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Autore: Kore Flavia    05/11/2017    2 recensioni
[Situato durante la seconda stagione][Galra!Keith ha scombussolato un po' il team][Keith si sente in colpa][Lance non è bravo a consolare][Ma almeno sa sorprendere sempre][Klance][Supportive Lance]
Keith ha da poco scoperto di essere Galra. Allura ancora non l'ha perdonato, il team non sa che pensare e Lance ha le idee chiarissime a riguardo.
[...]
“Fai sul serio? Sai fare qualcosa che non sia prendermi per il culo?”
“Oltre allo sprecare il tuo tempo?” Keith borbottò qualcosa in tono affermativo. Lance annuì.
[...]
[Non so dare i titoli alle fanfiction]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Parole in un oceano di stelle
 



“Lance, è inutile che ti ci metti anche tu. Mi basta avere Allura a rimproverarmi di avere sangue Galra.”
“Ti dimentichi che anche Hunk non è convintissimo di potersi fidare, per non parlare di Pidge che-“
“Ho capito! Ho capito! Grazie tante, Lance, sei di grande conforto.”
“…Per finire con Coran! Pensa che deve pensare Coran di te.” Keith avrebbe voluto dargli un pugno in faccia. Non aveva mai pensato che Lance potesse divenire più urtante di quanto fosse già ventiquattro ore su ventiquattro, ma se una cosa era certa, era che Lance non smetteva di stupire. Certo era anche che spesso stupisse in negativo piuttosto che in positivo.
“Grazie, Lance, davvero! Sei straordinariamente inutile!” Keith scattò in piedi, pronto a sfrecciare fuori dall’osservatorio e, se le porte non fossero state tutte automatiche, l’avrebbe sbattuta talmente forte da far tremare lo stipite. Peccato che l’entrata non fosse adatta e, cosa ancora peggiore, che fosse stato prontamente fermato da Lance.
“E forse non avrebbero tutti i torti nel trovarti detestabile, fai di tutto per esserlo” Il ragazzo alzò lo sguardo al soffitto per un’istante e, quasi avesse calcolato il tutto, gli occhi brillarono colpiti dalla poca luce della sala –possibilità che sarebbe stato sciocco escludere, vista la frivolezza dell’altro.
“Wow, lance, altro che il pilota, avresti dovuto far parte dell’equipe medica!” Il sarcasmo aveva lasciato il segno nel proprio passaggio tra le labbra. Un’espressione ancora più contrita aveva fatto capolino sul volto pallido di Keith. Lance lo degnò finalmente del proprio sguardo. Rise brevemente:
“Amico, se devi andare al bagno ti lascio andare, eh! Basta chiedere!” Poi, quasi a realizzare ciò che l’amico aveva detto, aggiunse: “Effettivamente nell’equipe medica ci sono un sacco di belle ragazze! Pensa a quanto sarebbero state felici di avermi tra loro!”
“Fai sul serio? Sai fare qualcosa che non sia prendermi per il culo?”
“Oltre allo sprecare il tuo tempo?” Keith borbottò qualcosa in tono affermativo. Lance annuì.
“Certo! So come provarci con una donna. Cosa in cui tu, evidentemente, fallisci miseramente. Punto per me!” alzò l’indice, “Inoltre so sparare, ti ho salvato tante volte che non riesco neanche a contarle.”
“Quindi non sai contare neanche fino ad uno?”
“So farti ridere! E dimmi se questo non è una specie di talento straordinario e apprezzabilissimo!”
Keith dovette ammettere a se stesso che, effettivamente, un leggero rialzamento dell’angolo destro del labbro superiore era avvenuto senza che lui se ne rendesse conto. Provvedete subito a ritirarlo giù, assieme ad uno sbuffo: “Nei tuoi sogni.”
“Oh, certo, anche in quelli ci riesco.” Lance prese un respiro e, prima che Keith potesse rispondergli che no, sicuro neanche nei sogni poteva capitare, questo perché mai –mai, mai, mai- avrebbe riso a qualcosa uscito dalla bocca di Lance, continuò:
“Poi, vediamo… riesco a parlare con Pidge senza cadere in un silenzio imabarazzantissimo.” un dito venne teatralmente posizionato sotto allo zigomo sinistro. ”A dire il vero, questo tipo di silenzio tu hai il talento di crearlo con chiunque. Wow, dovrò darti una medaglia in quanto Peggior animale sociale al mondo, che sia la tua parte Galra a renderti così? Dovremmo metterlo in conto come fattore…” Una pausa, uno sguardo alla punta delle proprie scarpe, uno sguardo all’universo.
“Poi conosco l’oceano molto meglio di te. Tu vivevi in quella specie di deserto che, diavolo! non riesco neanche ad immaginare la noia. Che facevi nel tempo libero?” Un esagerato gesto della mano da una parte e delle braccia incrociate dall’altra, in attesa. Keith non era curioso di dove volesse andare a parare l’altro: rimaneva lì per il solo gusto di aver maggior materiale per prenderlo in giro durante la prossima battaglia.
“Una volta finita questa guerra io all’oceano ti ci porto. Secondo me è perché non hai mai fatto un bagno nell’oceano che nuoti in quel modo tanto strano. AH! Vedi, un’altra cosa che so fare! So nuotare di gran lunga meglio di te –che sia questo il motivo per cui hai smesso di venire alla piscina?-“ Keith si dovette trattenere dal rispondergli che no, non era quello il motivo, che quello era un motivo sciocco e Keith non era sciocco per niente.
“…Le creste delle onde, il fondale, gli occhialetti che ti si appannano e ti stringono il cranio neanche fossero skinny jeans. La sabbia tra i piedi, correre e buttarci a capofitto nell’acqua gelida d’inverno. Una volta finito tutto questo (fece un gesto che comprendeva tutto: la nave, Keith, se stesso, l’universo intero) lo faremo tutti assieme, pensa Allura e Coran quanto saranno spaesati” Sempre che Allura mi abbia perdonato di esistere per quel tempo. Lo sguardo di Lance si scurì, fissandosi in quello di Keith. Keith avrebbe detto che lui l’oceano lo conosceva e che lo vedeva tanto spesso, che forse quello di cui parlava l’amico l’avrebbe deluso.
“Allura non ti odia, amico. Dalle qualche giorno e sarà tutto come prima. In fin dei conto sei sempre stato così, è inutile stare a preoccuparsi della tua natura adesso.” Keith abbassò lo sguardo, sorpreso. Le braccia incrociate sfuggirono l’una dall’altra e andarono a posizionarsi ai lati del corpo, quasi a rigettare il contatto tra loro.
