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Autore: afterhour    05/11/2017    5 recensioni
In un universo alternativo solo parte degli Uchiha è stata sterminata, e Sasuke è cresciuto con suo fratello all'interno del distretto, con il dubbio, mai del tutto soppresso, che ciò che gli è stato raccontato in proposito sia solo una bugia.
Alcune verità è meglio non vengano svelate mai, dicono, e forse è vero, ma non si può fingere per sempre di non vedere le ombre del passato, perché sono già dentro di noi.
Sasusaku, Alternative Universe.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danzo Shimura, Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Eccomi qua. 

In questo capitolo c’è il confronto con Danzo, e chiedo venia sin da ora per la mia incapacità nel descrivere gli scontri: mi sono sciroppata anche alcuni combattimenti per documentarmi, aiuto! ed alla fine, per usare un eufemismo, non l’ho tirata per le lunghe…onestamente non ne avevo voglia (e neanche le capacità!). 

C’è poi un ultimo incontro con Itachi, che non è ancora in pace con se stesso come quello del manga, anche perché non è morto suppongo.

Che altro dire, ah sì: in mancanza di un capitolo di epilogo ho riassunto in poche righe finali alcuni mesi, meglio di niente.
Spero il tutto risulti per lo meno decente.

I saluti alla fine!

 

 

 

 

 

9. Una fine e un inizio

 

 

 

 

 

Sasuke aggiusta impassibile la benda che gli copre il tatuaggio sul polso, e fa scorrere un’ultima volta lo sguardo lungo il perimetro della radura.

 

E’ lì che Danzo deve arrivare, non manca molto all’appuntamento.

 

Poco dopo lo vede apparire al limitare del bosco, esitare appena, ed uscire a passo deciso nello spazio aperto.

 

Non è solo come ha promesso, ci sono tre ninja con lui, e probabilmente altri sono nascosti tra gli alberi: forse ha subodorato la trappola, o forse anche lui ne ha tesa una.

Non può certo sorprendersi o indignarsi per questo.

 

Emerge a sua volta dall’ombra protettiva dei rami, ed incrocia lo sguardo beffardo di Danzo mentre gli si avvicina attraverso la spianata erbosa.

 

 — Un Uchiha. Così si trattava di una trappola — constata l’altro quasi compiaciuto.

 

Lui non risponde e continua ad avanzare.

Intanto osserva i suoi avversari considerando brevemente la strategia migliore da adottare: non deve più preoccuparsi dell’occhio di Shisui, con il mangekyou può disperdere facilmente l’illusione creata da questa versione più debole, ma ci sono altri dieci sharingan nascosti, incastonati nel braccio bendato, e per quanto il loro potere non possa essere paragonato a quello detenuto dai proprietari originali, deve stare molto attento. 

 

Gli altri ninja non lo preoccupano, anzi: riconosce i due fratelli che ora gli sbarrano la strada, sono quelli che hanno tentato di uccidere Sakura, e non gli dispiace affatto di avere l’opportunità di eliminarli assieme a Danzo.

 

Con la coda dell’occhio percepisce una fluttuazione nell’aria, e l’arpione che la scimmia gli ha lanciato contro colpisce solo lo spazio vuoto che ha lasciato. Subito dopo riappare a pochi metri di distanza dal suo avversario, e gli lancia contro due shuriken; quando l’altro li schiva con un salto, li tira indietro con dei fili invisibili, colpendolo in pieno: non intende sprecare troppa energia per annientare lui e suo fratello.

Nel frattempo l’altro, il puma, si avventa su di lui con una corsa zigzagante che non sarà sufficiente a salvarlo.

 

In un movimento fluido estrae la spada: adesso è nel pieno delle forze, non più debole come l’altra volta, e li può schiacciare facilmente con o senza quel nuovo potere che non padroneggia ancora alla perfezione, ma non vuole perdere tempo. 

Con la lama intrisa di un chidori diffuso, disperde in un istante il muro di fango che si sta abbattendo su di lui, e non serve lo sharingan per evitare l’impatto con la corta daga avvelenata del puma. Scarta appena di fianco e quando l’altro si sbilancia gli afferra il braccio piegandolo con un colpo secco ad un angolo sbagliato. Sente lo schiocco delle ossa che si spaccano e sollevatolo di peso lo scaraventa lontano, mentre forma un chidori per disintegrare la nuova onda fangosa che gli arriva da dietro. 

