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Autore: BekySmile97    04/11/2017    1 recensioni
Il mago alzò lo sguardo, inchiodando i suoi occhi scuri in quelli violetti di Saelis. Quel ragazzo era talmente bello da fargli desiderare di morire: non aveva mai visto nella sua breve vita niente di così meraviglioso e nemmeno il sovrano, che era ammirato da tutti per la sua bellezza e affabilità, poteva competergli.
"Ti ho amato dal primo momento che ti ho visto." disse di slancio, dandogli poi un bacio.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie da Hydus '
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Questa storia si è classificata quarta al MonthShot di Ottobre proposto da WattpadAvisor su wattpad.

Mio Giacinto: la triste storia di come Zaeph perse il suo amore


Nel Laerios nessuno avrebbe mai messo in discussione che Saelis fosse bello quanto un Dio. 
Non erano solo gli occhi violetti incastonati in un viso sottile, i capelli biondi e lucidi e la corporatura robusta e armoniosa a renderlo così affascinante, ma anche l'indole buona e generosa, piena di dolcezza e amore per la vita. Tutti, per questo, lo adoravano e lo volevano per sé, quasi il ragazzo fosse un'opera d'arte messa all'asta per il migliore offerente.
"L'esser senza difetti ti porterà lontano, figlio mio." soleva dirgli sua madre quando lo vedeva rientrare nelle sue stanze con il volto accaldato ma raggiante di gioia, su cui gli occhi brillavano con ancor più intensità. "Arriverai fino alla corte di Saat, ne sono più che sicura." 
A quel punto lui la abbracciava con tenerezza e la riempiva di baci. "Non è vero, madre: non me ne andrò mai dal nostro palazzo, né ti lascerò sola." 
"Ma la morte, mio piccolo Saelis, colpisce tutti i mortali." gli rispondeva la vecchia, qualche volta ridendo, qualche volta incupendosi, gli occhi azzurrini che parevano diventare delle pozze d'acqua stagnante. 
E il ragazzo, nonostante non avrebbe mai voluto che le profezie della madre si avverassero, dopo qualche anno si ritrovò a Saat, tra le mura del meraviglioso palazzo di Cain: la voce della sua incredibile bellezza, infatti, era giunta fino alle orecchie del sovrano, che gli aveva dato il grande onore di unirsi alla sua corte, nonostante Saelis fosse solo un piccolo signorotto di un minuscolo lembo di terreno nel Laeiros.
"L'hai abbandonata solo quando è morta." gli disse Zaeph, passando le sue lunghe dita tra i capelli dorati del ragazzo. "Nessuno potrebbe mai fartene un torto."
Saelis sospirò sconsolato, accarezzando con la sua mano il volto ispido del mago. "Lo so... ma mi sembra di averla tradita, di aver abbandonato me stesso venendo fin qui: avresti fatto meglio a lasciarmi con mio padre." 
Zaeph allontanò la mano del ragazzo con un gesto di stizza e si alzò dal letto coprendosi con le lenzuola, dirigendosi poi verso il tavolino di legno di ciliegio su cui, giorno e notte, era sempre presente una caraffa di vino ben speziato accompagnata da qualche boccale. Con lentezza, riempì una coppa di vino per sé e iniziò a sorseggiarla. 
Saelis sapeva benissimo che quel gesto non poteva significare nulla di buono: ogni volta che il mago iniziava a bere diventava collerico, invidioso e geloso, e tutti preferivano non farsi trovare nei paraggi durante le sue scenate.
"Non è questo luogo che ti sta cambiando." disse Zaeph versandosi altro vino con gli occhi scuri che brillavano sul viso pallido. "È Cain." 
"Perché finiamo sempre per parlare di questa cosa?" chiese stancamente il ragazzo alzandosi in piedi e iniziando a vestirsi. "Cain non significa nulla per me. Mi corteggia, certo, ma non diversamente da ogni uomo o donna presenti in questo palazzo." 
Zaeph sbatté con forza sul tavolino la coppa ancora mezza piena che aveva in mano, facendone uscire gran parte del contenuto. 
"Lui ti vuole." ringhiò mostrando i denti. "Lui ti vuole e ti avrà! Perché lui ha sempre tutto, al contrario di me." 
Saelis guardò il mago piegarsi in due e buttarsi a terra, iniziando a piangere e mugolare: i lunghi capelli neri e sudati nascondevano il suo viso, probabilmente contratto in una smorfia di dolore. Gli faceva male il cuore a vederlo così.
