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Autore: Sunny9719    05/11/2017    4 recensioni
Dal testo:
Non era mai arrivato a tanto, non era mai arrivato a pensare di dover ricorrere a certi metodi ma gli Shii non gli stavano mostrando alternative. -Bene, se non me lo riportate voi allora me lo riprenderò da solo.-
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Merlino, Parsifal, Principe Artù, Sir Leon | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Salve gente!
Ho terminato di scrivere, ma non di pubblicare, la mia long Addicted to you, ed ecco che un’altra idea si è fatta spazio nella mia testolina.
Premetto che già solo idearla mi ha fatta soffrire in un modo che non immaginate perché… io senza angst non ci so proprio stare..  fatemene una colpa xD
Beh, che altro dire.. Godetevi la lettura e ci si vede nelle note finali.

 
 
 
I suoi passi erano sempre più deboli e forzati, mentre arrancava sulle sponde del lago in cerca di qualcosa che potesse alleviare il suo dolore.
Non c’era giorno in cui non si recava a quel lago, quella tomba d’acqua che solo poche settimane prima gli aveva portato via il suo Re, il suo migliore amico, la persona che più aveva amato in tutta la sua vita.
Il dolore per non essere riuscito a salvarlo – a proteggerlo come avrebbe dovuto fare – lo stava logorando dall’interno, gli infiammava le vene e scoppiava nella sua testa.
“Basta, basta” si era ritrovato a pregare e piangere più volte nel cuore della notte, rannicchiato sul suo letto o sotto qualche albero lontano dal castello.
Da quel giorno la sua vita non era più la stessa.
Ormai tutti sapevano chi si celava dietro quel servo pasticcione ma a lui non importava..
Che senso aveva essere uscito finalmente allo scoperto se non poteva condividerlo con la persona che amava?
Quando aveva fatto ritorno a Camelot senza il suo Re, tutto il popolo l’aveva assalito, riempiendolo di domande e ignorando il suo dolore. Merlin sfogò tutta la sua frustrazione e devastazione urlando, scatenando ondate di potere e provocando il crollo di una delle torri del palazzo reale.
Leon e Percival erano intervenuti, portandolo via da quel caos che pareva voler inghiottire il povero mago.
L’avevano portato da Gaius che l’aveva stretto a sé, cullandolo e mormorandogli delle rassicurazioni mentre il moro piangeva disperato contro la sua tunica. L’avevano portato in camera sua e fatto stendere perché riposasse un po’, ma fu tutto vano. Il ragazzo urlava, piangeva, invocava il nome di Arthur come se fosse stata la sua unica ragione di vita.
Tutto ciò accadde anche sotto gli occhi increduli di Ginevra. La Regina di Camelot rimase spiazzata nel vedere le condizioni nelle quali versava il servitore di suo marito.
La morte di Arthur l’aveva colpita nel profondo, spezzandole il cuore dopo tanti anni passati a combattere per coronare il suo sogno d’amore, ma non poteva minimamente paragonare ciò provava a ciò che vedeva.
Il dolore di Merlin era incommensurabile, lo si poteva toccare con mano.
Tutta quella magia, tutto quel potere in un ragazzo che si era spezzato sotto al peso della morte che era giunta per il suo Re.
Quella notte Merlin si presentò sulle sponde del lago di Avalon, invocando gli Shii e pregandoli di riportare indietro ciò che gli avevano strappato dalle mani. Quella fu la prima di una lunga serie di notti in cui il giovane mago andò da loro, a pregare.
Esattamente come in quel momento, le sue gambe persero la poca forza rimastagli e lo fecero cadere di ginocchia sulla terra umida e bagnata.
Strinse forte i pugni, mentre la vista gli si offuscava per via delle lacrime.
-Vi prego.. vi prego..- sussurrò. -Vi prego, riportatelo da me.-
Ma gli Shii rimasero sordi alle sue preghiere. -Vi supplico, vi darò qualsiasi cosa ma per favore ridatemi il mio Re, ridatemi il mio amore!- urlò, alzando lo sguardo e puntandolo sulle acque calme e piatte.
Niente.
Ancora una volta gli Shii decisero di ignorarlo, facendolo sprofondare nello sconforto più assoluto. Strinse la terra e l’erba tra le mani, respirando affannosamente e venendo scosso da forti tremiti.
Un’idea balenò nella sua testa.
Non era mai arrivato a tanto, non era mai arrivato a pensare di dover ricorrere a certi metodi ma gli Shii non gli stavano mostrando alternative. -Bene, se non me lo riportate voi allora me lo riprenderò da solo.-

