Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Desma    02/11/2017    1 recensioni
Cliantha Pumpkinseed ha vissuto i primi diciannove anni della sua vita nel tepore e nella protezione dell'amore dei genitori, ma, ora che è rimasta sola, per guadagnarsi da vivere lavora come cameriera alla taverna Il Puledro Impennato nella sua città d'origine, Brea. Il pessimo ambiente di lavoro e i fantasmi di una felicità brutalmente interrotta la stringono come un cappio, ma l'incontro con uno speciale ospite della taverna le darà l'occasione di cambiare le carte in tavola.
Dal capitolo 3:
(...)-E sia, ragazza, ma ricorda che i nani sono poco inclini a dimenticare il male subito, così come il bene ricevuto. Se anche solo una sillaba scivolerà fuori dalla tua bocca, saprò per certo da chi tornare a riscuotere i danni. Sono stato chiaro?
-Limpido- rispose Cliantha.
Questa storia ripercorre i fatti narrati ne Lo Hobbit, appoggiandosi all'interpretazione cinematografica di Peter Jackson; non ha alcuna pretesa, ma solo la speranza di intrattenere e di spronarmi, con la pubblicazione, a mantenere un ritmo di scrittura il più regolare possibile (compatibilmente con gli impegni scolastici).
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Thorin Scudodiquercia stava seduto al tavolo e mangiava lentamente una zuppa da un piatto che Bilbo gli aveva portato e parlava con i suoi uomini nella quiete della casa dello hobbit, illuminato dalla luce del camino e delle candele.

Cliantha, che aveva approfittato della distrazione di Bilbo per l’arrivo del tredicesimo nano e del supporto di Gandalf per stare ancora qualche minuto, lo osservava mangiare e chiacchierare, raccontando del suo viaggio presso i parenti e informandosi delle famiglie dei suoi amici, poi Dwalin chiese: -Che cosa hanno detto i nani dei Colli Ferrosi? I Durin sono con noi?

Quella domanda sembrò conferire una sferzata all’orgoglio del nano, che appoggiò il cucchiaio sul bordo del piatto e, emesso un leggero sospiro, rispose: -Loro non verranno. Dicono che quest’impresa è nostra e solo nostra.

-Partite per un’impresa?- chiese timidamente Bilbo da dietro le spalle di Gandalf, incuriosito. A quella domanda lo stregone rispose chiedendo che gli venisse fornita più luce e lo hobbit andò a cercare una lanterna.

-Lontano verso est- iniziò Gandalf, estraendo da sotto il mantello un pezzo di carta pecora ripiegato ed estendendolo sul tavolo -Oltre le montagne e il fiume, al di là di terreni boschivi e terre desolate, giace un’unica vetta solitaria.

-La Montagna Solitaria- esclamò la ragazza, completamente assorbita dalla conversazione e provocando non pochi sguardi sorpresi da parte di alcuni dei nani.

-Esatto- confermò lo stregone.

-I presagi sono stati interpretati- si intromise il nano dalla spessa chioma fulva -E dicono che è il momento.

-I corvi sono stati visti volare verso est- intervenne un altro nano con in mano un corno acustico di ottone -Così come era stato predetto. Quando gli uccelli del passato torneranno a Erebor, il regno della bestia avrà fine.

Bilbo Baggins emerse dalla dispensa, in cui era andato a cercare la lanterna, e, evidentemente scosso, domandò: -Quale bestia?

-Oh, sarebbe in riferimento a Smaug il terribile- rispose Bofur, facendo ondeggiare la sua pipa con noncuranza -La maggiorissima e più grande calamità della nostra epoca. Uno sputafiamme volante- iniziò a descrivere, evidentemente divertito dalla reazione che suscitava nel timido hobbit -Denti come rasoi, artigli come ganci da macellaio, appassionato di metalli preziosi.

-Direi che è chiaro- intervenne Cliantha, notando la tensione nel collo di Bilbo.

