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Autore: Teriel Donovan    05/11/2017    0 recensioni
Nelle tue labbra mi persi e nei tuoi occhi cercai l'amore. Il tuo sangue ribolliva, mi cercava, fin dove ti saresti spinta?
Genere: Erotico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Curiosità: questa storia è legata ad Unforgettable dato che il filo conduttore di entrambe è la famosa porta che conduce ad Abyssum. E proprio come quella, ho intenzione di ampliarla e pubblicare il romanzo non appena sarà pronto. Quindi se la storia di Aidan e Divya vi è piaciuta, vi avvertirò se volete! Era stata preparata per partecipare al contest degli Ambasciatori ma non riusciii a fare in tempo. 

1

 

Il profumo di quella stanza... era una meravigliosa essenza di sesso e sangue.
Aidan socchiuse pigramente le palpebre. La sua splendida amante giaceva nuda su un fianco, accanto a lui, in quell'enorme letto a baldacchino.
Aveva il respiro corto, la pelle che recava le tracce dei suoi assalti. Le palpebre socchiuse, il seno ansante che sembrava implorarlo. I suoi lunghi capelli scuri si arricciavano sulle punte dei capezzoli e la candida seta delle lenzuola donava alla sua pelle color miele un'aria terribilmente fragile che trovò eccitante.
I suoi grandi occhi, simili a cioccolato fuso, si aprirono e Aidan vide il riflesso di se stesso. Lui, con quei capelli di un algido biondo, gli occhi simili a quelli di un gatto e la pelle così chiara… quant'era diverso da lei?
Tenebre e luce, pensò intrigato.
«Viviamo in un mondo dove odio e lussuria sono tutto.»
Ancora non riusciva a credere che proprio lei avesse avuto l'ardire di pronunciare quelle parole. Lo aveva sorpreso ed eccitato al punto che si era sentito divorare dalle fiamme.
Indifesa, spaurita, sconvolta dall'odio di quel mondo così ostile, Abyssum, così diverso dal mondo parallelo in cui era nata, gli era finita letteralmente fra le braccia.
Era destino che fosse così, pensò compiaciuto. Aveva premuto la mano sulla sua bocca, spingendola in quel fetido buio vicolo, lontano da chi cercava di ucciderla, sentendola ansimare contro di sé, ed il suo corpo aveva reagito, pressandosi contro quello di lei, gli occhi grigio fumo che diventavano rossi.
Aveva letto sorpresa e sgomento, paura e volontà.
Divya non era una donna che si arrendeva. Non era una di quelle damine tremebonde sempre pronte ad annuire a tutto.
Con quanta fatica si era costretto a vincere il desiderio di possederla? Assaporare il gusto di quel sangue che sembrava reclamarlo? Che lei ne fosse consapevole o no, quella scintilla di desiderio era nata al primo sguardo.
Non aveva esitato a trascinarla al suo maniero. Lei, così ostile, diffidente… Aidan aveva dovuto distruggere ogni sua speranza. Nessuno sfugge ad Abyssum. Il mondo parallelo dove gli incubi sono realtà.
Nata dalla maledizione della strega Aysterya, il cui potere era stato sottovalutato, buona parte della brava gente di Salem, gli stessi che ne avevano invocato la condanna, si erano ritrovati costretti a sottomettersi alla loro ferocia dominatrice. Chi era rimasto a Salem aveva mantenuto il segreto su quanto era accaduto, sentendosi al sicuro. Un’illusione che era svanita quando era comparsa una maledetta porta. Sul legno massiccio era presente la sinuosa figura di un’etera fanciulla con il volto lievemente sollevato ed i capelli che si scioglievano sul suo corpo, richiamando le onde dell'oceano irrequieto. Così bella a vedersi da essere irresistibile. L'unico accesso fra i loro mondi.
Il suo potere oscuro si risvegliava il giorno di Halloween e così, ogni anno, nel corso dei secoli, migliaia di vittime erano state trascinate lì.
Il dominio di quella regina in apparenza immortale sembrava destinato a non avere fine. Eppure, inaspettatamente, un giorno la strega era scomparsa. Viva? Morta? Nessuno era in grado di rispondere.
La maledizione tuttavia non si era sciolta. Erano rimasti lì. La frustrazione era diventata follia. Quanti esseri umani avevano pagato per le colpe di quella donna?
