Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: bambolinarossa98    03/11/2017    0 recensioni
Collegata alla serie The Chronicle's of Mafia Family
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- È solo che... non pensavo sarebbe stata così difficile - ammise Tsuna, stringendo le braccia intorno alla scopa - Tutto questo, da un giorno all'altro... è tutto troppo strano, troppo improvviso, troppo tutto! - aggiunse, scuotendo vigorosamente il capo, come per scacciare un brutto pensiero - Non abbiamo neanche avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo che ci siamo ritrovati ad uccidere i nostri compagni di scuola. Tutto questo... è difficile da accettare e, sopratutto, da portare avanti.
Sono cambiato e non mi piace come è successo. Non mi piace cosa sono diventato. -
Gokudera non rispose.
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[ApocalipseZombie!AU - Horror, Splatter, Mistero - Sconsigliato ad un pubblico facilmente impressionabile, leggere attentamente il foglietto illustrativo. Può contenere tracce di angst e frutta a guscio]
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicle's of Mafia Family'
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Il silenzio avvolgeva ogni cosa intorno a lui, tanto da risultare opprimente. Si stringeva alla stecca della scopa di metallo ripescata dallo sgabuzzino delle scope, rannicchiato sotto la cattedra e tremando come una foglia; l'orecchio vigile e teso attento a cogliere il più piccolo rumore.
Aveva paura e lo ammetteva.
Aveva paura e non poteva farci niente.
Aveva paura e credeva fosse anche normale.
Sussultò quando sentì un urlo squarciare il silenzio della scuola e si rannicchiò di più su sé stesso. Non aveva il coraggio di uscire, sentiva ancora i conati scombussolargli lo stomaco nel ricordare ciò a cui aveva assistito poco prima, nel corridoio.
Perché stava succedendo qualcosa di anormale lì dentro: gli studenti e i professori erano impazziti, iniziando ad aggredirsi tra di loro arrivando addirittura ad uccidersi, c'erano sangue e cadaveri dapertutto senza che però si riuscisse a trovare una spiegazione logica.
Cosa era successo, tutto ad un tratto? Perché stavano accadendo quelle cose orribili?
- Maledizione! Stammi lontano! -
Tsuna sbarrò gli occhi quando sentì una voce femminile provenire da fuori la porta, seguita dall'inconfondibile rumore della carne che veniva lacerata. Poi la porta si aprì.
Il ragazzo deglutì e si appiattì contro l'interno della cattedra, alzando la scopa senza però sapere cosa ne avrebbe fatto. Sentiva dei passi avvicinarsi e il cuore battere all'impazzata ogni secondo di più: o sarebbe svenuto o sarebbe morto per attacco cardiaco.
Un ombra si avvicinò al mobilio e si piegò su di esso. Fu questione d'istinto: strinse gli occhi e brandì la mazza... colpendo però il vuoto.
- Che riflessi da far schifo, proprio quello che ci si aspetterebbe da te. -
Tsuna aprì gli occhi di scatto, riconoscendo la voce: inginocchiata davanti a lui, con la divisa macchiata di sangue e lo sguardo seccato, vi era l'ultima persona che si sarebbe aspettato di incontrare ma che non era mai stato così felice di vedere.
- H-Hana! - balbettò, felice e sollevato di vedere la sua compagna di classe viva e vegeta.
- Beh, almeno tu sei salvo. Non credevo che lo avrei mai detto ma sono felice di vederti vivo: pensavo fossero diventati tutti così - rispose lei, indicando il corriodio fuori la porta dove vi era il cadavere di un ragazzo.
- L-Lo hai ucciso? - mormorò Tsuna, sconvolto.
- Non lo hai ancora capito? Era già morto - rispose lei pacata, facendogli sgranare gli occhi - Sono tutti già morti anche se si muovono - aggiunse alzandosi in piedi - Può sembrare assurdo ma la scuola è invasa da morti che camminano. -
- Morti che camminano? Zombie?! - domandò il ragazzo, incredulo, gattonando fuori - M-ma... com'è possibile? -
- Non lo so, ma se sei vivo tu c'è la possibilità che sia sopravissuto qualcun altro. -
- C-Che significa se sono vivo io? - domandò, sentendosi un tantino offeso.
- Ascoltami, Sawada, non abbiamo tempo per i teatrini comici - lo riprese lei, autoritaria - Dobbiamo trovare i sopravvissuti, se ne sono rimasti: più saremo più probabilità avremo di uscirne vivi. Quindi stammi vicino e se veniamo aggrediti... mira alla testa, senza pietà - spiegò, indicandosi il capo - È l'unico modo per ucciderli definitivamente. E non esitare: ricorda che sono già morti, gli fai solo un favore. -
Tsuna la fissò con gli occhi sbarrati, non riuscendo ad assimilare tutto quello che gli veniva detto: morti che camminavano? Sopravvissuti? Ucciderli definitivamente? Lui?
- I-io non so se... -
- Poche storie. Andiamo - tagliò corto Hana, voltandogli le spalle. Il ragazzo impugnò la mazza, stringendo le labbra, poi la seguì nonostante le gambe che tremavano.


Kyoko non sapeva cosa stesse succedendo. Aveva capito solo che gli studenti erano impazziti e si stavano aggredendo tra di loro. Era ingenua ma non stupida: quando aveva visto una ragazza di terza venire fatta a pezzi da un paio di suoi compagni di classe aveva compreso che per il suo bene sarebbe stato meglio fuggire. Avrebbe voluto cercare suo fratello, per sapere che stava bene e cosa stesse succendendo... ma non poteva farlo, non finché lui la inseguiva.
Salì di corsa le scale tuffandosi nel corridoio all'ultimo piano che sembrava deserto: se avesse trovato un'aula in cui nascondersi, forse...
