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Autore: Angie96    02/11/2017    3 recensioni
Terza classificata al contest "Like an hero - eroe per un giorno" indetto da Emanuela.Emy79 sul forum di Efp
«D'accordo, ve la racconterò, ma non aspettatevi chissà cosa come storia»
Saitama non riusciva a spiegare il come King e Genos fossero riusciti a convincerlo a raccontare una storia così vecchia, soprattutto perché l'argomento "eroe per un giorno" non era mai stato sollevato neanche da Genos che, per via di tutte le domande che gli faceva, lo conosceva anche meglio di se stesso, a momenti.
Già, perché, contro ogni probabilità, era stato stranamente King a sollevare l'argomento.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Genos, King, Saitama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Partecipante al contest 'Like an hero – Eroe per un giorno' indetto da Emanuela.Emy79 sul forum di Efp
I (didn't) want to be a everyday hero
«D'accordo, ve la racconterò, ma non aspettatevi chissà cosa come storia»
Saitama non riusciva a spiegare il come King e Genos fossero riusciti a convincerlo a raccontare una storia così vecchia, soprattutto perché l'argomento "eroe per un giorno" non era mai stato sollevato neanche da Genos che, per via di tutte le domande che gli faceva, lo conosceva anche meglio di se stesso, a momenti.
Già, perché, contro ogni probabilità, era stato stranamente King a sollevare l'argomento, mentre giocava a Project Diva sulla sua PS Vita, parlando di aver visto un programma tv dove si parlava di una ragazza che era riuscita ad evitare che una donna si suicidasse.
Sospirò, pensando a quanto odiasse quell'otaku per aver detto in modo disinteressato «vi è mai capitato di fare qualcosa di apparentemente normale, ma che per qualcuno è stato un atto eroico?»
Genos aveva scosso la testa in segno di dissenso, così la situazione dei presenti si era spostata su Saitama stesso che, in tutta franchezza, si era già pentito di aver detto che aveva qualcosa da raccontare.
«Non ricordo molto di quello che è successo e sarò molto sintetico, vi avverto» disse, incrociando le braccia.
«Una storia non è avvincente se tralasci tutti i dettagli»
Seriamente, odiava quell'otaku.
«Va bene, vi racconterò tutta la storia...»
 
