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Autore: _Falsa Pista_    01/11/2017    7 recensioni
Merlin è un giovane ragazzo che gira il mondo in autostop, con un enorme zaino rosso, una tenda azzurra e la testa piena di sogni e avventure.
Cosa succede se, un giorno, mentre si apposta sul ciglio della strada col pollice alzato, passa una grande e nuovissima macchina bianca guidata da un giovane, biondo e ricco Arthur Pendragon?
Si fermerà o passerà oltre?
Una scelta semplice, ma con un sacco di conseguenze.
Storia già completata, pubblicazione (si spera) regolare.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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.Capitolo 7.
 
Arthur si fermò.
 Il sentiero sfumava in una sorta di piccola radura che si apriva davanti alla piccola casupola che ricordava.
Un vecchio cartello con scritto VENDESI era appeso sbilenco alla porta e, chiaramente, la casetta era abbandonata da anni, come dimostravano le erbacce e i rampicanti che coprivano l’ingresso e correvano sui muri.
Però, a parte quello, non sembrava nemmeno messa troppo male, pensò, forse per distrarre un po’ la mente dai torvi pensieri che l’avevano occupata.
Si sedette su un vecchio tronco abbattuto e cominciò a fissare il vuoto con aria incantata, i pensieri che si accavallavano e urtavano rapidi e turbolenti, come se stessero elaborando una qualche informazione particolare, quasi essenziale.
Infine spalancò gli occhi.
Forse, forse...
 
