Anime & Manga > Gundam Iron-Blooded Orphans
Segui la storia  |       
Autore: Feni_rel    04/11/2017    2 recensioni
[Gundam Iron-Blooded Orphans]
La vista del Flauros impegnato in una battaglia contro lo shiden bianco pilotato da Eugene fu come una zannata dritta sul cuore. Il suo cuore, che era già stato lacerato dalla morte di Shino e che ora Arianrhod si stava divertendo a ridurre a brandelli.
“Se proprio dovevate usarlo…” nemmeno lui si riconosceva in quel tono basso e grave “almeno dovevate cambiargli il colore!”
What if della serie Gundam Iron blooded Orphans
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quel vino aveva un profumo dolciastro, diverso da quelli sorseggiati fino ad allora. Il colore, poi, non era così tanto simile al sangue, ma si avvicinava più a quello di un rubino. Nel farlo oscillare all’interno del bicchiere, Shino aveva l’impressione brillasse, nonostante le luci fredde della stanza. Gaelio gli aveva detto che quella era una qualità pregiata, proveniente da uno Stato terreste di cui aveva già scordato il nome. Nel bagnarsi appena le labbra, si accorse che anche il sapore era dolce.

E il gusto, improvvisamente, fece riemergere i ricordi di quegli istanti: la sua mano che aveva agito da sola, portando indietro i capelli di Yamagi affinché, nel pronunciare quelle parole, potessero guardarsi dritti negli occhi. Allora non c’era stato più tempo di aggiungere altro, ma aveva rimandato quel tempo a un indefinito ‘dopo’ sul quale aveva fatto la sua promessa…

‘… e allora beviamo io e te fino al mattino.’

“Maledizione!” Shino poggiò sul tavolino il bicchiere ancora pieno. Curvò le spalle, coprendosi il viso con la mano. “Non sei tu la persona con la quale dovrei essere seduto a bere.” Pronunciò con una nota afflitta.

“Ehi…” Le sopracciglia del suo interlocutore si aggrottarono. “Potrei offendermi!” Sbuffò Gaelio seduto di fronte a lui, un gomito poggiato sul tavolino e la mano a sorreggere la testa. Nell’altra teneva il suo bicchiere quasi vuoto. “Non mi avevi detto che avevi una fidanzata ad aspettarti su Marte o nell’equipaggio di Tekkadan.” Commentò con bonaria ironia.

Shino, però, tardò a controbattere. La mano che gli copriva il volto si chiuse in un pugno per poi poggiarsi sulle ginocchia, ma la testa rimase china. “No… lui è…” S’interruppe.

‘Lui?’ Ripeté mentalmente Gaelio.

“… il meccanico che si è sempre occupato dei miei mobile suit.” Riprese Shino, abbassando di un tono la voce.

"Uh! Il tuo meccanico personale?”

Shino sbuffò un sorriso. “Qualcosa del genere.” Poi continuò, senza prendere tempo. Forse il vino gli aveva fatto cadere tutte le barriere. “Gli avevo promesso di portarlo fuori a bere una volta tornato indietro.” O, forse, a farlo parlare era la complicità che stava sviluppando con quello che sarebbe dovuto essere soltanto un nemico. “Era… così sorpreso. Credo non ci abbia nemmeno creduto.”

“Una promessa da onorare, eh? Allora va bene…” Gaelio sospirò, abbandonando l’espressione corrucciata a favore di una più comprensiva. Nel guardare Shino, comprese subito il suo turbamento e se ne dispiacque. Purtroppo, non poteva fare altro per lui. Da un po’ di tempo aveva cominciato a ritagliarsi dei momenti per andare a trovarlo e lo faceva tutti i giorni, portandosi dietro una bottiglia di un qualche vino o liquore per alleggerire la sua tensione. E, probabilmente, anche la propria.

Quel pilota lo aveva colpito sin da subito. Anche lui aveva il corpo segnato dalla morte che gli era passata troppo vicina, anche Shino era una vittima dei piani folli di Mc Gillis, proprio come lo era stato lui stesso due anni prima. E poi… i suoi amici e familiari lo credevano ancora morto. Non sapeva se erano quelle similitudini ad avergli fatto provare un’immediata empatia nei suoi confronti, oppure se era stato il carattere forte e un po’ spavaldo, decisamente sconsiderato. Sta di fatto, che quando era in compagnia di Norba Shino, Gaelio Bauduin aveva l’impressione di ritrovare dei piccoli pezzetti di quel se stesso che era stato prima della battaglia di Edmonton.