È successo nel secondo anno di liceo, credo fosse autunno, in quel periodo: ricordo che stava piovendo e io mi stavo affrettando a tornare a casa perché ero senza ombrello.
Davanti alla stazione dell'autobus in cui scendevo c'era una libreria abbastanza grande che frequentavo abbastanza spesso per sfogliare manga, gestita da un uomo sulla trentina molto gentile e disponibile: ero abituato a vedere tanta gente davanti al negozio, ma quella volta era diverso, dato che si sentivano delle urla e c'era parecchia gente che era accorsa a vedere cosa stesse accadendo.
Si era inventato metà delle cose che aveva detto di sana pianta e la memoria che si ritrovava non era certo di grande aiuto a ricordare l'accaduto. Sospirò: davanti a lui, gli occhi di due persone puntati addosso a chiedergli tacitamente di continuare a raccontare la sua storia.
O meglio, in realtà le urla provenivano solo da una voce femminile: diciamo che a quei tempi ero abbastanza stupido da avvicinarmi al punto dove stava avvenendo la litigata, scoprendo da una delle persone che stava assistendo che la ragazza dalla quale il libraio stava subendo tutte quelle urla non era altro che la sua ex, che era anche visibilmente ubriaca.
Lui era visibilmente imbarazzato, tanto che provava a calmarla dicendo qualcosa come «Possiamo parlarne dentro il negozio, Miyako?» ma senza che lei lo ascoltasse.
Aveva sparato il primo nome che gli era venuto in mente.
Ero arrivato in prima fila ad assistere alla scena: ricordo che lei era vestita come le impiegate d'ufficio e che mi misi in mezzo alla loro conversazione perché la sua voce mi dava fastidio, soprattutto perché continuava a dire cose sconnesse su qualcosa che le era stato rubato, continuando ad incolpare il suo interlocutore
«Lo so che sei stato tu a rubarmela, non fare finta di niente!» diceva qualcosa del genere, sbattendo i piedi per terra, sotto gli occhi di tutti: probabilmente perché ero un'idiota o altro, ma mi parai tra loro involontariamente esordendo con un «Piantala di urlare e ripetere le stesse cose come un disco rotto, stai facendo venire il mal di testa a tutti i presenti
«Il maestro ha davvero una memoria di ferro»
«Non male per uno che a momenti non si ricorda neanche di che cosa ha mangiato a pranzo lo stesso giorno, Saitama»
Tra il sarcasmo di King e le parole piene d'adorazione di Genos, non sapeva quale dei due lo mettesse più a disagio, in quel momento: effettivamente, per chiunque non fosse il cyborg, poteva sembrare strano che lui si mettesse a raccontare una storia così bene, ma si limitò a scrollare le spalle
«Guarda che non mi sto inventando nulla della storia, è andata veramente così»
In realtà non è che gli importasse tanto se l'otaku gli credesse o meno, alla fine il punto era quello di tenere buono Genos, che ormai era una settimana che gli stava chiedendo se avesse mai fatto qualcosa di eroico prima di aver deciso di diventare un eroe a tutti gli effetti.
«Allora, posso continuare?»
Entrambi avevano mosso il capo in segno d'assenso.
In un certo senso, non è che lei fosse una persona che ispirasse fiducia, quindi è stato abbastanza facile decidere da che parte stare, nonostante il libraio mi stesse supplicando di non mettermi in mezzo.
Suppongo che alle superiori non fossi il tipo di persona da lasciar correre, dato che all'ultima provocazione da parte di una donna che non riusciva neanche a muoversi senza barcollare, mi misi a dire delle cose che salvarono il diretto interessato e allo stesso tempo mi portarono in uno stato di vergogna perenne per mesi
«Hai qualche prova? Perché accusare una persona del furto di un'automobile usando le questioni di cuore come scusa è un po' grave, lo sai?» ricordo di averle detto queste parole, squadrandola «Magari sarò che mi sbaglio, ma non mi sembra che sia stato lui a lasciarti, quindi vorrei chiederti questo: ti diverte ferire le persone?»
Ero riuscito a sputare tutto ciò che, ecco, fosse utile a farle capire che stava facendo una stronzata colossale, tanto che lei cominciò a balbettare dicendo che l'unico che poteva sapere il locale dove lei beveva sempre dopo aver finito il suo turno di lavoro, era proprio il suo ex, e che se qualcuno le aveva preso la sua auto doveva essere stato lui.
«Possiamo indovinare il plot twist? Io dico che il ladro è un tizio con cui la ragazza aveva parlato al locale e che magari poi l'ha accompagnata fino alla libreria»
King aveva ripreso a giocare con la sua PS Vita e, con gli occhi puntati sullo schermo della console, aveva aperto bocca, sparando quello che era effettivamente il finale a cui aveva pensato.
Saitama cominciò a sudare freddo.
«N-non è andata così» disse, deglutendo rumorosamente e distogliendo lo sguardo da entrambi i suoi interlocutori.
"Merda, cosa faccio adesso? Devo inventarmi un buon finale e ricordo solo due frasi, che le persone che litigavano erano degli ex fidanzati e che litigavano per un catorcio, e King mi ha già scoperto", quei pensieri gli martellarono le tempie, ma di certo non poteva dargliela vinta, non in quel modo.
«Sono sicuro che il finale della storia del maestro non è così scontato» l'ingenuità di Genos era accorsa in su aiuto, quasi come un fulmine a ciel sereno.
Nel senso, era riuscito a salvarlo in corner, dal momento che gli aveva fatto venire un flashback improvviso su quell'avvenimento.
«Già, la mia storia non è mica così scontata!»
Ma, di certo, il vero finare era quanto di più anticlimatico avesse mai sentito, proprio come la fine di tutte le sue battaglie.
Ormai era abbastanza evidente che, in mancanza di prove, lei non potesse fare nulla: per far valere la sua tesi trascinò sia me che il suo ex nel suo "posto abituale"- diciamo, più che trascinarci lei, eravamo stati noi a sorreggerla per quasi tutto il tempo-, che distava a una decina di minuti a piedi da lì.
