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Autore: Kicca    06/11/2017    0 recensioni
Un Orchetto rovinò a terra ai piedi di Monica che osservò disgustata il ventre lacerato. Alzò lo sguardo e quello che vide la pietrificò. Il cuore iniziò a batterle ancora più velocemente. Non riusciva a credere ai suoi occhi. “Sto sognando! E’ l’unica spiegazione plausibile!” pensò non staccando gli occhi di dosso all’individuo davanti a lei. Nonostante l’oscurità riusciva benissimo a vedere due orecchie a punta che spuntavano tra la lunga e folta chioma nera.
Spero che la storia vi piaccia! Mi raccomando recensite! :D
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J. R. R. Tolkien, mentre i nuovi personaggi e luoghi sono di mia proprietà, quindi se li volete usare o prendere come spunto, prima siete pregati di chiedermelo. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


ERINTI

CAPITOLO 24: LA GUERRA HA INIZIO.

Il Palazzo d'Oro sembrava un formicaio con gente che correva a destra e sinistra urlando. Erano tutti agitati, sembravano impazziti. Le urla venivano sovrastate da boati, qualcuno lontano, qualcuno più vicino. Numerosissimi corpi giacevano a terra, ormai la sala principale era quasi piena. Molti si lamentavano a causa delle ferite gravi che riportavano. Sam stava correndo tra i corpi insanguinati portando tra le mani l'Athelas. Era zuppo di sudore, stanco e affamato. Non ricordava nemmeno più quando fosse stata l'ultima volta che aveva fatto una pausa. Ma doveva resistere. Raggiunse Arwen trafelato e le porse l'erba. Quella lo ringraziò. Sentì Aragorn chiamarlo. Quando arrivò al suo cospetto, anche Frodo era lì accanto a lui.
- Amici miei, riposate un po', ve ne prego. - disse con tono pacato, ma aveva lo sguardo preoccupato.
- Ma c'è ancora molto da fare… - provò a replicare Frodo.
- É vero, ma se continuate così finirete anche voi tra di loro… ed ho bisogno del vostro aiuto. - dichiarò – Se proprio non riuscite a stare con le mani in mano, andate a vedere le condizioni di Silwen. Ritornate qui solo tra un'ora. -
- Non preoccupatevi, ci pensiamo noi qui! - rispose Pipino che era appena tornato con Merry dalla loro pausa.
I due, rassegnati, si avviarono verso la stanza in cui riposava la ragazza. Era distesa sul letto che dormiva. Erano passati due giorni da quando era finita la battaglia con Morwen e l'avevano portata all'accampamento. Non aveva ancora ripreso conoscenza, anche se aveva aperto un paio di volte gli occhi. Ma era ripiombata immediatamente nel sonno. Nonostante il volo che aveva fatto e che le fosse crollata addosso una casa intera,  aveva riportato solo una contusione al fianco, la ferita alla spalla che le aveva procurato il Troll-Talpa e un taglio alla gamba. Ma non erano gravi. La trave che le era finita sopra non l’aveva schiacciata perché bloccata in parte dalle altre macerie della casa e l’aveva protetta dai detriti.
- Quando si riprenderà? - chiese Sam portando uno sgabello alto accanto al letto dove già ve ne era uno e vi ci si era accomodato Frodo.
- Gandalf dice che doveva essere da giorni che non riposava, poi quando è arrivata qui c'è stata la battaglia… - spiegò afferrando la brocca d'acqua che gli stava porgendo l'altro.
- Comunque è davvero incredibile quanto somigli ad Erdie… credevo sul serio fosse lei quando l'ho vista la prima volta. - fece salendo sul suo sgabello, quindi prese la brocca e riempì la bacinella sul comodino accanto a lei.
- Anche io, Sam. A quanto pare proviene dallo stesso Mondo di Ronald. Spero che sopravviva alla guerra e riesca a tornare a casa. - Frodo sembrava alquanto turbato.
- Dite che ce la faremo? Che riusciremo a vincere? - Sam aveva strizzato il fazzoletto che aveva immerso nella bacinella e si stava sporgendo verso il viso della ragazza per bagnarle le labbra.
