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Autore: Jasmine_dreamer    04/11/2017    1 recensioni
"Veronica?! Veronica, cazzo!"
Giaceva sul pavimento, il vomito in bocca, ma che cosa diavolo avevo fatto?
Non avevo idea di cosa fare.
Presi il telefono tra le mani e digitai il numero di emergenza.
"Pronto?! La mia ragazza è andata in overdose, aiuto!"
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Attivai il giradischi, suonava "November Rain" dei Guns 'n Roses.
Veronica stringeva tra le dita una sigaretta, la spense e prese a ballare.
"Balla con me, Trevor."
Mi alzai e ballai con lei.
Mi cantò urlando nell'orecchio: "If we could take the time to lay it to the line, I could rest my head just knowin' that you were mine.."
Io risi e cantai con lei: "All mine, so if you want to love me then darlin' don't refrain, or I'll just end up walkin', in the cold November rain!"
Risi, lei anche rise.
Eravamo strafatti, cantavamo e ballavamo nudi nella camera da letto.
Lei rideva rumorosamente con la sua fronte premuta sulla mia spalla.
"Sei strafatta!" dissi io ridendo.
"Lo so" rispose lei continuando a ridere: "anche tu!"
"Sì, è vero!" esclamai.
Poi mentre Slash suonava il suo assolo lei mi guardò e si fece seria: "Non ho mai amato nessuno quanto amo te, Trev."
"Neanche io." feci io.
Mi baciò e quando si staccò da me, le sue guance erano rigate dalle lacrime.
"Perché piangi?" chiesi.
Lei sorrise: "Perché sono felice."
La abbracciai sorridendo.
Anche io ero felice, per la prima volta in tutta la mia vita ero felice.
Fu allora che capii di voler passare la mia vita con lei, volevo invecchiare con lei, sposarla, crearci una famiglia... capii che in quel momento avevo tra le braccia l'amore della mia vita.
Presi il suo viso tra le mani, memorizzai il suo viso, il suo sorriso e la baciai di nuovo.
E mentre partiva "Don't Cry", la feci stendere sul letto dolcemente.
Iniziai a spogliarla dolcemente e iniziai a baciarle tutto il corpo scendendo lentamente, lei tremava.
Arrivai all'intimità e lei afferrò le lenzuola alzando il bacino, poi mi mise la mano nei capelli per intimarmi a non smettere.
La guardai, si morse il labbro.
"Oh, Trevor." disse.
Risalii baciandola di nuovo ovunque, poi mi fermai e la guardai: "Sei bellissima."
Lei sorrise, mi baciò e iniziammo a fare l'amore.

La guardavo dormire ogni notte, anche quella notte lo feci.
Aveva un seno scoperto, la bocca semi aperta, un'espressione rilassata e una ciocca di capelli le attraversava la fronte e il naso.
Avevo la ragazza più bella del mondo accanto, non avrei potuto chiedere di meglio.
Con una mano percorsi la sua colonna vertebrale, e continuai a guardarla mentre la luce fioca del corridoio le illuminava il viso.
Spostai la mano dalla sua schiena alla sua guancia, accarezzai il suo viso, accarezzai le sue labbra.
La sua pelle era calda e morbida, vellutata.
Mi strinsi a lei per sentire il suo odore, odorava di buono, odorava di casa.
"Trevor.." gemette: "Cosa fai ancora sveglio?"
"Scusami, non volevo svegliarti."
Tenne gli occhi chiusi e sorrise: "Non preoccuparti."
Poi si riaddormentò.
Sorrisi, era la persona che si addormentava più velocemente che conoscessi.. sul serio! Le bastavano pochi secondi per crollare.
Dipendevo totalmente da lei, se fosse andata via credo che sarei impazzito, chissà che cosa avrei fatto senza di lei nella mia vita.
Era tutto ciò di cui mi importasse, il pensiero che potesse lasciarmi un giorno mi terrorizzava, ma ero consapevole che se lo avesse fatto significava solo che non la rendevo più felice e allora in quel caso lo avrei accettato, lo avrei fatto per lei.