La scimmia si è rialzata e nonostante la ferita al fianco prova a piombargli addosso: lui ha già preso lo slancio per raggiungere il puma, che finisce con un fendente della spada trasformata in una lunga lancia elettrica, e intanto attiva quel nuovo potere oculare e intacca la scimmia col fuoco nero dell’amaterasu.

Il ninja cade a terra e gridando tenta di strapparsi le vesti per liberarsene, ma ha mirato alla pelle esposta del collo e quel fuoco non si estingue: non c’è più niente da fare.

 

L’azione è durata pochissimo, e Danzo non si è mosso. Sasuke ha spento il fuoco prima che si espanda incontrollato, e si concentra su di lui, e sull’uomo che rimane al suo fianco, quello che lancia ondate di fango: sospetta che altri siano in agguato nell’ombra, pronti ad intervenire al momento opportuno.

L’uomo del fango inizia a generare un’onda ma la estingue subito ad un cenno di Danzo.

 

 — Lascia, me ne occupo io — gli ordina facendo un passo in avanti — Sapevo che avrei dovuto sterminarvi tutti — sibila poi rivolgendosi a lui.

 

Ha iniziato a srotolare la benda che gli copre il braccio, e un occhio rosso si apre e fissa ipnotico nel nulla.

 

Sasuke lo studia apparentemente impassibile, pronto ad affrontarlo.

Una parte di lui si chiede a chi possa essere appartenuto quell’occhio, se ci sia anche quello di suo padre lì in mezzo, e un guizzo di rabbia scalfisce appena la superficie.

 

 — Ti ucciderò, lo sai, e mi impossesserò dei tuoi occhi — minaccia Danzo.

 

 — Come hai ucciso i miei genitori? — replica amaro.

 

 — Quelli non li ho uccisi io. E’ stato Itachi, tuo fratello, giusto? …un compromesso sbagliato, sarebbe stato meglio eliminarvi tutti — 

 

 — Avresti fatto meglio — concorda freddamente, e fa un passo in avanti sforzandosi di contenere quel grumo di rabbia pulsante che solo la vista di quell’uomo gli risveglia — Perché ammazzarci così? — chiede — Perché tutto quest’odio? —

 

 — Perché? Non lo hai capito? Per il villaggio. Tuo fratello lo ha capito, tutto quello che faccio è per il bene di Konoha, sempre: ho solo sventato un colpo di stato nella maniera più efficace —

 

 — Vuoi dire che non c’era un altro modo? — 

 

 — Non c’era altro modo perché siete voi: gente pericolosa, che non obbedisce, non si adatta, non rispetta i limiti: lungi dall’essere ninja perfetti, siete difettosi…e sfortunatamente avete troppo potere. Siete una minaccia per Konoha, lo siete sempre stati —

 

Non riesce a capire, probabilmente non ci riuscirà mai, riconosce solo la sua diversità da quest’uomo, un ninja perfetto forse, ma un uomo miserabile, ed è strano a pensarci, ma la rabbia invece di aumentare si sta affievolendo. Lascia il posto ad una stanchezza che non è fisica, solo interiore: è stanco di tutto questo, stanco dell’odio, della tensione, del dolore e dei ricordi, vuole finalmente riposarsi, finalmente dimenticare.

 

 — Sistemiamo la cosa in fretta — mormora più che altro a se stesso stringendo l’elsa della spada.

 

— Sì, non c’è tempo, dopo devo occuparmi di Kakashi e degli altri, finiamola in fretta…sei arrogante, come un Uchiha, ma hai solo due occhi in fondo — 

 

 — Mi bastano per ucciderti — 

 

Danzo lo guarda quasi divertito.

 

 — Davvero credi di riuscirci? — chiede — Che illuso. Sei solo, e morirai solo: la tua stessa famiglia ti ha rinnegato, e… —

 

Non termina la frase, un’improvvisa vibrazione nell’aria lo distrae.