Come se qualcuno avesse ascoltato le sue preghiere, scorse la porta della reception: quella stanza era la più grande del piano e la più ammobiliata, avrebbe potuto usare i divani e la scrivania per bloccare la porta e forse, almeno per un po', sarebbe stata al sicuro.
Oramai aveva le gambe a pezzi e il fiatone e lui le era addosso. Fu con disperazione che si gettò sulla porta quando si sentì afferrare il braccio, spalancandola e cadendo carponi sul tappeto: la stanza era in ordine e sinistramente silenziosa... ma oramai era tardi per attuare i suoi piani. Si voltò di schiena quando sentì un lamento alle sue spalle, prima che il ragazzo (che aveva riconosciuto come studente di terza poiché era un compagno di classe di suo fratello) si gettasse su di lei a fauci spalancate. A quel punto fece l'unica cosa plausibile: urlò, stringendo gli occhi e coprendosi il viso con le braccia.
Ma non furono i suoi denti penetrare nella propria carne che sentì, piuttosto rumori di colpi e un corpo che cadeva a terra.
Tremante aprì gli occhi, e li sgranò quando si rese conto di chi le stava dando le spalle, ritto sulla soglia della stanza.
- Si può sapere cosa sta succedendo? - mormorò il ragazzo con voce fredda.
E Kyoko sarebbe potuto svenire per il sollievo seduta stante.
- Hi-Hibari-san! - esclamò, ricordando solo allora che la reception veniva usata come ritrovo per i componenti del Comitato Disciplinare di cui Hibari era il Presidente. Il ragazzo si voltò verso di lei, abbassando le braccia con cui impugnava i tonfa.
- Sei stata aggredita a scopo di furto o violenza? - domandò, pacato, facendole assumere uno sguardo sorpreso: possibile che lui non sapesse?
I suoi occhi scivolarono verso il basso quando vide il corpo rialzarsi, e divennero vitrei tanta fu la paura.
- Hi-Hibari-san! Dietro di te! - urlò, istintivamente, indicandolo. Lui si voltò di scatto, colpendo il ragazzo al viso e spedendolo a schiantarsi contro il muro... facendolo rialzare due secondi dopo.
Lui sembrò sorpreso.
- Non sarebbe dovuto essere in grado di rialzarsi - disse, assottigliando lo sguardo, rimettendosi in posizione di attacco.
- Hibari-san gli studenti sono impazziti! - informò lei, mettendosi in ginocchio - Si... si stanno mangiando tra di loro! - balbettò, mentre sentiva le lacrime pungerle gli occhi. Lo vide rivolgerle uno sguardo sgranato, per poi riportare l'attenzione al ragazzo che si era gettato su di lui con l'intenzione di morderlo. Lo colpì con una ginocchiata allo stomaco e gli diede una tonfata sulla nuca, mandandolo al tappeto.
- Che significa che si stanno mangiando tra di loro? - domandò.
- H-ho visto un gruppo di ragazzi fare a pezzi una loro compagna di classe... di sotto è il caos, ci sono corpi e sangue ovunque... sono tutti strani... - balbettò, faticando a restare calma - ...tutti così! - aggiunse, indicando il ragazzo che aveva afferrato la gamba di Hibari. Il ragazzo reagì d'istinto quando lo vide aprire la bocca e indirizzare i denti verso la sua caviglia: alzò l'altro piede e gli schiacciò la testa. Il sangue schizzò sulla parete, macchiandogli le scarpe nere.
Kyoko si coprì la bocca con le mani e nel corridoio scese il silenzio: il ragazzo non si mosse più. Persino Hibari sembrò stupito da ciò che aveva fatto ma non si scompose; estrasse il piede dalla carcassa e pulì la suola della scarpa sul tappeto.
- Nessun rimpianto visto che ha tentato di mangiarci, giusto? - domandò, senza però guardarla; Kyoko alzò gli occhi su di lui e annuì lentamente, troppo sconvolta per parlare.
- Sono tutti così? - chiese. La ragazza abbassò le mani tremanti e deglutì.
- P-poco fa ho sentito qualcuno urlare di sotto, f-forse c'è ancora qualcuno... normale - mormorò. Hibari indirizzò lo sguardo verso il corridoio poi entrò nella stanza accanto alla reception e ne uscì con uno spazzolone di legno che spezzò alla base così da staccarne lo straccio e lasciare la punta scheggiata, poi glielo porse.
- Colpiscili alla testa, a quanto ho visto è l'unico modo per fermarli - informò. Lei, dopo un'attimo di esitazione, lo prese con mani termani e lo usò come appoggio per alzarsi. Hibari si voltò verso le scale, facendole cenno di seguirlo - Scendiamo. -


- E dire che sei tu l'uomo, dovresti proteggermi e non il contrario - sospirò Hana. Tsuna stava incollato a lei, alle sue spalle, guardandosi intorno continuamente.
- Mi dispiace ma non posso farci niente - mormorò lui, in imbarazzo.
- Già che sei lì guardami le spalle, almeno. -
- L-Lo sto facendo! - ribatté lui. Svoltarono un angolo e s'incamminarono nel corridoio, affacciandosi in tutte le classe in cui passavano davanti.
- Sembra che non sia rimasto proprio nessuno - commentò Hana, pensierosa.
- Piuttosto, Hana... tu non hai un'arma - notò Tsuna, affacciato ancora nel corridoio per vedere se arrivava qualcosa.
- Non ne ho bisogno: posso tranquillamente rompere un collo o una testa a mani nude, ero nel club di ginnastica alle elementari basta sapere dove colpire - rispose, affacciandosi alla finestra - Cavolo, il cortile è pieno di quegli esseri: uscire sarebbe pericoloso - mormorò.
- Quindi restiamo qui? - domandò Tsuna. Hana sembrò pensarci.
- No, è pericoloso anche qui. Forse, se trovassimo un mezzo di trasporto potremmo andarcene - rimuginò - Ma prima continuiamo a cercare: se non troveremo più nessuno allora cercheremo un modo per andarcene. -
- Ci spostiamo nell'altra ala? - domandò il ragazzo. Hana annuì.