Il giovane nano con i capelli a scodella si alzò dalla sedia e dichiarò il suo coraggio, dicendo di voler affrontare il drago con la sua lama nanica, ma il suo impeto venne smorzato dal fratello più anziano, Dori, che lo fece sedere.

I compagni gli fecero eco, finché il più anziano della compagnia non prese parola: -Ci vorrebbe un esercito per affrontarla e noi siamo solo in tredici, non dei migliori e neanche dei più svegli.

-A chi hai dato dello stupido?- domandò un altro nano, mentre Fili prendeva parola: -Saremo pure pochi di numero, ma siamo combattenti, tutti quanti. Fino all’ultimo nano!- esclamò con maggiore enfasi, battendo la mano sul tavolo.

-E dimenticate che abbiamo uno stregone nella compagnia- intervenne Kili, infervorato dalle parole del fratello -Gandalf avrà ucciso centinaia di draghi ai suoi tempi.

Tuttavia quell’intervento da parte del giovane nano sembrò mettere in difficoltà lo stregone, che, balbettando poche parole, cercò di sviare l’argomento, ma i nani sono creature testarde e insistettero, chiedendo esattamente quanti draghi egli avesse ucciso; l’immediata mancanza di risposta provocò una reazione furibonda che venne placata solo dal comando di Thorin.

-Shazara!- urlò il loro capo, ristabilendo finalmente l’ordine -Se noi abbiamo interpretato questi segni non pensate che altri l’abbiano fatto?- domandò dall’alto della sua statura, eccezionalmente elevata per la sua razza -Le voci hanno iniziato a diffondersi, il drago Smaug non viene avvistato da sessant’anni. Occhi guardano a est, verso la montagna, valutando, ponderando, soppesando i rischi. Forse la grande ricchezza del nostro popolo ora giace senza protezione e stiamo comodi, mentre altri prendono ciò che è nostro di diritto? O afferriamo l’occasione per riprenderci Erebor?

Il discorso venne accolto con grandi acclamazioni e Cliantha rimase affascinata dalla capacità di Scudodiquercia di ristabilire coraggio e motivazione nei suoi uomini, che alzavano i boccali in segno di approvazione.

-Peccato che la porta principale sia nascosta- intervenne di nuovo Balin, riportando tutti alla dura realtà dei fatti -Non si può entrare nella Montagna.

-Questo, mio caro Balin- si intromise Gandalf -Non è del tutto vero.

In un abile movimento di dita, una spessa e grossa chiave di metallo da i bordi spigolosi apparì nella sua mano; lo stupore era dipinto sul volto del capo dei nani, che quasi in un sussurro domandò: -Perché è nelle tue mani?

-Mi è stata data da tuo padre, Thrain- rispose il vecchio, porgendogliela -Come forma precauzionale. Ora è tua.

Il nano prese quell’oggetto con una delicatezza quasi reverenziale che le sue dita grosse e corte non sembravano neanche capaci di operare e rimase per qualche istante ad ammirarla, come se fosse stato un oggetto di infanzia a lungo perduto e ora ritrovato.

-Se c’è una chiave…- iniziò Fili, dando voce ai propri pensieri -Ci deve essere una serratura.

-Hai ragione, mastro nano- convenne Gandalf, accendendosi la pipa con qualcosa che poteva essere un fiammifero ma che Cliantha non riuscì a comprendere -La mappa indica l’ingresso di un passaggio all’interno della Montagna, ma le porte dei nani sono impossibili da trovare una volta chiuse. Inoltre queste rune spiegano come trovarlo, ma io non sono in grado di interpretarle. Comunque c’è chi ha maggiore conoscenza di me e, una volta interpellato, saranno necessari discrezione, astuzia e una certa dose di coraggio.

In tutto quel discorso Cliantha aveva capito dove l’uomo stesse andando a parare e si sorprese della propria audacia quando sentì la sua voce dare corpo ai suoi pensieri: -Per questo vi serve qualcuno che sia in grado di intrufolarsi in qualunque luogo non visto e non udito. Un ladro provetto!

