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Autore: Stefy89M    05/11/2017    0 recensioni
A Ian invece importava. Importava eccome. Voleva tenere Mickey fuori dai guai. Voleva che Mickey riuscisse ad avere una seconda possibilità, come l'aveva avuta lui, per sconfiggere i suoi demoni e ripartire da zero.
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: Ebbene sì, sono tornata con una nuova ff. Voi direte: ma come? Non hai finito l'altra e ti metti a scrivere una nuova fanfiction? Eh sì miei cari, è proprio così. Quando sono ispirata ho bisogno di scrivere e buttare giù tutto quello che la mia mente malata partorisce. Detto ciò, non posso promettervi costanza e velocità, tutto starà al tempo libero e all'ispirazione.

Comunque.

In vista dell'inizio dell'ottava stagione di Shameless che sono sicura ci deluderà come sempre <3 , avevo bisogno che tutti noi ci meritassimo una gioia e leggessimo quello che vorremmo accadesse alla fine di tutto. Quindi questa storia, mettiamola così, sarà una sorta di "DECIMA STAGIONE" o meglio ancora, uno spin off dedicato interamente ai Gallavich e al loro futuro.

Dunque, non mi rimane altro che dirvi...

 

 

WELCOME IN S. RACHINE AVE

-CHAPTER 1-

 

Il procuratore Jefferson quella mattina fu di nuovo alla sua porta e Mickey non riuscì a trattenersi dal roteare gli occhi.

-Si accomodi pure- ironizzò, quando il procuratore si fece strada dentro la sua casa senza troppe cerimonie.

L'uomo si guardò brevemente attorno, evitando di commentare lo squallore che trapelava da quel posto. -Signor Milkovich, come le avevo accennato telefonicamente qualche giorno fa, abbiamo preso in considerazione la sua proposta...- cominciò, -Abbiamo consultato il procuratore Marson, l'agente D'Errik e bla bla bla bla bla bla bla-

Mickey aveva smesso di ascoltarlo. Non gliene fregava un cazzo di chi aveva dovuto consultare, di tutta la gente che Jefferson aveva dovuto mettere in mezzo e di tutto il lavoro burocratico che aveva dovuto affrontare. Dovevano accogliere la sua proposta. Dovevano. Glielo dovevano cazzo.

Dopo un paio d'anni dalla sua fuga in Messico, Mickey era riuscito a tornare in America con un paio di amici messicani. Insieme, erano riusciti a trovare la troia di Sammy che nel frattempo aveva scontato la sua misera pena, e le avevano chiesto un solo piccolo e insignificante favore: quello di far cadere tutte le accuse a suo carico.

Era stato facile convincerla mentre tenevano il suo pupo nazista a testa in giù, sospeso sopra un secchio pieno di acido.

C'era voluto un po' di tempo invece, per convincere i federali... non si fidavano; nel passato di Mickey Milkovich c'erano troppe ombre, troppe prove del fatto che fosse un ladro, un assassino e uno spacciatore. Ma cazzo, alla fine l'aveva avuta vinta lui. La sua performance da uomo pentito, pronto a ricominciare una nuova vita lontano dalla criminalità, li aveva convinti tutti. Complice la Gallagher che ritirava tassativamente tutte le accuse che lo incriminavano. E alla fine c'era riuscito, era stato riaccettato negli Stati Uniti d'America come libero cittadino, con tanto di scuse annesse. Ed era potuto tornare nella sua fottuta casa. Nel fottuto South Side.

Sapeva di star giocando col fuoco, ma Mickey Milkovich aveva fatto un'ultima cosa prima di lasciare davvero il mondo della criminalità e iniziare una nuova vita da buono e onesto cittadino.

L'aveva fatto.

Aveva chiesto un risarcimento.

Un risarcimento per i danni morali e fisici che aveva subito per colpa della loro inettitudine. Ci aveva pensato notte e giorno prima di puntare il dito contro la polizia, avendo paura di fottersi con le sue stesse mani, ma poi l'indole incasinata dei Milkovich aveva preso il sopravvento e si era detto: perché no?

