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Autore: DauntlessBadWolf    06/11/2017    0 recensioni
"Era un ragazzino un po' paffuto, i suoi piedi toccavano appena terra e li stava facendo dondolare al tempo della canzone che stava canticchiando, indossava delle converse sporche di terra, dei pantaloni un po' consumati sull'orlo, un cardigan forse troppo grande per lui sopra una maglietta nera, sulla punta del suo naso erano posati un paio di occhiali e in testa portava un ridicolo cappellino da baseball con la scritta “I love Bingo”."
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Patrick Stump, Peter Wentz, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CHAP 1

Am


 

And that's
Where I am
Silent
In the trees”


 

 

Pete si ritrovò a vagare per quella casa piena di persone con un bicchiere di plastica pieno di birra in mano. Si stava annoiando a morte, quella festa era un vero e proprio fiasco dal suo punto di vista, perché aveva accettato l'invito? Sapeva che sarebbe finita in quel modo, forse aveva accettato perché aveva sperato di trovare qualcuno con cui passare il resto di quella noiosa serata, ma nessuna persona gli sembrava interessante abbastanza. Lui non era un tipo da feste, almeno non di quel genere, ma le persone continuavano ad invitarlo lo stesso pur sapendo che alla fine si sarebbe annoiato a morte, ma supponeva fosse il prezzo da pagare per essere uno dei “ragazzi più popolari”, anche se ancora non aveva idea di cosa avesse fatto per meritarsi quel titolo. Le feste a cui andava di solito non si tenevano in casette di periferia come quella e la musica, di solito, era così alta che non si riusciva neanche a scambiarsi un semplice saluto. Avrebbe finto di divertirsi per un altro paio di minuti e con una scusa si sarebbe congedato da tutti per andare a scrivere da qualche parte, forse sarebbe potuto andare nella foresta, adorava stare là, sopratutto la notte quando non c'era alcun rumore se non quello del vento fra gli alberi.
La musica non era eccessivamente alta e l'aria era impregnata dal chiacchiericcio dei suoi compagni di scuola che discutevano di argomenti troppo noiosi perché lui potesse anche solo pensare di intromettersi per dire la sua, doveva ammetterlo, si sentiva fuori posto.
Salutò un paio di ragazzi, che ricordava di aver visto nella sua stessa classe di musica, con un rapido gesto della mano prima di mettersi seduto in un angolo un po' appartato del salone.
Con lo sguardo iniziò a vagare per la stanza soffermandosi con attenzione su ogni persona che vedeva, come se avesse voluto memorizzare ogni loro tratto distintivo, anche se, quasi sicuramente, non avrebbe mai più parlato con nessuna persona presente a quella festa. Il suo sguardo si posò su una coppietta che stava pomiciando poggiata al muro, non voleva sembrare strano o inopportuno, ma al momento quei due ragazzini che se la stavano spassando erano l'unica cosa interessante in quella stanza o forse nell'intera festa, poi era divertente come accanto a loro ci fossero delle ragazze tranquille e ignare di quello che stava accadendo alle loro spalle.
“Adolescenti” pensò “che creature interessanti”, commentò quasi non fosse stato uno di loro. Da quanto lui ricordava sin da bambino aveva sempre avuto la sensazione di non appartenere a nessun gruppo, sempre troppo strano, alcune volte era addirittura troppo normale e ora che era al liceo le cose non erano cambiate molto, ma a quanto pare il suo “essere fuori dagli schemi” gli aveva fatto guadagnare una sorta di fama, ma in cima ci si sentiva davvero soli.
Bevve un sorso dal suo bicchiere prima di riprendere la sua “esplorazione” che fino a quel momento non era stata molto fortunata.

-Sailors fighting in the dance hall, Oh man, look at those cavemen go...-

Quel borbottio attirò immediatamente la sua attenzione. Si lasciò sfuggire una leggera risata e si domandò chi mai potesse cantare una canzone di David Bowie in quel momento. Insomma, quella era una festa del liceo, una festa che, per citare quegli orribili film che adorava guardare, “avrebbe potuto cambiare la loro vita”, quindi perché canticchiare da soli in un angolo? Avrebbe potuto provare a buttarsi, parlare con qualche ragazza, fare quello che lui non stava facendo.

-It's the freakiest show...-
-Lo sai che stai cantando ad alta voce, giusto?- domandò Pete lasciandosi sfuggire un'altra risata voltandosi verso la fonte di quel suono.