-Esatto- le sorrise affettuosamente Gandalf -Uno scassinatore, per la precisione.

-E uno bravo!- convenne Bilbo, che con le dita infilate sotto alle bretelle non colse lo sguardo eloquente che lo stregone aveva lanciato alla ragazza.

Il silenzio scese per qualche secondo, mettendo in evidente difficoltà Bilbo, che si guardò intorno.

-Tu lo sei?- chiese Dwalin alla fine, dando voce ai pensieri di tutti

-Sono cosa?- domandò lo hobbit.

-Uno scassinatore!- esclamò Balin.

-No- rispose fermamente quello, che aggiunse con orgoglio -Non ho mai rubato niente in vita mia.

-È come pensavo- disse Dwalin -Quest’impresa non è adatta alla gente per bene che non sa badare a sé stessa- poi, squadrando Cliantha con un’occhiata di sufficienza, aggiunse -E tantomeno per fragili fanciulle.

-Cosa ti fa credere che io sia fragile?- sbottò alla fine Cliantha, incapace di tollerare quell’insopportabile atteggiamento di superiorità e sdegno che quel maleducato ostentava.

La sua reazione fu la scintilla che fece scoppiare un’altra accesa discussione, fatta di una cacofonia di urla e strepiti in cui alcuni sostenevano, con poco garbo, che lo hobbit sarebbe stato inadatto alla missione, mentre altri lo difendevano. Il caos spinse la pazienza di Gandalf al limite e lo stregone si alzò, fuori di sé, proiettando un’ombra che avvolse tutta la stanza.

-Silenzio!- disse, sovrastando le voci di tutti e riportando il silenzio -Se dico che Bilbo Baggins è uno scassinatore, allora uno scassinatore egli è.

Il suo animo si placò e l’ombra restituì il posto alla calda luce del focolare: -Gli hobbit sono piccoli e veloci- spiegò -E sono in grado di non farsi udire da molti, se lo desiderano. Inoltre, se il drago è avvezzo all’odore dei nani, quello degli hobbit gli è completamente sconosciuto e questo ci dà un immenso vantaggio.

-Molto bene- affermò Thorin, facendo cenno a Balin -Dagli il contratto.

Il nano, interpellato, fece quanto gli era stato chiesto e porse un lungo foglio di carta pecora ripiegato più volte, anche di lato, che lo hobbit prese e iniziò a scorrere; Cliantha notò che Thorin si era sporto verso Gandalf e gli sussurrava qualcosa nell’orecchio, a cui lo stregone annuì serio.

Nel frattempo la voce di Bilbo, intento a leggere i termini del contratto, giungeva nella sala dapprima bassa e veloce, poi sempre più alta e chiara -La presente compagnia non risponderà di lesioni inflitte da, o come conseguenza di, incluso, ma non limitatamente a lacerazioni, eviscerazioni... incenerimento?- scandì l’ultima parola con chiarezza, aspettandosi forse che si trattasse di uno scherzo.

-Oh sì!- esclamò invece Bofur, che Cliantha inquadrò, a quel punto, come un burlone caratterizzato da una vena di sadismo -Il drago ti ridurrà a braciolette in un batter d’occhio.

Continuò ad elencare altre situazioni poco piacevoli che il drago non avrebbe mancato di procurare al povero hobbit, il cui voltò sbiancò e il respiro divenne corto e affannoso.

-Stai bene?- chiese Balin, accigliato.

-Sì, sì- mentì Bilbo, piegandosi sulle ginocchia e cercando di prendere dei respiri profondi -Devo solo…

E cadde a terra svenuto.

-È un tipetto piuttosto eccitabile- giustificò Gandalf in risposta allo sguardo cupo e severo che Thorin aveva rivolto al povero hobbit -Gli vengono questi strani buffi attacchi, ma è uno dei migliori! Fiero come un drago se c’è bisogno.