- Rivoltiamo la scuola: qualcuno ci deve essere per forza. -


L'ennesimo corpo cadde dalle scale, travolgendone altri due nella discesa.
Hibari ringhiò. - Queste persone non sono decisamente normali - disse, vedendoli rialzarsi - Com'è successo? -
- N-non lo so. Però, prima che succedesse tutto questo, ho sentito che c'era stata una rissa in cortile tra alcuni professori - rispose Kyoko che, seppur brandisse la mazza, si teneva alle spalle del ragazzo.
Lui non rispose, tenendo gli occhi puntati sulle tre ragazze che stavano strisciando sui gradini per raggiungerli.
- Hanno gli occhi vuoti - mormorò - E gli manca qualche pezzo di carne... devono essere state morse anche loro. -
- Ah. Quella al centro! - esclamò Kyoko, indicando la ragazza con i capelli castani - È lei che ho visto questa mattina, quella che è stata aggredita dai suoi compagni di classe! -
Hibari strinse gli occhi - Quindi diventano così quando vengono morsi. -
- C-come in un film? Quelli sugli zombie? Mio fratello li guarda spesso - chiese.
- È assurdo pensare che siano morti viventi - decretò Hibari - Ma una cosa è certa... - aggiunse, vedendo una delle ragazze afferrargli la caviglia - ...non sono più umani! - con un movimento fulmineo, indirizzò un calcio verso di lei colpendola sotto il mento: la testa si piegò all'indietro con uno scatto e, con un rumore secco, il collo le si spezzò. Cadde dalle scale poco dopo e lì rimase, immobile. - Collo e testa: è questo il modo per stanarli. Messi così sembrano davvero morti viventi - commentò il ragazzo, per poi indirizzare l'attenzione alla seconda ragazza che si era alzata, gettandosi su di lui: la colpì alla tempia con una tonfa, schiacciandole la testa contro la parete. L'ultima si era gettata direttamente contro di lui a bocca spalancata, decisa a mordergli il fianco, e lui aveva appena alzato il braccio che la punta scheggiata della scopa le si conficcò nel cranio, costringendola sul pavimento. Kyoko, seppur tremante, spinse l'arma fino in fondo: il sangue schizzò sulle scale e la ragazza smise di muoversi.
- L-la conoscevo... - mormorò poi, sconvolta - Eravamo nel club di disegno insieme. -
Hibari afferrò il manico senza dire una parola e lo estrasse con un gesto, per poi afferrarla per il braccio.
- Muoviti - decretò, trascinandosela dietro giù per i gradini - Se vieni morsa non esiterò a farti fuori, sappilo - aggiunse.
- L-lo so - rispose lei, asciugandosi gli occhi con la manica della divisa - Non dovremmo cercare i sopravvissuti? - chiese. Lui le gettò un'occhiata veloce.
- Non ho intenzione di girare con un gruppo di gente dietro - rispose secco.
- Ma in una situazione come questa... - obbiettò lei - Magari possiamo sapere anche cosa è successo e poi... vorrei trovare mio fratello - aggiunse, in un mormorio.
- Vada per tuo fratello - acconsentì lui, sbucando al quarto piano - Ho un conto da pareggiare con lui ma non ho intenzione di farti da guardia del corpo, quindi cerca di difenderti da sola - decretò, pacato. Kyoko guardò la punta insanguinata della propria arma e annuì brevemente. - Se è vero che sono già morti allora non hai nulla di cui compatirti - aggiunse lui, svoltando l'angolo... ma proprio in quel momento un'insegnante sbucò dal nulla, gettandosi su di loro a denti scoperti. Hibari scattò indietro per schivarlo, alzò il braccio con il tonfa e lo colpì all'addome respingendolo... subito dopo una mazza da baseball apparve dal nulla, schiacciando la testa dell'uomo contro la parete e lasciando una scia di sangue contro il muro.
- Accidenti! Gokudera aveva ragione: bisogna colpirli alla testa - ansimò una voce: Yamamoto era in piedi davanti al corpo, che scivolava lentamente a terra, impugnando una mazza coperta di sangue.
- Yamamoto-kun! - esclamò Kyoko, sorpresa e sollevata.
- Ehi! - esclamò lui, alzando una mano in segno di saluto e sorridendo - Sta succedendo un bel casino, eh? Voi come state? - chiese.
- Bene, per fortuna - rispose Kyoko - Mi fa piacere vedere che almeno tu sei vivo. -
Hibari invece indirizzò lo sguardo sulla ferita alla spalla del ragazzo.
- Sei stato morso? - domandò, puntandogli contro un tonfa. Yamamoto spostò lo sguardo sulla camicia macchiata di sangue e sorrise.
- No, Gokudera mi ha colpito di striscio con l'accetta di emergenza credendo che fossi uno di questi cosi - spiegò - Niente di grave. -
Hibari dovette averlo preso per buono perché abbassò le armi.
- Quindi anche Gokudera-kun sta bene? - domandò Kyoko, sollevata.
- Si. Ci siamo separati poco fa: è andato a cercare tuo fratello al club di box, io ero venuto a vedere se fosse rimasto qualcun'altro vivo - aggiunse - Immagino siate state voi a fare pulizie, di là - aggiunse, indicando il corridoio alla loro destra. Ma Hibari negò col capo.
- Siamo appena arrivati - rispose. Yamamoto ripuntò lo sguardo sul corridoio, pensieroso.
- Capisco. Questo significa che deve esserci qualcun'altro - decretò infine - Io sono venuto da lì ed è inutile andarci, non c'è niente se non un mucchio di cadaveri. Propongo di dirigerci verso l'ala ovest: se voi siete venuti da sopra, chiunque sia sopravvisuto è diretto lì - propose, indicando alle sue spalle.