Subito si avvicinò a lui, abbracciandolo dolcemente. "Non mi avrà mai. Provo un grande affetto per Cain, è vero, e adoro conversarci, ma non lo amo e mai lo amerò quanto te." 
Il mago alzò lo sguardo, inchiodando i suoi occhi scuri in quelli violetti di Saelis. Quel ragazzo era talmente bello da fargli desiderare di morire: non aveva mai visto nella sua breve vita niente di così meraviglioso e nemmeno il sovrano, che era ammirato da tutti per la sua bellezza e affabilità, poteva competergli. 
"Ti ho amato dal primo momento che ti ho visto." disse di slancio, dandogli poi un bacio. E quelle labbra, miei Dei, mai ne aveva baciate di così morbide. 
"Sembravi un Dio sceso sul nostro piccolo e insulso mondo solo per salvarci con la tua bellezza." aggiunse dopo essersi staccato, tornando poi a baciarlo con più passione. 
Cain stesso l'aveva mandato a cercare il ragazzo e, quando gli si era presentato, Saelis stava affacciato a una finestra che dava sul mare, i raggi dorati del sole che scivolavano attorno alla sua figura. Forse era anche più bello di un Dio.
A Saelis, sorpreso da quell'improvvisa passione, venne invece da ridere da quanto era felice. Non avrebbe mai creduto, quando ancora stava nel suo piccolo feudo, di poter provare un sentimento così intenso, né di scoprirlo rivolto a un uomo simile, dall'animo cupo e pieno di demoni antichi che ancora lo tormentavano. 
"Ecco! Ridi del mio amore!" urlò Zaeph spingendolo via e alzandosi in piedi. 
Voleva altro vino, voleva poter dimenticare subito tutto quel maledetto dolore che lo attanagliava. 
"Non farlo." disse il ragazzo bloccandogli con un gesto deciso la mano ossuta. "Sono questi tuoi scatti che uccidono il mio amore per te, non il tuo aspetto o il tuo carattere. Solo questi." 
"È Cain che lo uccide!" esclamò l'altro, rovesciando con una mano la brocca di vino sul tappeto rosso sangue dagli intarsi dorati che copriva tutto il pavimento in marmo. 
Guardò con disinteresse la macchia che pian piano si allargava, rovinandolo forse per sempre. Non gli importava: il sovrano avrebbe perdonato la sua disattenzione e avrebbe sostituito il tappeto danneggiato con uno nuovo, come aveva già fatto centinaia di altre volte. 
Cercando di nascondere il tremolio che gli aveva preso le mani, si voltò nuovamente verso Saelis, artigliando il tavolino. 
"Ti scongiuro, stanotte non presenziare al banchetto di Cain." gli disse con un sussurro, cercando di trattenere le lacrime che volevano scendere da un momento all'altro. "Rimani qui con me." 
Il giovane sospirò mesto, tenendo lo sguardo basso. "Ho dato la mia parola che sarei andato e non è bene che io rompa la promessa fatta al sovrano."
"Ma, mio amore, mio Giacinto..." insistette Zaeph alzando con delicatezza il volto del ragazzo verso il suo. "Nessuno ti biasimerà per non esserci andato."
Saelis lo guardò con compassione. Gli occhi scuri dell'altro erano coperti da una patina lucida di lacrime ancora immobili e sul volto scavato, in cui il pallore era diventato ancora più inteso del normale, si vedevano i segni sottili lasciati da quelle che già erano scese prima. Si mise in punta dei piedi e gli baciò le palpebre, catturando le nuove lacrime che erano iniziate a cadere. 
"Mi biasimerò io." disse con un sospiro. "Ho dato la mia parola e intendo mantenerla. Ma potresti venire anche tu: tutti conoscono la tua grandezza e abilità nell'arte della magia e tutti vorrebbero vederti." 
Zaeph fece una smorfia, stringendo le labbra sottili con disgusto. "Mi considerano un fenomeno da baraccone."
"E considerano anche me così." replicò pronto Saelis, aprendo il suo volto in un sorriso luminoso. "Due fenomeni da baraccone potrebbero benissimo camminare a testa alta davanti a tutti, sostenendosi. Non credi?" 
Il mago sorrise appena. Forse il ragazzo aveva ragione, forse sarebbe andato tutto bene. 
"E sia." disse, stringendogli poi la mano in un gesto d'affetto. "Verrò con te."
Saelis parve illuminarsi nel sentire quelle parole e gli si buttò al collo, abbracciandolo stretto. 
"Ti amo profondamente, lo sai vero?" 
Il mago annuì e gli accarezzò i capelli biondi con delicatezza. 
Sarebbe andato tutto bene.