Nel frattempo Cliantha era schizzata dalla sedia a piena velocità e accorsa allo svenuto signor Baggins, prendendo la brocca di acqua che stava sul tavolo e da cui Thorin si era dissetato durante il pasto: -Era davvero necessario?- domandò, rivolgendo agli astanti sguardi di gelo, poi bagnò un tovagliolo con l’acqua e lo passò sulla fronte, il collo e i polsi di Bilbo.

-Non sembra essersi fatto nulla cadendo- osservò Cliantha, non vedendo segni, poi gli prese il polso per accertarsi che il battito fosse regolare -È solo svenuto, qualcuno mi aiuti a distenderlo sul divano e portatemi del whiskey!

Fili e Kili si alzarono prontamente e si occuparono di sollevare il loro scassinatore dal pavimento, mentre Dori, il nano con la barba bianca accuratamente intrecciata e i capelli argentati raccolti sul capo, corse a procurare l’alcolico.

Quando Dori le ebbe portato la bottiglia, Cliantha la stappò e ne avvicinò il collo sotto al naso dello hobbit, che si riprese di soprassalto.

-Come va?- chiese la ragazza, la cui voce recava una punta di dolcezza.

-I-io…- balbettò Bilbo, ancora disorientato -Credo di aver bisogno di una tazza di thé.

Ciò detto lo hobbit si alzò e, aiutato dai due giovani nani, si recò in cucina a fare quanto aveva annunciato, lasciando soli Cliantha e lo stregone.

-Quindi è questa la famosa avventura?- chiese la ragazza, che ancora osservava con apprensione in suo paziente allontanarsi pur essendo instabile sulle ginocchia -La riconquista di Erebor?

Un cenno affermativo dello stregone le diede a conferma e il suo cuore prese a saltare nel petto come un forsennato: -Giorni celesti!- esclamò, aggrappandosi al bracciolo della poltrona per non cedere all’emozione -Io.. Io credevo che fosse solo una storia della buonanotte! Mia madre me la raccontava di quando in quando e… credevo che i draghi si fossero estinti, non immaginavo che Smaug il Terribile esistesse davvero! Crescendo l’avevo interpretato come una metafora dell’avidità di Thror, che aveva portato la disgrazia sul suo popolo… E suo nipote, Scudodiquercia, è qui, nella Contea! E io gli servito da bere! Oh giorni celesti! Oh giorni celesti!

-Thornrose- intervenne Gandalf, interrompendo il suo sproloquio delirante -Conosceva la storia di Erebor?

-Ne conosceva tante- rispose la ragazza, ancora emozionata per le sue scoperte -Ma quella era tra le mie preferite.

Bilbo tornò con la sua tazza di thè e si mise a sorseggiarlo seduto in poltrona, dichiarando di star bene e di aver solo bisogno di stare tranquillo per qualche attimo per riprendersi. Lui e Gandalf iniziarono a discutere e Cliantha si sentì abbastanza tranquilla sulla sua salute per poter lasciare il capezzale del suo paziente e andare in cucina a versarsi da bere.

Mentre passava davanti alla sala da pranzo sentì Balin sospirare: -A quanto pare abbiamo perso il nostro scassinatore. Forse è meglio così. Le probabilità c’erano lo stesso a sfavore. Dopotutto cosa siamo noi? Mercanti, minatori, stagnai, giocattolai. Non certo materia da leggenda.

-Ci sono alcuni guerrieri tra di noi- sentì dire dalla voce calda e profonda di Thorin.

-Vecchi guerrieri- ribatté l’altro.

-Io sceglierei uno qualunque di questi nani invece di un esercito dei Colli Ferrosi- disse Thorin, la cui voce era animata da un forte senso di orgoglio -Perché quando li ho convocati hanno risposto. Lealtà. Onore. Un cuore volenteroso. Non posso chiedere più di questo.

