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Autore: Rorschach D Wolfwood    05/11/2017    3 recensioni
Una volta qualcuno disse che non può esistere un futuro che non sia devastato, distrutto o degradato. Nell'anno 2049 gli abitanti di Zootropolis non avevano ancora aderito a quella realtà; il loro futuro aveva raggiunto l'equilibrio pacifico tanto agognato tra prede e predatori, ma le nuvole oscure, si sa, sono sempre all'orizzonte.
Genere: Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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1- Un mondo tutto nuovo
 
 
 
 
Un leggero sbalzo lo allontanò dal mondo dei sogni e lo riportò alla realtà. Il puma aprì lentamente gli occhi; per un attimo si era dimenticato tutto, persino dove si trovava, ma la cintura che gli circondava la vita, l'ambiente metallico, angusto e pieno di sedili foderati e morbidi e il suono dei propulsori, unito al brusio di voci e versi che gli ronzavano attorno come un fastidioso stormo di zanzare, lo aiutarono a ricordare che si trovava su una navicella adibita al trasporto mammiferi nel cielo. L'aviogetto non era immenso, anzi, ospitava appena una sessantina di posti, e da fuori il suo aspetto non era dei migliori. Mostrava, infatti, tutto il suo appartenere ad una classe di vecchi modelli, vecchio di almeno quindici anni, ma d'altronde ancora funzionava, nonostante venisse usato per i trasporti da piccole località come Bunnyborrow o Deer County, insomma le contee di campagna nelle quali nessuno ormai si recava più.
Si grattò il collo scrutando l'immenso oceano di nuvole che si estendeva a perdita d'occhio sotto il velivolo, poi si sistemò comodamente sul sedile imbottito. Attorno a lui, gli altri animali, la maggior parte dei quali in tenuta militare, chiacchieravano e farfugliavano. Il posto accanto al suo era vuoto, ma a lui non importava, lo faceva sentire più a suo agio. Amava stare da solo, non circondato da altri animali, soprattutto vecchie mammifere che avrebbero potuto riempirgli le orecchie di insulse chiacchiere che non trovavano mai fine. Gli ricordavano troppo la sua vecchia casa, Red Rock Mountains, una realtà della quale era fin troppo stanco. L'oceano bianco si trasformò in un proiettore di inizio ventesimo secolo, e i ricordi della sua vecchia vita iniziarono a scorrergli davanti agli occhi come fotogrammi di un film. 
Prese il cellulare e controllò l'orario: le 16: 30, mancavano altri venti minuti per raggiungere il porto. Avrebbe voluto trovarsi un piccolo intrattenimento, per lui venti minuti equivalevano ad almeno un'ora, nessuno aveva mai capito perchè, ma l'aviogetto, pur essendo un prodotto del 2034, non offriva il minimo intrattenimento. Palloso!
Finalmente, dopo un'attesa apparentemente infinita, il primo, gigantesco blocco emerse dalle nuvole, e al puma quasi si illuminarono gli occhi; era ormai vicino il momento dell'attracco, e l'inizio della sua nuova vita.
 