Seppur fossero chiusi dentro una cella camuffata da camera, per Gaelio quella prigione era come una bolla di sapone che gli regalava il sapore della leggerezza di un tempo. Appena fuori di lì, anche se non più fisicamente, avrebbe ripreso a indossare la maschera di Vidar. Aveva appena annunciato al mondo il suo ritorno come Gaelio Bauduin, ma sapeva di non poter abbandonare ancora il significato di quella maschera, non fino alla resa dei conti con Mc Gillis.

“Gaelio… devi farmi fuggire da qui!”

L’interpellato spalancò gli occhi e anche la cicatrice sul suo viso sembrò allargarsi. “Shino, lo sai che non posso farlo.” Rispose perentorio.

Il pilota del Flauros scrollò le spalle. Sapeva bene che Gaelio gli avrebbe risposto in quel modo, non era la prima volta che glielo chiedeva. Si adagiò allo schienale della sedia in una posa scomposta. “Giusto, tu non tradiresti mai Rustal.”

“Già.” Lo sguardo di Gaelio si fece molto serio. “Non lo tradirei mai. Lord Rustal mi ha salvato la vita, permettendomi di perseguire la mia vendetta.”

Shino aveva capito che la parola ‘tradire’ non era parte del vocabolario di quel ragazzo. Gaelio gli aveva raccontato di Mc Gillis, del rapporto che avevano avuto e di quel tradimento in cui erano stati coinvolti perfino un suo sottoposto e una loro amica d’infanzia. Anche lui era stato in bilico fra la vita e la morte e se Rustal Elion non lo avesse salvato, avrebbe perso la vita all’interno del mobile suit colpito dalla mano di colui che per anni aveva creduto il proprio migliore amico. Doveva aver sofferto molto, non lo metteva in dubbio.

Con un gesto nervoso, Shino afferrò il bicchiere e bevve il vino tutto d’un sorso. “Io, però, non sono come te. Tu mi hai salvato, è vero. E di questo ti ringrazio. Ma non lotterei mai al tuo fianco per pura gratitudine.” Anche il suo sguardo tracimava di serietà. “Troverò un modo per fuggire di qui.”

“Farò di tutto per impedirtelo. Non permetterò che altre persone diventino le sue marionette.”

Marionette.’ A Shino non piaceva proprio quella parola. Gaelio sosteneva che loro fossero stati usati da Mc Gillis per raggiungere i suoi scopi, così come era successo a lui e ai suoi compagni. Ma Shino non si sentiva usato. “… noi non faremo la fine di Ein” Pronunciò quel nome tanto caro all’erede dei Bauduin.

Gaelio gli aveva parlato di Ein Dalton e dell’odio che aveva nutrito nei confronti di Tekkadan e soprattutto di Mikazuki, il quale, a bordo del Barbatos, aveva ucciso il suo superiore Crank. Shino si ricordava anche di quest’ultimo, perché dal suo mobile suit era nato il primo Ryusei-go. Perciò aveva rivelato a Gaelio com’erano andate effettivamente le cose: sconfitto, quell’uomo aveva chiesto a Mikazuki di porre fine alla sua vita, in modo che i suoi sottoposti non venissero accusati ingiustamente, assumendosi così la totale responsabilità della sua disfatta.

Gaelio aveva accennato un sorriso mesto. “Il tenente Crank era fatto così. Teneva ai suoi sottoposti come a dei figli. Non esistono quasi più uomini come lui negli eserciti.” Aveva detto, con l’espressione di chi toglieva un peso non soltanto a se stesso, ma anche a qualcuno di vicino. Shino si era sorpreso che avesse creduto subito alle sue parole. Era stato in quel momento che aveva capito quanto Gaelio fosse diverso da tutti gli uomini che aveva incontrato su quella nave.

“Io prima ero soltanto un ragazzino sciocco e benpensante.” Gaelio si versò un altro bicchiere di vino. “Poi ho conosciuto Ein e ho cominciato a comprendere la situazione di Marte. Essendo figlio di un terrestre e una marziana, i compagni di Gjallarhorn lo avevano sempre sbeffeggiato, ma lui andava avanti a testa alta. Era un ragazzo di grande valore e forti ideali.” Strinse il bicchiere con forza, ma non lo portò alle labbra. “Lui incarnava il vero spirito originario di Gjallarhorn. Non di certo Mc Gillis, che ha invece fatto leva sulla sua determinazione per trasformarlo in ‘quella cosa’.”

‘Quella cosa’ era il mobile suit che aveva sconfitto lui, Lafter e Azee durante la battaglia di Edmonton. Tramite Gaelio, era venuto a sapere che nel sistema Alaya Vijnana di quel mobile suit era stata fusa la personalità di Ein. Ogni volta che parlavano di Ein, tutto l’odio di Gaelio per Mc Gillis strabordava impetuoso come lava di un vulcano. “Per questo hai fatto l’operazione per l’alaya Vijnana? Per non sentirti in debito con lui, che ti ha salvato la vita?” Shino ebbe finalmente il coraggio di porgli quella domanda.