- Questi cosi... sai cosa è successo? - domandò Hibari. Lui scosse il capo.
- No. Ho notato che c'era qualcosa che non andava quando i ragazzi del club di baseball hanno cercato di aggredirmi, sono tornato dentro ed ho incontrato Gokudera: mi ha detto lui che la scuola era invasa dagli zombie e che facevo bene ad essere armato dicendomi anche come sistemarli, poi si è diretto di corsa alla sede del club di box e io sono venuto qui.
Ah, aveva accennato anche ad una rissa tra professori nel cortile e mi ha raccomandato di non farmi mordere - spiegò.
- La rissa tra professori... possibile che sia partito tutto da lì? - domandò Kyoko, abbassando lo sguardo - Spero che mio fratello stia bene - mormorò.
- Tranquilla, Sasagawa è forte: anche se non dovesse aver compreso la situazione si starà occupando di chiunque tenti di aggredirlo. Poi c'è Gokudera con lui, quindi andrà tutto bene - cercò di tranquillizzarla Yamamoto, posandole una mano sulla spalla - Su, andiamo: prima troviamo qualcuno e prima sapremo cosa succede. -


- Accidenti a te, Testa a Prato! Stavi per farti mordere come un'idiota! -
- Avevo la situazione sotto controllo... stavo per colpire anche quello lì! -
- Ma che vai blaterando?! Se non fossi intervenuto saresti morto! -
Gokudera sfondò la porta che dava sul corridoio del terzo piano con un calcio, brandendo l'ascia... ma non c'era nessuno contro cui indirizzarla: l'intero piano era deserto.
- Via libera - sospirò, abbassandola - Ho lasciato Yamamoto al quarto piano, molto probabilemente scenderà presto quindi tanto vale andargli incontro - spiegò.
- Magari siamo fortunati e incontriamo qualcuno - aggiunse Ryohei, infilandosi la maglietta da sopra i pantaloncini da allenamento - Anche se non mi è ben chiaro cosa succede - aggiunse.
- È scoppiata un epidemia zombie - ripeté il ragazzo, innervosito - Sono diventati tutti dei cadaveri ambulanti che vogliono mangiarci, quindi dobbiamo farli fuori prima che loro facciano fuori noi: ricordati che devi colpirli alla testa - spiegò, indicandosi la nuca - E se ti mordono diventi uno di loro. Hai capito adesso? Te l'ho fatta anche più semplice. -
- Quindi: tutti sono diventati morti che camminano, dobbiamo rompergli la testa e non dobbiamo farci mordere. Tutto chiaro - annuì lui.
- Finalmente! - esclamò Gokudera, ringraziando il cielo - Certo che è un impresa parlare con te - commentò, avviandosi nel corridoio - Tieni gli occhi aperti e non colpire prima di aver controllato: potrebbe essere qualcuno non ancora infettato - aggiunse, ricordando con irritazione come avesse quasi ucciso Yamamoto meno di mezz'ora prima, per fortuna il ragazzo aveva i riflessi allenati dal baseball.
- Sono solo preoccupato per Kyoko - ammise Ryohei - Spero che stia bene. -
- Se ha compreso la situazione si sarà mobilitata per mettersi al sicuro: magari adesso è con Hana o, se siamo veramente fortunati, ha già incontrato Yamamoto - rispose Gokudera, affacciandosi oltre un angolo - Qui ci sono le classi, occhi aperti potrebbero sbucare all'improvviso - aggiunse, incamminandosi silenziosamente.
- Senti un po', Testa di Polpo, non sai niente di questa storia? - domandò Ryohei.
- Non ne sono sicuro, però credo che centri qualcosa ciò che è successo stamattina nel cortile della scuola: probabilmente quella rissa tra professori si trattava semplicemente di uno degli insegnanti che era stato infettato ed aveva aggredito gli altri. Resta solo da capire come è stato infettato lui - rimuginò Gokudera.
Un rumore sordo provenne dalla classe accanto, interrompendolo, ed entrambi si voltarono chi brandendo i pugni e chi l'ascia.
- Chi va là?! - urlò Gokudera - Bada, siamo armati: se non sei stato infettato annunciati prima di uscire o non saremo responsabili della tua morte! - esclamò.
- Calmi! Calmi! Non siamo stati infettati! - esclamò la voce di una ragazza da dentro la stanza - Stiamo uscendo, quindi per favore abbassate le armi. -
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata e si rilassarono. Poco dopo tre figure apparvero sulla soglia: erano due ragazze ed un ragazzo.
- Siamo I-Pin, Lambo ed Haru della quarta sezione del secondo anno - si presentò la ragazza con le trecce. Gokudera sospirò di sollievo.
- C'è ancora qualcuno - constatò - Gokudera Hayato e Ryohei Sasagawa, della prima sezione del secondo e del terzo anno - presentò, indicando prima sé stesso e poi il ragazzo - Qualcuno di voi è ferito o è stato morso? - chiese.
- No, stiamo bene - rispose il ragazzo, che identificarono come Lambo (essendo l'unico nome palesemente da maschio), scuotendo il capo.
- Però... - mormorò la ragazza con la coda - C'è un ragazzo ferito, di là, sta molto male - disse indicando alle proprie spalle.
Gokudera si mise in allerta ed entrò nella stanza, tenendo l'accetta pronta: in effetti, steso per terra accanto alla cattedra, vi era un ragazzino di prima pallido e sudato.
- Che cos'ha? - chiese.
- Non lo sappiamo, è venuto qui correndo inseguito da quelli - rispose I-Pin, indicando un gruppetto di tre cadaveri accanto alla porta tutti con il collo spezzato - Abbiamo scoperto che si possono uccidere se gli spezzi il collo - aggiunse.