Una settimana dopo tutto sembrò essere tornato alla normalità.
I cavalieri si allenavano sotto il caldo sole di mezzodì, Ginevra sbrigava pratiche per portare avanti il regno, Gaius continuava il suo giro di visite giornaliere e Merlin lo seguiva, sorridendo a chiunque lo salutasse per strada o compiendo giochi di magia richiesti dai più piccoli.
Ormai era libero, poteva essere sé stesso in tutto e per tutto e il popolo non avrebbe potuto amarlo di più.
Ma qualcosa turbava i pensieri dell’anziano medico che, da lontano, osservava il suo giovane assistente. Merlin sembrava essere tornato il ragazzo spensierato, vivace e combina guai di un tempo.
Non che la cosa non facesse piacere al cerusico, ma un dolore come quello che aveva visto negli occhi del moro ha il potere di cambiare anche la persona più potente dell’universo.
Era umanamente – e magicamente – impossibile reagire così.
“Forse cerca di farci credere che sta bene” pensò Gaius, studiando attentamente il ragazzo mentre si limitava a far uscire delle piccole farfalle blu dalle mani giunte dei bambini che, sorridendo e applaudendo, lo ringraziavano.
Nessun cambiamento, Merlin era tornato ad essere esattamente com’era prima della morte di Arthur.
Decise che ci avrebbe pensato in un secondo momento e così richiamò a sé il suo giovane assistente e proseguì il suo giro.

Quella notte fu piuttosto calda e Leon non riuscì a chiudere occhio. Si alzò dal letto e decise di fare una breve passeggiata sulla balconata principale del palazzo, ma appena mosse il primo passo sul freddo pavimento del corridoio sentì qualcosa che attirò la sua attenzione. Voci che sussurravano e passi che si muovevano veloci.
Decise di seguire quei rumori e arrivò alle segrete del castello, in lontananza vide la luce di una torcia e s’incamminò per raggiungerla, scendendo le scale cercando di non far rumore.
-Voglio stare per sempre con te.- sussurrò una voce. Una voce a lui molto familiare, una voce che avrebbe riconosciuto anche tra mille per il suo solito tono allegro, ma che in quel momento era bassa, ridotta ad un sussurro disperatamente innamorato.
Merlin era in compagnia di qualcuno nelle segrete del castello. Si sporse un po’, quel tanto che bastava per vedere il suo giovane amico sorridere dolcemente a qualcuno che non riusciva a vedere perché troppo nascosto dal muro.
Sorrise teneramente al pensiero che finalmente qualcuno era riuscito ad acquietare il cuore tormentato di Merlin. Andò via, lasciando al suo amico la giusta privacy.

Le sue labbra si scontrarono con quelle dell’altro, facendogli girare la testa e inebriandolo con il suo profumo. Merlin sentì le sue braccia stringergli i fianchi e accarezzargli la schiena, la sua lingua si muoveva lenta e sinuosa in sincrono con quella dell’altra persona. La mani del moro andarono a stringere le folte ciocche bionde, spingendosi ancora di più in quel bacio che lo stava riportando alla vita.
Aprì di più la bocca per ricevere baci ancora più profondi, le sue mani toccarono il muro di pietra e il suo corpo si premette su quello dell’altro quasi a volersi fondere e diventare una cosa sola. -Non ora Merlin, non ora.- soffiò l’altro sulle sue labbra, accarezzandogli gli zigomi affilati.
Merlin fece scontrare le loro fronti ed espirò forte, deglutendo e leccandosi le labbra. -Hai ragione, scusa.- sussurrò. -Ora devo andare, Gaius potrebbe notare la mia assenza.- si staccò da quel corpo caldo che tanto amava ma venne bloccato dalla sua voce. -Mi chiamerai anche domani?-
Merlin si voltò e con gli occhi lucidi rispose -Ogni giorno della mia vita.-
Il moro lasciò le segrete sotto il suo sguardo, quello sguardo che per tutti era stato come un faro nella notte, quegli occhi che avevano avuto il potere di stregare milioni di donne, quegli occhi che Merlin aveva deciso di riavere indietro con la forza, quegli occhi che appartenevano ad Arthur.