Gaelio lo guardò dritto negli occhi. “Sarò per sempre in debito con Ein, una semplice operazione non lo ripagherà di niente. Ma, così, io e lui potremo raggiungere il nostro scopo…”

Shino non capiva discorsi così complessi, né comprendeva perché Gaelio parlasse al plurale, ma non indagò oltre, lasciandolo continuare.

“Mc Gillis deve aver visto l’inferno, però… io e Carta eravamo davvero suoi amici. Non posso accettare il modo in cui sta perseguendo i suoi obiettivi. Allearsi con dei bambini soldato…” Gaelio abbassò gli occhi per poi serrarli con forza. “Sì è alleato con ciò che voleva estirpare. Tekkadan stessa è una contraddizione!”

“Ehi!” Shino avrebbe voluto controbattere, ma l’altro non gli diede spazio.

“Mi hai detto che volete cambiare Marte. L’hai detto anche a Julieta che vorreste un mondo in cui i bambini non debbano più combattere o diventare rifiuti umani. Eppure, tu e i tuoi compagni siete stati i primi a scendere in campo come bambini soldato e molti di voi lo sono ancora. Non ti rendi conto che voi siete l’esempio di ciò che volete combattere?”

Shino, che di solito, quando Gaelio palesava il suo disappunto per il modo di agire di Tekkadan, ribatteva risentito, stavolta rimase ammutolito. “Te l’ho già detto” fece poi un enorme sforzo “noi sappiamo solo combattere.” Gaelio lo confondeva. “Vogliamo solo vivere in pace su Marte e ci proteggiamo l’un l’altro. Perché siamo una famiglia.”

“Famiglia… amici…” Gaelio riaprì gli occhi e la rabbia di poco prima era diventata malinconia. “Se Mc Gillis non mi avesse tradito, forse a quest’ora avremmo combattuto fianco a fianco. Lui mi avrebbe usato comunque.”

Quell’affermazione lasciò Shino impietrito. “Mi dispiace… ma io, comunque, non obbedisco a Mc Gillis. Nessuno di noi lo fa, perché obbediamo soltanto a Orga. Lui sa cosa è giusto e sbagliato.” Si accorse di non aver usato il solito tono deciso con cui gli rispondeva. Forse perché in quei giorni aveva avuto troppo tempo per riflettere sulle parole di Gaelio? Lui non aveva mai avuto tutto quel tempo, aveva sempre obbedito agli ordini, fidandosi ciecamente di Orga che incarnava lo spirito di Tekkadan. Improvvisamente, però, il comportamento ambiguo di Mc Gillis e l’ideale di diventare i re di Marte gli sembrarono pesare più del solito e in quella bilancia il piatto che si sollevava sempre più in alto, con facilità, era quello che conteneva la potenza della flotta di Arianrhod.

Scosse la testa, scacciando quei pensieri disfattisti. “Devo avere fiducia in Orga.” Si ripeté più volte.

“Se siete nel giusto o sbagliato, appena sarà finita questa battaglia lo scopriremo.” Gaelio troncò lì un discorso che stava diventando troppo complicato, ma la successiva risposta di Shino lo raggelò.

Lo scoprirai” Il sorriso ironico di Shino s’allungò sul lato sfregiato del viso. “Gaelio, io non so nemmeno se domani Rustal mi farà fucilare e tu mi parli del futuro?”

Il maggiore dei Bauduin aprì la bocca per dire qualcosa, ma finì per tacere. Shino aveva ragione. Nemmeno lui sapeva che cosa avesse in mente lord Rustal, né sapeva che il giorno successivo avrebbe fatto portare Shino al suo cospetto.

 

 

“È una follia.”

Shino fissò sconcertato il capo di Arianrhod che, seduto alla sua scrivania, non batté ciglio davanti alla sua reazione. Quando, poco prima, Julieta era entrata nella sua stanza, dicendogli che Rustal Elion voleva vederlo, nemmeno lontanamente avrebbe pensato a qualcosa di simile.

“È arrivata la mia ora?” Aveva detto a mo’ di scherzo, coprendo invece la paura di averci azzeccato. Non aveva ancora tentato di fuggire nemmeno una volta, che già l’avrebbero fatto fucilare?