Quello che si ritrovò davanti lo fece sorridere ancora di più. Era un ragazzino un po' paffuto, i suoi piedi toccavano appena terra e li stava facendo dondolare al tempo della canzone che stava canticchiando, indossava delle converse sporche di terra, dei pantaloni un po' consumati sull'orlo, un cardigan forse troppo grande per lui sopra una maglietta nera, sulla punta del suo naso erano posati un paio di occhiali e in testa portava un ridicolo cappellino da baseball con la scritta “I love Bingo”. Alle orecchie aveva un paio di cuffie che erano collegate al telefono che teneva sulle gambe, forse per quello non si era accorto di star cantando ad alta voce. Pete provò a sforzarsi di ricordare chi fosse quel ragazzo, aveva l'impressione di averlo visto per i corridoi della scuola, ma non riusciva proprio a ricordarsi il suo nome.
Il ragazzo si scosse leggermente quando si accorse di lui e velocemente si tolse le cuffie poggiandosele sulle gambe vicino al telefono. Da come si era messo sull'attenti a Pete ricordò un cervo spaventato davanti ad una macchina, forse non avrebbe dovuto fissarlo in quel mondo.

-Ehm...scusami, ma stavi cantando ad alta voce.-
-Oh.- rispose il ragazzo arrossendo leggermente.

Pete si domandò perché stesse arrossendo in quel mondo, infondo aveva una bellissima voce, non doveva vergognarsene!

-Stavi cantando 'Life on Mars', giusto?- il ragazzo annuì provando ad accennare un sorriso. -Bella canzone, mi piace David Bowie.- commentò accennando un sorriso. Quando però il ragazzo fu in procinto di risistemarsi le cuffie nelle orecchie Pete decise di provare a continuare quella conversazione. -Sono Pete...Wentz, comunque.-

Quel tipo era forse la prima persona a quella festa che sembrava non avere alcun interesse nel parlare con lui e la cosa lo ferì un po' nell'orgoglio, non che gli importasse però ecco...le persone provavano ad approcciarsi a lui in continuazione era strano quando non capitava.
Il ragazzo si lasciò sfuggire una risata, quasi come se avesse saputo perfettamente chi lui fosse.

-Ehy, il mio nome ti fa tanto ridere?- domandò facendo finta di essersi offeso.
-No, no!- rispose velocemente il ragazzo. -Solo che tutti sanno chi sei, non hai bisogno di presentazioni e poi lo scorso semestre frequentavamo entrambi la classe del Signor Way.- precisò.

Pete abbassò lo sguardo cercando di sforzarsi ancora una volta di capire chi fosse quel ragazzo, aveva detto la classe del Signor Way, giusto? Ricordava di aver frequentato quelle lezioni abbastanza volentieri e se si concentrava abbastanza riusciva a vedere le facce di tutti i suoi compagni, ma non quella del ragazzo misterioso. Si sentiva un po' in colpa per non ricordarsi chi quel ragazzo fosse, ma poteva capitare di dimenticarsi un nome.

-Tu sei?- quando rialzò lo sguardo non c'era alcuna traccia del ragazzo.

Iniziò a guardarsi intorno, ma niente, non riusciva a vedere il suo ridicolo cappellino da nessuna parte!
Subito schizzò in piedi, sperando che una nuova prospettiva potesse aiutarlo nella sua ricerca, ma tutto quello che vedeva erano le schiene dei suoi compagni di scuola. Iniziò a farsi largo fra la folla, spintonando, quando necessario, le persone che non volevano farlo passare. Si avvicinò al divano dove ricordava di aver visto, poco prima, Brendon, il padrone di casa, che cercava di entrare nei pantaloni di Ryan Ross, forse lui avrebbe saputo dirgli il nome di quel ragazzo, infondo era la sua festa doveva conoscere per forza i nomi degli invitati.
Quando arrivò a destinazione si ritrovò davanti Ryan che messaggiava al telefono e Brendon che provava, invano, ad attirare le sua attenzione, Pete non era affatto stupito, ormai erano settimane che Brendon ci provava con quel tipo e fino ad ora non era riuscito ad ottenere niente se non uno schiaffo in mezzo al corridoio principale della scuola.

-Brendon...- disse Pete cercando di attirare l'attenzione del ragazzo, il quale alzò subito lo sguardo verso di lui.
-Pete, allora sei venuto!- esordì alzandosi in piedi per stringerlo in un abbraccio.

Adesso Pete ricordava perché era venuto alla festa, non avrebbe mai potuto dire no a Brendon, lo conosceva da quando andavano all'asilo era forse uno dei suoi più cari amici, se non l'unico.