 

Sakura appare dal nulla di fianco a lui, e dopo averlo guardato per una frazione di secondo, come per assicurarsi che stia bene, si volta a fronteggiare il nemico.

Le aveva detto di non venire e teoricamente non dovrebbe conoscere l’ubicazione dell’incontro, ma non è sorpreso, e neppure arrabbiato come pensava.

Solo preoccupato, perché come sempre la sua mera presenza altera lo schema delle priorità, ed ora dovrà pensare a proteggerla.

 

 —  Non è solo — afferma decisa lei, così bella con quello sguardo fiero, appassionato.

 

Neppure Danzo sembra sorpreso di vederla.

 

 — La traditrice, dovevo immaginarlo — annota sarcastico muovendo il braccio come per saggiarne la forza — morirai col tuo amante —

 

 — Ci sono anch’io, eh! — proclamano tre Naruto simultaneamente, parandoglisi davanti.

 

E’ un’apparizione così inaspettata che l’altro si blocca, raggelato, e la vista di quei cloni sembra finalmente scuoterlo.

 

 — Tu non dovresti stare vicino ad un Uchiha! — grida furioso, il braccio sollevato in un gesto minaccioso.

 

Sasuke guarda le iridi rosse che lo punteggiano, che roteano meccanicamente con lo sharingan attivato, e caccia il disgusto che quel braccio gli suscita, che quegli occhi gli suscitano, mentre si prepara all’offensiva controllando la posizione dell’altro ninja, e, con la coda dell’occhio, che Sakura sia al sicuro al suo fianco.

 

E’ pronto al contrattacco quando Danzo abbozza un movimento e si immobilizza a mezz’aria: qualcosa lo blocca, un’ombra, l’ombra per cui sono famosi i Nara.

 

Ad uno ad uno emergono tutti gli altri dalla foresta: Neji con Hinata, Sai, Ino e infine Shikamaru stesso.

 

Danzo e il suo uomo si voltano a guardarli increduli.

 

— Cosa… — 

 

 — Diciamo che questa è un’esecuzione e siamo qui in rappresentanza dei maggiori clan di Konoha — spiega Shikamaru, mentre Neji fa cadere a terra un corpo che ha trascinato fin lì, probabilmente uno dei ninja nascosti.

 

 — Ed io rappresento il potere centrale — conclude Kakashi avanzando per ultimo dal limitare del bosco.

 

Danzo li scruta con sdegno, ma adesso fatica a nascondere il turbamento.

 

 — Tradite tutti Konoha? — fa uscire con disprezzo.

 

 — No, tu l’hai tradita! — grida Naruto con enfasi.

 

 — Io sono Konoha, e gli Uchiha sono nostri nemici! La loro arroganza e sete di potere porterà alla distruzione del villaggio! —

 

 — Senti chi parla — bisbiglia Sakura al suo fianco, e lui non ha più voglia di ascoltare quell’uomo, tantomeno di guardare lo scempio che ha sul braccio, e fa un passo in avanti deciso a porre fine in fretta a quella farsa.

 

Lo hanno circondando ormai, quando all’improvviso Danzo scompare davanti ai loro occhi.

 

 — Non può essere una sostituzione. Cosa è successo? — chiede Shikamaru ritirando l’ombra ormai inutile.

 

 — Ha usato Izagami: è uno dei poteri oculari più forti, può trasformare gli ultimi dieci minuti di tempo in illusione — spiega Sasuke — Si può usare solo una volta e rende l’occhio inutilizzabile, ora ne hai uno in meno, vero? — conclude mentre attorno a lui si erge l’armatura violacea del susanoo. 

Appena in tempo, perché l’altro si è materializzato alle sue spalle.

 

Si volta a fronteggiarlo con l’armatura che si espande fino a formare uno spaventoso guerriero fiammeggiante.

 

 — Voi fratelli dovevate morire quella notte! — urla quel bastardo mentre tutti gli occhi, tranne uno, si spalancano —Tu… —

 

Non ha ancora finito di parlare che il susanoo si abbatte su di lui e gli trancia il braccio di netto con un colpo di spada.