Divya era stata l'ultima vittima. Aveva negato quella crudele verità. Si era opposta. Lo aveva odiato.
Maledetto. Le sembrò di rivederla. Ferma in piedi in quel piccolo boudoir rosso ciliegia, con indosso quel vestito color crema che avrebbe dovuto farla sembrare una delicata damina dei primi dell'ottocento intenta ad andare al suo primo ballo. I fianchi fasciati nel tessuto teso ad avvolgerla come una seconda pelle e la scollatura rotonda, troppo generosa, lo avevano ipnotizzato ad ogni movimento.
L'aveva osservata spudoratamente per tutto il tempo, rimanendo indolentemente seduto sul divanetto stile impero.
«E tu ti aspetti davvero che mi arrenda perché mi hai appena detto che è impossibile?» gli aveva detto Divya, in tono di sfida e derisione al contempo. «Mai!»
Si era mai udito un sibilo più indignato? Si domandò Aidan divertito.  
«Se una semplice donna è stata in grado di fare questo,» aveva proseguito Divya, allargando le braccia. «per contro il sortilegio può essere spezzato!»
Il giorno di Halloween quella maledetta porta trascinava lì ignari umani ma non poteva essere usata nel verso opposto. Aveva dovuto mettere in chiaro che solo la strega avrebbe potuto farlo poiché nessuno la eguagliava in potenza e di lei, fortunatamente, si erano perse le tracce.
Nessuno ad Abyssum sentiva la sua mancanza.
L'aveva convinta a desistere? Si domandò guardandola. Non ne avevano più discusso. Ma in cuor suo sapeva che, se vi era al mondo una persona in grado di trovare una soluzione, questi era proprio lei. La studiò in silenzio, soffermandosi su ogni tratto che la rendeva così unica. La tentazione era cresciuta ad ogni scontro finché, infine, proprio lei lo aveva sedotto.  
Era sua, pensò osservandola con trionfo. Nudo, fiero, possente, la dominò con il suo corpo. Alcune ciocche dei suoi capelli scivolarono sulle sue avide labbra, mentre mordicchiava quelle punte rosee e perfette. Divya emise un urlo. Diventò piacere. Una piccola agonia che lo mandò in estasi.
Aidan si passò la lingua sulle labbra, pregustando il sapore del suo sangue. Un'altra cosa di cui non riusciva a fare a meno. Affondò i denti nella sua fremente carne, nutrendosi del suo sangue. La schiena di Divya si curvò, quasi stesse offrendo un sacrificio. Le sue labbra si schiusero. Non emise alcun suono eppure era l'immagine del piacere.
«Il più grande peccato commesso dall'uomo è stato quello di non adorarti.» osservò posando la mano sulla delicata curva dei suoi fianchi.
Avvertì la sua mano affondare fra i suoi capelli e spingerlo contro di lei e Aidan sorrise.
«Ed ecco che l'odio diventò estasi!» osservò lui. «Sai perché il mio morso non ti reca dolore? Perché sono stato io a renderlo così, con il mio potere.» le rivelò. «Non permetterò mai che tu avverta alcun male. Non con me accanto. Ti farò sempre sentire come se stessi facendo l'amore con me. Ogni lacrima sarà stillata di puro piacere che avrò solo per me.»
Gli rivolse un languido sguardo ad occhi socchiusi.  «Avido!» sussurrò.
Ridendo, le afferrò il mento, spingendola a guardarlo. Innumerevoli volte aveva giaciuto con lei, assaporando il nettare di quelle labbra così voluttuose eppure gli bastava guardarla per sentirsi risvegliare. Sempre.
«Cos'è che tormenta i tuoi pensieri?» le chiese. Era insolitamente silenziosa. Era stanca, ma vi era dell'altro, di questo Aidan ne era sicuro.
«Mi conosci troppo bene.» mormorò lei dandogli una spinta. Con fluido movimento Divya gli circondò i fianchi con le gambe e lo abbracciò.
«Quella notte, il nostro primo incontro,» disse lei di lì a poco, sovrappensiero, «Ho sentito la tua mano qui.» se ne portò una al petto. «Hai desiderato davvero strapparmi il cuore.»
Non tentennò nel dirlo, né Aidan distolse lo sguardo, la osservò di rimando, non trovando in lei alcuna traccia di tensione.
«È stata la ragione per cui non ho più creduto alle tue minacce. Non ho più visto quello sguardo.»