Il mattino seguente Merlin si trovava nell’armeria, intento a lucidare le spade e le armature dei cavalieri dopo l’allenamento. Leon entrò per posare la mazza ferrata che aveva usato per addestrare un novizio e trovò il suo amico seduto a lavorare. -Ehi Merlin.- gli si avvicinò sorridendogli. -Tutto bene?-
-Si Leon, sto benissimo.- rispose il moro, mostrando un enorme e luminoso sorriso.-Grazie.-
Leon si mordicchiò il labbro inferiore indeciso se parlare o meno, ma alla fine cedette. -Ok, non ce la faccio.- si accovacciò accanto al suo amico che lo guardava stranito.
-Leon, stai bene?-
-Giuro che non volevo seguirti Merlin, ma credevo ci fossero degli intrusi e..-
-Aspetta, aspetta. Ricomincia da capo.- Merlin posò lo straccio con cui stava pulendo l’armatura di Percival e si voltò verso il suo amico cavaliere. -La scorsa notte faceva molto caldo, non riuscivo a dormire e così sono uscito a prendere un po’ d’aria. In corridoio ho udito delle voci e dei passi e ho voluto controllare che non fosse entrato nessuno di sospetto. Sono giunto nelle segrete e ti ho visto.-
Merlin deglutì sgomento, che avesse scoperto il suo segreto? -Mi.. mi hai visto?-
Leon annuì. -Sono felice per te. Dopo quello che hai passato meriti qualcuno che ti faccia stare bene, amico mio.-
Merlin aggrottò la fronte, non riuscendo a capire appieno le parole del suo nobile amico. -Leon, quanto e chi hai visto precisamente?-
-Non molto a dire il vero, ho visto solo te. La persona che era con te era troppo nascosta per riuscire a vederla.-
Il moro tirò un sospiro di sollievo. -Tranquillo, non dirò nulla a nessuno.- sorrise il biondo. -Quando vorrai farci conoscere questa persona noi saremo pronti a ringraziarla per averti restituito il sorriso.-
Merlin annuì e si sforzò di sorridere. -Sicuro, grazie.-
-Ti lascio al tuo lavoro.- dopo avergli amichevolmente stretto una spalla, Leon abbandonò l’armeria, lasciando Merlin da solo con i suoi pensieri.
Ci era mancato davvero poco che Leon scorgesse la figura di Arthur.
Se Gaius e tutti gli altri fossero venuti a conoscenza delle pratiche magiche alle quali era ricorso sarebbe finito nei guai seri.
Ma era stato più forte di lui, gli Shii avevano scelto di non ascoltare le sue preghiere e così l’avevano spinto a ricorrere a rituali di magia nera per riavere indietro il suo Arthur.
La cosa andava avanti da ormai una settimana, era sempre stato attento a non farsi scoprire e la notte precedente c’era mancato davvero poco.
Ogni sera quando Gaius si addormentava, Merlin si recava nelle segrete del castello portando con se un libro di magia nera che rubò dal capanno di Morgana diverso tempo prima, quando cercava un modo per abbattere la strega.

Tra quelle vecchie ed ingiallite pagine un incantesimo attirò la sua attenzione, un incantesimo che si premurò di imparare bene, l’incantesimo che gli avrebbe restituito Arthur.
Pronunciò quelle parole, scandendo bene la voce e stando attento a non saltare nemmeno una sillaba.
Voleva Arthur di nuovo lì con lui e l’avrebbe riavuto a qualunque costo.
Pronunciata anche l’ultima parola di quell’incantesimo ecco avanzare verso di lui la bellissima figura di Arthur.
Dio, era ancora più bello di come se lo ricordava. Il suo cuore cominciò a battere forte a quella visione celestiale, i suoi occhi bruciavano davanti a tanta bellezza, gli sembrava di avere un angelo davanti agli occhi.
Gli si gettò subito addosso, stringendoselo contro e sfogando le sue lacrime contro il petto di Arthur. Le calde braccia di Arthur si strinsero attorno alle sue spalle, avvolgendolo come una coperta e proteggendolo dal freddo. Strinse forte tra le dita la stoffa della casacca del biondo e quando alzò gli occhi per incontrare quelli azzurri di Arthur azzerò la distanza tra loro con un bacio, un dolce e casto bacio fatto solamente di uno sfioramento di labbra. -Sei qui.- aveva singhiozzato contro la sua spalla. -Mi sei mancato da morire, credevo di impazzire senza di te.-
La mano di Arthur gli accarezzò i capelli. -Sei tutto quello che ho sempre voluto Merlin, grazie per avermi richiamato a  te.- disse dopo averlo baciato sulla fronte. Da quella notte gli incontri si erano susseguiti regolarmente; appena Gaius chiudeva gli occhi Merlin andava nelle segrete e richiamava a sé il suo Re, per passare insieme qualche dolce momento.
Quella notte accadde di nuovo, si rifugiò nelle segrete, estrasse il libro dalla sacca ed invocò Arthur.
Restò lì gran parte della notte, accoccolato contro il corpo del suo amato, percependone il calore e beandosi della sua vicinanza. -Cosa succederebbe se ci scoprissero?- domandò all’improvviso, giocherellando con le dita di Arthur. Il biondo lo guardò intensamente e intrecciò le dita a quelle del moro. -Non accadrà nulla ok? Noi da questo momento staremo insieme.- Merlin puntò i suoi grandi occhi lucidi in quelli di Arthur. -Dici davvero?- Per dargli conferma di ciò, il biondo gli prese il viso tra le mani e lo baciò sulle labbra. Merlin artigliò le sue spalle e approfondì il bacio. -Ti amo.- mormorò, poggiando la fronte contro quella del biondo. - Sarai mio per sempre, Merlin.-
Il ragazzo sentì le lacrime tornare ai suoi occhi a quelle parole e piangendo si ancorò al corpo del suo Re, ignaro che Percival, sceso nelle segrete per un giro di ricognizione, aveva assistito a tutta la scena con occhi increduli.
-Devo andare ora.- Merlin tirò su col naso, districandosi dall’abbraccio di Arthur. -Devi proprio?- domandò il Re, tirandolo per un braccio quando cercò di alzarsi. -Quanto vorrei restare tu nemmeno te lo immagini.. ma devo andare e anche tu.-
Arthur annuì mestamente e si alzò da terra assieme al moro. Merlin pronunciò quelle poche parole atte a rispedire Arthur da dove lo chiamava e andò via, con la promessa di rivedersi la notte successiva.