 

 — Come è possibile… — fa uscire Danzo, incredulo.

 

— Che questa volta Izanagi non funzioni? Eri prigioniero di una mia illusione ed hai usato lo stesso occhio di prima pensando che fosse ancora attivo. Ma ora basta: finiamola in fretta, sono stanco di ascoltarti — conclude lui dall’interno, mentre i suoi compagni si occupano dell’altro uomo.

 

___

 

E’ stato un lavoro più pulito e veloce di quel che pensasse, e deve concede a Sakura e Naruto, ai suoi amici, aggiunge tastando in bocca il suono di quella parola desueta, che la loro presenza ha reso tutto non solo più semplice, ma anche più accettabile, più ordinato e giusto. Più sano in un certo senso.

 

Mentre predisponevano lo scenario per la copertura che avevano ideato, Shikamaru gli ha raccontato che nei rotoli che lui ha scartato quella sera, perché contenenti fatti non inerenti al suo clan, ha scovato diversi altri atti esecrabili compiuti da Danzo con la Root.

 

 — Quello sta bene morto — ha concluso freddamente.

 

Si sono allontanati da lì con un senso di giustizia compiuta che li ha in qualche modo accomunati.

 

 Adesso Sasuke è tornato da poco, si è lavato via il sudore e il residuo secco di sangue altrui, e aspetta suo fratello.

Sta ancora preparando il the quando lo vede entrare in cucina con la consueta maschera d’indifferenza.

Itachi si siede in tavola, e gli chiede se gli ospiti sono andati via.

 

Lui è ancora in piedi, sta versando l’acqua bollente nella teiera, e risponde a monosillabi.

Non parlano di Danzo anche se è sicuro che Itachi sappia qualcosa, perché suo fratello sa sempre tutto, troppo forse.

 

Sta riempiendo le tazze quando Mira irrompe nella stanza: corre incontro allo zio, ma si blocca non appena scorge la sagoma seduta di suo padre.

 

 — Padre! — esclama estasiata avvicinandosi a lui.

Si ferma prima di toccarlo, e abbozza un breve accenno ad un inchino.

 

 — Ciao Mira. Se non sbaglio tua madre non vuole che tu ti intrufoli qui a tutte le ore — 

 

 — Ma domani inizio l’accademia! — spiega lei senza riuscire a nascondere l’entusiasmo.

 

 Mira non ha mai mostrato un interesse particolare per le arti ninja, e finora hanno lasciato che vivesse la propria prima infanzia come meglio volesse, ma presto tutto cambierà per lei. Non avrà più il tempo per giocare, perché dopo la scuola dovrà seguire lezioni private all’interno del clan.

 

 — Diventerò un ninja medico! — afferma con enfasi, gli occhi che brillano.

 

 — Se avrai il talento necessario — concorda Itachi con il fantasma di un sorriso.

E’ l’unico sorriso che si concede, quello per sua figlia, l’unico possibile momento di gioia che riesce a permettersi, anche se solo per un brevissimo istante.

 

 — Lo avrò, e guarirò lo zio! E tutti! —

 

Sasuke sa che è improbabile che Mira abbia il talento necessario per diventare un ninja medico, gli Uchiha non sono portati per le arti mediche, sono nati per uccidere, non per curare.

 

Ha poggiato tre tazze in tavola e si è seduto a sua volta dopo aver sollevato la bimba ed averla sistemata su un alto sgabello che tiene solo per lei.

 

 — Sakura dice che se lo voglio veramente e se mi impegno posso fare tutto quello che voglio! — continua lei con una determinazione nuova — mi accompagni domani zio? — chiede rivolta a lui.

 

 — E la mamma? —

 

 — Non sta bene —

 

Suppone che sia per la nuova gravidanza, se ben ricorda anche quella di Mira è stata difficile.

 

 — Ti accompagnerò io stesso — interviene Itachi, e Mira sfodera un sorriso splendente di felicità, perché nonostante lo veda raramente ama profondamente suo padre, e vorrebbe così tanto renderlo fiero.