- Va bene anche spaccargli la testa - informò Gokudera - Ma è una cosa in più da sapere. Da quanto sta così? -
- Un'oretta - ripose Lambo - Ha sputato molto sangue prima, ma adesso si è calmato. -
Gokudera si accigliò, avvicinandosi lentamente e abbassandosi su di lui - Ho un brutto dubbio - mormorò, alzandogli la giacca e scostando la camicia dove vi era una grande macchia rossa sul fianco: sbarrò gli occhi quando si rese conto che gli mancava un bel pezzo di carne, poco sotto le costole.
- Cazzo! - esclamò, scattando in piedi proprio quando il ragazzo aprì gli occhi - Indietro! Indietro! È stato morso! - ammonì, facendo cenno col braccio a tutti di allontanarsi, mentre alzava l'accetta.
- Come avete fatto a non accorgervene? - domandò Ryohei.
- Non voleva essere toccato - si giustificò Haru.  
- Mi sembra ovvio - commentò Gokudera, non staccando gli occhi dal ragazzo che si stava alzando lentamente in piedi. Lo scatto fu così veloce che Haru strillò: Gokudera si ritrovò il ragazzo attaccato alla gamba prima di poter anche solo sbattere le palpebre; con uno movimento del polso, piantò l'ascia nel suo cranio proprio mentre lui stava per morderlo.
Il corpo cadde a terra e il sangue si riversò sul pavimento, schizzandogli sui jeans.
- Cerchiamo in fretta gli altri - ansimò Gokudera, più per la paura che aveva preso che per altro - Non ho intenzione di dovermi trovare a dissezionare seriamente il cervello di quell'idiota del baseball o di tua sorella. -
E Ryohei non poteva essere più d'accordo.





Nagi non riusciva a spiegarsi cosa stesse succedendo con precisione, sapeva solo di aver appena ucciso due dei suoi compagni di classe. Le mani le tremavano ancora mentre impugnava il tridente di ferro, usato nell'ultima rappresentazione scolastica sulla sirenetta, sporco di sangue mentre fissava i due cadaveri giacenti sul pavimento del club di teatro.
Avevano cercato di aggredirla, era vero, quindi si poteva considerare leggittima difesa... ma ciò non toglieva che comunque aveva ucciso due persone. Deglutì e, afferrata la propria borsa, corse fuori dall'aula senza però abbandonare l'arma del delitto.
Gli erano sembrati strani fin da quando erano entrati strisciando i piedi, i volti contorti e le orbite vuote mentre gemevano cose senza senso... poi le si erano gettati addosso e lei aveva reagito d'istinto prendendo la prima cosa che le era capitata sotto mano, colpendoli: li aveva presi entrambi alla testa quindi era impossibile che fossero ancora vivi.
Salì le scale ed inciampò sul corpo di una ragazza stesa in cima: sgranò gli occhi quando constatò che fosse coperta di sangue e... morta. Si, senza dubbio morta. Indietreggiò e corse nei corridoi, ma ovunque vi era la stessa scena: studenti che giacevano senza vita sui pavimenti e nelle aule, sangue ovunque e un silenzio assordante.
E Nagi iniziava ad avere paura.
Poi un urlo squarciò l'aria e lei si bloccò facendo saettare lo sguardo ovunque.
- Statemi lontani! -
Era la voce di una ragazza.
- Che cavolo siete? Non avvicinatevi! -
I suoi occhi si fermarono qualche porta più in là: l'aula di musica. Senza pensarci due volte corse in quella direzione ed impallidì quando vide cosa le si parava davanti: due ragazzi e un professore giacevano in condizioni inguardabili tra i cavalletti per gli spartiti e, in un angolo, una ragazza con i capelli rossi era circondata da un gruppetto di ragazzi.
- Cosa fai lì impalata?! Sei armata, aiutami: questi cosi non sono umani! - strillò lei, vedendola sulla porta. Nagi sussultò e guardò la lancia che ancora stringeva tra le mani; non ci pensò due volte: lasciò cadere la borsa e corse verso di loro, strinse gli occhi e ne trafisse uno all'addome. Per un attimo quello si bloccò... poi si girò verso di lei, mostrando i denti grondanti sangue fresco.
- M-ma... l'ho trafitto - mormorò sconvolta.
- Ti ho detto che non sono umani! - ripeté la ragazza, appiattendosi contro il muro.
- Ma quelli di prima sono morti! - rispose lei: li aveva colpiti alla testa e loro non si erano più mos...! Sgranò gli occhi quando ebbe il lampo di genio. Estrasse la lancia con uno strattone e la infilzò nella sua fronte, facendola spuntare sulla nuca. Il ragazzo venne scosso dalle convulsioni, poi si afflosciò al suolo. - La testa... - mormorò - Vanno presi alla testa! - aggiunse, estraendo la lancia e colpendo il secondo ragazzo alla sua destra, tanto forte da squarciargli metà del volto.
L'altra ragazza si guardò intorno ed adocchiò un clarinetto lì vicino, lo afferrò e si alzò, colpendoci a mo' di mazza il cranio di quello che stava per attaccare Nagi alle spalle. Il sangue schizzò addosso ed entrambe e il corpo cadde a terra.
- G-Grazie - mormorò Nagi. Lei scosse il capo.
- Grazie a te - rispose, togliendosi il sangue dal viso con la manica della divisa - Sono M.M., della quinta sezione del terzo anno - si presentò.
- Nagi, della seconda sezione del secondo anno - rispose lei - Cosa è successo? - chiese, indicando la carneficina.
- Non lo so - rispose M.M. - Ad un certo punto sono impazziti tutti ed hanno iniziato a mangiarsi tra di loro. Disgustoso - rispose, con una smorfia - Come hai fatto a capire che bisognava colpirli alla testa? - chiese.
- Ah. Poco fa due ragazzi mi hanno aggredita: li ho colpiti alla testa per sbaglio e sono morti subito. Dato che quando ho trafitto questo al cuore non è successo niente ho pensato che funzionasse solo se venivano colpiti lì - spiegò.