~ ~ ~

Tutti, nel Laeiros, sapevano quanto il loro sovrano amasse dare dei nuovi ricevimenti ogni volta che ne aveva l'occasione.
Il gigantesco salone in cui accoglieva i suoi ospiti, dalle pareti affrescate con luminosi dipinti rappresentanti miti e leggende e il soffitto ricoperto da una mappa del cielo stellato, era sempre stato il punto d'incontro preferito per tutti i nobili e gli alti funzionari del Laeiros, di Hyrdus e dell'Oltre, tra cui Cain si destreggiava con maestria, elargendo sorrisi e battute argute. 
"Guardatelo, mie care, non lo trovate meraviglioso?" chiese a un gruppo di nobildonne che l'avevano accerchiato, indicando con un gesto noncurante della mano Saelis, che faceva il suo ingresso in quel momento.
Aveva scelto un abito violetto, dello stesso colore dei suoi occhi, dalla linea semplice e pieno di ricami dorati come i suoi capelli. A tutti, in quel momento, parve di essere al cospetto di una divinità, e nessuno mai avrebbe creduto che quel ragazzo fosse nato e cresciuto in una piccola provincia sperduta sulla riva del mare. 
Cain fece un grosso sospiro e socchiuse gli occhi, uno azzurro e uno dorato, per rimirarlo meglio: nonostante Zaeph continuasse a sostenere che Saelis amasse soltanto lui, sapeva benissimo che il ragazzo avrebbe ceduto al suo fascino. Oltretutto, era fermamente convinto che si sarebbe sbarazzato del suo rivale nel corso di quella lunga serata; per questo aveva pettinato i capelli di un biondo quasi bianco con cura, indossato il miglior abito che possedeva e si era rasato attentamente la barba, evidenziando il suo viso armonioso. Voleva essere perfetto.
"Se osasse parlarmi, probabilmente sverrei." mormorò una delle dame in piedi davanti a lui, facendosi aria con un ventaglio in piume di pavone. 
Cain le fece un sorriso affabile, mostrando i denti candidi. "Non siete l'unica, mia cara. Vi devo però avvertire che gli interessi di quel ragazzo non ricadono nel genere femminile." 
"L'avete corrotto come fate con ogni cosa." disse lei piccata, chiudendo di scatto il ventaglio e battendolo sulla spalla del sovrano. "La vostra lussuria lo rovinerà." 
"No, vi sbagliate." le rispose continuando a sorridere. "Vedete l'uomo che entrato subito dietro di lui?"
"Quello spettro?" chiese la donna con un risolino malvagio. "Miei Dei, pare essere appena uscito da una tomba da quanto è lugubre." 
"Esattamente." disse Cain con un sogghigno. "È un ottimo mago, uno dei migliori che abbia mai visto, ma ha qualche problema con il vino. Non sa contenersi e, ora che pensa di essere innamorato di Saelis, quel Dio della bellezza che tanto avete ammirato, è ancora più pericoloso di prima."
E detto questo lanciò un'occhiata di disgusto a Zaeph, completamente vestito di nero: l'abito, il mantello, gli stivali e persino i guanti contrastavano nettamente con la carnagione pallida dell'uomo, mettendone in risalto il biancore cinereo. Solo le profonde occhiaie che gli scavavano il volto erano in tinta con il resto. 
"E ora, se volete scusarmi..." disse Cain, scostando con delicatezza la dama che aveva davanti. "... devo raggiungere il mio amato." 
Con passo sicuro si diresse verso Saelis, lanciando di tanto in tanto sorrisi e saluti a tutti gli uomini e le donne che gli si paravano davanti. Quando finalmente fu davanti a lui, gli prese il braccio e lo attirò a sé, dandogli un bacio: quella sera si sentiva in grado di compiere qualsiasi cosa, soprattutto se aveva Saelis davanti. 
"Ma... mio signore..." borbottò il ragazzo arrossendo violentemente. 
Cain lo trovò ancor più adorabile del solito con quel rossore che si diffondeva sulla sua pelle abbronzata. 
"Non parlare, mio caro." gli disse premendo l'indice destro sulla sua bocca carnosa. "Piuttosto seguimi. Ti mostrerò a tutti, spiegando che non sei solo dannatamente meraviglioso, ma anche intelligente ed estremamente affezionato a me."
Saelis rimase a bocca aperta, incapace di rispondere. Nell'animo si sentiva deliziosamente attratto dall'uomo che aveva davanti, colui che gli aveva mostrato le bellezze del Laeiros, gli aveva insegnato a suonare la lira e l'aveva istruito all'arte del combattimento, e lo seguì volentieri in mezzo alla folla che riempiva il salone. 
Dietro di loro, poco lontano, Zaeph li osservava con un bicchiere di vino in mano, la bocca sottile piegata in una smorfia di dolore. 
"Se non sarai solo mio, mio amato Giacinto, non sarai di nessun altro." pensò sorseggiando del vino senza nemmeno sentirne il gusto e seguendo con lo sguardo ogni singolo movimento della coppia. 