Aveva bisogno di soldi per iniziare la sua nuova vita lontano dai guai. Aveva bisogno di un piccolo budget per poter ricominciare daccapo e investire su se stesso. Quindi alla fine, con lo stomaco stretto in una morsa dolorosa, aveva fatto quella richiesta al procuratore, facendo appello alle sue doti attoriali per non venire smascherato.

Mickey sobbalzò appena quando si rese conto che l'uomo di fronte a lui aveva smesso di parlare da un pezzo. Non avendo ascoltato nemmeno una parola di quello che gli era stato detto, si schiarì la voce. -Quindi... questo significa che...?- fece vago, cercando di risultare ingenuamente confuso.

Il procuratore sospirò stizzito. -Significa quello che le ho appena detto. La sua richiesta è stata accolta- fece spazientito allungandogli una busta bianca.

Mickey strabuzzò gli occhi, incredulo. Afferrò esitante la busta. Avevano accolto la sua richiesta...

AVEVANO ACCOLTO LA SUA RICHIESTA.

Con le mani che gli tremavano leggermente si adoperò ad aprirla e tirò fuori un assegno intestato a suo nome. La cifra riportata non era esattamente quella che aveva richiesto ma Mickey non si azzardò a protestare, vista la sua fortuna sfacciata.

-G-grazie amico- balbettò, insicuro su cosa dire. Poi si ricordò che stava vestendo i panni di Mickey-Santo-Milkovich, e si affrettò ad assumere un'espressione commossa e grata.

Jefferson si schiarì la gola per nulla impressionato. -Ti è andata bene, eh?- fece sarcastico. -Sappi che ti terrò d'occhio- lo minacciò prima di oltrepassarlo e andare via.

Mickey rimase imbambolato per alcuni secondi poi realizzò finalmente cosa era appena successo. Aveva i soldi. AVEVANO I SOLDI.

Con uno scatto prese la giacca che aveva lasciato sul divano logoro, la indossò velocemente e chiuse la porta di quella catapecchia. Era completamente euforico. Prese a correre per la strada, stringendo forte l'assegno nella sua mano destra. Non poteva crederci. Ce l'aveva fatta. Adesso poteva veramente ricominciare.

Corse più veloce che poteva e finalmente arrivò a destinazione. L'ambulanza non era ancora partita quindi suppose che Ian fosse ancora nello spogliatoio. Entrò nella caserma, facendo un cenno di saluto ad alcuni colleghi di Gallagher.

-Ehi- salutò Sue. Aveva il fiatone dopo quella corsa. -Dov'è Ian?-

Sue si sollevò dalla sedia dove fino ad un minuto prima si stava allacciando le scarpe. -Ian!- gridò - c'è occhibelli-

Mickey ignorò lo stupido nomignolo che gli era stato affibbiato e guardò un Ian confuso che usciva da un'altra stanza. Quando i loro occhi si incrociarono, Ian si aprì in un sorriso. -Ehi- fece emozionato e curioso. Non era solito che Mickey lo andasse a trovare a lavoro.

-Ehi, devo parlarti- disse frettolosamente, tirandolo per un braccio. Ian che ancora si stava abbottonando la camicia inciampò nei suoi stessi piedi e poi lo seguì fuori.

-Che succede?- chiese a metà fra lo stupito e lo spaventato.

Mickey non stava più nella pelle, gli sorrise e gli porse la busta.

-Che cos'è?- Ian era veramente confuso. Aprì la busta con agitazione crescente e poi lesse la cifra stampata su quello che doveva essere un assegno. Ian non riusciva a credere ai suoi occhi. -Cosa?Come?Che-vuol dire?- disse sconnessamente.

-Mi hanno risarcito- esclamò il moro lasciandosi poi andare ad un urlo liberatorio.

Ian gli diede una debole spinta per farlo smettere e poi posò gli occhi di nuovo sull'assegno. -Non posso crederci-

-E invece puoi crederci, bello! Mi hanno dato i soldi!- l'entusiasmo di Mickey si spense lentamente davanti al silenzio di Ian. - Che c'è?-

Ian guardò altrove e fece spallucce, restituendogli la busta.

