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Autore: Nao Yoshikawa    05/11/2017    20 recensioni
Crescere non è mai una cosa facile. Eros e Pollon non fanno eccezione...
DAL TESTO:
Pollon sorrise. Sicuramente non sarebbe stato l’imbarazzo a frenarla.
“Allora non farlo”
“Ma… come non farlo…?” - sussurrò.
Pollon avvicinò ancora il viso al suo, come ad osservarlo meglio.
Poi rise di nuovo.
“Sai cosa? Lo devo ammettere, il tuo viso non è poi così brutto!”
Eros ebbe l’impressione di poter svenire da un momento all’altro. Sin da quando erano bambini, Pollon non aveva fatto altro che prenderlo in giro, seppur affettuosamente, su quanto brutto fosse e su come mai avrebbe trovato l’amore.
Ed in effetti si era anche rassegnato. Il Dio dell’amore destinato a non trovare mai la persona giusta, che triste destino!
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Questa storia partecipa all'iniziativa "Ripopoliamo i fandom", indetta dalla pagina Facebook "Il giardino di EFP"
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eros, Pollon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zitto e baciami, pennuto!

Il sole splendeva alto nel cielo già da un po’.
Probabilmente, il Dio del Sole doveva essersi svegliato in orario.
Almeno una volta ogni tanto…
Gli uccellini cinguettavano adagiati sugli alberi e i raggi scaldavano dolcemente la pelle rosata della Dea della Speranza.
Inoltre, nell’aria vi era anche un certo profumo di fiori…
Con le braccia incrociate dietro la testa, Pollon se ne stava a riposare ad occhi chiusi, con i biondi capelli sull’erba, l’abito sgualcito, la corona di alloro che portava in testa in procinto di cadere.
Ma era un attimo troppo perfetto anche solo per pensare di muoversi.
Probabilmente se ne sarebbe rimasta in panciolle tutta la giornata. O almeno quelle erano le sue intenzioni, ma poiché qualcun altro la pensava diversamente, ciò non fu più possibile.
“Ah, ecco dove ti nascondevi, poppante!”
Pollon aprì uno dei suoi nerissimi occhi, voltando il capo in direzione di Eros, che, imbronciato, la guardava.
“Accidenti a te, brutto pennuto, hai rovinato la mia quiete!” - si lamentò dispiaciuta.
Il Dio dell’Amore strinse i pugni.
“Non è colpa mia se te ne vai a zonzo a fare chissà che! Una vera Dea non dovrebbe perdere tempo con futili sciocchezze come fai tu!” - la rimproverò.
“Andiamo Eros, non essere noioso – disse carinamente – perché non porti il tuo brutto muso qui a farmi compagnia?”
“Quand’è che la smetterai di insultarmi? - sbuffò esasperato – però va bene, se proprio insisti”
Con il passare degli anni molte cose erano cambiate. Ma, Pollon ed Eros, loro non sarebbero mai cambiati. Anche se adesso non erano più due bambini, i litigi, le avventure insieme e le risate erano sempre le stesse.
Loro erano sempre gli stessi, solo un po’ più grandi, solo con un po’ più di incertezze.
Una nuvola coprì per un attimo il sole. Fu allora che i due avvertirono una piacevole brezza sulla pelle.
Pollon sorrise.
“Ah, hai visto che non è così male starsene qui?”
“Va bene, va bene, te lo concedo. Ma ricordati che il Dio dell’Amore non può starsene con le mani in mano”
“E che cambia se con le tue frecce sbagli sempre il bersaglio?” - domandò ridendo.
Eros sbuffò, gonfiando le guance e borbottando qualcosa di incomprensibile.
Il sorriso di Pollon a quel punto si ingrandì. Probabilmente non si era mai accorta come in quel momento di quanto il suo migliore amico fosse effettivamente cambiato. Il viso, sempre dai tratti troppo sgraziati, non era più troppo da bambino, ma le ali erano rimaste le stesse, costantemente spiegazzate. E poi era cambiato il modo in cui lui la guardava. Di questo se n’era accorta anche lei, ma non lo aveva mai fatto notare apertamente.
Ad un certo punto fu quasi intenerita dal suo broncio.
“E dai pennuto, stavo scherzando! - borbottò – lo sai che sei il migliore amico!”
Il Dio dell’Amore sollevò lo sguardo. In cuor suo, sapeva che probabilmente il problema doveva essere proprio quello. Da un po’ di tempo a quella parte il ruolo di “semplice migliore amico” non gli andava più bene, e la cosa lo faceva sentire maledettamente stupido
“… E’ questo il punto” - si lasciò scappare senza neanche accorgersene.
Pollon allora, indispettita, si mise seduta.
“Che cosa vuoi dire?”
Eros strizzò gli occhi, arrossendo violentemente. Perché cose come l’amore, che per lui non avrebbe dovuto avere segreti, risultavano così difficile da capire e spiegare? Che razza di Dio era, allora?
“Lascia stare poppante, non capiresti”
Fu allora Pollon a gonfiare le guance e ad afferrarlo per le ali.
“Se pensi che io sia stupida puoi anche dirlo! Sei strano Eros, non è che per caso mi stai nascondendo qualcosa?”
Il Dio allora si staccò immediatamente dalla sua presa, alzandosi.