Cain, intanto, aveva raggiunto il centro del salone, sempre tenendo con sé Saelis. Tutti li guardavano, tutti li ammiravano estasiati: erano più radiosi del sole stesso, tanto erano belli.
"Sapete cosa dovreste fare?" chiese un uomo vicino a lui, mezzo ubriaco, afferrandogli un braccio. "Ho sentito dire che siete un esperto nel lanciare il disco, ma secondo me non sareste nemmeno capace di raggiungere la porta con un vostro lancio." 
Il sovrano si girò a guardarlo con interesse, scrollandolo via. "Volete scommettere?" 
"Certo!" esclamò l'altro con un rutto che sapeva di assenzio. 
"Perderete sicuramente!" esclamò Saelis con una risata cristallina. "Non conosco nessuno più bravo del sovrano con il disco." 
Cain gli lanciò un sorriso luminoso e ordinò a tutti quanti di allontanarsi per lasciar libero lo spazio tra lui e la porta del salone; dopodiché si arrotolò le maniche della sua casacca verde fin sopra i gomiti, mostrando le sue braccia muscolose, e si fece consegnare un disco dorato. 
Era l'occasione perfetta: avrebbe dato a Saelis un'ultima prova della sua maestria e l'avrebbe vinto nel momento stesso in cui il disco avrebbe colpito la porta. 
Il sovrano sorrise al ragazzo, che si era messo in piedi poco distante dal portone, e gli strizzò l'occhio ambrato; poi piegò la schiena, stese le braccia e cominciò a roteare. Il disco che aveva in mano poteva essere quasi il sole stesso, tanto era brillante e veloce.
Ma non vide Zaeph.
Nessuno lo vide.
Si era avvicinato lentamente al sovrano, confondendosi con la folla che lo aveva accerchiato, e aveva visto le occhiate che aveva lanciato a Saelis. 
Al suo Giacinto.
Non poteva permettere che uno stupido disco sancisse la fine della sua storia d'amore e, quindi, decise di far perdere Cain, ridicolizzandolo davanti al suo amato pubblico. Sussurrò solo poche parole e lasciò che si alzasse una leggera brezza, che i più scambiarono per il solito venticello serale capace di rinfrescare finalmente il salone, che riuscì a deviare impercettibilmente la traiettoria del disco. 
"Colpirà la porta!" pensò Saelis con entusiasmo vedendolo volare veloce mentre descriveva un arco in mezzo alla sala. 
Fu il suo ultimo pensiero. 
Il disco lo colpì proprio sopra l'orecchio, uccidendolo all'istante. Ancora prima che il suo corpo toccasse terra, Cain si era messo a correre verso di lui. 
Zaeph, invece, rimase impietrito sul posto, congelato dall'orrore e dal senso di colpa. 
Tutto il salone si era zittito a guardare quella scena. 
"Non è possibile..." pensò disperato guardando il sovrano che raggiungeva Saelis e lo prendeva tra le sue braccia, provando a svegliarlo. "L'ho ucciso." 
"Schifoso!" ruggì Cain verso il mago, sentendo il suo sguardo puntato sulla schiena. "Salvalo, tu che puoi." 
Zaeph lo guardò sconsolato e lentamente, quasi avesse tutta l'eternità a disposizione, lo raggiunse. Si chinò poi verso il giovane, gli occhi violetti ancora spalancati, e gli accarezzò il volto con delicatezza, chiedendosi quanto quel leggero calore che ancora emanava il suo corpo sarebbe durato. 
"È morto." disse laconico. 
"E tu resuscitalo." 
Zaeph squadrò il sovrano con commiserazione. Se pochi attimi prima Cain era stato meraviglioso, in quel momento tutto di lui pareva essere distrutto e piegato dal dolore: gli occhi, soprattutto, gli lanciavano uno sguardo quasi supplichevole, come se le sue ultime parole non fossero state un ordine, ma un'implorazione. 
"Non posso farlo." rispose, chiudendo poi con delicatezza gli occhi violetti del ragazzo. "Ma, in nome dell'amore che proviamo entrambi per lui, posso renderlo qualcosa di altrettanto bello." 
Cain lo guardò stringendo gli occhi e gli sussurrò un "Procedi pure." prima di tornare a posare il suo sguardo su Saelis. Se non fosse stato per la macchia di sangue che pian piano si allargava sotto il suo capo, nemmeno sarebbe sembrato morto. 
Zaeph, intanto, iniziò a farfugliare qualcosa a bassa voce, il corpo che lentamente si riempiva di fitte rune nere. Era un incantesimo difficile, era un incantesimo pericoloso, ma per il suo Giacinto avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse in suo potere. 
E il corpo, improvvisamente, sparì. 
Senza lampi o saette, svanì silenziosamente così com'era nato e morto. 
Al suo posto era comparso, facendo mormorare tutti i presenti al miracolo, un piccolo spiazzo erboso in mezzo al pavimento di marmo, pieno di tanti delicati fiori che avevano la stessa sfumatura dei suoi occhi.
Giacinti.