- Confido nella forza dei nostri. - rispose sicuro di sé l'altro. Poi vi fu un boato fortissimo che fece tremare l'intera struttura. Della polvere cadde dal soffitto e Sam per lo spavento fece cadere il fazzoletto sul viso di Monica – Signor Frodo! - urlò terrorizzato.
- Questo era vicino… stanno avanzando sempre di più. - disse con voce strozzata per la paura.
- Cos'era? - mormorò la ragazza. I due Hobbit si voltarono verso il letto. Monica teneva in una mano il fazzoletto bagnato che le era caduto sul viso pallido e li guardava frastornata.
- Si è svegliata! - esclamò Sam.
- Come vi sentite? - chiese subito Frodo. Lei rimase alcuni istanti in silenzio. Sembrava stesse cercando la risposta da dare.
- Uno straccio. - bofonchiò ancora assonnata.
I due Hobbit stavano per chiederle altre cose, ma vi fu un altro forte boato che fece tremare di nuovo il Palazzo. Sam non poté fare a meno di urlare un'altra volta. Frodo aveva sempre più un'aria preoccupata e tirata in viso.
Monica invece aveva sgranato gli occhi e si era sollevata a sedere nonostante le fitte alla spalla e al fianco.
- Che succede? - chiese ancora confusa. La preoccupazione iniziò a far capolino nella sua mente. Ora si era iniziata a rendere conto delle grida che percepiva in lontananza che provenivano dalle altre stanze del Palazzo, passi veloci nei corridoi ed un suono orribile provenire da fuori: boati, urla di guerra, clangore di armi, grida di paura. Scostò le coperte dal letto – Quanto ho dormito? - domandò confusa.
- Due giorni… Dove state andando? Non potete alzarvi! - esclamò Frodo vedendola scendere dal letto.
Non appena appoggiò la gamba ferita le uscì un lamento e si dovette riappoggiare al letto - Cosa sta succedendo? - chiese allarmata osservando i due.
Questi si guardarono indecisi su cosa dirle – Siamo in guerra. - spiegò Sam. Tanto valeva dirle le cose come stavano, l'avrebbe scoperto comunque.
- Morwen… - sussurrò, il viso contratto nel terrore. Iniziò a zoppicare per la stanza cercando di raggiungere la porta.
- No, Morwen è stata sconfitta… si tratta di Orchetti, Goblin e Troll. - rivelò Frodo che scese dallo sgabello, imitato da Sam e iniziò a seguire la ragazza.
- Forse non dovreste andare in giro in quelle condizioni, sapete? - cercò di farla ragionare l'altro – Vi prego, fermatevi. - implorò. Ma ormai la ragazza era uscita dalla stanza.
Rischiò di scontrarsi con qualcuno che quasi la travolse nel corridoio. L'Uomo si allontanò trafelato. Si guardò intorno disorientata e prese a destra. Svariate persone passavano per il corridoio urlando: chi chiedeva dell'acqua calda, chi delle bende.
- Hanno colpito delle case qui vicino! - gridò qualcuno in lontananza.
Monica sentì dell'aria fredda provenire dal fondo del corridoio, nella direzione in cui stava andando. Accelerò il passo, i due Hobbit continuavano a seguirla con fatica.: troppa gente alta in quei corridoi. Vide una porta sulla sua destra. Considerando la temperatura bassa, doveva dare fuori. Quando la passò, il gelo la investì. Ma non vi badò. Era troppo sconvolta dalla scena che le si presentava davanti gli occhi: la città era per lo più in fiamme. Alcune parti delle mura erano distrutte. Sotto sentiva le urla della battaglia in corso. Vedeva arcieri disposti sulle mura non ancora abbattute e il fuoco che si levava dall'accampamento degli Elfi.
- Gli Elfi… - esclamò spaventata.
- Non vi era più nessuno all'accampamento quando sono arrivati. - proferì una voce alla sua sinistra – Per fortuna ci siamo accorti in tempo che si avvicinavano e siamo riusciti a prepararci abbastanza bene per la battaglia. - Monica osservava ammutolita la donna davanti a sé. Era veramente bella: aveva lunghi capelli biondi che le ricadevano lungo la schiena, era avvolta in un pesante mantello color verde scuro e nonostante sembrasse comunque esile, aveva un portamento severo e fiero. Anche quella la stava scrutando con i suoi occhi grigi – Se restate qui fuori vestita leggera in quel modo vi prenderete un malanno. - le fece notare.