-Che cazzo di problema c'è?-

Ian si morse il labbro e finalmente parlò. - Ti avevo chiesto di non farlo.-

Le sopracciglia di Mickey schizzarono verso l'alto. - Fai sul serio?-

-Ti avevo chiesto di non farlo, ti avevo detto che era una mossa stupida e pericolosa-

-Chissene importa? Ci sono riuscito, no? Ho i soldi- sventolò la busta per sottolineare il concetto.

A quel gesto Ian si infiammò. - Non capisci eh? Non capisci che avrebbero potuto arrestarti di nuovo? Devi smetterla, cazzo. Devi smetterla!-

Mickey era letteralmente basito. -Smetterla di fare cosa?-

-Di comportarti da Milkovich- sputò. -Non puoi più fare stronzate o ti beccheranno, ti metteranno di nuovo dentro e io- la frase si spezzò con un singulto che Ian trasformò agilmente in un colpo di tosse.

-Ian- cominciò Mickey, ma il rosso lo interruppe di nuovo.

-No Mickey. Devi cambiare cazzo. Se vuoi ricominciare, devi lasciarti alle spalle queste stronzate.-

Mickey sospirò e lo guardò dolcemente. -Lo so...- disse piano avvicinandosi di un passo. -Ti prometto che non farò più cazzate e che d'ora in poi mi comporterò bene.-

-Lo dici solo per-

Mickey gli chiuse la bocca con un bacio fugace, guardandosi poi velocemente intorno, contento del fatto che non ci fosse nessuno nei paraggi. -Dico sul serio- ribadì poi, dandogli un colpetto sul petto. -So già come investire questi soldi.-

-Ah sì?- chiese Ian, leggermente addolcito dal bacio. -E cosa farai?-

-Ti dico solo questo: S. Rachine Ave*.-

Ian sgranò gli occhi. -Cosa?-

Mickey rise e annuì.

-Non puoi dire sul serio.- la voce di Ian era piena di emozioni.

Qualche mese prima Ian e Mickey avrebbero voluto cambiare casa e quartiere, per ricominciare lontani dalla merda con cui avevano vissuto per la maggior parte della loro vita. Avevano visionato alcune case ma solo una li aveva veramente colpiti: la villetta del S. Rachine Ave.

Il S. Rachine Ave era un quartiere immerso nel verde, tranquillo, abitato da gente per bene che salutava e accoglieva il proprio vicino con cesti di frutta, invece di derubarlo o convincerlo a comprare erba.

La villetta era grigia e a due piani, circondata da un giardino curato e una staccionata bianca. Per Ian quella era la casa dei suoi sogni, la casa che aveva sempre voluto. Da bambino, quando le cose andavano male, nella sua testa fingeva sempre di trovarsi in una casa come quella, dall'atmosfera calda e rassicurante. Si immaginava ai piedi della finestra, ad osservare la neve che cadeva fitta sul giardino, mentre il fuoco del camino lo teneva caldo e al sicuro.

Alla vista di quella villa, gli occhi di Ian si erano illuminati. All'interno tutto era perfetto, proprio come lo aveva immaginato nei suoi sogni da bambino, e Mickey ne era sembrato altrettanto affascinato. Volevano quella casa. Perché quella casa rappresentava il loro nuovo punto di partenza, l'inizio di una nuova vita insieme, senza la costante ombra del South Side a incombere su di loro.

Peccato che tutti i sogni e i progetti furono infranti subito dopo aver saputo il costo della casa. Erano totalmente fuori budget. Lo stipendio di Ian non era neanche lontanamente sufficiente a ricoprire quella cifra e Mickey stava ancora muovendo i primi passi per aprire la sua nuova attività, figurarsi a pagare una casa. Erano usciti da quella villa sentendosi improvvisamente fuori posto; troppo miserabili e troppo poveri per vivere in un ambiente come quello. Il cuore di Ian si era ammaccato un po'. Per un solo brevissimo e fugace istante, ci aveva creduto davvero. Aveva creduto fosse possibile, per lui e per Mickey, potersi permettere una casa come quella. Fiona l'aveva consolato dicendogli che ne avrebbe sicuramente trovata un'altra, di casa, e che il futuro con Mickey avrebbe potuto costruirlo ovunque, non importava dove.