Anche se questo poteva significare sentirsi morire dentro per me, solo il pensiero di una vita senza lei mi lacerava l'anima.
"Resta con me per sempre, V." sussurrai guardandola.
Non pensavo potesse capitare proprio a me, pensavo che l'amore fosse una stronzata e che non esistesse per tutti ma ero felice di aver scoperto il contrario.
Felice, ma allo stesso tempo ero spaventato all'idea di perderla, non mi andava proprio giù.
Mi addormentai per poi svegliarmi qualche ora dopo con Veronica che si lamentava.
"Non credo sia legale tagliare l'erba alle 8 di domenica mattina!" urlò dalla finestra.
"V, ti ci abituerai prima o poi?"
La famiglia che abitava nella villa di fronte aveva questo maledettissimo vizio.
Lei ritornò a letto: "Questo grandissimo stronzo, dannazione! Tagliala di pomeriggio l'erba!"
Io risi: "Hai ragione, non ha rispetto."
"Non prendermi in giro, Trevor!"
"Ma amore, è una delle cose più belle in una relazione."
"Bla, bla, bla, sei proprio antipatico!"
Risi ancora, poi la presi dai fianchi e, portandola verso di me, le feci il solletico: "Sei tu quella insopportabile la mattina!" esclamai.
Lei rise e implorò: "Trevor, finiscila!"
Smisi di farle il solletico e la abbracciai: "Restiamo a letto, fra un po' avrà finito e potremo dormire di nuovo."
"Va bene." disse girandosi verso di me per poi accovacciarsi sul mio petto.
La strinsi fra le mie braccia e il profumo dei suoi capelli mi riempì le narici.
Riaprii gli occhi alle 12.15.
Veronica non era più accanto a me, in casa suonavano gli Oasis e l'odore di arrosto si fece spazio nelle mie narici.
Mi alzai dal letto dirigendomi in cucina dove Veronica canticchiava e controllava, con addosso solo una mia maglietta, la cottura dell'arrosto.
Richiuse il forno e mi vide.
Ero sulla soglia della porta a fissarla come un ebete.
"Buongiorno." disse sorridendo.
"Buongiorno." mugugnai.
Lei si avvicinò gettandomi le braccia al collo: "Sei mesi."
"Che viviamo assieme." dissi.
Lei sorrise di nuovo e mi guardò negli occhi.
Appoggiò la testa sul mio petto: "Ti amo."
Le misi una mano nei capelli: "Anche io."
"Lo so." rispose lei.
"Per fortuna!" esclamai ridendo.
Rise anche lei danomi una pacca sulla spalla allontanandosi da me.
"Pronto?" disse rispondendo al telefono.
"Ah ciao mamma, aspetta che mi sposto che con la musica non sento." aggiunse.
Io mi sedetti e mi accesi una sigaretta.
"Amore," disse V tornando in cucina: "Mi ha chiesto mia madre se domenica andiamo a pranzo a casa loro."
"Vabene." 
"Mamma, ha detto che vabene!" disse: "Vabene, ciao, salutami papà."
Suonarono alla porta e Veronica andò ad aprire: "Oggi non ho pace." 
Tornò in cucina con Calvin.
"Fratello!" esclamai.
Andai ad abbracciarlo e lui ricambiò ridendo.
"Come mai qui?" domandai sedendomi di nuovo.
"Ti sei dimenticato?" chiese sconcertato.
"Di cosa?" 
"Domani la mamma compie 50 anni."
"Cazzo, è vero!" esclamai.
"Vieni a cena da loro? Lei non sa nulla, ha organizzato tutto papà, ci saranno tutti."
"Tesoro!" urlai.
Veronica ci raggiunse: "Dimmi."
"Domani conoscerai tutta la mia famiglia!"
"Quanti siete?"
Io e Calvin ci guardammo.
"Una cinquantina." ammisi. 
"Cosa?!" esclamò lei.
Io risi ma lei aggiunse: "Ma dici sul serio?!"