-Sì, ecco, a questo proposito...- iniziò allontanandosi dal ragazzo e riprendendo a guardarsi intorno. -Per caso sai chi è quel ragazzino con il cappellino da baseball e il cardigan rosso? Se ne è andato prima che potessi chiedergli il suo nome.-
-Cappellino e cardigan rosso?- domandò Brendon con fare retorico. -Non ricordo di aver visto nessuno vestito così, mi 'spiace, Pete. Ryan, hai visto qualcuno con un cappellino e un cardigan rosso?-
-No.- rispose Ryan senza alzare lo sguardo dal telefono. -Chiedi a Spencer, è stato vicino alla porta tutta la sera.-

“Mi dispiace Pete, non lo conosco” questa era la frase che si era sentito dire da tutte le persone a cui aveva domando del ragazzo misterioso. Possibile che nessuno a quella maledetta festa lo conoscesse o avesse visto dove fosse scappato? Normalmente non si sarebbe sbattuto così tanto per trovare qualcuno, di solito erano gli altri che cercavano lui, ma quel tipo gli era sembrato interessante, almeno molto più delle altre persone che c'erano a quella festa e poi il modo in cui era sparito lo aveva infastidito un po', nessuno poteva piantare in asso Pete Wentz e sperare di farla franca!
Aveva deciso di lasciare la festa prima che ne fosse decretata la fine, non aveva più voglia di stare in mezzo a tutte quelle persone, aveva bisogno di stare da solo, così con una scusa aveva liquidato Brendon e aveva iniziato a camminare. Poteva tornare a casa, ma poteva anche andarsene nella foresta, infondo se fosse rimasto sul sentiero illuminato non gli sarebbe successo niente di male.
Si era messo il cappuccio della felpa e le mani nelle tasche dei pantaloni; le mani gli stavano gelando, possibile che la temperatura si fosse abbassata così tanto?
Nonostante il freddo era una bella serata, si riuscivano a vedere le stelle e la luna splendeva alta nel cielo e tirava un po' di vento che faceva muovere le foglie degli alberi.
Continuava a pensare a quel ragazzo, a come aveva canticchiato quella canzone di David Bowie e di come nessuno, neanche le persone sedute accanto a lui, si fossero accorte di niente. Si domandava dove potesse essere andato e come avesse fatto a svignarsela così facilmente, visto che lui ci aveva messo un po' per oltrepassare tutte quelle persone.
La strada che stava percorrendo era deserta e silenziosa, le luci delle case erano tutte spente, quel silenzio era quasi surreale, come se il tempo si fosse improvvisamente bloccato, sembrava la scena di un film Horror, probabilmente fra poco sarebbe successo qualcosa di orribile.
Fu richiamato alla realtà da delle voci.

-PATRICK!- dicevano.
-PATRICK DOVE SEI?- domandavano.

Lentamente le voci iniziarono ad assumere l'aspetto di due ragazzi che Pete ricordava di aver visto a scuola un paio di volte, uno di loro aveva i capelli ricci, mentre l'altro aveva dei lunghi capelli rossi. Si domandò chi stessero cercando nel cuore della notte con tale urgenza, forse era scappato un cane, ma per cercarlo avrebbero potuto aspettare domani mattina, almeno con la luce sarebbe stato più facile e non credeva che i vicini fossero felici di sentirli gridare in quel modo.

-Pete!- lo chiamò uno dei due. -Hai visto Patrick?- gli domandò con il fiatone.
-Andiamo, Andy, non saprà neanche come è fatto Patrick.- disse l'altro ragazzo iniziando a strattonare Andy.
-Joe, magari lo ha visto!-

I due ragazzi iniziarono a litigare fra di loro e Pete rimase ad osservali non sapendo bene cosa fare, avrebbe voluto aiutarli, ma lui non aveva idea di chi fosse il Patrick di cui stavano parlando. Joe si lasciò sfuggire un lungo sospirò e si passò una mano sulla fronte, sembrava nervoso, agitato e preoccupato allo stesso tempo.

-Stiamo cercando un nostro amico, e un po' più basso di te, ha i capelli biondi, porta gli occhiali, ha sempre delle dannate cuffie alle orecchie.- sbottò infine Joe rivolgendo poi lo sguardo verso Andy, come per volerlo fare contento.
-Io...non credo...
-Te lo avevo detto, Andy, figurati se Pete lo ha visto.-

Joe aveva detto il suo nome con disprezzo, ma non capiva da dove venisse tutto quell'astio, non ricordava di avergli fatto qualcosa di male, non ricordava neanche di avergli mai parlato prima di allora.

-Posso darvi una mano, se volete.- provò ad intervenire Pete, ma prima che potesse finire la frase i due ragazzi si erano già allontanati riprendendo a chiamare l’amico.