 — …ora però va a dormire — 

 

 — Posso finire il mio the? —

 

 — E’ meglio di no, domani devi alzarti presto —

 

La bambina scende da sola dallo sgabello, in silenzio: a differenza di come agisce con lo zio, obbedisce sempre senza discutere alle richieste del padre. 

 

 — Vieni — la chiama Itachi, e lei si avvicina composta — buonanotte Mira — la saluta, e con l’indice e il medio accenna ad un colpetto sulla fronte.

Mira lo fissa con il suo visetto pieno di vita, carico di quell’entusiasmo che sembra espandersi, riflettersi sulle pareti della stanza e raggiunge di rimbalzo anche le loro figure scure, opache del loro vissuto.

E’ solo un istante, Itachi torna impenetrabile e la bimba li saluta educatamente prima di correre in fondo al corridoio e svanire assieme alle scintille di gioia che porta con sé.

 

Adesso sono tornati soli, e per una manciata di minuti sorseggiano il the in silenzio.

 

 — Presto avrete bisogno di più spazio — rompe il silenzio lui — è giusto che tu abbia l’intera casa —

 

 — Ne abbiamo già discusso e… —

 

 — Me ne vado comunque — lo interrompe sollevando la mano — Tra pochi giorni, ne ho parlato già con l’hokage. Starò via per qualche mese, e quando torno mi cerco un posto fuori da qui —

 

Itachi non mostra la sorpresa che deve provare, dal momento che è sicuro che questo non possa averlo saputo, e nemmeno previsto.

 

 — Sai che non ci è permesso vivere al di fuori del distretto — obbietta solo.

 

 — Che vengano ad arrestarmi — replica lui con un ghigno. 

 

Itachi lo guarda serio e non sembra approvare, ma neppure esterna la sua contrarietà. E’ difficile leggerlo anche per lui in questi momenti.

 

 — Sei deciso, vedo — commenta austero.

 

— Sì, ho bisogno di andarmene. Verrò a trovarvi il più possibile, vorrei vedere Mira regolarmente —

 

Finiscono il the senza più parlare, ma ancora non si alzano.

 

 — Posso capire che tu voglia allontanarti da me — mormora Itachi pensieroso dopo alcuni secondi, o minuti, e un lampo di tristezza gli increspa lo sguardo e subito scompare.

 

 — No, non è quello, ti ho perdonato —

 

Non esita nel dirlo, e non c’è alcun fondo di amarezza. Lo ha perdonato perché è suo fratello, la sua unica famiglia, e perché ha capito che è stato usato da altri, che in quel momento credeva, gli è stato fatto credere, che fosse l’unica soluzione, e perché già ha pagato, sta pagando, abbastanza. Pagherà per tutta la vita.

Itachi lo fissa ancora con la sua perfetta maschera di calma apparente, ma Sasuke adesso non ha bisogno di leggere al di sotto, sa già cosa si trova lì: frammenti di emozioni mai sopite che non può più mostrare, e neppure provare, ormai sommerse da un senso di colpa onnipresente e invincibile.

 

 — Allora perché te ne vai? — chiede impassibile.

 

 — Diciamo che ho bisogno di pensare a me, e che mi sento libero di scegliere di fare quello che preferisco. Basta segregazioni, o segreti —

 

 — Ciò che ci isola è anche ciò che ci tiene compatti, se ci amalgamiamo rischiamo di perdere la nostra identità, e la nostra forza —

 

 — Pazienza. E’ il destino che aspetta tutti quanti prima o poi: famiglie, clan, nazioni —

 

 — Suppongo che tu abbia ragione, io non riesco più a distinguere tra giusto e sbagliato — mormora Itachi alzandosi — ma spero che cambi idea: questa è casa tua —

 

Sasuke lo guarda allontanarsi, le spalle immancabilmente dritte, e vorrebbe fermarlo, urlargli che gli vuole bene, rompere in qualche modo quel muro di parole non dette, e scuotere quella fittizia compostezza che li divide, ma è tutto ciò che resta a suo fratello per rimanere in piedi, non può privarlo della sua unica stampella.

In fondo, pensa, certe cose non è necessario dirle ad alta voce.

 

Due giorni dopo è pronto prima dell’alba, e mentre sta uscendo dalla porta scorge la sagoma di Itachi, sotto al portico.