-Ne sei sicuro?- domandò Gaius, un moto di apprensione a modificargli la voce. -Sicurissimo Gaius. Li ho visti con i miei occhi.-
Quello che aveva visto aveva turbato molto il giovane cavaliere che, preoccupato per il suo amico dai capelli neri, aveva ritenuto più giusto informare l’anziano tutore del ragazzo, onde evitare problemi – sempre ammesso che già non ne avessero trovati.
-Era lì, Arthur era lì con Merlin e lo stava.. baciando.- aggiunse Percival. Gaius si sedette, come per attutire la botta della notizia. -Gaius, credi che Merlin abbia..-
-Giocato con la magia nera?- finì il medico per lui. -Ho paura di si. Quello che ha richiamato non è il vero Arthur.- Percival aggrottò la fronte, incapace di capire. Prese una sedia e si sedette accanto a Gaius in posizione di ascolto. -Questi spiriti che vengono richiamati non sono affatto ciò che noi desideriamo che siano. Sono spiriti vaganti, che cercano un appiglio per restare ancora nel mondo dei vivi.- spiegò Gaius. -Devo assolutamente sapere da quanto va avanti questa storia. Se lo spirito di Arthur resterà troppo accanto a Merlin e se Merlin si abbandonasse completamente a lui.. potremmo perderlo per sempre.-
Percival sgranò gli occhi. -Perdere Merlin? No, non esiste.- Il biondo si alzò, deciso ad andare dal suo amico ma la voce di Gaius lo bloccò. -Percival aspetta. Merlin non sta ragionando ora..-
-Deve rispedirlo indietro.- sentenziò il cavaliere. -Abbiamo perso Arthur, Gwaine..- pronunciare quel nome per Percival fu come essere trafitto da una spada. Ricordava troppo bene il momento in cui l’uomo che aveva capito – troppo tardi – di amare aveva esalato il suo ultimo respiro proprio tra le sue mani e ricordava troppo bene quanto avesse fatto male apprendere la notizia della morte del suo Re.
Merlin non poteva lasciarli, non anche lui.
-Parliamogli tutti assieme.- riprese Gaius.
-Oh andiamo Gaius, Merlin è accecato dall’amore che prova per Arthur. Il dolore per la sua perdita lo stava facendo impazzire, difficilmente rinuncerà ora che è di nuovo con lui.-
-Lo so, ma dobbiamo almeno provarci.-