M.M. annuì - Si, logico - rispose - Hai incontrato qualcun altro? Di vivo intendo perché, credimi, questi non erano vivi neanche prima - rispose, indicando i tre cadaveri. Nagi scosse il capo.
- Nessuno. -
La ragazza abbassò il capo, rabbuiata - Propongo di andare a cercare qualcuno e, possibilmente, di restare unite. Non sono il tipo che lavora in gruppo ma questa è tutta un'altra storia - spiegò. Nagi annuì, andando a recuperare la propria borsa.
- Scendiamo ai piani inferiori, almeno saremo vicine all'uscita: salire ci metterebbe solo in trappola - disse.
- Sono d'accordo - rispose M.M. affacciandosi nel corridoio deserto - Occhi aperti potrebbero sbucare ovunque - aggiunse, uscendo con Nagi alle calcagna.
- Possibile che sia successo tutto così all'improvviso? Stamattina era tutto normale - mormorò la ragazza, guardandosi intorno.
- Non saprei proprio cosa risponderti - scosse il capo M.M., scendendo le scale - Però, qualche ora fa, ho sentito che uno strano uomo era entrato nei confini della scuola: si comportava in modo anomalo ed ha aggredito uno studente. Se ha a che fare con tutto questo non lo so. -
Nagi non rispose, limitandosi a seguirla in silenzio: la ragazza si affacciava cautamente in ogni aula, probabilmente alla ricerca di qualcuno ancora in sé. Ma non incontrarono niente e nessuno fino al secondo piano.
- Di là ci dovrebbe essere l'infermeria: è meglio prendere qualcosa, potrebbe servirci se rimanessimo ferite - esclamò la rossa, avviandosi verso l'unica porta dipinta di bianco. L'aprì senza tante cerimonie, ma appena lo fece si ritrovarono di fronte il medico della scuola: pallido, smunto e coperto di sangue. Aprì la bocca e gemette, prima di gettarsi su M.M. tentando di morderla. La ragazza strillò, colta di sorpresa, e cadde seduta sul pavimento... subito dopo Nagi alzò la lancia, trafiggendo l'uomo alla fronte.
Entrambe le ragazze rimasero a fissare il sangue che colava dall'arma allibite e decisamente scosse: le mani di Nagi si erano mosse da sole. Spingendo la lancia in avanti, fece cadere il corpo all'indietro nella stanza così da lasciare libero il passaggio.
- Che paura... - mormorò Nagi, e aveva ancora le mani che le tremavano quando estrasse l'arma dal corpo.
- Non me lo aspettavo - ammise l'altra, alzandosi lentamente in piedi.
- Che cosa sono? -
- Non voglio passare per pazza o nerd... ma sembrano proprio quei classici zombie da film - commentò M.M. - Prendiamo quel che ci serve e andiamocene - aggiunse, entrando in fretta nella stanza.
Presero il kit di pronto soccorso e lo ficcarono nella borsa della ragazza, liberandola dai libri e i quaderni oramai inutili. Uscite dall'infermeria, si fermarono ai distributori che M.M. scassinò senza rimorsi: presero degli snack e delle bibite per emergenza, tutto quello che riuscirono a far entrare nella borsa, e si addentrarono nel corridoio.
- Ok, facciamo il punto della situazione - mormorò M.M. - La scuola è piena di quelli che sembrano proprio zombie, a quanto pare siamo le uniche due sopravvissute e non abbiamo la garanzia che le cose in città siano messe meglio. Peggio di così? -
Nagi le tirò la manica della giacca ed indicò la finestra, entrambe si affacciarono e sgranarono gli occhi.
- Porca... - mormorò M.M.
Il cortile interno era pieno di studenti e professori che si aggiravano senza meta, con passo malandato e sporchi di sangue.
- Siamo bloccate dentro: uscire equivale al suicidio - notò Nagi.
- Sono quasi tutti fuori, ne saranno rimasti pochi dentro - rispose lei - Cambio di programma: saliamo. -


Le previsione di M.M. non si erano rivelate del tutto esatte: riuscirono ad arrivare indenni solo all'ala ovest del quinto piano, prima di iniziare ad incontrarne sempre di più. All'inizio avevano provato ad ucciderli, ma quando erano diventati troppi avevano preferito provare a nascondersi: si erano rifugiate nell'aula di economia domestica, sbarrando entrambe le porte con la cattedera, la lavagna e gli armadietti.
- Staremo al sicuro per un po' ma dovremo trovare il modo di sbarazzarci di loro o qui finisce male - commentò M.M., vedendo gli oggetti sussultare ad ogni colpo dato dall'esterno.
- Qui ci sono solo pentole e padelle - rispose Nagi - Potremmo provare a dare fuoco alle porte - propose. La ragazza scosse il capo.
- Sarebbe inutile: non sentono il dolore, ci passerebbero attraverso e basta e il fuoco ci metterebbe troppo a bruciarli come si deve. No, ci serve qualcosa di utile: una padella di granito basta a spaccare un cranio? - chiese, girandosela tra le dita.
- I coltelli? - chiese Nagi.
- Sono corti, ci dovremmo avvicinare troppo - rispose lei, aprendo i cassetti - Forse con un mestolo di questi... - rimuginò, prendendo da peso uno di quei mestoli per le pentole giganti: solo la base era più grande delle loro mani.
- Sembra micidiale - acconsentì Nagi.
- Il clarinetto non durerà a lungo - sospirò M.M. guardando il povero strumento grondare sangue e pezzi di cervello; con un moto di disgusto lo portò al lavello per sciacquarlo, Nagi si limitò a passare una pezza bagnata sulla sua lancia.
