e guaisce, credo che anche lui si d’accordo.

 
Sono passati quasi tre anni e stiamo bene insieme tutti e tre e… ascoltiamo l’oroscopo.

   
 
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