Nel frattempo in cucina Merlin era occupato in una discussione con la cuoca di corte. Non faceva altro che punzecchiarla e commentare disgustato tutti i suoi piatti e di conseguenza la donna – avendo toccato un tasto dolente – reagiva ai suoi commenti. Era sul punto di ripeterle che alla Regina non faceva affatto piacere ricevere per cena un pezzo di plastica spacciato per carne e un sasso spacciato per pane quando Leon fece il suo ingresso in cucina, reclamando il giovane servitore. -Merlin, la Regina vuole vederti nelle stanze di Gaius.- Il ragazzo seguì il suo nobile amico e una volta entrato nelle stanze a lui familiari trovò il suo tutore seduto accanto ad una Ginevra che si torturava le dita. Accanto a loro si ergeva la figura di Percival, anche lui scuro in viso. -D’accordo, so come la pensate a riguardo, ma quella donna cucina davvero male e qualcuno dovrebbe fare qualcosa prima che ci avveleni tutti.- esordì, alzando le mani in segno di difesa. -Merlin, dobbiamo parlare con te.- esordì Ginevra, alzandosi dal suo posto. -Ok.- rispose il ragazzo con una punta di scetticismo nella voce.
Gaius si alzò a sua volta dal suo sgabello e raggiunse il suo protetto. -Merlin, ora ti farò una domanda e tu dovrai essere totalmente sincero.- Merlin aggrottò la fronte, ma annuì lo stesso. -Chi incontri ogni notte nelle segrete del castello?-
Il mondo di Merlin si fermò dopo quella domanda. Deglutì rumorosamente e, facendo saettare gli occhi su tutti i presenti, cercò una risposta. -I..io..- si umettò le labbra, non si aspettava quella domanda e la cosa lo stava letteralmente mandando nel panico. -Ti ho visto ieri notte.- prese parola Percival. Merlin portò gli occhi sul cavaliere. -Mi.. mi hai spiato?- domandò con un filo di voce. -No, ero in ricognizione e non ho potuto fare a meno di notare il nostro defunto Re che ti stringeva tra le braccia.-
Merlin si portò le labbra all’interno della bocca e sentì gli occhi pizzicare, sapendo già cosa gli avrebbero chiesto di fare. -Merlin, quello non è Arthur..- cercò di dirgli Gaius, tenendolo per le spalle. -Certo che è lui.- sibilò Merlin. -Figliolo, devi ascoltarmi. Quello è uno spirito vagante, riflette solo l’immagine di Arthur non ciò che era lui per davvero.-
-Ma che state dicendo, Gaius?-
-Merlin, ascoltami.- prese parola Ginevra. -Anch’io vorrei tanto riavere mio marito qui con noi, ma è morto e i morti devono essere lasciati in pace. Capisco il tuo dolore…-
-No, no non è vero. Voi non capite un bel niente.- mormorò Merlin tra i denti.
-Merl..-
-Che ne sapete voi di tutto ciò che ho sacrificato per proteggerlo nel corso degli anni? Che ne sapete voi di come mi sono sentito ogni volta che credevo di non poterlo salvare neanche con i miei poteri? O di quanto avessi odiato me stesso per la magia che Arthur tanto temeva e detestava? Niente, non ne sapete niente!- terminò, alzando la voce e dando via libera alle lacrime. -Non potevo perderlo dopo tutto ciò che avevamo passato. Non poteva abbandonarmi ed io non potevo lasciarlo andare, non ce la facevo. Andavo tutti i giorni ad Avalon e pregavo – no, supplicavo – gli Shii affinché me lo restituissero ma loro risero in faccia al mio dolore.-
Tutti i presenti si ammutolirono, Merlin aveva ragione. Non potevano comprendere il suo dolore, il suo stato d’animo. Quel ragazzo aveva sacrificato tutto ciò che aveva, persino il suo intero essere, pur di proteggere e stare accanto ad Arthur. -Io lo amo.- aggiunse. -Non ce la faccio a vivere senza di lui.- finì, calando la testa.
-Merlin..- Percival si staccò dal muro e andò verso di lui. -Io amavo Gwaine.. e anche lui mi è stato portato via.- Merlin alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi pieni di lacrime in quelli lucidi di Percival. -In parte so come ti senti e anche Ginevra lo sa.- gli poggiò una mano sulla spalla. -Amico mio, la magia nera non è una soluzione. Devi rimandarlo indietro.- Il moro alzò di scatto la testa. -Che cosa?! No!-
-Merlin ascolta..-
-Voi non avete idea di ciò che mi state chiedendo!- Merlin scosse violentemente la testa, sottraendosi alla presa di Percival. -Con che coraggio mi chiedete una cosa simile?!-
-Merlin..-
-Non voglio ascoltare una parola di più!- si rifiutò il giovane mago. Non riusciva a credere che le persone a lui più vicine gli stessero chiedendo di rinunciare alla persona che più amava al mondo, alla persona per cui si era fatto in quattro in tutti quegli anni. Il solo pensiero di perdere Arthur una seconda volta era insopportabile, non avrebbe permesso che gli fosse portato via.
-Provate solo a mettervi in mezzo e giuro su Dio che non mi riconoscerete più.-
Pronunciò quelle parole con rabbia, abbandonando la stanza subito dopo e lasciando il suo tutore, la sua Regina e i suoi amici totalmente allibiti.
-Ha per caso perso la testa?- domandò Ginevra con voce tremolante. Gaius annuì mestamente. -E’ completamente assuefatto da Arthur.-
-Si, ma quello non è Arthur.- contestò Leon. -Dobbiamo fare qualcosa.-
-Stanotte invocherà di nuovo il suo spirito e noi saremo lì quando succederà.- sentenziò Percival. -Non perderò un altro amico anche a costo di farmi odiare.-