A quelle parole, per quanto il contesto le sembrasse assurdo e incredibile, Cliantha non poté trattenersi dal sorridere: Thorin era mosso da sentimenti di grande nobiltà e aveva una grande capacità di trasmetterli a chi lo ascoltava.

Dentro di lei sentì crescere il desiderio di voler fare parte di quel progetto, infervorata dal discorso del re dei nani e desiderosa di dimostrare le qualità che aveva appena elencato: “Erebor!” sembrava scandire il suo cuore ad ogni battito. La sua memoria le riportò la voce dolce e carezzevole della madre che le raccontava, dopo averle rimboccato le coperte, della ricchezza e della bellezza della mitica città dei nani scavata nella roccia, traboccante di oro e gemme preziose, della Montagna Solitaria.

Forse quella era davvero la sua occasione, un segno del destino per spingerla a cercare quella nuova vita che tanto aveva sognato il giorno in cui suo padre, o, più accuratamente, i suoi resti erano stati deposti in una fossa accanto a quella che già ospitava il cadavere di sua madre.

Nulla più, pensava la ragazza, mentre sorseggiava il suo bicchiere d’acqua, osservando i nani radunarsi davanti al fuoco del camino nel salotto, la tratteneva in quella città, in quella casa piena di ricordi e svuotata degli affetti, quindi perché non tentare?

Dalla cucina poteva osservarli tutti con chiarezza, i nani di Erebor: raccolti attorno alla bocca infuocata del camino, i loro volti sembravano quelli di antiche statue scolpite nella pietra, i lineamenti erano marcati dalle forti luci delle fiamme che scoppiettavano allegre, le loro barbe rilucevano dei piccoli gioielli, chi ne aveva, intrecciati ai lunghi e spessi peli corvini, bianchi o fulvi e in quel momento a Cliantha parve di vedere i personaggi leggendari di quelle vecchie storie raccontate nel buio della sua stanza da letto.

Chissà quale storia sarebbe stata raccontata da quell’impresa tanto audace?

Ad un tratto le sue orecchie captarono un canto, dapprima un semplice mugugnio, poi parole distinte scandite dalla lenta melodia della voce bassa e calda di Thorin, che con la pipa saldamente accomodato tra le dita se ne stava appoggiato alla mensola del camino, ispirato dalle lingue di fuoco al suo interno:

Lontano su nebbiosi monti gelati

in antri oscuri e desolati.

Partir dobbiamo,

l'alba scortiamo

per ritrovare gli ori incantati.

Poi gli altri nani si unirono al suo canto, innalzando un coro solenne, senza strumenti né accompagnamento, le loro sole voci a rievocare quella canzone antica e colma di una tremenda memoria:

Ruggenti pini sulle vette

dei venti il pianto nella notte.

Il fuoco ardeva

fiamme spargeva

alberi accesi torce di luce.

Era uno spettacolo maestoso e al contempo malinconico e Cliantha dovette passare i polpastrelli agli angoli interni degli occhi per arginare una lacrima; dall’altra parte del salotto, seduto sulla sua poltrona nella stanza accanto, Cliantha vide Bilbo Baggins, commosso quanto lei, che osservava il camino, immerso nelle riflessioni scatenate da quelle parole.

Nel frattempo i nani si erano messi comodi sul divano e sulle poltrone che arredavano il salotto, chiacchierando e fumando Vecchio Tobia; Cliantha si riempì di nuovo il bicchiere e raggiunse i nani nel salotto, dove trovò posto a sedere accanto a Bofur, intento a colmare il serbatoio della pipa con il tabacco.

-È stata un’esibizione splendida- disse la ragazza, accomodandosi sui cuscini ricoperti di tessuto color cremisi impreziosito da merletti di pizzo; il nano accese la pipa e se la portò alle labbra per tirare la prima boccata di avviamento: -Meno male!- esclamò, emettendo volute di fumo che andarono a disperdersi sopra le loro teste -Thorin ci ha fatto provare un milione di volte, sarebbe andato su tutte le furie se non fosse venuta buona la prima!

