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Autore: Ghillyam    05/11/2017    4 recensioni
[Partecipa all'iniziativa "Ripopoliamo i fandom" indetta sul gruppo di Facebook "Il Giardino di EFP"]
One shot ambientata diciotto anni dopo la fine della storia.
[Dal testo]
Il commento sarcastico fece guadagnare a Caleb una sonora pacca sul braccio e la conseguente faccia indignata di Cornelia, che si alzò dal letto e ordinò «Mettiti addosso qualcosa e vieni di là prima che i ragazzi divorino tutto.»
«Agli ordini. E comunque – aggiunse il moro, mettendosi carponi e afferrando la moglie per il polso per farla avvicinare a lui – Sei sempre stupenda, amore.»
[Cornelia/Caleb]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caleb, Cornelia Hale
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Di waffle e lotte sul tappeto
 
Era una normale mattina in casa Hale: una perfetta, impeccabile, assolutamente tranquilla domenica mattina. Cornelia non avrebbe potuto essere più soddisfatta di come quella giornata era cominciata.

Il caffè era bollente e zuccherato, un piacevole odore di waffle stava iniziando a diffondersi in tutta la casa e, fuori, il canto dei passerotti prometteva un delizioso inizio di primavera. Dalla finestra della cucina era immensamente facile per Cornelia ammirare i rami degli alberi decorati dalle prime foglie verdi della stagione e le aiuole ai lati delle strade punteggiate da tanti minuscoli fiori colorati. Era come se la natura fosse in festa con lei.

Con un lieve sorriso ad illuminarle il volto, la Guardiana ordinò sul vassoio la sua speciale colazione e con uno studiato movimento del polso – onde evitare di farlo cadere a terra come già troppe volte le era capitato – lo sollevò dal piano della cucina e lo indirizzò verso la sala da pranzo.

Lentamente lo fece adagiare in centro al tavolo, già perfettamente apparecchiato, e osservò soddisfatta il suo modesto, personale capolavoro. Se c’era una cosa che le piaceva era l’impeccabilità insita in tutte le piccole cose.

Con piacere udì la porta di una delle camere da letto scricchiolare leggermente e subito dopo un rumore di passi veloci lungo il corridoio. Non fece in tempo a girarsi che un piccolo tornado dai lunghi capelli mori le corse incontro, saltandole in braccio e rischiando di farle capitombolare entrambe a terra.

«Buongiorno, piccola – la salutò allegramente Cornelia, facendole fare una piroetta – Anche tuo fratello è già in piedi?»

«Certo. Axel, vieni, mamma ha preparato i waffle!»

Nello stesso istante, un ciuffo di capelli biondi e un nasino a punta sbucarono da dietro il bordo del tavolo.

«Sono già qui.» disse il bambino, puntando gli occhi famelici verso i dolci ancora caldi. Senza esitare si alzò sulle punte e allungò il braccio – troppo corto – verso quelle prelibatezze, ma anche sporgendosi il più possibile non riuscì a raggiungerle.

«Fermo, furbacchione, prima dobbiamo aspettare papà.»

«Ma lui sta ancora russando.!» brontolò Axel senza perdere di vista il suo obbiettivo.

«Freya, controlla che tuo fratello non tocchi niente. Io vado a svegliare vostro padre.»

«Okay, mamma – gongolò la più grande, scendendo dalle braccia di Cornelia – Sentito? Sei sotto la mia responsabilità.»

«Gne gne gne.» le fece il verso Axel, rivolgendole una linguaccia.

La bionda sorrise, ripensando a quando era lei ad atteggiarsi da super sorella maggiore con Lilian. Ora capiva perché i suoi genitori alle volte si esasperavano: era davvero faticoso riuscire a conciliare due caratterini così diversi, ma allo stesso tempo così simili come quelli di Freya e Axel. Ma lei non avrebbe chiesto niente di diverso.

Convinta che quando sarebbe tornata ad aspettarla ci sarebbe stato un vero disastro, Cornelia si affrettò a raggiungere la camera che divideva con suo marito.

Caleb stava ancora dormendo della grossa, con la testa affondata nel cuscino e la gamba sinistra scoperta e sporgente dal materasso. Suo figlio aveva ragione: nella stanza avvolta dalla penombra, il silenzio era rotto solamente dall’intenso russare del moro. Dopo tutti quegli anni non era più motivo di disturbo per Cornelia, ma all’inizio le aveva provate davvero tutte per cercare di estirpare quell’involontaria abitudine; inutile dire che aveva fallito.

Senza fare rumore si avvicinò al letto e si sedette accanto a lui, prendendosi alcuni momenti per rimanere a fissarlo: era ancora bello come il primo giorno che l’aveva visto e lei si innamorava ogni volta di più.

«Caleb – sibilò, sfiorandogli il collo con le labbra – Svegliati.»

Tutto quello che ottenne come risposta fu un grugnito incomprensibile. Non pensandoci nemmeno a darsi per vinta gli si avvicinò di più. Con delicatezza iniziò a soffiargli sul collo e poi lungo il contorno del viso, soffermandosi in particolare vicino all’orecchio dove sapeva gli avrebbe dato più fastidio.

Come sperava, Caleb aprì gli occhi.

«’Nelia, che stai facendo?» biascicò quello con la voce impastata dal sonno.

«Ti devi alzare, i tuoi figli stanno morendo di fame.» scherzò lei, che con un orecchio stava tentando di capire se la situazione in salotto fosse ancora sotto controllo.

Il Meridiano si sollevò su un fianco, facendo scivolare le coperte lungo il petto nudo, e si mise in una posizione più comoda all’altezza di sua moglie.