“E nessuno di noi ti odia. Cioè, io un pochino sì, ma si sa, tra i rivali deve scorrere un po’ di “odio” perché la rivalità funzioni, no?” Rise, con un sorriso amaro. Non ci voleva un genio a capire che Lance si stava riferendo al loro non-vero-e-proprio primo incontro durante il salvataggio di Shiro e che la bugia che Keith si era permesso di porgergli l’aveva ferito più di quanto quella risata volesse dare ad intendere. Perché Keith sapeva benissimo chi fosse Lance, ben prima di salvare Shiro, ben prima di essere stato incastrato in questa storia di paladini e uccisioni. Le indubbie capacità che l’amico aveva quando si parlava di armi da fuoco non erano passate inosservate a Keith e, probabilmente, nessuno poteva realmente ignorarle. Si sentì in colpa per un attimo. Forse era vero che faceva di tutto per rendersi detestabile in fin dei conti. Chiuse gli occhi, tirò un respiro tremante.
“Però, non è che una famiglia si frantuma per così poco. Fosse stato così a casa mia allora penso che io sarei stato buttato fuori di casa almeno tre volte e un paio di miei fratelli anche cinque. Eppure, fino a quando ero sulla terra, stavamo ancora tutti in ottimi termini.” Keith non aveva ascoltato molto di ciò che aveva detto Lance. Certo questo era avvenuto perché Lance aveva deciso di utilizzare una parola tanto difficile tanto quella di “famiglia” e Keith, come un bambino di fronte ad una nuova e incredibilissima parola, se la rigirava tra lingua e denti, assaporandone il sapore. D’un tratto era dolce, un attimo dopo aspro. Strinse le mani in pugni.
“Famiglia, eh! Certo! Tu puoi parlare di famiglia! Ti piace tanto questa parola, eh? La ripeti in continuazione, tanto da renderla insopportabile a tutti in questa nave, persino per Pidge!”
“Questo perché se no ti dimenticheresti di farne parte.”
Silenzio. Ecco anche qui il silenzio imbarazzante. Era proprio vero che Keith riusciva a generarne ovunque si trovasse, persino con una persona espansiva come Lance. La medaglia se la meritava proprio. Non che Lance fosse l’unico ad avergli fatto notare la sua inefficienza sociale, anche Pidge avrebbe avuto l’onore di tendergli la medaglia. Si strinse tra le proprie braccia in maniera difensiva.
“Comunque,” Lance si passò una mano tra i capelli con un ampio gesto, Keith rialzò lo sguardo in tempo per vedere un leggero rossore sulle guance del ragazzo. Alla fine dell’azione lasciò la mano riposare sulla propria nuca, piegandosi leggermente in avanti. Keith avrebbe voluto dargli un pugno in faccia in quel momento perché no, tutta quella vicinanza non gli piaceva, perché così poteva sentire l’odore di Lance e questo non andava bene, perché così poteva vedere l’oceano e anche questo non andava bene, perché voleva baciarlo e questo, questo davvero non andava bene. “Il mio vero e proprio punto era che, che tu lo voglia o no, eri insopportabile anche prima, Mister-emo-dai-capelli-evidentemente-alieni.”
Uno spintone, una sonora risata nella stanza piena della luce oscura dell’universo, Keith non poteva credere. Mai, mai una volta che Lance si smentisse, che smettesse di sorprendere.
“Non che la cosa ci dispiaccia, in fin dei conti.” Aggiunse, mentre barcollava. Ci. Ci. Ci. Ci dispiaccia. Al gruppo non dispiaceva. All’insieme dei paladini più Allura e Coran. Lance parlava di tutti. Lance non parlava solo per sé. Non lo faceva quasi mai, quando si trattava di Keith. E certo in quel momento Keith avrebbe voluto farglielo notare, fargli sapere che quel ci a lui non piaceva così tanto. Che a lui piaceva un mi, un io –io, io e solo io-, a lui piaceva un Lance. Keith mise il broncio.
Lance chiuse gli occhi per un istante ed un’insolita espressione inquieta apparve sul suo volto, tra le leggere linee che ne delineavano il sorriso perenne. Fece un passo indietro e Keith fu tanto tentato di farne uno avanti, di quanto fu  tentato di farne uno indietro. Rimase dov’era, sbattendo le palpebre perplesso.
Poi un parola minuta sfuggì dalle labbra sottili di Lance, si sa, il suono tende a spostarsi verso l’alto, ma loro si trovavano nello spazio e, forse –forse- lì le cose avvenivano tutte al contrario: il suono andava verso il basso, Keith si innamorava di un’idiota, Keith bramava il contatto fisico con un’idiota, Keith univa le proprie labbra con quelle di un’idiota.
Quelle due lettere, quella consonante e quella vocale, a Lance morirono in gola, ricacciate indietro dalle labbra di Keith. Alla fine poteva aspettare ancora un po’ prima di sentire quel che voleva sentirsi dire. O forse ne aveva sentito abbastanza ed era risorta in lui quella paura di perdere quel poco di buono che aveva ottenuto. Nel timore di perdere le battute e l’inadeguatezza di un idiota, perdere uno dei pochi appigli che ancora aveva.
Keith non pensò a nulla nel farlo, tutto venne dopo. Come un’ondata di realizzazione, i pensieri gli riempirono la testa, uno più rumoroso dell’altro, uno più ingombrante dell’altro. Scalpitavano per prendere il sopravvento, si mordevano, inseguivano e lottavano a vicenda. Alcuni si alleavano contro altri, molti affioravano più forti per soli pochi istanti. Infine uno, più prepotente e agguerrito degli altri, risalì in superficie, un pensiero semplice, ricorrente e tranquillizzante. La sua aggressività fu tale da affiorare sulle punta delle labbra. In un primo momento fu titubante, quasi ricacciato dentro dai denti schioccanti . Poi prese coraggio, saltò fuori: da una bocca all’altra e fu accolto da un risata, contraddicendo il pensiero con il semplice suono gutturale e familiare di Lance.
“Lance non smette mai di stupire”
E, a conti fatti, le volte in cui stupiva positivamente non erano così rare.
 