Nel 2049 chiunque si fosse recato a Zootropolis non avrebbe trovato la città utopica per animali di tutte le razze dagli alti palazzi e i quartieri adattati alle esigenze di ogni animale. Come qualsiasi cosa in questo mondo, la città si era evoluta, ma raccontare come sarebbe troppo lungo e dispersivo. Vi basti sapere che qui non c'erano più alti palazzi, corsi d'acqua e polmoni di verde vegetazione; cinque mega blocchi, cinque gigantesche torri di freddo e grigio metallo e cemento attraversavano il mare di nuvole fino a squarciarlo e raggiungere il cielo, dominandolo con una sinistra quanto innegabile maestosità. Quattro blocchi erano disposti circolarmente, al centro il quinto mega blocco, dalla forma esagonale. Ogni blocco era diviso in un numero incalcolabile di piani, lastricati da labirinti di tubature, e ognuno di essi ospitava altrettante incalcolabili forme di vita. Non c'erano macchine volanti, l'unica area addetta al volo era l'aeroporto dal quale partivano e atterravano gli aviogetti, e ogni blocco era collegato all'altro tramite pedane mobili simili a ponti. Le gigantesche terrazze erano dominate da tre piccole torri dalle quali partivano alte recinzioni di sicurezza, ed erano, a dire il vero, l'unico posto in cui si potesse notare della vegetazione, uno di essi ospitava un parco, per non parlare di luoghi di ristoro, centri commerciali, parchi giochi, ecc., che comunque si trovavano in gran quantità all'intero dei blocchi. 
Erano, però, il luogo perfetto per godersi scenari come albe e tramonti che, passato o futuro che sia, non perdevano mai il loro fascino. 
Ogni blocco era diviso in settori, e la zona vivibile/accessibile terminava sessanta metri prima di raggiungere il confine con le nuvole, sotto le quali nessuno ricordava ormai cosa ci fosse. 
Fu proprio sulla terrazza del blocco centrale che l'aviogetto atterrò. 
Il portello si aprì, e il primo piede posato a terra lo fece sentire elettrizzato: l'aria che respirava e il vento che gli scompigliava il pelo lo fecero sentire in cima al mondo, un tamburo gli rimbombava al centro del petto. Fosse stato un canide avrebbe persino iniziato a scodinzolare. Invece, per il momento cercò le rampe che conducevano al piano inferiore, e quando lo raggiunse si ritrovò di fronte ad una fetta della frenetica e movimentata vita di Zootropolis: l'ambiente, un vero e proprio aeroporto che occupava l'intero piano, pullulava di animali che andavano e venivano, si registravano, salivano le rampe per prepararsi ad un viaggio che li avrebbe condotti solo loro sapevano dove. 
Attraversò l'enorme androne fino a raggiungere il grande ascensore al centro del piano, ma lo trovò irrimediabilmente assalito da animali che lottavano fra di loro per entrare in quello spazio mobile come fosse una preda dalla quale dipendeva la loro stessa vita. Fortunatamente, ai lato dell'ascensore centrale, il più grande, ce n'erano altri tre per lato, ma al lato destro erano tutti occupati, al lato sinistro ne era rimasto uno solo libero. Con uno scatto degno del migliore dei felini, si precipitò alle porte, chiamò l'ascensore e vi entrò senza doversi trascinare dietro ospiti indesiderati. 
" Che culo!" esclamò. Poi premette il pulsante per raggiungere il quindicesimo piano, dove si trovava la centrale di polizia. 
Gli ascensori erano molto veloci, così da permettere a chi li usava di raggiungere il piano desiderato nel minor tempo possibile, e infatti non gli ci volle nulla per raggiungere il quindicesimo piano. Le porte si aprirono e davanti a lui, separato solo dalla pedana mobile che collegava l'ascensore al piano, si palesò lo Zootropolis Police Department. Il cuore accelerò nuovamente i battiti, le zampe erano scosse da un lieve tremore, ma lo stesso un sorrisetto compiaciuto cancellò quasi tutta la tensione del momento. Sospirò, strinse la sacca che si portava appresso fino a penetrarla con gli artigli e fece il suo ingresso alla centrale. 
L'enorme androne ricordava molto l'aeroporto: disseminato di poliziotti intenti a fare di tutto, entrare, uscire, entrare di nuovo spingendo qualche delinquente ammanettato contro il bancone del sergente, in attesa dell'ordine di sbatterlo dentro, o ancora inserire qualche moneta nelle macchinette per prendersi qualcosa di fresco da bere, marinando momentaneamente il lavoro.
Il sergente, un orso bruno, sedeva proprio al centro della sala, su un'alta poltrona dietro un'alta scrivania squadrata e grigia, dando più l'idea di un giudice di tribunale che un sergente di polizia, anche perchè stava giusto decretando la "sentenza" per due donnole che due agenti gli avevano appena portato. Solo quando ebbero finito, il puma riuscì ad avvicinarsi. L'orso, tuttavia, non gli diede il tempo di aprire bocca.
" Oh no, l'ennesimo novellino che non sa dove andare!" lo ammutolì con tono scocciato. 
" Scusi, cosa le fa pensare che io..."
" Allora, cosa stai cercando? Questa città è divisa in cinque blocchi e io non ho tempo da perdere, quindi dimmi quale settore stai cercando e ti ci spedisco subito!"
Il puma avrebbe quasi preferito non proferire parola a sfregio, tanto per prenderlo un po' in giro, ma l'evidente nervosismo che attanagliava il sergente lo fece tornare sui propri passi.
" Sono Black Nightwood, di Red Rock Mountains"
" Oh. Dunque sei il nuovo acquisto. Perdonami, ragazzo, ma con tutto il trambusto che c'è qui ogni giorno.. Comunque, il corridoio è da..."
Furono entrambi interrotti da una voce assai familiare al giovane puma. " Lo accompagno io, sergente, non si preoccupi!"
Era un servalo dalla corporatura robusta, sottolineata ulteriormente dal modo in cui la divisa nera gli disegnava i muscoli, accompagnato dall'aria tipica di uno che in gioventù era un irrefrenabile scavezzacollo. " Il grandissimo John Spartan!" esclamò Black, per poi abbracciarlo.
" Ce l'hai fatta a raggiungermi, alla fine!" disse il servalo. John era poco più basso di Black, ma questo non gli impediva di gonfiare il petto per sembrare ancora più grosso di Black, sebbene il puma, in realtà, fosse perfettamente in vantaggio su di lui, disponendo di un fisico atletico e agile grazie agli allenamenti nel parkour, favoriti grazie al paesaggio di Red Rock Mountains. Fu proprio il parkour ad unire quei due felini, e anche dopo due anni di separazione era chiaro che l'amicizia tra loro non era svanita. La centrale, tuttavia, non era il posto migliore per rivangare vecchi ricordi, come sottolineò poco dopo Black; John allora gli avvolse una zampa attorno al collo e lo accompagnò agli armadietti.
" Allora, micetto, sei pronto ad affrontare una nuova vita?"
" Puoi scommetterci, John!" rispose Black " Sento che tutto cambierà, d'ora in poi.."
 
 
 
 
ANGOLO AUTORE
 
E niente, rieccoci qua con una nuova avventura animalesca, stavolta però nel futuurooo *tono stile fantasma*
Confesso di non essere granchè con la fantascienza, infatti probabilmente mi muoverò male in questo ambiente, ma prima o poi avrei voluto ambientare qualcosa con un retroscena futuristico, quindi via all'esperimento e buona lettura!
   
 
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