"Mai stato più serio!" dissi ridendo.
"Oh mio Dio, non ci posso credere." si mise a sedere mettendosi il viso tra le mani.

"Ciao Calvin!" dissi quando mi venne ad aprire.
Mio fratello salutò me e Veronica, poi la introdussi a tutti gli altri.
Lei fece subito amicizia con le mie cugine, soprattutto Alicia che aveva 23 anni.
Cominciarono a parlare di "cose da donne", quindi io andai a parlare di "cose da uomini" con mio fratello, i miei cugini e i miei zii.
"Oh gente, mi ha inviato un messaggio papà, sta parcheggiando, tutti ai posti." disse Calvin.
Ci nascondemmo e spegnemmo la luce, tra qualche risata soffocata, e qualche: "attento mi fai male!" accompagnato da conseguenti "Sssh!" riuscimmo a sistemarci.
Poco dopo sentimmo la porta aprirsi.
"Quei disgraziati dei tuoi figli non mi hanno neanche fatto gli auguri!" disse mia madre.
Io e Calvin riuscimmo a stento a trattenere la risata.
Mia madre entrò in sala e quando accese la luce tutti saltammo fuori urlando: "Sorpresa!" 
Dopo lo spavento e la paralisi iniziale, mia madre strillò: "Mio Dio!" e scoppiò in lacrime.
Io e Calvin andammo ad abbracciarla: "Auguri mamma."
"Allora non ve ne eravate dimenticati!" disse lei.
Io risi e Calvin, sorridente, disse: "Trevor, per poco non lo ha dimenticato."
"Va bhe, ma lo sappiamo tutti che tuo fratello ha la memoria più corta di Dori ne alla ricerca di Nemo!"
Veronica rise, mia madre solo allora si accorse della sua presenza.
"Tesoro, ci sei anche tu!" la abbracciò e Veronica ne rimase sorpresa ma ricambiò.
"Ora vado da tutti gli altri. Grazie." ci disse ancora.
"L'adora!" disse Calvin, riferendosi a V.
"Sì, concordo!" risposi.
Veronica sorrise: "Che bello, amore." disse abbracciandomi.
Io le diedi un bacio a stampo: "Chiunque ti adora, sei la persona migliore al mondo."
Lei sorrise ancora.
I bambini correvano per la casa rincorrendosi.
12 bambini.
"Volevo ringraziare tutti per essere qui stasera, siete meravigliosi." disse mia madre.
Poi aggiunse: "Ma un dubbio mi assale... io non ho intenzione di cucinare per tutti! Quindi cosa mangiamo?"
"Ho pensato a tutto!" fece mio padre: "Ho ordinato al take-away al cinese, tra mezz'ora qualcuno andrà a ritirare l'ordine e i bambini hanno mangiato prima di venire."
"Tra mezz'ora io, Travis e Calvin andiamo, zia." disse mio cugino James.
Come al solito, venivo buttato in mezzo senza neanche che mi venisse chiesto.
Passata mezz'ora, andammo al cinese a prendere gli ordini e tornammo poco dopo.
Tutti si misero a sedere al tavolo, e ognuno prese quello che aveva richiesto prima a mio padre.
Io avevo preso il riso coi gamberi e la frittura di calamari, Veronica gli spaghetti di soia con la carne.
Tutti mangiammo, ridemmo, fumammo, prendemmo accordi tra cugini per rivederci nei giorni a seguire.
Poi giocammo a carte, ci divertimmo da morire.
Anche Veronica era felice, rideva come una matta e i suoi occhi erano illuminati di gioia.
Fu bellissimo vedere il modo in cui tutti l'avevano accettata e la trattassero come se fosse una di famiglia.
Quando tornammo a casa, lei mi disse: "Adoro la tua famiglia, sono felice di farne parte!"
"Anche io sono felice che tu ne faccia parte."
Lei mi baciò: "Te lo giuro, è stata una delle serate più belle della mia vita e non vedo l'ora di uscire con i tuoi cugini sabato!"
   
 
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