Riaffiorò un ricordo in lui. Si erano ritrovati lì, nel suo maniero, immersi nella penombra del corridoio. Le aveva appena detto con noncuranza che bramava il suo sangue. Neppure per un attimo le aveva celato le sue intenzioni. La sua esplosione era stata proverbiale.
«E smettila di dire che ti appartengo! Non posso impedirti di prendere il mio sangue ma, se ti aspetti che me ne resti inerme senza reagire, non hai davvero capito con chi hai a che fare!»
Aveva osato fronteggiarlo pur essendo consapevole dei suoi poteri. Si era divertito? Assolutamente sì. Eppure, gli era risultata incomprensibile. Chiederle cosa la spingesse a questo, piuttosto che supplicare, era stato inevitabile.
«Quando realizzi che non puoi scegliere come vivere, tutto ciò che resta è come morire.»
Lo aveva piantato in asso, lasciandolo ad ammirare la deliziosa curva dei suoi fianchi, delineati da un delizioso abito di satin crema. Il fuoco era letteralmente bruciato nelle sue vene.
Lasciarla così, si era detto, sarebbe stato un vero peccato. L'aveva inseguita e intrappolata in uno dei tanti salottini color crema. Prima di lei, era stato così anonimo.
«Io sono immortale.» L'aveva fronteggiata, usando quelle parole a mo' di sfida. L'aveva vista soppesare le parole. Solo un secondo. Divya aveva inclinato il capo, afferrando l'attizzatoio del camino.
«Eppure anche tu devi sentire dolore.» aveva osservato. «Non sei invincibile.»
Era stato istintivo. Aidan aveva afferrato quell'asta di ferro, se l’era puntata al petto e l’aveva spinta dentro, osservando le pupille di Divya dilatarsi piano.
«Chi è il carnefice? E chi la vittima?» aveva osservato lui compiaciuto. Era sembrata… sul punto di indietreggiare. Ma non lo aveva fatto e allora si era divertito ulteriormente.
Aveva posato l'altra mano sulla sua e un passo dopo un altro… era avanzato verso di lei. La lastra di metallo si era insinuata ancor più profondamente dentro il suo corpo finché Aidan non aveva avvertito la pressione delle loro dita unite.
«Anche così è meraviglioso.»
Era andato davvero in estasi.
«Tu sei un pazzo!»
«Non posso morire.» aveva osato ribadire con un sorriso fiero e malizioso. «Qualsiasi cosa io faccia.» Aidan aveva premuto la fronte contro la sua, ridendo silenziosamente. «E tu non ti sei mai sentita più viva di ora.»
L'ennesimo guanto di sfida.
Era stata la prima volta che aveva osato baciarla. E la prima dove si era ritrovato con il labbro sanguinante, effetto del suo morso.
«Cosa ha frenato la tua mano?» gli domandò lei, riportandolo nel presente.
Le sfere di luce, su cui aveva posto il suo incanto, danzarono intorno a loro e Aidan si ritrovò ad osservarla, ammirando l'effetto conturbante che riuscivano a donarle.
«Perché non mi hai ucciso?»
«Non lo so.» ammise, rivolgendole una carezza. «Vi era qualcosa in te che me lo ha impedito. Ti ho portata qui, convinto di volermi godere ogni istante… non potevo.» concluse. «Non tu.»
Aveva sentito il suo cuore pulsare, ricordò Aidan. E lo aveva bramato con la stessa disperazione di un folle a cui per troppo tempo era stato negato il vino. Aveva desiderato davvero ucciderla.
Non solo Divya veniva da un mondo che la sua gente bramava e odiava perché irraggiungibile. Per di più, il suo volto era una maledizione.  Non avrebbe dovuto aprire quella porta.
Divya era una bellezza esotica, ma restava pur sempre la sosia di quella strega. Se non fosse che Aysterya aveva la pelle di porcellana, così chiara da essere traslucida, chiunque l'avrebbe scambiata per lei. Tuttavia, caratterialmente, non avrebbero potuto essere più diverse.
In cuor loro, i cittadini di Salem ne erano consapevoli ma la tentazione di veder soffrire Aysterya era un sogno carezzato così a lungo da non potervi rinunciare. Se non lei, andava bene un'illusione. Era da un anno che Divya era costretta a nascondersi ma quel branco di bifolchi continuava con le sue battute di caccia, sperando invano di scovarla.