-Come?- chiese Cliantha, facendo quasi schizzare l’acqua fuori dal bicchiere e lanciando occhiate incredula al re dei nani, che, attorniato dai nipoti, studiava la mappa alla luce del camino.

-Sto scherzando!- rise Bofur, puntando il bocchino della pipa contro la sua faccia -Guarda che faccia! No, è una canzone che è stata scritta durante l’esodo da Erebor dopo che era stata occupata dal drago, fa parte della nostra tradizione da duecento anni oramai.

-Beh- riprese Cliantha -Era davvero bellissima.

-Sì- annuì Bofur, prendendo una nuova boccata -E speriamo che alla fine della campagna vengano aggiunte delle nuove strofe.

Cliantha annuì a sua volta, per poi rimanere in silenzio ed ascoltare le conversazioni che si tenevano attorno a lei: l’ambiente era divenuto molto più disteso e rilassato e i piccoli gruppi che si erano formati (per lo più basati sulla parentela, da quanto Cliantha aveva avuto modo di comprendere) discutevano di cose comuni, normali, come le nuove tecniche di assemblaggio dei meccanismi di un orologio da taschino ideate ai Colli Ferrosi, o l’aumento di prezzo delle pietre preziose e dei legni da incenso, o, ancora, della scelta dell’abbigliamento per quello che, dalle previsioni, sarebbe stato un inverno particolarmente rigido.

C’era una pace imprevista nell’affollato salotto di casa Baggins, che lo stesso padrone di casa, risvegliatosi dai suoi pensieri, aveva quasi timore di infrangere quando, entrato in salotto, offrì ai suoi ospiti di sistemarsi per la notte nelle numerose stanze da letto.

La compagnia accettò di buon grado e un po’ alla volta i nani presero i propri bagagli e si distribuirono nelle camere degli ospiti per prepararsi per la notte: -Anche tu, Cliantha- le disse Bilbo, porgendole delle lenzuola fresche di bucato -Ormai è troppo tardi e non mi sentirei in pace sapendoti in strada a quest’ora della notte. Puoi fermarti a dormire.

-Vi ringrazio, signor Baggins- rispose Cliantha, incapace di trattenere uno sbadiglio -Prima però devo occuparmi di Brithil, che è rimasta fuori agganciata al carretto. Vi dispiace se resta nel vostro giardino?

-Non c’è problema, purché non mangi i miei fiori.

Cliantha ringraziò e prima di uscire si avvolse il mantello ben stretto attorno al collo per ripararsi dalla brezza fredda che tirava e faceva ondeggiare le chiome degli alberi; facendosi luce con una lanterna, la ragazza attraversò il giardino e raggiunse l’animale, che l’accolse sbuffando.

-Ciao, bella!- la salutò Cliantha passando la sua mano tra il crine bruno che ondeggiava sul collo muscoloso dell’animale -Ti ho fatta aspettare un sacco qua attaccata al carro, vero? Povera Brithil! Dai, adesso ti sgancio, così potrai riposarti un po’ in mezzo a questo bel prato.

La cavalla emise di nuovo uno sbuffo dalle ampie narici quando Cliantha la liberò dai vincoli che la tenevano al carretto, ma, mentre stava per portarle la coperta da distendere sulla sua schiena, la ragazza si ritrovò faccia a faccia con Thorin, che, spuntato dal nulla come uno spirito, la squadrava a braccia incrociate, la schiena dritta come una torre e le gambe ben piantate al suolo.

-Che cosa credi di fare?- domandò il re dei nani, diretto e implacabile come un colpo di frusta.