“No, nulla di simile.” L’aveva zittito Julieta, mentre, con gli occhi abbassati, gli legava una specie di camicia di forza bloccandogli l’arto rimasto. Il suo sguardo era il più serio che le avesse visto negli ultimi tempi. Da quando aveva preso ad andare a trovarlo di tanto in tanto, la sua espressione si era spesso addolcita. Nel raggiungere l’ufficio di Rustal Elion, Julieta non avevano fiatato e a Shino era sembrato che fosse parecchio tesa.

“Non me lo sta chiedendo davvero!” Ribadì Shino, alterandosi.

“Calmati!” Julieta allungò un braccio a mezz’aria, impedendogli di avanzare oltre.

Il sorriso di Rustal Elion lo irritò ancora di più. “Perché no.” Disse l’uomo, le dita intrecciate sotto il mento. “Dopotutto, il Gundam Flauros è un’ottima macchina. I nostri meccanici sono già all’opera per rimetterlo in sesto, non ci vorrà molto. È un peccato doverlo tenere fermo perché non abbiamo piloti con l’Alaya Vijnana.” C’era del velato sarcasmo in quel tono. “Quindi perché non metterla al nostro servizio? Fra pochi giorni raggiungeremo Marte per mettere la parola fine a questa stupida battaglia. Di sicuro un Gundam Frame sarebbe utile contro il diavolo bianco.”

“E lei mi sta chiedendo di pilotarlo per voi?” Shino sentì il sangue andargli al cervello. “Non mi schiererò mai con Arihanrod! Il Ryusei-” Si bloccò, provando uno strano disgusto nel pronunciare quel nome che gli era tanto caro davanti a Rustal Elion: lui non era un membro della sua famiglia. “… il Flauros” si corresse con sofferenza “non combatterà mai contro i suoi compagni. Io sono un membro di Tekkadan e Tekkadan non abbandona mai i propri compagni. Né li tradisce. Se mi vuole ammazzare lo faccia pure, ma non pensi che io…”

“Tekkadan non abbandona mai i propri compagni?” Rustal non lo fece finire di parlare. Le sue labbra si piegarono concedendo un sorriso chiuso ma piuttosto ampio. Era come se il capo di Arianrhod stesse per scoppiare a ridere, ma si trattenesse. “Eppure con te l’hanno fatto.” Il suo sguardo affilato si scagliò contro quello di Shino, sfidandolo apertamente.

“Queste sono cazzate!” Rispose a tono il pilota del Flauros, ma qualcosa si stava agitando fra la gola e lo stomaco, cosicché il tono della sua voce fu meno fermo di quanto avesse voluto.

“Siamo noi ad averti salvato. Non loro.” Continuò Rustal Elion. “Se non l’avessimo fatto noi, saresti morto nello spazio, completamente da solo. Perché nessuno dei tuoi compagni si è azzardato a recuperarti. Hanno pensato soltanto a fuggire. Mentre tu hai avuto il coraggio di scagliarti contro di noi. Una mossa del tutto avventata e praticamente suicida, ma ammirevole, devo ammetterlo.” Il tono serio e fermo del capo di Arianrhod non s’incrinò nemmeno per un istante.

“Ho scelto io di sparare contro la vostra flotta, ho scelto io di gettarmi contro i vostri mobile suit dopo aver mancato quel tiro, io... non posso recriminare niente ai miei compagni.” Al contrario, quello di Shino sembrava sempre più turbato.

Era vero, era stata del tutto una sua scelta. Quell’azione sconsiderata aveva permesso ai suoi compagni di scappare, se avessero pensato a lui qualcun altro avrebbe rischiato di morire, tutta la Isaribi avrebbe potuto essere colpita. Conosceva bene Eugene, era certo che a malincuore aveva dato le spalle alla flotta nemica per fuggire, poteva intuire i suoi pensieri, ma… perché stava tremando?

Rustal Elion se ne accorse, ma non fiatò, continuando a fissarlo. Di certo se n’era accorta anche Julieta.

D’un tratto, il ricordo del cockpit aperto e dello spazio sconfinato di fronte a lui fecero riaffiorare l’angoscia e soprattutto la paura provate in quegli istanti. Paura di finire a vagare nello spazio per chissà quanto, paura di non rivedere più i suoi cari, paura di non aver più un posto in cui tornare. Paura di morire e della solitudine della morte. Senza accorgersene, Shino aveva trattenuto il respiro e si ritrovò con un grandissimo bisogno d’ossigeno, proprio com’era stato in quell’istante in cui la cabina di comando si era squarciata sotto l’attacco nemico. Stava sudando freddo.

E così, qualcosa dentro di lui tentennò e per un istante le parole di Rustal Elion non gli sembrarono più solo menzogne.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gundam Iron-Blooded Orphans / Vai alla pagina dell'autore: Feni_rel