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Autore: yozoranotenshi    02/11/2017    0 recensioni
criptogenètico agg. [comp. di cripto- e -genetico] (pl. m. -ci). – Di cui s’ignora la genesi, che ha origine sconosciuta.
Criptogenica. È così che si definisce Lea Moore, che ha appena completato la sua tesi di studi sulla genetica e i suoi vari campi d'applicazione. Oltre alla sua passione per le mutazioni, vi è un altro motivo per cui ha scelto di studiarle: lei, con i suoi occhi grigi, è una mutante.
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I giorni scorrevano inesorabili ed io ero sempre più preoccupata per Charles. Il viaggio stava durando più del previsto, erano ormai già tre settimane che il telepate ed Erick erano partiti. 

 

Nel mentre, Raven ed Hank avevano legato particolarmente facendo sì che in me si radicasse ancora di più un senso di incongruenza con quel posto. Più ci stavo, meno sentivo di appartenerci. 

 

Vidi Moira dirigersi verso di me, con passo accelerato “Hei, tutto bene?” le chiesi. Nell’ultimo periodo avevamo legato un po’ e potevamo definirci quasi amiche, sebbene ci fosse comunque un certo ‘distacco professionale’. “Stanno arrivando, saranno qui tra poco, volevo avvertire te e gli altri, ma non li trovo..” sospirò delusa “Aspetta, ci provo io”

 

Il mio raggio d’azione non era poi così elevato, ma se Raven ed Hank erano all’interno della struttura, sarei dovuta riuscire a trovarli. Ed infatti, così fu “Ragazzi, stanno tornando, ci troviamo vicino a Cerbero, atterreranno qui, raggiungeteci” gli comunicai euforica. 

 

L’aereo arrivò circa 10 minuti dopo, e quando le porte si aprirono, dei ragazzi iniziarono ad uscire in fila indiana, poi fu il turno di Erick ed infine Charles. 

 

“Piacere ragazzi, io sono l’agente Moira, voi?” I ragazzi si presentarono uno ad uno: Alex Summers, Darwin, Sean Cassidy, Angel Salvadore. 

Sorrisi, forse mi sarei sentita meno sola adesso. 

 

Raven corse ad abbracciare suo fratello, mentre io rimasi impalata. Non sapevo come comportarmi, volevo abbracciarlo anch’io ma davanti a tutta quella gente, sarei risultata sfacciata, così decisi di tenere a freno il mio desiderio.

 

“Ciao, Lea. Mi sei mancata” mi risvegliai dai miei pensieri e davanti a me trovai i bellissimi occhi del telepate. “Anche tu mi sei mancato, mi hai fatto stare in pensiero” sorrise ed io con lui, poi l’agente della CIA li portò a fare rapporto. 

 

Dopo cena, tutti i ragazzi si erano riuniti in una stanza che fungeva da salotto, e sembravano già amici da un sacco di tempo. Io, che non ero riuscita a salutare come desideravo Charles, ero su una panchina in uno spazio all’aperto nel retro della struttura. 

Lo cercai telepaticamente. Lo trovai. “Hei, Charles. Riesci a trovarmi stavolta, senza che nessuno possa aiutarti?” 

Mi riferivo alla festa, aveva usato gli occhi di altri, ma adesso non poteva.

 

Però, in 10 minuti mi aveva già raggiunta. Sbuffai, per lui era tutto così dannatamente facile.  

Controllai nella sua mente, aveva sfruttato l’agente che sorvegliava le telecamere per trovarmi. Incrociai le braccia al petto, mettendo leggermente il muso. “Sei malefico” gli comunicai telepaticamente. Rise alla mia affermazione, ed io ebbi qualche difficoltà a tenere ancora il broncio. 

 

Si sedette al mio fianco, ed io mi accoccolai sulla sua spalla. Speravo che questo durasse almeno un po’. 

 

“Lea, ho una cosa da chiederti..” mi disse ad un certo punto, avvertii la sua frustrazione. “Devo partire ancora una volta, e con noi verrà anche Moira. Vorrei che tu badassi ai ragazzi, mentre noi non ci siamo” 

 

Sentii la rabbia invadere la mia mente è mi alzai di scatto dalla panchina “perché mi hai portata qui, Charles? Per fare la babysitter? Io non ti sono realmente utile, forse?” sentivo tutto intorno a me tremare ed i miei occhi brillare forte, il che era sempre un brutto segno.

 

“Calmati, Lea. Calma la tua mente, trova la tua pace” sentivo che stava usando i suoi poteri, così mi arrabbiai ancora di più “non manipolare la mia mente! Io... volevo solo esserti d’aiuto, scusami, ho.. ho reagito male, devo andare” e non gli diedi tempo di ribattere. 

 

Mi vergognavo per il mio comportamento, ma cosa mi era preso? Sembravo una bambina viziata. 

 

Ero stressata, troppo. Corsi in camera, evitando di passare per dove si trovavano i ragazzi. Tenevo lo sguardo basso e correvo sempre più velocemente verso camera mia. Volevo rintanarmi sotto le coperte ed uscire solo dopo che Charles fosse andato di nuovo via o magari mai più. 

 

Però, ovviamente, il fato doveva riservarmi una sorpresa. E questa doveva essere proprio Erick. Ed io dovevo proprio sbattere contro il suo petto. 

 

“Scusa, non ti avevo visto” 

“Perché corri così velocemente? È successo qualcosa?” 

“Che t’importa?” sbuffò, roteando gli occhi

“Si può sapere perché mi odi così tanto?” incrociai le braccia al petto

“Io non ti odio, ma non mi fido di te. Hai l’aria di chi ha solo bisogno di qualcuno per raggiungere Shaw, dopodiché potresti anche ucciderci tutti” cazzo, perché non stavo mai zitta? Cosa mi era preso? La rabbia non mi aveva del tutto abbandonata ed io non ero abbastanza lucida per fare un discorso del genere. “Scusa, io.. devo andare” lui sembrò non ribattere così mi chiusi in camera sperando di dormire.

  
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