Monica spostò lo sguardo su se stessa. Solo in quel momento si rese conto di indossare una semplice tunica bianca, nemmeno tanto pesante, ed era scalza. Appurò che in effetti faceva dannatamente freddo. Però spostò di nuovo gli occhi nocciola sulla battaglia in corso, imitata dall'altra - Sono molti… forse troppi. - sussurrò – Fino ad ora siamo riusciti a fronteggiarli alla pari, nonostante siamo in numero minore, ma vedo che le nostre linee stanno cedendo. - disse con voce preoccupata.
- Cosa è successo? - chiese lei confusa.
- Vi racconto tutto mentre rientriamo. - dichiarò posandole una mano sulla schiena e guidandola all'interno – Dopo che Morwen è stata sconfitta, siamo stati attaccati da loro. Grazie alle guardie alle porte siamo riusciti a scorgerli almeno in tempo per organizzare le difese, poi questa sera, abbiamo fatto partire il contrattacco, ma loro sono decisamente di più di noi. Hanno anche Troll d'assalto e stanno lanciando massi con le catapulte contro le mura. Per non parlare dei massi infuocati che cercano di far arrivare all'interno della città per provocare incendi. Se non arriveranno i rinforzi, non so se ce la faremo a vincere. - spiegò – Abbiamo già un sacco di feriti che si sono andati a sommare a quelli che avevano combattuto nell'altra battaglia. Tra non molto non sapremo più dove metterli. L'unico posto che per il momento è al sicuro è qui. - dichiarò.
- E forse non ancora per molto. - commentò Sam che trotterellava dietro di loro accanto a Frodo.
Rientrarono nella stanza in cui si trovava la ragazza fino a poco prima – Quanti sono? - chiese.
- Dicono quindicimila. - Monica sgranò gli occhi sconvolta – Noi dovremmo essere poco più di duemila. Per questo stiamo sperando nell'aiuto dei Nani e dei Rohirrim delle città qui vicine. -
- Non sono stati avvisati? - domandò l'altra ora preoccupata ed agitata.
- Sì, abbiamo mandato dei messaggeri ad informarli. Se accetteranno di aiutarci, dovrebbero arrivare a breve. Ma la situazione è grave ed ogni istante può esserci letale. - un altro boato vicino li fece sobbalzare.
- Se? - ripeté Monica confusa.
- I rapporti tra la gente di Rohan e i Nani delle Caverne Scintillanti non sono stati molto amichevoli, ultimamente. Dobbiamo quel po' di dialogo solo a Gimli, il loro Signore, che è ancora buon amico di mio fratello Eomer. -
- Credo che sia tutto dovuto all'influenza di Morwen. Ora che è morta non ci dovrebbe essere motivo di astio tra di voi e loro. Accetteranno sicuramente. - replicò Monica con tono sicuro.
Eowyn la guardò stupita. Non sapeva perché, ma quell'affermazione le aveva ridato speranza e l'aveva rincuorata. Le sorrise – Sarete affamata… volete che vi porti qualcosa? -
- Magari! - esclamò. Erano giorni che non metteva qualcosa sotto i denti.
- A quello ci penso io! - dichiarò Sam – So dove poter racimolare qualcosa… ma non vi aspettate niente di che. - disse leggermente mortificato.
- Andrà benissimo qualsiasi cosa trovate, Messer Hobbit. - rispose Monica sorridendogli riconoscente.
Quello ricambiò il sorriso e si affrettò ad uscire. Poco dopo tornò con del cibo, ma non da solo. Melime fece capolino dietro di lui. Monica fu veramente felice di rivederla che l'abbracciò di slancio e scoppiò in lacrime.
Restarono per alcuni minuti a parlare: Monica le raccontò a grandi linee quello che aveva passato e quanto fosse preoccupata per tutti loro. Alla notizia della morte di Alyon, Melime si rattristò. Poi fu il suo turno di raccontarle cosa era accaduto. Ma lei ed Elveon erano riusciti a salvarsi grazie ad Elrohir che era riuscito a proteggerli da due Orchetti.
- Se non fosse stato per lui, a quest'ora saremmo morti. - dichiarò.
- Dov'è ora Elveon? - chiese la ragazza.