Suo fratello lo guarda da lontano, senza avvicinarsi, e, forse perché gli ha fatto da padre e da madre, ha negli occhi quella stessa espressione che ha riservato alla figlia il giorno prima, quando seguiva la sua figurina che entrava eccitata in accademia, quel misto di accettazione e turbamento, orgoglio e incertezza.

Gli fa un cenno di assenso, e svanisce nell’aria fresca del mattino, mentre un principio d’alba tinge di rosa i contorni del cielo.

 

Trova Sakura ai cancelli del villaggio, quando ancora il sole si cela, protetto dall’interminabile foresta che circonda il villaggio, ma la notte è stata spazzata via dalla luce.

Si sono già salutati poche ore prima, si sono già detti tutto, e non si aspettava di trovarla lì.

 

 — Ti ho portato delle pillole per ogni evenienza — gli spiega lei tentando di mostrarsi impassibile, e gli porge un pacchetto che deve contenere almeno un centinaio pillole, date le dimensioni — le ho divise per sacchettini ed ho scritto in ognuno a cosa servono — 

 

 — Grazie — risponde prendendo il pacco.

 

 — …tre mesi allora — aggiunge apparentemente tranquilla.

 

 — Sì, tre mesi —

 

Lei solleva il volto e per una frazione di secondo lo guarda con due occhi sgranati, imploranti, bellissimi. 

 

 — …non dimenticarmi, non dimenticarti di noi due — sussurra.

Come se fosse possibile.

 

 — Non dimenticarmi nemmeno tu — risponde sentendosi invadere da una nostalgia struggente, per lei, per il suo corpo, il suo sorriso. Per quel mondo che esiste quando sono insieme — Sono solo tre mesi. Passano in fretta — e non sa se deve convincere lei o se stesso.

 

 — Sì, lo so —

 

Si stanno ancora guardando quando compare Naruto.

 

— Non sto interrompendo qualcosa, vero? — esclama intromettendosi senza nessuna remora nonostante le parole appena pronunciate — Tieni bastardo, lo hai dimenticato —

 

 — Cos’è? — chiede guardando scettico l’involto che tiene nella mano tesa.

 

 — Cos’è quell’aria sospettosa? Non è ramen, è la tua bandana con il simbolo di Konoha, me l’ha data tuo fratello…vengo da casa tua, pensavo fossi ancora lì — si giustifica ghignando.

 

Lui la accetta incerto.

 

 — E’ per ricordarti che nonostante tutto sei uno di noi —

 

 — Naruto è stato trattato male dal villaggio un tempo — spiega Sakura — ma il villaggio siamo noi, e sta a noi giovani renderlo un posto migliore —

 

Sasuke annuisce e lo infila in tasca. Cercherà di fare del suo meglio, per quanto sta in lui.

 

 — Ora vado, ci vediamo tra tre mesi — li saluta voltandosi.

 

Deve andarsene in fretta di lì, o non ci riuscirà più.

Con un salto si arrampica sul ramo dell’albero più vicino, con ancora negli occhi il volto luminoso e bellissimo della sua donna: è così che vuole ricordarla nelle lunghe notti solitarie.

 

 — Non costringermi a venirti a cercare! — gli urla dietro il suo amico quando è già così lontano da udirlo a stento. 

 

                                                                                     __________________

 

 

Tre mesi sono pochi, gli ci vorrebbero anni per imparare a conoscere i mondi diversi che incontra, ma si è riempito gli occhi di immagini indimenticabili che avrebbe voluto condividere, ed è stato quel bisogno di condivisione che lo ha riportato a casa, da Sakura.

E lei è lì, luminosa come la ricordava, così felice di vederlo che ha riempito anche lui di una contentezza euforica che non credeva di poter provare.

 

E’ di nuovo a casa, e non è difficile come pensava: le ombre si sono ritirate in qualche anfratto in cui non può vederle. Forse, sicuramente sono ancora lì, non si può dissiparle del tutto, ma è possibile tenerle a bada, e sente che può lasciare andare il passato ormai.

