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Autore: Francesca Akira89    05/11/2017    2 recensioni
"Adrian, mio figlio. E' il ritratto della perfezione, non trovi?"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriel Agreste
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gabriel Agreste era un esteta. Ne era consapevole; era una cosa normale, visto il suo lavoro di stilista. Non tutti gli stilisti, però, erano affascinati dall'estetica almeno quanto erano spaventati dalle interazioni umane. Eppure Gabriel riteneva che le due cose fossero correlate. 
Nella sua continua ricerca della bellezza, aveva finito fin troppo presto per scontrarsi con la realtà della sua evanescenza. Aveva visto uomini e donne di sicura bellezza a cui bastava aprire bocca per perdere tutto il loro fascino. Aveva visto modelle apparentemente perfette rovinare abiti strepitosi per la loro incapacità di muoversi come avrebbero dovuto. Piccole contrazioni involontarie erano capaci di rovinare l'armonia di un viso meraviglioso.
E poi c'erano il tempo, le preoccupazioni, il "mondo al di fuori della passerella".
A volte bastava anche solo un colpo di vento.
Aveva avuto varie relazioni, ma niente che lo appagasse veramente. E poi aveva incontrato lei.
Madeléine aveva un volto fuori dal comune, ma non era stato quello a spingerlo a sposarla. Anche se sua moglie aveva l'aspetto di una bambola di porcellana, come tutti era fatta di carne e sangue: non era immune ai capricci del clima, dell'età e men che meno a quelli dell'umore, visto il caratterino. L'aveva sposata quando aveva capito che nel suo caso quegli inconvenienti non gli interessavano. Non era turbato dal pensiero che un giorno il suo viso non sarebbe stato più liscio, che i suoi capelli non sarebbero stati più d'oro e la sua figura leggiadra. Era turbato solo dal pensiero di non averla sempre con sé.
Che sciocco a dimenticare che la vita potesse esser ancor più effimera della bellezza.

Dio era stato misericordioso, in un certo senso. Suo figlio aveva gli occhi verdi di Madeléine, i suoi capelli, il suo sorriso.
Il giorno della sua nascita, per quanto sdolcinato e banale potesse suonare, a Gabriel era sembrato di stringere tra le mani un miracolo.
Il suo viso non aveva preso né i lineamenti spigolosi del padre né quelli affilati della madre, modellandosi in un morbido ovale ambrato. Il suo sorriso era innocente come poteva esserlo solo quello di un bambino e i suoi occhi brillavano di curiosità e meraviglia verso il mondo.
Adrian era più bello di sua madre e Gabriel aveva paura.
Preservare quella bellezza divenne la sua ragione di vita.
Non poteva fermare il tempo, ma poteva cristallizzarlo in migliaia di fotografie, renderlo eterno. Ma non era lo scorrere del tempo il vero nemico contro cui Gabriel combatteva.
Adrian era sensibile. La vita avrebbe inciso ogni difficoltà nel suo cuore e nella sua pelle. Gli occhi di suo figlio non sarebbero stati le stesse gemme luminose quando avesse capito quanto poteva essere crudele il mondo. Il suo sorriso non sarebbe stato più così innocente qualora si fosse scontrato con la meschinità del genere umano.
Non poteva nascondergli il mondo, ma poteva nascondere lui.
O così credeva.
Dopo la scomparsa di Madeléine, sembrava quasi che Adrian stesso fosse diventato il nemico. Adrian e la sua fase ribelle, le sue fughe da casa, i suoi sospiri.
Dovette cedere sulla scuola quando fu chiaro che l'insoddisfazione e l'ostinazione avrebbero finito col rovinare suo figlio più delle delusioni che poteva ricevere nel mondo esterno. Se Adrian voleva più tempo fuori da casa, glielo avrebbe dato. A modo suo. Fece stilare dalla sua assistente una scaletta di attività extrascolastiche che lo tenessero troppo impegnato per cacciarsi nei guai e subito rintracciabile in caso di bisogno. Lui sembrò esserne grato e anche quella crisi fu scansata con eleganza.
Qualche volta cercava di immaginare la reazione di sua moglie di fronte ai suoi piani. Madeléine era una donna diretta e con una volontà d'acciaio. Probabilmente sarebbe stata furiosa con lui per quel sotterfugio, per aver concesso a Adrian più libertà senza dargliela veramente, e l'avrebbe costretto a parlare apertamente con suo figlio a costo di chiuderli a chiave insieme in bagno.
Madeléine sapeva come prenderlo.
Ma Madeléine non c'era più e tutto quello che gli restava di lei erano un vecchio libro e un bellissimo ragazzo infelice.


Note:

Non so voi, ma io sono rimasta un po' perplessa dai commenti di Gabriel in Simon Dice su suo figlio. Sembrava parlasse di un pezzo d'arredo. XD
Tra l'altro, all'inizio pensavo che l'iperprotettività e la mania di controllo di Gabriel fosse legata al trauma della scomparsa della moglie, ma Adrian implica di essere stato cresciuto lontano da tutto, senza amici e senza feste di compleanno, fin da piccolo. E nello Special Natalizio si scopre che la signora Agreste è scomparsa solo da un anno. Quindi Adrian era in quasi isolamento anche prima che lei morisse.
Il nome della signora me lo sono inventato, visto che per quanto ne so è ancora un mistero.

  
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