- L'ho lasciato con Galadriel, non c'è posto più sicuro. - abbozzò un sorriso.
- Sono tutti a combattere? - si informò.
- Sì. Tutti quelli in grado di combattere sono nella pianura. - rispose con un velo di preoccupazione nella voce.
- Non tutti. - precisò Eowyn con tono seccato. Melime sospirò, sapeva benissimo quello che intendeva. Anche Monica aveva intuito cosa intendesse la Donna che poi salutò ed uscì dalla stanza.

Passarono molte ore, era l'alba, ma il sole che sorgeva era coperto dalle nubi nere cariche di pioggia. La battaglia continuava ad imperversare nella pianura. In un primo momento le forze alleate erano riuscite a contrastare le legioni di Orchetti e Goblin, ma ora avevano battuto la ritirata all'interno delle mura per riprendere fiato e organizzare un secondo contrattacco. Regnava un'aria pesante ai piedi del Palazzo di Meduseld, dove si erano radunati tutti i guerrieri. Erano stipati uno accanto all'altro, fin troppi in quello spazio ristretto. La città era ridotta a cumuli e macerie e colonne di fumo nero si levavano in aria dalle case colpite. Gli incendi erano stati per lo più tutti spenti. Da fuori le mura si levavano grida intimidatorie da parte degli Orchetti. Gli arcieri sulle mura continuavano a respingere gli attacchi del nemico, ogni tanto qualcuno cadeva trafitto dalle frecce nere. I Goblin erano quelli più ostinati: provavano e riprovavano ad arrampicarsi per raggiungere l'interno della città. Le catapulte che non erano state ancora distrutte avevano smesso di lanciare massi, per il momento.
- Non resisteremo ancora per molto. - fece Faramir, l'aria stanca, come quella di tutti i presenti – Abbiamo bisogno di rinforzi, e subito. -
- Abbiamo mandato richieste d'aiuto a tutti coloro che sono nelle vicinanze, non possiamo fare altro che aspettare e sperare che arrivino. - replicò Eomer mentre gli passava un otre pieno d'acqua.
- Anche il cibo inizia a scarseggiare. - riferì loro Arwen che era scesa con Aragorn ed altri guaritori a prendersi cura dei feriti. Ormai il Palazzo era sovraffollato.
- Maledizione! - urlò Elfwine scaraventando a terra il suo otre vuoto. Era frustrato dal fatto che non riusciva a difendere e proteggere il suo Popolo e i suoi amici.
- Non serve a niente arrabbiarsi. - commentò Eldarion raccogliendo l'oggetto e porgendoglielo. Poi gli poggiò una mano sulla spalla.
- Guardalo, è più giovane di te, ma sa come mantenere la calma. - lo rimbeccò il padre sorridendogli bonariamente. Elfwine abbozzò un sorriso dando poi una pacca sulla schiena ad Eldarion.
- Ha preso tutto dalla madre. - fu il commentò di Elrond che guardò beffardo Aragorn poco più in là.
Il Re di Gondor sorrise, ma non disse niente. Era molto preoccupato anche lui, anche se già avevano vissuto una situazione simile in passato, al Fosso di Helm. E quella volta avevano a disposizione solo un piccolo gruppo di Uomini. Sospirò. Se solo avesse avuto ancora la forza di combattere.
Merry e Pipino stavano distribuendo Lembas in giro. In quel momento era il cibo più adatto per tutti. Quest'ultimo scorse Gandalf in disparte. Se ne stava dritto su un cumulo di macerie ad osservare la pianura sotto a lui. Restò a fissarlo per un po' – Che cos'ha secondo te? - chiese al cugino.
Merry girò la testa verso di lui, poi seguì il suo sguardo e anche lui scorse la figura bianca – Credo sia preoccupato. A quanto pare la situazione non è delle migliori. - Pipino mosse un passo con intenzione di raggiungerlo, ma l'altro lo afferrò per la spalla – Non farlo, non faresti che peggiorare il suo umore. Lo sai che quando fa così è anche più burbero del solito. - gli sussurrò per non farsi sentire.
In quel momento Frodo passò loro accanto e si inerpicò sul cumulo di macerie. Poco dopo era al fianco dello Stregone ed anche lui si mise ad osservare in silenzio la pianura di fronte a loro. Era una distesa nera., piena di Orchetti e Goblin che non sembravano risentire della stanchezza e continuavano a lanciare attacchi contro le mura.