A Ian invece importava. Importava eccome. Voleva tenere Mickey fuori dai guai. Voleva che Mickey riuscisse ad avere una seconda possibilità, come l'aveva avuta lui, per sconfiggere i suoi demoni e ripartire da zero. Lontano, lontanissimo dal South Side. Perché nel South Side c'erano troppe cose che avrebbero potuto fargli gola, troppe tentazioni dalle quali sarebbe stato difficile tenerlo alla larga. Per uno come Mickey, che aveva sempre vissuto rubando e spacciando, quel posto non era altro che un invito a nozze. No. Doveva portarlo via di lì. Aveva bisogno di fargli vedere che nella vita c'era ben altro, che si poteva vivere correttamente senza infrangere la legge. Glielo doveva.

E ora questo. Aveva capito bene? Mickey gli stava dicendo che con i soldi dei risarcimento avrebbero comprato la loro villa?

-T-tu--dici sul serio?- ripeté non volendo crederci davvero. Non era possibile.

Mickey si morse le labbra e annuì ancora una volta, entusiasta. - Credici. Quella casa sarà nostra! Non ho scoperto il mio bel culo inutilmente-

Questa volta fu Ian a scaraventarglisi contro, per baciarlo appassionatamente. Mickey era una testa di cazzo, ma Dio, non avrebbe mai potuto amare nessuno come amava lui.

Il moro mise fino al bacio, controllando imbarazzato che nessuno li avesse visti.

-Smettila. Non ci sta guardando nessuno. E anche se fosse, dovresti iniziare ad abituarti alle effusioni in pubblico.- lo canzonò Ian.

-Col cazzo.- sbuffò - Non sarò la tua fottuta checca da spupazzare nel reparto surgelati o davanti a un tramonto in riva al mare-

Ian alzò gli occhi al cielo. Avrebbero dovuto lavorare anche su questo aspetto del suo carattere, ma decise che era meglio fare un passo alla volta; la priorità ora, era quella di riuscire a mantenergli la fedina penale pulita.

-D'accordo, d'accordo- disse svogliato mettendo fine al suo monologo carico di indignazione.

Mickey scrollò le spalle e riprese da dove Ian l'aveva interrotto. - Comunque. Chiamerò l'agente immobiliare per fissare un appuntamento nel pomeriggio. Ti chiamo più tardi per dirti dove raggiungermi, d'accordo?-

Ian annuì emozionato, incapace di spicciare parola. Avrebbero comprato la casa dei suoi sogni...

-Bene- sentenziò il moro sollevando le sopracciglia e facendo cenno al rosso che era arrivato il momento di tornarsene a lavoro.

Ahh. Sempre così dolce.

Mickey se ne stava già andando quando Ian lo richiamò.

-Cosa?-

Ian non sapeva bene cosa volesse dirgli. Le emozioni e i pensieri circolavano nella sua testa e nel suo corpo ad una velocità assurda. -Lo... lo stiamo facendo davvero?-.

Gli ci vollero pochi secondi per capire a cosa Ian si riferisse. Certo, ne avevano parlato molto, ma finalmente avrebbero fatto il grande passo. Finalmente sarebbero andati a vivere insieme, per davvero. Senza parenti, senza prostitute russe in giro per casa, senza bambini urlanti o padri violenti.

Solo loro, come una vera coppia di fidanzati.

Mickey sorrise e gli voltò le spalle, incamminandosi.

-Ci vediamo a S. Rachine Ave, Gallagher!-

 

*S. Rachine Ave non ho idea se sia veramente un quartiere o una strada. Ho fatto una ricerca su google ma non ho capito una ceppa. Mi piaceva il nome, suonava figo, e senza troppe seghe mentali ho scelto questo posto. D'altronde gli autori di Shameless hanno sparato stronzate ben più grosse, no? Quindi tutto è lecito! Viva la fantasia!

Note finali: Nei prossimi capitoli la trama prenderà forma e spiegherò anche come siamo arrivati a questo punto della storia e del "futuro".

Sì. Sì. Sì. Ci meritiamo un po' di Fluff ma ehi, non leggerete niente di mieloso e stucchevole, sappiatelo, perché cercherò come sempre di restare fedele ai personaggi e al linguaggio di Shameless.

   
 
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