 

Angolo Autrice:

Sì, sono ancora viva. 
Questa storia, come avete letto all'inzio, nasce per un concorso, ma non di efp, bensì per il Month-Shot di Ottobre proposto dal profilo di Wattpad Advisor, il cui tema erano i miti e le leggende. Inizialmente avevo pensato di prendere qualcosa dalla mitologia norma (tipo la storia di Thor che si deve travestire da donna per recuperare il suo martello), ma mi sono resa conto che non sarei mai riuscita a stare nelle 3600 parole massime, e quindi mi sono spostata verso la Grecia e il mito di Giacinto. La prima volta che l'ho letto avrò avuto circa sette anni e mi ricordo esattamente di essere arrivata alla fine del racconto totalmente distrutta: la crudeltà della sorte e, in parte, anche quella di Zefiro mi avevano sconvolto. Rileggendolo per il contest, però, mi sono accorta che forse era proprio quest'ultimo quello che ci aveva perso di più e da qui il taglio che ho dato alla mia storia, in quanto volevo capire perché Zefiro fosse arrivato involontariamente a uccidere il suo amato. 
Sono molto soddisfatta del mio lavoro (e il quarto posto in classifica lo conferma), nonostante non sia molto il mio genere e l'abbia scritto praticamente in un niente (un paio d'ore sul tablet prima di andare in uni la mattina che mi sono iscritta al concorso, mai stata così veloce in vita mia). Un mio amico che costringo sempre a leggere le mie storie prima di pubblicarle ha detto che è la sua preferita in assoluto. 
Comunque, grazie a tutti quelli che si sono fermati a leggere!
Fatemi sapere che cosa ne pensate e a presto ^^

BekySmile97

  
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