 

Non torna a vivere nel quartiere degli Uchiha, si ferma da Sakura per alcune notti, e dopo decidono che lei lo ospiterà fino a quando non troverà un appartamento suo.

 

Mesi più tardi è ancora a casa di Sakura. 

 

Pensano di trasferirsi in un posto più grande entro breve, e forse presto si sposeranno, se lei accetterà: una parte di lui è ancora saldamente legata alla tradizione, non gli piace quella convivenza senza un nome, soprattutto tenendo conto che al villaggio ha fatto più scalpore la loro relazione che la morte di Danzo. 

Non è certo il primo Uchiha ad innamorarsi di una persona al di fuori del clan, ma è il primo a vivere al di fuori del distretto, e per qualche motivo che gli sfugge sembrano tutti convinti che sia stata una scelta dettata dall’amore, e che lui abbia rinunciato a chissà quale ruolo tra gli Uchiha. 

C’è chi è stranamente, e assurdamente a suo vedere, entusiasta della cosa, e chi disapprova.

Non potrebbe fregargliene di meno.

 

La convivenza non è facile, se non altro perché Sakura è una persona sociale mentre lui ama la solitudine, ma hanno trovato un compromesso e adesso gli amici di lei sono anche i suoi, per cui non gli dà più così fastidio incontrarli regolarmente, compatibilmente al tipo di vita che conducono e al suo bisogno di spazi.

 

Adesso in realtà ci sono pause più o meno lunghe tra una missione e l’altra, e si è così ribaltato il suo mondo, la sua scala di valori, che tornare a casa, da lei, è diventata la parte migliore della sua vita.

E’ diverso al di fuori dall’atmosfera opprimente in cui era immerso prima, ed assapora con meraviglia l’esistenza di un altro modo, sereno, di concepire i rapporti, la vita. 

Gli dispiace solo che suo fratello non possa trovare la tranquilla felicità che ora fa parte di lui, grazie a Sakura, ma sa che non è possibile: per quanto gli altri possano perdonarlo Itachi non sarà mai in grado di perdonare se stesso, alcuni pesi sono insopportabili, alcune colpe imperdonabili, e niente è peggio di essere la causa della morte di chi si ama.

 

Quando può va a trovarlo, anche se raramente lo trova a casa: si immerge in missioni nel tentativo di seppellire ogni pensiero, come ha sempre fatto, come faceva anche lui un tempo.

 

Spera che la presenza del nuovo figlio possa aiutarlo.

La gravidanza di sua cognata è stata di quelle difficili, ancor più della prima, e il piccolo è nato prematuro, ma ora si è ripreso bene, e a lui, che non ci capisce niente di neonati, sembra bello, e forte.

Non appena può va a prendere Mira all’accademia e la porta a casa ascoltando il suo chiacchiericcio, è l’unica che gli manca terribilmente, e si chiede se un giorno anche lui…

 

Al momento è solo un pensiero lontano, una nuova, sconvolgente avventura che lo aspetta nel futuro, se Sakura vorrà.

 

 

FINE

 





Ed ecco, anche questa volta sono arrivata alla fine della storia. Oltre al piacere di scrivere dei nostri eroi, che qui ho immaginato più maturi, mi ha permesso di chiudere con alcuni dubbi che avevo in sospeso con il manga, e a prescindere dalla sua popolarità nel complesso ne sono abbastanza soddisfatta. 

Ringrazio coloro cui è piaciuta, lettori e soprattutto recensori, che mi sono stati preziosi come al solito, e chissà se ci rivedremo ancora, e soprattutto chissà quando. Non ho progetti al momento, e l’unico rimpianto che mi rimane è di non aver scritto niente ambientato nell’altro universo, quello in cui i personaggi sono l’opposto, sembrerebbe divertente! Vabbé, vedremo…ho anche scovato una vecchia lemon che non avevo più finito perché il contesto non era più in linea con il manga e all’epoca lo consideravo importante, chissà perché: se mi viene voglia la finisco. 

Intanto vi saluto. Grazie a tutti, e un enorme abbraccio da parte mia: spero che qualcosa di questa storia vi rimanga, come succede con i migliori libri, o almeno che vi siate divertiti!

   
 
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