Ricordo che quello fu letteralmente il viaggio più interminabile che avessi mai fatto, soprattutto perché mi stavo pentendo di essermi messo in mezzo a quella discussione, oltre al fatto che il ringraziamento di quell'uomo non aiutava affatto.
«Posso percepire la voglia di tornare a casa che avevi a una decina d'anni di distanza»
«Beh, effettivamente se avessi detto apertamente che volevo tornare a casa non avrei potuto godermi la scena che mi si parò davanti nei cinque minuti successivi»
Già, perché quando arrivammo sul posto, la vecchia macchina di colore rosso che, a detta della donna, era stata parcheggiata davanti al locale non c'era.
Quello che nessuno credeva fosse accaduto veramente era successo, e quel che era peggio era che "Miyako" non trovava neanche le chiavi del veicolo; eravamo tutti in preda al panico perché, a quanto pare, dato che era evidente che il ladro non era il libraio, quella che sembrava essere l'unica soluzione era quella di chiamare la polizia. Infatti, io e l'uomo concordavamo proprio sul fatto di far sapere alle autorità del furto e, al massimo, aiutare la persona derubata a testimoniare a non finire nel loro mirino, visto lo stato in cui si ritrovava; nel momento in cui l'uomo tirò fuori il suo cellulare, la donna si mise a strillare, chiedendoci di controllare dentro il locale se c'era qualcosa che non andava e, credetemi, lo aveva ripetuto come un disco rotto così tante volte che decidemmo di assecondarla anche in quella richiesta
«Va bene, lo faccio io, se serve a farla smettere» ricordo di aver detto, mentre mi avviavo verso l'ingresso.
La prima cosa che mi saltò all'occhio era che, effettivamente, quel posto non era proprio l'ideale per un ragazzino di diciassette anni: era un posto abbastanza buio e la presenza di uno studente del liceo cozzava molto con l'ambiente intimo che c'era lì, tanto quanto il fatto che un posto come quello fosse aperto alle sei di sera.
Dopo essermi guardato intorno con imbarazzo, notai delle chiavi abbandonate davanti al bancone.
«Fammi indovinare: le hai prese senza che il barista se ne accorgesse»
King aveva riprovato ad indovinare, ma quella volta, fortunatamente, aveva toppato così male quasi da stampare un ghigno sul volto di Saitama.
«Affatto, anche se stavo per farlo. Il barista mi ha scoperto, e quando gli ho detto che una donna che era venuta lì per bere le aveva dimenticate e mi ha scambiato per il suo fratello minore. Le ho prese e sono andato dopo averlo assecondato; ho avuto un culo immenso scoprendo che erano proprio le chiavi dell'auto che stavamo cercando e, tra l'altro, quando stavo per uscire mi ha anche detto che esisteva un parcheggio sul retro»
«Questa botta di fortuna non è molto verosimile»
«Non crederci, io sto raccontando solo quello che è successo realmente… ora posso finire la mia storia?»
Dicevo, dopo essere uscito da quello che poi scoprii essere un pub aperto tutto 24 ore su 24, mi precipitai verso le persone che mi aspettavano con le chiavi in mano, dicendo loro che la macchina poteva essere sul parcheggio sul retro e che Miyako poteva non ricordarselo per via della sbornia che si era presa, così ci incamminammo verso la meta – o meglio, io seguii i due mentre camminavano – e, diciamo, trovammo quella vecchia macchina parcheggiata come se nulla fosse successo.
Ricordo che, prima di tornarmene a casa, la donna che aveva accusato il suo ex ingiustamente si scusò con lui e mi ringraziò soffocandomi in un abbraccio, mentre l'altro mi scompigliò i capelli dicendo delle parole che mi ricordo perfettamente ancora adesso «Sai, una persona abbastanza famosa ha detto che un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze. Anche se questa non è proprio una circostanza sfavorevole, ci sei stato davvero di grande aiuto»
«Alla fine, quando il giorno dopo sono andato in quella libreria a comprare un volume della mia serie preferita, tutti i presenti mi hanno acclamato come eroe per quello che era successo il giorno prima; la cosa m'imbarazzò così tanto che smisi di frequentare quel posto»
Saitama fece un respiro profondo: va bene, aveva un po' inventato lo svolgimento della storia, ma alla fine si era ricordato del finale e, per quanto fosse una storia inverosimile e raccontata in un modo un po' frettoloso, sperava che fosse sufficientemente buona da non costringerlo a raccontarla di nuovo dall'inizio.
Si mise a guardare Genos e King con un ansia tale da farlo sudare freddo e deglutire rumorosamente: nel soggiorno di casa sua c'era un silenzio così opprimente che probabilmente era passato almeno un minuto da quando aveva smesso di parlare.
Stava per cominciare a lamentarsi del silenzio che si era creato, fino a quando le mani dei presenti non cominciarono a battere, facendo sentire l'eco degli applausi per tutta la stanza.
«Sai, dovrebbero fare uno speciale in quel programma sulla tua storia, agli spettatori piacerà»
«Maestro, se serve posso chiamare i produttori per farli parlare con lei!»
Il sollievo che aveva provato qualche istante prima era completamente svanito.
«No, non è necessario! Genos, mi stai ascoltando? Chi stai chiamando al cellulare? Ti ho detto che non c'è bisogno che chiami i produttori di quel programma televisivo!»
 
 
 
 
 
L'angolo dell'autrice:
Ragazzi, ho superato un record: ho scritto la OS più lunga che abbia mai pubblicato e fa pure schifo e, diciamo, sono pure riuscita a finirla entro la scadenza originale, che per me è davvero un record, visto che fino a tre settimane fa ero pure indecisa a che tipo di trama usare per questo contest (nel senso che, davvero, non sapevo come si sarebbe svolta questa fic), tanto che pensavo addirittura di ritirarmi.
Invece, come fa sempre, l'ispirazione è accorsa in mio aiuto proprio nei momenti in cui meno me l'aspettavo facendomi scrivere questo, che non è esattamente quello che intendevo, ma sono soddisfatta anche così.
Grazie per aver letto fino a qui!
Un abbraccio,
Angie96
   
 
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