Si sentiva in colpa per non sapere che faccia avesse questo ‘Patrick’, da come Joe si era rivolto a lui sembrava che avesse dovuto sapere come fosse fatto quel ragazzo.
Decise di non pensare più a quella storia, quei due erano decisamente strani e probabilmente il loro amico si era addormentato dopo essersi fatto di roba buona, niente di preoccupante, una volta era capitato anche a lui.
Controllò velocemente l’orario sullo schermo del suo cellulare, erano solo le undici poteva permettersi una piccola deviazione prima di tornare a casa, infondo sua madre lo credeva ad una festa. Stava per imboccare la stradina che lo avrebbe condotto fino al sentiero illuminato nel bosco quando delle sirene attirarono la sua attenzione, possibile che quella sera non si potesse stare tranquilli?
Decise di provare ad ignorare quei suoni, probabilmente era scattato per sbaglio l’allarme in qualche casa, non sarebbe stata la prima volta che capitava, ma niente la sua curiosità vinse sulla sua volontà di ritarsi a scrivere nel bosco, così con passo svelto riprese la strada di casa seguendo il rumore delle sirene.
Arrivato vicino alla sua abitazione notò che molti dei suoi vicini, probabilmente curiosi come lui, si erano radunati sul bordo della strada chiacchierando fra di loro mentre, di tanto in tanto, gettavano delle occhiate verso le auto della polizia parcheggiate davanti ad una casa con le sirene ancora accese. Pete sapeva che non era il caso di andare a curiosare vicino a quelle macchine così optò per andare verso sua madre, che come tutti gli altri, era uscita di casa per vedere cosa fosse successo. Nonappena fu abbastanza vicino sua madre gli corse incontro stringendolo forte a sé come se non lo vedesse da anni.

-Per fortuna stai bene.- gli disse la donna abbassandogli il cappuccio della felpa per potergli mettere una mano fra i capelli.

Pete, dal canto suo, cercò di allontanarsi dalla presa della donna, ma senza risultati.

-Che sta succedendo?-

-Il figlio dei vicini è scomparso da stamattina.- iniziò a spiegargli. -La madre credeva che se ne fosse andato prima a scuola e poi a casa dei suoi amici, ma a quanto pare non ha fatto niente di tutto questo...la polizia dice che potrebbe essere stato rapito, ma dicono che potrebbe anche essere un’allontanamento volontario.-

“Il figlio dei vicini?” si domandò Pete non ricordando di aver mai visto un ragazzino girare intorno a quella casa. Ma cosa gli stava succedendo oggi? Possibile fosse così distratto?
Poi si ricordò dell’incontro che aveva fatto qualche minuto prima. Andy e Joe stavano cercando un certo Patrick, possibile fosse lui il ragazzo scomparso?
Tuttavia preferì non fare altre domande, sua madre sembrava essere abbastanza scossa da tutta quella storia, forse aveva paura che lui venisse rapito, ma chi mai avrebbe voluto rapire lui? Probabilmente qualsiasi rapinatore lo avrebbe riportato da sua madre nel giro di qualche ora.
Una volta liberatosi dalla presa della donna decise di andarsene in casa sperando che tutto quel baccano finisse presto.

L’una meno dieci.
La polizia se ne era andata da qualche minuto facendo risprofondare quella notte nel silenzio più totale. Tutta la storia del ragazzo scomparso lo aveva un po’ turbato, come poteva una persona sparire così nel nulla? Pete aveva pensato spesso di sparire in modo da non poter essere rintracciato, ma non lo avrebbe mai fatto senza lasciare prima una lettera spiegando il motivo delle sue azioni.
Provò ad addormentarsi, ma non ci riuscì, i suoi pensieri tornarono sul tipo della festa, su Andy e Joe e poi sul ragazzo scomparso. Si ritrovò a fissare il soffitto buio della sua stanza pensando che anche quella notte non avrebbe chiuso occhio. Prese il cellulare e iniziò a comporre un messaggio a l’unica persona che avrebbe mai potuto rispondergli a quell’ora della notte.

A: Bren

È scomparso un ragazzo nella mia strada…

Da: Bren
Lo conoscevi?

A: Bren

No
Non credo almeno…

...non lo so

Credo che Joe e Andy lo stiamo cercando

Da: Bren

JOE E ANDY?!?!
Sono tipi strani, probabilmente si stavano annoiando e ti hanno preso in giro, non fidarti di loro!!!!!!!!

Adesso devo andare, credo che Ryan stia per darmi il suo numero!

Pete lasciò cadere il telefono a terra abbandonandosi ad un lungo e rumoroso sospiro, doveva
distrarsi, doveva uscire da quella stanza e andarsene da qualche parte, se fosse rimasto dentro quel
letto ancora per qualche istante sarebbe sicuramente impazzito.

   
 
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