«Buongiorno.» la salutò, dandole un bacio a fior di labbra.

«Ciao. Lo sai che sei davvero buffo quando dormi?»

«Senti un po’ chi parla. Dovresti vedere la tua faccia e… come sbavi quando dormi tu.»

Il commento sarcastico fece guadagnare a Caleb una sonora pacca sul braccio e la conseguente faccia indignata di Cornelia, che si alzò dal letto e ordinò «Mettiti addosso qualcosa e vieni di là prima che i ragazzi divorino tutto.»

«Agli ordini. E comunque – aggiunse il moro, mettendosi carponi e afferrando la moglie per il polso per farla avvicinare a lui – Sei sempre stupenda, amore.»

Questa volta il bacio che si scambiarono fu più approfondito e Cornelia cedette al caldo abbraccio dell’uomo, che la strinse ancora di più a sé affondando le mani tra i suoi capelli dorati.

«Mmm… Forse dovrei svegliarti più spesso.» sussurrò lei.

«Lo penso anche io. Ora, però, sarà meglio andare di là: hai davvero lasciato quelle due pesti da sole con i tuoi squisiti waffle?»

«Già. Forse non avrei dovuto farlo.»

La supposizione di Cornelia venne confermata quando, tornati in salotto, trovarono Freya con la faccia impiastricciata di zucchero a velo e sciroppo d’acero e il minore con ancora in mano la prova lampante della sua disobbedienza. I bambini non tentarono nemmeno di nascondere il misfatto, ma continuarono a mangiare contenti come se niente fosse.

«A volte vorrei che avessero preso di più dal tuo carattere.» commentò Caleb, sospirando scherzosamente, prima di fiondarsi a sua volta sui dolci.
 
*
 
«Axel, non vale scomparire!»

Era da quasi dieci minuti che Freya stava girando per tutta la casa alla ricerca del fratello minore, che sembrava sparito nel nulla. La bambina aveva già cercato in tutti i posti dove di solito Axel si nascondeva, ma ancora non l’aveva trovato.

«Tana! Tana per me!»

L’acuta voce del piccolo di casa arrivò forte e chiara dalla loro stanza e la maggiore corse per raggiungerlo: detestava perdere. In quello era decisamente simile alla madre.

«Non vale, non vale: hai barato!» strepitò non appena vide il fratellino saltellare su e giù per la contentezza.

«No, non è vero – ribatté lui, facendo una faccia offesa – Sono più bravo di te.»

«No, non è giusto.»

«MAMMA!» gridarono insieme, mentre partivano di corsa per raggiungere i genitori.

«Non vorrei proprio essere nei tuoi panni adesso.» bisbigliò divertito Caleb a Cornelia nel vedere le guance arrossate dei loro bambini e gli occhi colmi di determinazione.

«Mamma, Axel bara.!» esordì subito Freya, battendo un piede a terra.

«È vero?» domandò la bionda, fissando dritto in faccia Axel.

«Diventa invisibile – rincarò la dose la maggiore – È impossibile trovarlo.»

Il bambino abbassò lo sguardo a terra: non riusciva a mentire davanti allo sguardo intransigente di sua madre e la vergogna iniziò a farsi strada sul suo viso.

«Tesoro, ne abbiamo parlato: non è giusto diventare invisibili quando si gioca a nascondino. Chiedi scusa a tua sorella.»

«Uffa.»

«Axel, fallo.» ammonì Caleb.

«Okay. Scusa, Freya.» sussurrò a denti stretti, mentre lacrime di rabbia minacciavano di iniziare a scorrere copiose.

Di fronte alla catastrofe imminente, Caleb si alzò in piedi e senza lasciargli via di fuga afferrò Axel come un sacco di patate e se lo caricò su una spalla, cominciando a girare su se stesso. Subito il bambino iniziò a ridere, seguito a ruota dalla sorella e da Cornelia.

«E così fai il furbo, eh piccoletto? – esclamò il Meridiano, lasciandosi cadere sul tappeto e sollevando il bambino in aria – Non ti pare un po’ presto?»

Il bambino non lo sentì nemmeno da quanto era impegnato a ridere, mentre ondeggiava pericolosamente. Allungò più volte le mani verso il viso del padre, ma nonostante tutti i tentativi non riuscì mai ad avvicinarsi. Questo perché, ripetutamente, Caleb lo faceva arrivare sempre più vicino a lui per poi risollevarlo all’ultimo secondo.

«Voglio farlo anche io.» gridò Freya, saltando sul petto del padre e prendendo a fargli il solletico.

«Piccola furfante.» ansimò Caleb, trovando molto difficile controllarsi. Il solletico era uno dei suoi punti deboli e tutta la sua famiglia lo sapeva.

Cornelia non poté fare a meno di unirsi a quel quadretto a dir poco meraviglioso e a sua volta si sedette sul tappeto, affiancandosi al marito e diventando questa volta lei la vittima dell’euforia di sua figlia. Iniziarono una lotta giocosa che vide una soddisfatta Freya vincitrice e un Axel decisamente esaltato.

Quando il suo sguardo si incontrò con quello di Caleb, la Guardiana seppe che nessuno dei due avrebbe mai voluto qualcosa di diverso e che quella era la perfetta definizione di felicità.
 

 
NdA: non so da dove venga tutto questo fluff, ma è una fan fiction scritta tutta d’un fiato e ambientata in un futuro dove Cornelia e Caleb hanno avuto il loro lieto fine! Grazie a “Il giardino di EFP” per avermi dato l’opportunità di scrivere qualcosa su loro due, sono fermamente convinta che fossero fatti l’una per l’altra e non c’è Elyon che tenga.
Grazie a tutti quelli che hanno letto.
   
 
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