***
 
Arthur correva, sudava, scivolava con le scarpe lisce sulla terra e i sassolini del sentiero.
Però era come se quell’idea l’avesse attraversato come corrente, come un fulmine, come una scossa, ed era così simile a una soluzione accettabile e giusta per entrambi che doveva correre a cercare Merlin. Prima che corresse il rischio di vederla sfumare via, prima di correre il rischio di pensarci troppo, di fare troppe considerazioni logiche, prima di avere troppa paura di un rifiuto e rinunciare a priori.
Merlin, come sempre, non aveva idea dove trovarlo, perché quel selvatico mangiaradici non aveva il cellulare e, ovviamente, non rimaneva mai nello stesso posto per più di dieci minuti. Mentre, sempre più affannato, correva tra le case del paesino in cerca di quel disadattato del suo ragazzo si chiese come cavolo avessero fatto a sopravvivere per millenni le persone senza poter comunicare e trovarsi in maniera istantanea. Già solo l’irritazione di correre a vuoto come un pazzo bastava a fargli salire la pressione e i livelli di stress, e dire che lui era ancora giovane!
Cercò Merlin al campo sportivo, negli spogliatoi, a casa di Gaius e tra le vie del paese.
Infine, quando ormai la sua corsa frenetica si era tramutata in un trotto stanco, vide una sagoma sparire tra gli alberi, lungo un sentiero che portava nel bosco.
Corse in quella direzione, raggiunse la figura all’ombra degli alberi e gli mollò uno scappellotto sulla nuca.
“Aiha!!” si lamentò Merlin “ma che cavolo ti salta in mente, razza di stupido asino...”
“Sono due ore che ti cerco” replicò Arthur. Va bene, forse aveva leggermente esagerato, però doveva dire a Merlin ciò che gli era venuto in mente, e tutto dentro di lui era destabilizzato, un equilibrio alternato che dava ora sulla gioia ora sulla catastrofe. Quell’incertezza lo stava divorando e mandando su di giri allo stesso tempo.
“Non è mica colpa mia” protestò Merlin. “Si può sapere cosa vuoi?” il suo tono era abbastanza brusco, però era troppo stupito da quell’arrivo a sorpresa per potersela prendere davvero con Arthur.
“Sì, giusto” Arthur cercò di concentrarsi sull’obiettivo di tutto quel correre e cercare. Si guardò intorno, tentennò, fece per parlare. Guardò in faccia Merlin, sorrise un po’ incerto e gli carezzò uno zigomo con la mano.
Gli occhi blu del moro erano il ritratto della confusione.
“Vieni, ti devo mostrare una cosa”
Il ritorno verso il punto in cui quell’idea era nata sembrava cento volte più lungo rispetto a prima. Arthur sentiva crescere l’agitazione, come se ogni passo lo avvicinasse a un crollo inaspettato. Le cicale gli sembravano più rumorose, gli insetti più fastidiosi, Merlin, che camminava curioso dietro di lui, ancora più stupendo e unico del solito.
Per un attimo pensò, considerò seriamente l’ipotesi di fermarsi, dire a Merlin che era tutto uno strano e stupido scherzo e dimenticare il più presto possibile quell’assurda idea.  Si accorse che quell’idea risultava suo malgrado come una specie di ultimatum non voluto, come l’unica possibilità di rimanere insieme, però, allo stesso tempo, se Merlin non l’avesse condivisa, avrebbe significato una sorta di conferma al fatto che, in fondo, erano troppo diversi per stare insieme.
Forse avrebbe dovuto lasciare stare, rimanere in silenzio e godersi tutti i giorni insieme a Merlin, il più a lungo possibile, prima di vederlo, prima o poi, partire verso qualche posto lontano.
Però non era da lui.
Per quanto quell’idea lo spaventasse, lo terrorizzasse, non era certo il tipo di persona che lasciava perdere e, finché era ancora aperta una possibilità, avrebbe tentato, nonostante il valore della posta in gioco.
“Arthur, sono molto contento di passeggiare insieme a te.... Però,” chiese Merlin cautamente, forse percependo la tensione dell’altro “Dove stiamo andando di preciso?”
Svoltarono l’ultima curva del sentiero, passarono davanti alla casa in vendita e, finalmente, Arthur decise di fermarsi.
“Qui”
Merlin si guardò intorno perplesso, poi vide un grande ceppo tagliato, ci salì sopra e si accoccolò, seduto sui talloni, con le braccia intorno alle ginocchia. In quella posizione guardava Arthur perfettamente negli occhi e nel suo sguardo Arthur vi lesse l’invito a spiegare il perché di tutto quello.
Vedere Merlin accoccolato in quella posizione impossibile, così semplice, spontaneo, bello e spettinato fece stringere il cuore ad Arthur che, al di là di tutte le parole che gli si affastellavano nella mente, si sporse a baciare il suo ragazzo.
Un bacio lento, estremamente intenso, pieno di brividi e emozioni trasmesse tra pelle e pelle. Un bacio morbido, le mani dell’uno sul viso dell’altro, le lingue ad accarezzarsi sinuose.
Infine si staccarono, la loro bolla privata scoppiò, il ronzio delle cicale e degli gli insetti tornarono ad assordare le orecchie di Arthur.
Merlin sembrava ancora più confuso, un po’ stordito dal bacio, un po’ curioso.
“Dunque...” iniziò Arthur e, anche a pensarci, non c’era più niente da dire o fare per rimandare quel terribile momento.
“Ora ti devo proporre una cosa, però non è una cosa semplice, cioè, lo è. In sé è una cosa semplice, però comporta delle decisioni abbastanza complicate da parte nostra. So che può sembrare stupida come cosa, però, io, davvero, non sono riuscito a trovare nessuna soluzione migliore.
Ora, il problema è che ho capito che c’è qualcosa, tra di noi, che avrà il potere, presto o tardi, di separarci. Al di là di quanto forti possano essere i nostri sentimenti, al di là di quanto possiamo amarci, le nostre nature sono diverse, profondamente diverse, e credo che su questo ci abbia riflettuto anche tu.
Merlin annuì piano, attentissimo e silenzioso, dall’alto del suo ceppo.
“Se si parla di qualche mese possiamo adattarci, però sarà sempre un sacrificio che avrà il potere di distruggerci, prima uno, poi, l’altro, o anche insieme. Quello che voglio dirti è che io non potrò mai fare la tua vita, viaggiare il mondo in tenda, vivere alla giornata, però so anche che nemmeno tu potresti mai vivere in una casa come la mia, in un mondo fatto di uffici, riunioni e aria condizionata.
Dalla sua espressione, era chiaro che Merlin capiva esattamente tutto il discorso.
“Ci ho pensato molto, in questo periodo, a come fare, perché, davvero, Merlin, tu sei la persona più dannatamente importante che io abbia mai incontrato, sei la persona con cui io sono più libero, più sincero, più me stesso e... e ti amo.” Si guardarono un attimo negli occhi e il loro sguardo era una scossa elettrica.
“Ora, però, arrivo al punto. Quello che ho pensato è questo” e fece un gesto ampio con le braccia “intendo proprio questo, questa casa. La mia idea sarebbe quella di comprare questa casa prima che cada completamente a pezzi, di sistemarla, per evitare che ci crolli in testa, e venirci a vivere insieme, io e te. Credo che possa essere un buon compromesso o, almeno, il migliore possibile E’ in mezzo alla natura, ha l’orto, è fatta di legno, di sassi e tutto quanto, senza apparecchi moderni e tecnologici, però, allo stesso tempo, è una vera casa, con un bagno e un letto e una cucina e l’elettricità e, magari non è proprio il nostro ideale personale di casa, però potrebbe essere il nostro ideale comune di casa, ciò che meglio ci riassume, il nostro punto di incontro migliore. E poi, se vorrai, potremo viaggiare, ogni tanto, anche un mese all’anno, o di più, se riusciamo, dei bei viaggi in tenda intorno al mondo per soddisfare la tua natura da vagabondo, però insieme. Se vorrai rifiutare sappi che lo capirò e che ti lascerò sempre libero, però quello che voglio proporti è questo: compriamo questa casa, sistemiamola e viviamoci,... insieme”
Quando finì di parlare era sudato, accaldato, col fiato corto come dopo una corsa affannosa.
Le cicale frinivano più che mai.
Merlin, immobile dall’alto del suo ceppo, lo guardava come una civetta e stava zitto.
 