“E piantala di tirarmi le ali! Ho detto che non c’è niente!”
Ma Pollon, che assolutamente doveva sempre ottenere quello che voleva,  allungò una mano, afferrando la sua.
“Lo sai che non ti lascio in pace finché non me lo dici” - disse ridendo.
Nello scherzare, però, mise così tanta forza nel suo gesto, che Eros finì per caderle addosso.
“Ahi! - si lamentò lei – accidenti pennuto, certo che pesi!”
“Che c’entro io?! Sei tu che mi hai trascinato giù e…!”
Nel sollevare il viso non era stato in grado di concludere la frase. Questo perché si era reso conto di quanto lui e Pollon fossero effettivamente vicini, in tutto e per tutto. 
La Dea batté le palpebre, sentendo le guance andare a fuoco. Sentiva il cuore andare veloce, troppo veloce, aveva quasi paura che potesse esploderle.
Se fosse stata una bambina avrebbe sicuramente calciato via Eros con violenza ma… non era più una bambina, adesso più che mai doveva farsene una ragione.
“Io… io… ecco… non riesco a muovermi” - balbettò l’altro, rosso come un pomodoro ed anche piuttosto impaurito dal fatto che la biondina potesse leggere nel suo sguardo una certa malizia che in verità aveva sempre avuto, sin dalla più tenera età. Perché, se fosse successo, lei lo avrebbe malamente picchiato.
Ma stranamente ciò non avvenne.
Pollon sorrise. Sicuramente non sarebbe stato l’imbarazzo a frenarla.
“Allora non farlo”
“Ma… come non farlo…?” - sussurrò.
Pollon avvicinò ancora il viso al suo, come ad osservarlo meglio.
Come se non lo conoscesse da anni.
Poi rise di nuovo.
“Sai cosa? Lo devo ammettere, il tuo viso non è poi così brutto!”
Eros ebbe l’impressione di poter svenire da un momento all’altro. Sin da quando erano bambini, Pollon non aveva fatto altro che prenderlo in giro, seppur affettuosamente, su quanto brutto fosse e su come mai avrebbe trovato l’amore.
Ed in effetti si era anche rassegnato. Il Dio dell’amore destinato a non trovare mai la persona giusta, che triste destino!
“Io… emh… grazie, Pollon...”
“Umh – rise – ma guardati, sei arrossito ancora di più, un altro poco e andrai a fuoco!”
A quel punto Eros aggrottò la fronte, imbarazzato. Perché quella poppante continuava a prenderlo in giro?!
“Senti chi parla! Anche tu arrossiresti se la persona che ti piace ti facesse un compli…!”
Lasciò la frase in sospeso, malgrado fosse già tardi. Pollon lo aveva ben udito, ed era stata stranamente felice di sentire la conferma di ciò che probabilmente aveva sempre sospettato.
“Ah, che noia - lo afferrò per la nuca – adesso, zitto e baciami, pennuto!”
Prima che Eros potesse aggiungere qualsiasi cosa, Pollon lo attirò, facendo sì che le loro labbra si incontrassero.
Perché probabilmente, se avesse aspettato che facesse lui la prima mossa, sarebbero passati secoli. Rimasero immobili, senza neanche respirare. A Eros ci vollero dei secondi prima di capire cosa effettivamente stesse accadendo. Un bacio vero e proprio, il primo di entrambi.
La Dea lo teneva stretto a sé con impeto, ma anche con dolcezza, e arrivati a quel punto non avrebbe osato provare a scostarsi. Anzi, ad un certo punto si armò di coraggio e ricambiò il bacio. Un gesto di cui non capirono l’effettiva durata, ma che parve durare una vita.
Il sole ancora batteva forte, con la nuvola che si era allontana, gli uccellini che continuavano a cinguettare, il profumo di fiori che era divenuto più intenso.
Eros si staccò ad un tratto, ma solo di poco, giusto quando bastava per guadarla negli occhi.
“Pollon...” - sussurrò piano il suo nome, ancora sbigottito e con il cuore che batteva forte in petto.
La biondina sorrise, anche lei rossa e con gli occhi lucidi.
“Certo che me ne hai fatto aspettare di tempo, eh?” 
Fu allora che il Dio si diede mentalmente dello stupido. Per tutto quel tempo aveva cercato di farle capire cosa provasse, quando invece lei lo aveva sempre saputo. E come sempre lo aveva fregato alla grande.
Qualche minuto più tardi, i due erano tornati seduti sull’erba, a guardare il verde che si disperdeva dinnanzi i loro occhi.
A differenza delle altre volte, però Pollon aveva allungato una mano e l’aveva stretta saldamente a quella di Eros.
Certo era strano come le cose cambiavano. Da bambina diceva sempre che avrebbe sposato un giorno un principe azzurro, bello, coraggioso, virile. E poi si era resa conto che tutto ciò di cui aveva bisogno ce l’aveva proprio accanto: il suo imbranato, permaloso e scostante migliore amico alato!
Lui ricambiò la stretta, adesso con il cuore più leggero.
“Avevi ragione. Qui si sta proprio bene”.


NDA
Recentemente ho rivisto Pollon, cavoli quell'anime è la cosa più fuori di testa e divertente che io abbia mai visto. E devo ringraziare la suddetta pagina, perché avrei voluto scrivere qualcosa, in questo modo ho avuto la giusta spinta :3
   
 
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