Era stato brutalmente onesto, ma non perché amante della verità. Bensì per soppesare la sua reazione. Ancora non la conosceva, per lui era solo un curioso fenomeno, date le circostanze. Qualcuno con cui trastullarsi. Ma lei doveva capire. Aysterya aveva usato gli uomini a suo piacimento, trasformandoli in mostriciattoli quando se ne stancava.
«E la grazia conquistò la bestia e la sedusse con bacio.» recitò Aidan, catturandole il volto fra le mani. «Ero il suo schiavo. Sono il tuo amante. Comprendi la differenza?»
Lei annuì.
Indomabile, caparbia. Aveva un carattere così forte che spesso dimenticava quanto fosse fragile il suo corpo. Aidan lasciò scivolare la mano lungo la sua schiena, meravigliosamente morbida come seta, trovando infine la fragile curva del collo. Avrebbe potuto spezzarlo in qualsiasi momento. Un semplice movimento che non gli avrebbe richiesto alcuno sforzo. O più semplicemente, avrebbe potuto affondare dentro di lei un’ultima volta, nutrendosi del suo sangue fino ad ucciderla.
Morire così, in preda all'estasi… vi era qualcosa di più soave?
Lo avrebbe fatto, decise, solo se non avesse avuto alternative. Meglio morta per mano sua che lasciarla nelle loro mani.
«Ti porterò lontano da qui.» le promise senza riflettere. «Questo mondo è vasto quanto la tua terra.» le disse «Troveremo un posto dove vivere indisturbati.»
Sembrò sorpresa e non a torto. Significava abbandonare le sue terre per affrontare un mondo mai realmente esplorato. Ne conosceva la vastità perché più volte Aysterya gliene aveva parlato. L'idea di dominare su vasta scala l'aveva stuzzicata a lungo.
«Lo faresti? Per me?» gli domandò Divya.
Curvò le labbra in un piccolo sorriso. «Ti ho mai mentito?»
«Aidan...»
Gli rivolse un sorriso così delicato da spiazzarlo. Era la prima volta che scorgeva in lei quella fragilità.
«Riposati. Ne parleremo domani.»
La spinse gentilmente contro di sé e Divya cercò il calore delle sue braccia, posando il capo contro il suo torace.
Aidan emise un borbottio soddisfatto. Adorava sentire le sue morbide forme contro di sé. Le accarezzò i serici capelli, realizzando che si era già profondamente addormentata. Il suo respiro gli solleticava la pelle.
La vide socchiudere le labbra, agitandosi lievemente, stringendole d'un tratto, gli occhi serrati come se ne avesse bisogno per distogliere la mente da chissà quale incubo.
Ne aveva tanti. Divya non si era mai confidata con lui, ma Aidan ne era consapevole. Si chinò, posando le labbra sulla sua fronte e, pur non svegliandola, la sentì rilassarsi. Anche così, immersa nel sonno, lei lo riconosceva.
Fuori l'oscurità regnava, il gelo aveva steso una mano di ghiaccio lungo le vie dove giravano i miseri popolani, tenendosi strette barbariche feste come Halloween. Ricordi di un'umanità che s'illudevano di avere ancora. Li sentì bussare, ripetutamente, ma non vi era per nessuno. Non quel giorno, non quella notte. Divya alzò il capo ed era così adorabilmente confusa che Aidan si trovò a curvare le labbra in un dolce sorriso.
«È tutto a posto.»
Era così indifesa in quel momento. Aidan restò immobile, godendosi il calore della sua pelle contro di sé. «Veglierò sul tuo riposo, fino ai confini del mondo.»
La sua voce suonò poco più di un bisbiglio ma recavano con sé una promessa indomabile, proprio come la sua Divya.
Il mostro era stato conquistato da colei che avrebbe dovuto distruggere.



Ringraziamenti:

A Kiri e Ninive: senza il vostro supporto non so che farei! Grazie Infinite di esserci sempre!

jennytafani1   RedCoatOriginal Si si, voi due. Vi chiamo in causa perché VOI due mi avete ficcato in testa i biondini orientali sexy. Voi DUE mi avete spinto inconsapevolmente a ficcanasare in giro trovando infine lui, Kim Jae-joong che mi ha ispirato la fisionomia di Aidan. E come potevo resistergli? Colpa vostra. XDD Ergo ve la dedico, sperando che vi stuzzichi l'appetito.

SJ_Weiss

Grazie dell'aiuto con la cover! Non riuscivo davvero ad eliminare lo sfondo intorno a lui!

Disponibile anche Qui 

 


   
 
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