***
 
Ormai era autunno inoltrato e la maglietta a mezze maniche non era più sufficiente, nemmeno nelle ore più calde del pomeriggio.
Il bosco si colorava di marrone, giallo, rosso e arancione e anche il cielo aveva una sfumatura meno accecante ma più serena rispetto all’estate, più malinconica.
La tenda di Merlin era stata tolta da un pezzo dalla radura nel bosco, un cerchio di pietre delimitava ancora il luogo dove veniva acceso il fuoco.
Il ferramenta del paese vicino aveva ricevuto parecchi ordini di tavole di legno, assi, martelli e tasselli e strumenti vari, il vecchio cartello vendesi era stato rimosso dalla casa nel bosco.
“Ecco fatto!”
“Sei sicuro di aver tappato tutti gli spifferi, io sento un freddo...” si lamentò Arthur, mentre sistemava il materasso matrimoniale sul pavimento. Il letto ancora non l’avevano, però, finalmente, si erano procurati un materasso.
“Perché sei vecchio, io, che sono giovane e in forma, non sento nessun freddo!” lo prese in giro Arthur.
“Ah, sì? E allora come mai hai addosso quel maglione di lana di pecora polare?” agguantò il suo ragazzo per un braccio magro e, nonostante le sue proteste gli tolse l’enorme maglione che indossava. Caddero sul materasso, ma non sembrano nemmeno troppo dispiaciuti della cosa.
“E ora? Hai ancora caldo?”
Merlin annuì con aria di sfida, però, effettivamente, starsene sdraiato sul materasso, con Arthur sopra di lui una certa dose di calore gliela procurava.
“Bugiardo”
“Ho caldissimo, invece” affermò Merlin, prima di venir zittito dalle labbra di Arthur sulle sue.
Il bacio, quello sì, era davvero caldo, avvolgente, intenso e già le mani di Arthur stavano esplorando la pelle sotto la maglia di Merlin quando il biondo cacciò un grido.
“Ahia!”
“Che hai?” chiese Merlin un po’ confuso.
“Mi hai fatto male alla gamba!”
“Io?” Merlin sgranò gli occhi “E come cavolo avrei fatto?”
“E allora chi è stato?” Arthur si sedette e guardò il piccolo segno rosso sulla sua caviglia.
“Ehm... lui, credo. O lei”
Merlin indicò un lato della stanza ancora mezza vuota, Arthur seguì il dito.
“E quello che diavolo è?” una specie di scoiattolo paffuto e grigio li osservava intimorito da un angolo “Uno scoiattolo brutto?”
“Un ghiro, direi” corresse Merlin.
“Merlin...” il tono di Arthur non era affatto rassicurante.
“Si...” Merlin, invece, suonava splendidamente innocente.
“Non avevi chiuso tutti i buchi e gli spifferi?”
“Ehm, quasi tutti”
“Merlin, razza di...”
Ma Merlin era più rapido, si era tolto la maglietta e gli era salito a cavalcioni, per baciarlo con una passione tale che lo scoiattolo brutto scese immediatamente in basso nella lista delle priorità di Arthur, mentre salì quella di eliminare un bel po’ di vestiti che separavano la loro pelle.
Arthur avvicinò le labbra all’orecchio di Merlin.
“Piccolo ragazzino selvaggio” bacio sul collo, “ Bugiardo” altro bacio, “Manipolatore” i baci divennero morsi, i sospiri di Merlin piccoli gemiti.
“Non riuscirai a distrarmi, piccolo selvatico...” mugolò Arthur, mentre le sue mani percorrevano le cosce di Merlin.
“No, infatti, non ho nessuna intenzione di distrarti...” lo rassicurò Merlin ridacchiando, mentre si sbottonava i pantaloni.
Il pomeriggio era assolato e silenzioso, un ghiro stava rintanato sotto un armadio di legno scuro, la casa era piena di spifferi e i due ragazzi facevano l’amore su un materasso poggiato per terra.
Nulla poteva andare meglio.
 
 
***
Angolo dell’autrice.
Che dire, siamo giunti all’ultimo capitolo.
Non so se ve lo aspettavate, ma in fondo anche io tifo per il lieto fine (almeno nelle fan fiction).
Spero solo che abbiate apprezzato questa conclusione, in ogni caso una piccola recensione fa sempre piacere. <3
Grazie a tutti quelli che hanno recensito, letto, seguito, preferito e ricordato questa storia.
Un abbraccio
_Falsa Pista_
(L’autrice ritorna in letargo soddisfatta)
  
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