- Siamo comunque in inferiorità numerica - notò lei - Saranno una trentina lì fuori, se non di più. -
- Potremmo farne sbucare uno alla volta creando una piccola apertura, così potremmo ucciderli con calma... ma penso che peggioreremmo solo le cose aprendo la porta - rimuginò M.M. - Forse, rompendo le finestrelle... - aggiunse, adocchiando il cassetto dei coltelli, per poi estrarlo e farli cadere sulle piastre di cottura - Romperemo una finestrella e trafiggeremo tutti quelli che possiamo con questi, dovremo riuscire a liberare il passaggio se non ne arrivano altri. -
Nagi annuì ed estrasse un secondo cassetto portandoselo dietro verso la prima porta, M.M. prese solo quelli in grado di tagliare seriamente e si avvicinò alla seconda. Con un colpo congiunto di clarinetto e lancia, le due finestre vennero distrutte mostrando parzialmente i volti dei cadaveri. M.M. afferrò un coltellaccio per la carne e lo impiantò fino all'elsa nel cranio del ragazzo più vicino, che si accasciò al suolo, ne prese un secondo ed andarono avanti così per una decina di minuti: i gruppi si sfoltirono ma restavano comunque molti.
- Maledizione, ho finito i coltelli - borbottò M.M. - Ed è gia la quinta volta che rischio di essere morsa - in un gesto di stizza infilzò lo spigolo del cassetto in una bionda che si stava sporgendo dalla finestrella, spaccandole il cranio con un rumore secco e sinistro; poi scese con un salto dalla cattedra. - Da te come va? - chiese.
- Ne sono rimasti una decina ma non posso usare la lancia, se rimane incastrata nei corpi non potrò più recuperarla - rispose Nagi, infilando il bastone della lancia nell'occhio di un ragazzo che si era sporto troppo oltre la finestrella, per ritrarla subito dopo accorgendosi con orrore che il bulbo era rimasto attaccato. Lo tolse strisciando il bastone sul bordo dell'armadietto sul quale era salita.
- Scendi di lì, si stanno sporgendo troppo - rispose M.M. e la ragazza ubbidì.
- Ne sono rimasti pochi... che cosa facciamo? - domandò. Sussultarono quando, con un colpo particolarmente violento, la cattedra si spostò di qualche centimetro.
- Cazzo! -
Entrambe le ragazze corsero e rimetterla a posto ma i colpi divennero sempre più forti.
- Via, verso il muro. Non resisteranno a lungo ed è meglio non farci circondare! - esclamò Nagi, afferrando la propria borsa e sistemandosela in spalla. M.M. impugnò clarinetto e mestolo ed entrambe si misero spalle alla finestra.
- Se li avremo davanti c'è più possibilità di ucciderli: tu prendi quelli a sinistra io mi occupo di quelli a destra. Sono rimasti una ventina o poco meno, possiamo farcela - esclamò la rossa, ma le tremavano le mani. Nagi impugnava la lancia e si sentiva la bocca arida. Con un rumore di vetri infranti, le finestrelle vennero totalmente distrutte e braccia e teste iniziarono a spuntare dalle porte, gli oggetti sussultarono e si mossero in avanti.
Le ragazze deglutirono e si strinsero fianco a fianco per non lasciare nessuno spiraglio aperto; le porte vibrarono e, dopo qualche colpo, cedettero. I ragazzi si riversarono dentro, scavalcando e scostando le barricate al loro passaggio, camminando sempre dritti come se non ci fossero, incuranti di cadere. Fu allora che un sospetto sfiorò la mente di Nagi, ed ebbe conferma quando alcuni ragazzi sbatterono contro i piani lavoro, insistendo a voler andare avanti sebbene fossero fermati da esse.
- Sono... sono cieci - mormorò M.M.
- Vanno sempre dritti - annuì Nagi - Se ne usciamo vive questa potrebbe essere un'informazione utile - aggiunse, alzando la lancia e colpendo un ragazzo che le si era gettato addosso, facendolo sbattere col viso per terra schizzando sangue ovunque. M.M. impugnò clarinetto e mestolo e, con un colpo deciso, li abbatté entrambi su due studentesse di terza.
- Tsk. Mi stavano pure antipatiche - sbottò, riconoscendole, prima di tornare a menare colpi a destra e a manca. Però restavano sempre troppi per loro due che, anche se cercavano di non darlo a vedere, erano davvero terrorizzate. Fu solo quando Nagi venne presa per il collo da uno del club di basket che si lasciò andare ad un urlo di puro orrore. M.M. si voltò, tirando un calcio sul naso di uno, e infilzò la punta del clarinetto nella testa del ragazzo oramai prossimo a morderla. In quel momento in cui le diede le spalle, due ragazze si gettarono su di lei: una ricevette una gomitata nello stomaco, l'altra venne presa di peso e scaraventata in avanti. Nagi, che stava cercando di riprendersi più velocemente che poteva, ne aveva infilzata una alla testa mentre M.M. ne schiacciava un'altra col piede senza pietà.
- Mi sono vista passare tutta la vita davanti - mormorò la ragazza, sconvolta.
- Non dirlo a me! - ribatté M.M., impugnando il mestolo a mo di mazza da baseball e colpendo una ragazza con tanta violenza da scaraventarla dalla finestra, rompendola in mille pezzi - Questo è per esserti fatta il mio ragazzo, puttana! - ringhiò, guardandola volare fuori con soddisfazione.
Nagi la guardò allibita.
- Certe cose non si dimenticano - si giustificò lei - Attenta alle spalle! - aggiunse, Nagi ebbe appena il tempo di voltarsi e vedere uno studente torreggiare su di lei che una mano sbucò dal nulla, afferrandolo per il capo e sbattendolo con violenza contro il vetro, che si ruppe: un ragazzo era sbucato dal nulla in mezzo a quella folla, lasciandosi dietro almeno tre cadaveri.
- Tsk, chi se lo immaginava di trovare qualcuno ancora vivo - sbottò, tirando un calcio ad una e spezzandole il collo.