- Arriveranno i rinforzi? - chiese dopo un lungo momento di silenzio.
- Lo spero. Ho mandato anche alle aquile una richiesta d'aiuto, ma ancora niente. - rivelò quello.
Frodo scrutò il cielo plumbeo. Sembrava dovesse iniziare a piovere da un momento all'altro. - Questa situazione mi riporta indietro nel tempo. - dichiarò.
- Purtroppo siamo destinati a non avere lunghi periodi di pace, ultimamente. Speravo che con la sconfitta di Sauron ci saremmo goduti finalmente un lungo riposo, ma mi sbagliavo. - commentò quello turbato.
- Ma non sarebbe dovuto finire tutto con la morte di Morwen? - domandò l'Hobbit.
- Lo avevo pensato anche io. Probabilmente è stata lei ad invocare queste legioni. Magari erano già pronte da un pezzo in attesa dell'ordine per attaccare, nascoste chissà dove, e noi non ce ne siamo accorti. Eppure, Frodo… che questa cosa rimanga fra me e te… - proferì chinandosi su di lui lanciandogli un'occhiata eloquente – Inizio ad essere convinto che ci sia qualcun altro di più potente dietro a tutto ciò. E voglio vederci chiaro. - sussurrò.
- Te ne vai? - fece allarmato l'Hobbit.
L'Istaro sorrise bonariamente – Oh no, amico mio. Questa volta ho da sistemare la questione qui, prima. - detto ciò gli cinse le spalle con un braccio – Ho come la sensazione che succederà qualcosa in nostro vantaggio, fra non molto. - riferì spostando lo sguardo sulla gente sotto di loro.
Eowyn stava camminando tra i presenti con le bende in mano. Ogni tanto lanciava qualche parola di conforto al suo Popolo. Si sentiva incredibilmente impotente. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter essere anche lei al fianco di quei guerrieri, ed invece era lì, a prendersi cura dei feriti. Passò accanto ad Eomer e Faramir che non degnò nemmeno di uno sguardo: era arrabbiatissima con loro che l'avevano costretta a restare tra le mura di Edoras. Si diresse invece verso il figlio.
- Elboron, sei ferito? Hai mangiato qualcosa? - gli chiese preoccupata.
Il giovane moro si voltò a guardarla e le sorrise - Per il momento sto bene. Merry mi ha appena lasciato questo. - e le mostrò il Lembas nella mano a cui aveva già dato un morso.
- Com'è la situazione? - gli sussurrò per evitare di farsi sentire dal fratello e dal marito.
- Non a nostro favore. Speriamo tutti nei rinforzi, ma ancora non si vede nessuno. La cosa non fa bene al nostro umore. Molti stanno perdendo le speranze e così non riescono a dare il loro meglio. - evitò di guardarla negli occhi. Si sentiva mortificato e del tutto inutile.
Ad Eowyn le si strinse il cuore a vederlo in quello stato. Capiva benissimo cosa stesse provando – Vedrai che presto arriverà qualcuno in nostro aiuto. - proferì sicura stringendo le dita attorno alle bende. Il ragazzo la guardò stupito, lei abbozzò un sorriso e proseguì il suo percorso nel prendersi cura dei feriti.

Lastie stava raggiungendo il gruppo di amici ed i suoi uomini seguita da Monica che l'aveva aiutata a cambiare il bendaggio della ferita che le aveva procurato Elrohir. Fortunatamente non aveva risentito dei movimenti durante la battaglia e si stava ormai rimarginando. Continuava a scrutare la ragazza al suo fianco, era assente, da quando l'aveva rivista poco prima. Anche mentre l'aiutava nel bendaggio non aveva aperto quasi mai bocca. C'era qualcosa che la turbava, ma non riusciva a capire cosa. Ne era certa perché, incredibilmente, si comportava come Erdie quando aveva qualcosa che non andava: tendeva a rinchiudersi in se stessa e a non parlare. Ed a quanto pareva, non era l'unica ad averlo notato. Elrohir continuava a lanciarle occhiate di sottecchi. Elladan invece spostava lo sguardo tra Melime e la Dunedain cercando una risposta a quel comportamento. Lastie fece spallucce. Anche Glorfindel continuava a fissare la ragazza con aria crucciata cercando come di leggerle nella mente.