Scesa la notte Merlin sgattaiolò fuori dal palazzo, portando con se il libro di magia oscura e invocò nuovamente Arthur. Appena la figura del biondo gli si presentò davanti, gettò il libro a terra e gli saltò addosso, allacciandogli le braccia al collo. -Mi sei mancato.- sussurrò contro la sua pelle. -Tutto bene?- chiese Arthur quando si separarono. Merlin scosse la testa. -Gli altri lo sanno, sanno di te.-
-Come?-
-Percival ci ha visti l’altra notte. Vogliono che chiuda per sempre la porta da cui puoi entrare.-
Il viso di Arthur si rabbuiò e Merlin gli fece alzare la testa, poggiandogli due dita sotto al mento. -Non lo farò, se è di questo che hai paura.- accarezzò dolcemente la guancia del biondo. -Non permetterò che ti portino via da me un’altra volta.- disse prima di attirarlo a sé per stampargli un bacio sulle labbra. Quando si separarono vide Arthur puntare lo sguardo oltre la sua spalla. -Che guardi?- si voltò giusto in tempo per far brillare gli occhi e deviare la traiettoria della freccia che Percival aveva fatto scoccare da una balestra. -Come facevano a sapere che eri qui?- gli domandò Arthur.
-Devono avermi seguito. Scappa.-
-No.- si rifiutò Arthur. -Arthur devi andare via, il loro obiettivo sei tu.- Il biondo lo guardò senza muoversi. -Scappa, ti prometto che ti ritroverò.-
Arthur si voltò e cominciò a correre nella direzione opposta.
-Mi avete seguito?- domandò il moro, non appena i suoi amici cavaliere gli furono davanti. -Non ci hai lasciato molta scelta, Merlin.- rispose Leon, rinfoderando la spada. -Merlin, ascoltaci per favore.- tentò Percival. -Io non devo ascoltare proprio niente. Voi non mi allontanerete da lui è chiaro?!-
I nobili ragazzi non ebbero il tempo di formulare alcuna parola che il loro giovane amico si fu volatilizzato in una nuvola di polvere.

Vagò nell’oscurità del bosco, alla ricerca del suo Re. Quando si ritrovarono Arthur aveva uno sguardo quasi rabbioso e stringeva così forte le mani da avere le nocche bianche. -Vogliono separarci, Merlin.- Il mago gli prese le mani tra le sue e gli allentò la presa. -Non lo faranno, vedrai che capiranno se..-
-No Merlin, loro non capiranno. Continueranno a darci il tormento fin quando non cederemo. Devono essere fermati.-
Arthur intensificò il suo sguardo, scatenando in Merlin una reazione inaspettata. -Devi fermarli o non potremo stare insieme.- Merlin era come ipnotizzato dal suo sguardo e annuì. -Lascia fare a me.- sentenziò il mago.