Bonus.
E sono anche un ottimo baciatore! E’ questo che fa cadere ai miei piedi tutte le ragazze.”
“L’alito?”
“Ah-ah” Uno sbuffo. Un bacio. A Keith non era preoccupato di chi fosse, fintanto che aveva Lance a ricordarglielo.




Note d'autrice: It has been so long! Wow I'm actually back with a fanfiction!! 
Al solito qua scrivo le motivazioni di alcune scritte: 
-Sì, la fanfiction si posiziona nella seconda stagione e sì! Effettivamente nella serie la piscina non è mai stata citata fino ad ora! E la cosa mi sembra un sacco strana, perché Lance non si sarebbe mai lasciato scappare l'occasione di nuotare -ma sopratutto di ispezionare da cima a fondo un'intera nave spaziale alla ricerca di non-si-sa-bene-cosa-. Quindi per me la scoperta della piscina avvieme prima (così come il fatto che Keith non ci vada più). (Ok, forse potete rimproverarmi per quanto riguarda questo elemento, perché l'ho modificato solo per "plot convenience" o come volete voi)
-Il secondo punto riguarda il periodo della Garrison. Nel mio headcanon (uno dei più cari e da me amati headcanon) le capacità di Lance -di fare l'idiota? di sparare benissimo? Di essere bello come poche altre cose al mondo?- non erano passate inosservate, però! Keith non è il tipo da dirti "Oh sì!! Ti riconosco proprio!! Ohohoh! Da quanto tempo vecchio rivale" -o qualcosa di più lowkey fate voi- quindi Keith ha detto la prima cosa che gli è passata per il cervello e da bravo disadattato socialmente ha detto di non averlo mai visto. Ohohoh 
-Lance può provare a descrivere l'oceano in maniera poetica, ma fallirà miseramente sempre (un po' come io fallisco nello scrivere fanfiction decenti) 
-La famiglia di Lance è unita, ma incasinata e piena di rumori e di risate e di urla e la madre è sicuro un tesoro di donna. Fight me over that. 
-La gay crush di Keith è spaziale! (L'avete capita?? Ohoh quanto sono simpatica) 
Non dovrei aver mancato nulla e come al solito a spiegare 'ste cose ci metto più tempo (e righe) di quante ne metta per la fanfiction vera e propria. 
Bye

 
   
 
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