Erano stati tutti molto felici di rivederla in piedi e che si stava dando da fare a dare una mano con i feriti. Emmeline, che faceva parte delle guaritrici, quando l'aveva vista comparire nel salone del Palazzo d'Oro, le era quasi saltata addosso, stritolandola in un abbraccio. Era stata così preoccupata da quando aveva saputo cosa le era successo da Leopold. Quindi aveva deciso di prenderla sotto la sua custodia come assistente guaritrice, così da poterla tenere d'occhio che non si sforzasse, visto che la ragazza aveva voluto a tutti i costi dare una mano, nonostante fosse ferita.

Passò ancora un po' di tempo, poi Eomer fece rialzare tutti coloro che erano ancora in grado di reggersi in piedi.
- Ci aspetta una lunga battaglia, amici miei. Il nostro nemico è in vantaggio su di noi, ma non lasceremo che si impossessi della nostra città. Lo respingeremo fino all'ultimo Orchetto, Goblin o Troll! Resistete fino all'arrivo dei rinforzi! - gridò.
- Ma mio Signore, ancora non è arrivato nessuno… - proferì un Rohirrim esponendo così la paura di tutti.
- Noi Nani non abbandoniamo i nostri compagni. - intervenne Gimli con tono lapidario.
- Io confido nel mio Popolo e in quello dei Nani. Gimli, figlio di Gloin, Signore delle Caverne Scintillanti è mio amico e così il suo Popolo. Sono sicuro che arriveranno a darci una mano. - sentenziò Eomer poggiando la mano sulla spalla del Nano.
Nonostante le parole di Eomer, si capiva benissimo che non vi era un grande entusiasmo tra i guerrieri. I loro pensieri erano cupi, il cuore pesante, il coraggio li aveva abbandonati ed erano stanchi.
Coloro che li avevano assistiti fino a quel momento li osservarono partire verso la battaglia in silenzio. Come se stessero andando al loro stesso funerale.
Leopold diede un bacio sulla guancia ad Emmeline che stava trattenendo le lacrime. Eowyn, poco più in là, teneva strette tra le sue le mani del figlio, poi le lasciò andare. Aragorn ed Arwen restarono in silenzio a guardare i loro cari, sperando che non succedesse niente a nessuno di loro.
Monica restò a fissare con un groppo in gola e la paura che le attanagliava il cuore tutti i presenti allontanarsi. Poi seguì gli altri all'interno del Palazzo, c'era ancora molto lavoro da fare.

Purtroppo molti feriti erano rimasti all'aperto, così dovettero procurarsi tutte le coperte possibili per tenerli al caldo. Avevano spostato quelli più gravi all'interno del Palazzo, con quel freddo sarebbero morti sicuro in poco tempo. Fuori vi erano quelli ridotti meno peggio.
Era passata un'ora quando da lontano si udirono dei corni. Corsero tutti fuori sul porticato e finalmente poterono gioire: videro una moltitudine di Cavalieri di Rohan attaccare e travolgere a cavallo le legioni nemiche. Diedero loro del filo da torcere e riuscirono a sbarazzarsi di molti Orchetti e Goblin. Ma erano ancora in numero inferiore.
Eowyn pregava di non vedere nessuno dei suoi cari varcare la soglia del Palazzo. Continuava a correre a destra e sinistra dando ordini di dove disporre i feriti in base alla gravità delle condizioni in cui riversavano.
Ad un tratto ci fu un gran boato proveniente da fuori. La terra tremò sotto i loro piedi. Calò il silenzio. Il terrore si impadronì dei presenti.
Un Uomo entrò trafelato nel Palazzo – Sire Aragorn, la porta ovest ha quasi ceduto, fra non molto saranno qui! - annunciò.
Ci fu un lunghissimo momento in cui tutti trattennero il fiato, poi il panico. Le persone iniziarono ad urlare terrorizzate. Aragorn si voltò verso Arwen, lei contraccambiò il suo sguardo, capendo. Non poteva non fare niente, dopotutto sarebbe sceso anche lui in battaglia. Gli altri erano tutti a combattere nella pianura e probabilmente non si erano nemmeno accorti di cosa stesse succedendo. Raggiunse il porticato e vide un folto numero di Orchetti che cercavano di sfondare la porta con un ariete, giù in fondo la collina.