- Te lo avevo detto che non potevamo essere gli unici - mormorò un secondo ragazzo, apparso alle spalle di M.M., brandendo una mazza da baseball che usò per fracassare alcune teste senza pietà.
- Ehi, quella era la mia ex! - notò il biondo, riconoscendo la ragazza mora a cui l'altro aveva appena rotto la cervicale.
- Nessun rancore - rispose lui, indifferente, girando su sé stesso per prendere due ragazzi con la mazza e scaraventarli giù dalla finestra.
- Tanto era zoccola - scrollò lo spalle l'altro, stringendo le braccia intorno al collo di un professore e spezzandoglielo con un gesto secco - Ho sempre desiderato farlo - ammise, guardandolo crollare con un ghigno soddisfatto.
- E questo... è l'ultimo! - con un colpo secco, il ragazzo col cappello staccò letteralmente la testa ad un ragazzo facendola volare oltre la stanza, dando così enfasi alle ultime parole.
- Sai, ci sto prendendo la mano - ammise il biondo, stirandosi le dita completamente rilassato; nessuno si accorse del ragazzo ai suoi piedi che si mosse, finché non gli afferrò la caviglia cercando di morderla. Fu solo una frazione di secondo e le punte della lancia gli attraversarono il capo sbucando dal viso. Il sangue sgorgò a fiotti e lui si abbandonò sul pavimento, facendo scendere il silenzio.
- Bei riflessi - si complimentò il ragazzo col cappello. Il biondo rimase a fissare il cadavere ad occhi sgranati, come se dovesse ancora comprendere cosa fosse successo.
- Co... p-potevo farlo anche da solo! - ribatté lui, scrollandoselo di dosso.
- Piantala, Ken. Piuttosto, ringrazia: ti ha salvato la vita - mormorò il secondo ragazzo, aggiustandosi gli occhiali.
- Geh, siamo noi che abbiamo salvato loro! - sbottò lui.
- Allora siamo pari! - lo interruppe M.M. mentre Nagi estraeva la lancia dal corpo.
- E poi siamo arrivati decisamente a lavoro finito: avete un fatto un bel macello, sono impressionato - ammise l'altro - Comunque io sono Kakimoto Chikusa e quello là e Joshima Ken, siamo della terza sezione del terzo anno. -
- M.M. della quinta sezione del terzo anno, e Nagi della seconda sezione del secondo anno - rispose la rossa, indicando prima sé stessa e poi la ragazza - C'è qualcun altro oltre a voi? - chiese.
- Solo un'altro ragazzo - rispose Chikusa - Non abbiamo trovato più nessuno. -
- Stessa cosa per noi - sospirò M.M. - Come avete fatto a trovarci? -
- Vi abbiamo sentito urlare - rispose Ken, stizzito - Con tutto il baccano che c'era qui era palese che ci fosse qualcun'altro vivo, e visto che Mukuro-san ci ha chiesto di venire a controllare siamo scesi. -
- Che cavalieri - commentò M.M., sarcastica.
- Se sapevo che erano due mocciose le avrei lasciate così! -
- Ken! - lo ammonì Chikusa.
- Tsk. Ce la saremmo cavate benissimo da sole: si dia il caso che la maggior parte li abbiamo fatti fuori noi. Non datevi tante arie solo perché ne avete fatti a pezzi quattro o cinque - ribatté la rossa, gelida. A quello Ken non seppe come rispondere e ammutolì arrossendo, per la soddisfazione della ragazza. Chikusa sospirò.
- Cosa intendete fare? - chiese.
- Stavamo cercando altri sopravvissuti... - rispose Nagi.
- Ma se si tratta di quello lì ne faccio volentieri a meno - finì M.M., incrociando le braccia al petto.
- Ma chi vi vuole! - sbraitò Ken.
- Ken, smettila - ordinò Chikusa - Siamo gli unici cinque sopravvissuti all'interno della scuola, se iniziamo a litigare anche tra noi è la fine. -
I due non risposero, voltandosi la faccia.
- Ci siamo stabiliti nell'aula video, al sesto piano. Avete qualcosa con voi? - chiese Chikusa.
- Il kit di pronto soccorso e qualche vivero svaligiato alle macchinette - rispose Nagi, indicando la borsa.
- Mica sceme noi - aggiunse M.M.
- Potete venire di sopra, lì saremo al sicuro almeno per un po': siamo gli unici rimasti, meglio restare uniti - propose il ragazzo.
- Tsk. Perdita di tempo - sbottò Ken, avviandosi verso l'uscita.
- Se viene contagiato anche lui voglio essere io ad ammazzarlo, sia chiaro - ringhiò M.M., seguendolo. Chikusa sospirò, facendo cenno a Nagi di andare avanti, per poi seguirla.
E fu quello il giorno in cui tutto ebbe inizio... e finì.











Angolo della cosa:
È la prima volta che mi cimento in una storia simile, il fatto è che ho sviluppato uno strano "amore" per l'horror/splatter e urgeva il bisogno di scrivere qualcosa a rigurardo. Un'apocalisse zombie è un po' scontata, è vero, ma sto vedendo un'anime che mi ha ispirata un casino (oltre ad essere di una figaggine pazzesca) e... niente, dovevo farlo.
Precisiamo: gli eventi si svolgono a Namimori e Kokuyo, due città diverse ma vicine. La storia è uno speciale della serie "The Chronicle's of Mafia Family", conterrà i personaggi di The Third Family e The Lady of the Ring ma sarà una storia a sé. Alcuni personaggi potrebbero essere OOC, non posso farci niente.
Bene, ne approfitto per spammare la mia pagina facebook Multiverse e il mio sito web Multiverse-Fanfiction nel quale potrete seguire gli aggiornamenti delle mie storie, ricevere anteprime o sopportare i miei scleri.
Baci,
bambolinarossa98
   
 
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