Parallelamente nelle stanze di Gaius, l’anziano medico in compagnia della Regina e dei cavalieri stava cercando di trovare una soluzione. -Dobbiamo stare attenti; la magia di Merlin è molto potente.-
-Non riesco a credere che si stia rivoltando contro di noi.- mormorò Ginevra.
-No, Merlin ha la mente deviata.- intervenne Leon. -Non sta ragionando.-
-Io ragiono benissimo.- Tutti i presenti si voltarono verso la voce di Merlin che provenì dalla porta d’ingresso. -Dimostralo allora.- lo sfidò Percival.
-Non ti conviene metterti contro di me.-
-Perché sei un mago ed io un semplice cavaliere? Non ho paura di te, Merlin.-
In quel momento alle spalle del biondo comparve Arthur che diede un colpo in testa al cavaliere, facendolo cadere sulle ginocchia. -Hai sbagliato a parlare, mio caro amico.- sibilò il Re.
-Arthur ti avevo detto di andare via.-
-Voglio aiutarti.-
Ginevra chiamò il nome del suo defunto marito e quando quella figura si girò verso di lei, la donna rimase scioccata. Quello non era il viso angelico dell’uomo che aveva amato con tutto il suo cuore, era solo uno spettro che gli somigliava, che aveva preso in prestito la sua faccia per far del male e usare il cuore affranto di Merlin per metterlo contro di loro.
-Lascia andare la mente di Merlin.- esordì Leon, puntando la spada alla gola di quello che somigliava al suo mentore. Arthur scoppiò a ridere. -Io non sto facendo niente. Il ragazzo sta facendo tutto da solo.- poi si voltò verso il mago. -Uccidili.-
Il moro sgranò gli occhi. -U.. ucciderli?-
-Non ci daranno più fastidio e potremo stare insieme.- Arthur si avvicinò al giovane mago, prendendogli le mani tra le sue.
-Merlin no! Non ascoltarlo!- tentò Gaius.
Il ragazzo guardò oltre la spalla del suo Re, posando gli occhi sulle persone a lui più care che stavano cercando di farlo ragionare. -Merlin guardami.- Il biondo gli prese il viso tra le mani e gli accarezzò gli zigomi affilati. Merlin chiuse gli occhi e rilasciò un sospiro, beandosi di quelle dolci carezze che tanto amava. -Staremo insieme per sempre.-
-Davvero?- chiese con voce tremolante e con gli occhi lucidi di lacrime. Arthur annuì. -Non è quello che vuoi anche tu? Queste persone vogliono separarci come hanno fatto quando ero in vita perché non sopportavano l’idea di un amore come il nostro. Ora sono qui e non devi permettergli di portarti via la felicità che tanto meriti.-
Quelle parole colpirono Merlin nel profondo. Parole assolutamente vere.
Il giovane mago annuì, si scostò dalle carezze del suo Re e andò verso i suoi amici. Si fermò al centro della stanza, i pugni serrati, le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi e il corpo scosso da un forte tremito, forse di paura, forse di ansia Merlin non lo sapeva con certezza.
Ma ciò che doveva fare lo sapeva benissimo, ci aveva pensato e ripensato mentre ascoltava le parole che uscivano dalla bocca dell’uomo che amava e aveva preso una decisione.
Calò la testa e respirò profondamente, facendo aumentare l’ansia nel cuore dei presenti.
Nessuno osò proferir parola.
Merlin si voltò verso il suo Re e annuì. -Merlin ti prego, sei ancora in tempo figliolo.- esordì l’uomo che più somigliava ad un padre per lui. Calò la testa. -Mi dispiace, non posso non farlo.- tirò su col naso. Si volse verso Arthur e si avvicinò a lui, intrecciò le dita dietro la sua nuca e lo baciò profondamente. -Ti amo, Arthur.-
Sentiva già i pezzi del suo cuore finire calpestati sul pavimento, quel gesto che stava per compiere era davvero troppo per lui, per i suoi sentimenti, per il suo povero animo sofferente, ma decise di farsi forza. Guardò Arthur negli occhi e cominciò a pronunciare un incantesimo.
A poco a poco la figura del giovane sovrano si fece sfocata. -Merlin, che stai facendo?!- la voce del Re era allarmata, spaventata: Merlin lo stava rispendendo al suo posto.
Il moro continuò a recitare il suo incantesimo, aveva gli occhi dorati e un’accecante luce gli usciva dalle mani.
Pronunciata la formula per intero, alzò le mani e rivolse i palmi luminosi verso la figura del biondo. -Mi dispiace Arthur.-
-Merl..- il Re scomparve in un’esplosione di luce ancor prima di finire di pronunciare il suo nome.
Merlin abbassò le braccia, stanco e provato dal dolore che tornò prepotente ad impossessarsi di lui e del suo cuore. Gaius si fiondò accanto al ragazzo le cui ginocchia toccavano il freddo pavimento.
Gli cinse le spalle e lo abbracciò, accarezzandogli la testa. Il moro non ricambiò l’abbraccio, il dolore per aver dovuto mandare via Arthur era insopportabile.
-Hai fatto la cosa giusta, ragazzo mio.- mormorò Gaius, tenendolo ancora tra le sue braccia.
Merlin annuì e si portò le mani agli occhi, sfociando in un pianto disperato. -Fa male.. fa male..-
-Lo so, amico mio.- si fece avanti Percival, stringendogli una spalla. -Dimmi come fai. Come si supera un dolore cosi? Ti prego dimmelo.- il moro si alzò da terra  e afferrò rabbiosamente i lembi della giacca del cavaliere. Percival gli poggiò le mani sulle spalle. -Non si supera, Merlin. Ma devi andare avanti.-
Merlin si lasciò stringere dal suo amico, sfogando il suo dolore contro il suo petto ampio. -Quando hai capito che quello non era il vero Arthur?- domandò Leon.
-Quando mi ha ordinato di uccidervi. Arthur si sarebbe gettato nelle fiamme piuttosto che farvi soffrire.- rispose, tirando su col naso e sciogliendo l’abbraccio dal suo amico.
Ginevra era ancora sconvolta da ciò che aveva visto, non riusciva a parlare e dai suoi bellissimi occhi scuri le lacrime scendevano imperterrite. Merlin le si avvicinò e la strinse forte a sé, venendo prontamente ricambiato. -Mi dispiace Gwen.-
-Shh.- fece la Regina, accarezzandogli dolcemente il retro della testa. -Non preoccuparti.-
Merlin sapeva benissimo quanto fosse forte anche il dolore di Ginevra, ma era sempre stata una donna di una forza ammirevole e fuori dal comune. Sapeva quanto la Regina avesse amato il suo Re e un po’ non poté fare a meno di sentirsi in colpa, di sentirsi un egoista.
Aveva richiamato uno spirito pensando solamente ai suoi sentimenti, senza curarsi dell’effetto che avrebbe potuto avere sugli altri e soprattutto su quella donna che in quel momento stava stringendo tra le braccia.