-Preparare il cavallo per la notte- rispose Cliantha con finta ingenuità, ben sapendo che il nano non si stesse riferendo a quello, e, infatti, alle sue parole Thorin sollevò un sopracciglio e le lanciò un’occhiataccia: -Gandalf sostiene che tu sia una persona degna di fiducia- riprese poi il nano -E se non fosse per l’alta considerazione in cui tengo la sua opinione, saresti stata rispedita alla tua locanda nel momento esatto in cui ho messo piede in casa. Tuttavia, quello che hai udito questa sera ha un’importanza troppo alta perché io ti lasci andare, rischiando che tu vada a spifferare informazioni su cose che non ti riguardano.

Cliantha si sentì il sangue raggelare nelle vene: alle sue orecchie quelle parole erano parse come una velata minaccia e dentro di lei temeva che Thorin, dato il fervore dei suoi discorsi e l’alta posta in gioco di quell’impresa, non avrebbe avuto problemi nel tramutarla in fatti.

-Avete la mia parola- disse, soppesando attentamente le sue parole -Che nulla di quanto è stato detto questa sera uscirà mai dalla mia bocca.

-La parola di una locandiera non è sufficiente- rispose Thorin, sprezzante.

-Allora accettate la parola di una figlia- ribatté Cliantha, il cui cuore aveva cominciato a fare i salti mortali, iniziando a temere per il peggio, così nel tentativo di calmarlo e, al contempo, dare maggiore enfasi al suo discorso, pose la mano destra sul petto e alzò la sinistra, aperta -Giuro sulla memoria di mia madre e di mio padre che non dirò ad anima viva quanto è accaduto stasera.

Gli occhi di Thorin andarono a posarsi sul palmo segnato della ragazza e per qualche istante le sue iridi blu non sembrarono in grado di vedere null’altro; poi passarono al suo viso e il nano parve riflettere su quel giuramento, soppesandone il valore e valutando se accettarlo o meno, cosa che alla fine sembrò fare perché, rilassate le braccia e le spalle, disse con voce più calma: -E sia, ragazza, ma ricorda che i nani sono poco inclini a dimenticare il male subito, così come il bene ricevuto. Se anche solo una sillaba scivolerà fuori dalla tua bocca, saprò per certo da chi tornare a riscuotere i danni. Sono stato chiaro?

-Limpido- rispose Cliantha.

Avuta la sua risposta, Thorin annuì e tornò in casa, non prima però di averle lanciato un’ultima, penetrante, occhiata alla mano, rimasta sollevata e che Cliantha si affrettò ad abbassare: ma cosa avevano tutti con la sua mano? Certo, la pelle rossa e rugosa del suo palmo non era uno spettacolo piacevole, ma la cosa stava diventando morbosa.

Se non altro, pensò la ragazza, mentre finiva di preparare Brithil per la notte e si assicurava che avesse un bacile pieno d’acqua da cui attingere, Thorin sembrava essersi convinto della sua affidabilità abbastanza da non infierire ulteriormente con le minacce, ma come si sarebbe comportato quando avrebbe messo in atto il piano che la sua mente stava elaborando?

 

 

L’autrice: salve a tutti e benvenuti alla fine del terzo capitolo de Il marchio del drago! Grazie per aver resistito fino in fondo, lo apprezzo molto 😉

Un abbraccio speciale vorrei mandarlo a Fjorleif per aver iniziato a seguire la mia storia, a SaraGreta_24 e Thorin 78 per averla aggiunta tra le preferite! Grazie di cuore, è un piacere immenso sapere che il mio lavoro vi abbia regalato qualche emozione e abbiate deciso di dargli un’opportunità!

Spero che continuerà ad essere così anche se buona parte di questo capitolo sia tratta dalla trasposizione cinematografica di Peter Jackson, ma per me è stata la scena più interessante e meglio riuscita di tutta la trilogia e ci tenevo a inserirla nel mio scritto.

Di seguito un piccolo collage di mia realizzazione ispirato alle vicende del primo capitolo. Le immagini non mi appartengono, mi sono solo divertita ad associarle tra loro. Spero vi piacciano.

Un abbraccio e alla prossima!

Desma

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Desma