Si portò in cima alle scale e sfoderò Anduril – Ascoltatemi tutti attentamente! - gridò. Tutti si bloccarono a guardarlo e si azzittirono – Il nemico sta per entrare dalla porta ovest. So che vi chiedo molto, ma ho bisogno di tutti coloro che sono ancora in grado di reggere tra le mani una spada per impedirgli di entrare e difendere questa città e tutti coloro che vi sono rifugiati al suo interno. Non lasceremo Edoras cadere! Proteggeremo tutti, a qualsiasi costo! Combattete al mio fianco? -
Uno ad uno, i feriti si alzarono e sfoderarono le loro spade, poi lo acclamarono. Nei loro occhi brillava una luce di determinazione. Aragorn non sapeva quanto avrebbero potuto resistere, ridotti in quel modo. Ma ci avrebbero provato.
Poi esclamazioni di stupore si levarono tra i presenti, Aragorn si voltò e sgranò gli occhi grigi: affianco a lui vi era Eowyn, vestita con abiti maschili e la sua spada in mano. I lunghi capelli biondi legati in una coda svolazzavano al freddo vento. Gli sorrise, gli occhi grigi le fiammeggiavano.
- Qualsiasi cosa direte, mio Signore, sarà invano. Ho già preso la mia decisione e nessuna vostra parola potrà farmi cambiare idea. Questo è il mio Popolo, è un mio dovere proteggerlo! - gridò – Hai bisogno di tutto l'aiuto possibile, no? - gli sussurrò poi.
Aragorn rimase a fissarla per alcuni secondi, poi le sorrise di ricambio – Sapevo che alla fine l'avresti fatto. Tuo fratello e Faramir mi uccideranno. Se non lo faranno prima gli Orchetti. -
- Non lascerò che accada! - esclamò qualcuno alle loro spalle. I due si voltarono e rimasero basiti ad osservare la ragazza davanti a loro. - Non guardatemi in quel modo, per favore. Riesco benissimo a reggere la mia spada in mano, quindi verrò anche io. - dichiarò determinata. Non appena aveva visto saettare Eowyn via dalla sala principale aveva capito cosa avrebbe fatto e la imitò. Nella stanza in cui aveva riposato erano state ammucchiate tutte le sue cose, quindi si cambiò in fretta: non sarebbe mai rimasta con le mani in mano quando avrebbe potuto dare anche un piccolo aiuto.
- Le vostre ferite… - fece preoccupata Eowyn.
- Non sono niente in confronto a quelle di molti di loro. - proferì indicando gli Uomini e gli Elfi in fondo alle scale che li guardavano – Non sono una scusa per non fare la mia parte. -
Aragorn le poggiò la mano sulla spalla – Già mi avete salvato la vita una volta, Silwen. Quindi confido in voi nel coprirmi le spalle. - Lei affermò con il capo, sorridendogli.
- Se ci siete voi due al suo fianco sono più tranquilla. - disse Arwen alle loro spalle.
I tre si voltarono e le sorrisero. Poi Aragorn le si avvicinò, le carezzò il viso e la baciò – Andiamo! - urlò poi. Scesero le scale e si diressero di corsa alla porta ovest. Erano pochi, ma determinati a non far passare nessuna creatura. Quando arrivarono lì, la porta era ancora in piedi, ma ridotta male. Si sentì un colpo assordante e quella tremò. Qualche pezzo cadde a terra insieme a pietre che si erano staccate dall'alto muraglione.
- Il prossimo è l'ultimo. - annunciò Aragorn stringendo l'elsa di Anduril.
Monica aveva il cuore che le martellava nel petto, ma non per la paura. Era eccitata. Avrebbe impiegato fino all'ultima briciola della sua forza per uccidere più nemici possibili “Più ne faccio fuori, meno restano agli altri da combattere.” pensò traendo un profondo respiro.
Ci fu un altro colpo assordante. La porta si sbriciolò sotto il loro naso. - Per Rohan! - si levò il grido di Aragorn alto nel cielo plumbeo, seguito da quello dei compagni.
   
 
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