Andati via la Regina e i cavalieri, Merlin manifestò il desiderio di stare un po’ da solo e Gaius non se la sentì di negargli questo piacere. Il ragazzo uscì dalle sue stanze e girovagò per il castello, cercando di acquietare un po’ il suo animo tormentato.
Giunse nella sala del trono, quella sala in cui il suo bellissimo Re aveva preso posto, ergendosi come unico sovrano di Camelot, il Re di una volta e Re in futuro.
S’inginocchiò ai piedi del trono, prendendosi la testa tra le mani e piangendo silenziosamente. Il suo cuore aveva bisogno di sfogarsi, di buttare fuori tutto ciò che aveva trattenuto fino a quel momento.
Invocò mentalmente il nome di Arthur, desiderando come non mai di averlo lì, proprio accanto a lui e di poterlo abbracciare, baciare…
Trasalì quando sentì una mano posarsi sul suo cespuglio di capelli neri e quando alzò lo sguardo il suo cuore si fermò.
Arthur era lì, davanti a lui. La bellissima figura del suo Re era contornata da una forte luce azzurrina che faceva risaltare ancor di più la bellezza e la purezza dei suoi occhi.
Era proprio lui, Merlin ne aveva la certezza assoluta.
-Ar..Arthur..- la voce ridotta ad un sussurro incastrato in gola.
-Ciao Merlin.- il Re di Camelot gli sorrise dolcemente. -Sei.. sei proprio tu?- domandò il mago, asciugandosi le lacrime con la manica della sua casacca blu.
Arthur annuì. -Si, sono io.-
Merlin si alzò da terra e provò a fare qualche passo verso di lui. -No, non credo di poter essere toccato.- Il mago indietreggiò. -Ho visto ciò che hai fatto, Merlin. Cosa diavolo ti è passato per quella zucca vuota?-
Merlin scosse la testa. -Volevo solo riaverti qui.-
-Lo sai che non è possibile, Merlin.-
-Sto impazzendo, Arthur. Ho bisogno di te, senza di te non posso andare avanti.. non voglio.-
-Devi trovare la forza di farlo, amico mio.- tentò il biondo. Anche lui provava ciò che provava il giovane mago, ma ormai era troppo tardi. -Tu sei Emrys, sei lo stregone più potente che sia mai esistito.-
-Senza di te tutto ciò non ha senso, io non ho un senso.-
Arthur si avvicinò a lui, fino a trovarsi faccia a faccia, occhi negli occhi.
-Devi andare avanti per me, Merlin. Non voglio che passi la tua vita a rimuginare e a dannarti l’anima per la mia morte.-
Merlin scosse la testa, rifiutandosi di guardarlo. Faceva davvero troppo male, esattamente come quando dopo averlo ringraziato Arthur era spirato tra le sue braccia.
C’erano solo loro due e nessuno sarebbe accorso per attutire la forza del suo dolore. -Anch’io ti amo, Merlin. Non ho mai potuto dirlo quando ero in vita e so che ora mi odierai per avertelo detto in un momento come questo, ma ti amo davvero e tu dovevi saperlo.- La disperazione del giovane mago salì di livello, il suo respiro era irregolare, i battiti del suo cuore avevano raggiunto una velocità impressionante e il suo corpo era scosso dai singhiozzi. -Guardami, Merlin.- Il moro, con non poca difficoltà, si volse a guardarlo. -Non essere triste, amore mio. Non mi hai perso, non mi perderai mai per davvero.-
Merlin si avvicinò di più a lui. -Darei la mia vita per poterti toccare un’ultima volta.-
Arthur annuì. -Conosco la sensazione, credimi.-
-Non lasciarmi, ti prego.-
-Non ti lascerò mai, sarò sempre con te. Non potrai vedermi, ma ci sarò sempre a vegliare su tutti voi.-
La luce cominciò ad aumentare d’intensità, segno che per il giovane sovrano era ora di andare. -Rivederti è stato bellissimo.-
-Ti amo, Arthur.- singhiozzò il mago.
-Ti amo anch’io.- la luce inghiottì la figura del biondo, lasciando Merlin da solo, al buio nel freddo di quella sala troppo grande e fin troppo vuota.
Rilasciò un sospiro e si asciugò le lacrime.
In quel momento capì che non doveva far altro che credere nelle parole di Kilgharrah: doveva solo aspettare il giorno in cui Arthur sarebbe tornato per governare le terre di Albion.
Il giorno in  cui il suo dolore sarebbe scomparso per sempre, lasciando posto alla felicità e all’amore non poteva essere così lontano. Con questa nuova speranza ad accendergli il  cuore, il giovane mago si incamminò verso l’uscita della sala per tornare nelle sue stanze.
Rimase sulla soglia della porta e si volse a guardare il trono vuoto.
-Ti aspetterò.- mormorò ed uscì da quella sala, chiudendosi alle spalle la pesante porta di ferro.

 
Spazio Autrice:
Lo so, lo so..
Mi state odiando per il mancato happy ending..
Purtroppo l’idea originale non lo prevedeva… mea culpa..
Ho cercato di immaginare cosa avrebbe fatto il nostro amato mago in una situazione del genere ed è uscita questa roba.

Mi scuso per il finale e per queste terribili note finali, ma guardate l’orario e tenete conto che sono reduce da una festa di cresima e la mia salute non è delle migliori ahahah :D
Che dire, spero che questo mostro di 5751 parole vi sia piaciuto.
Ci si rivede mercoledì con l’aggiornamento di Addicted to you.

Baci,
Sunny9719 :*
   
 
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