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Autore: sadShadow89    07/11/2017    2 recensioni
Durante lo scontro con i troll Bilbo viene ferito alla testa gravemente, quando si sveglia i nani scoprono con sorpresa e preoccupazione che il loro scassinatore non è più lo stesso.....dopo un incidente automobilistico Sara si ritrova in mezzo a una foresta e non ha idea di come ci sia arrivata......ma fondamentalmente Bilbo e Sara non sono mai appartenuti ai loro rispettivi mondi, anche se loro non lo sanno, non ancora almeno.
Un storia d'amore ed odio, due mondi che sono uno ma allo stesso tempo no, una Fem!Bilbo/Thorin con un Bilbo diverso dal solito. Non credo che ci sia molto altro da dire se non: Buona lettura ^_^
P.S. Ho messo Ratings Arancino in modo che tutti possano leggere la storia, ma in tutta onestà non ho assolutamente nessun potere decisionale sulla trama. Scrivo la storia così come viene, non ho né il cuore di pianificare gli eventi né la volontà di farlo. Molto probabilmente ci saranno dei capitoli con Ratings Rosso ma in questi casi inserirò dei Warnings prima del testo.
Per chiunque fosse interessato ho già pubblicato questo lavoro in lingua inglese
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bilbo, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Lemon, Otherverse | Avvertimenti: Gender Bender, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Note dell'Autore 
 

Come si suol dire "chi non muore si rivede", così eccomi qui con un nuovo capitolo (^ _ ^) .... Mi dispiace avvero di averci messo tanto, ma per questo capitolo mi sono imbattuta in qualche problemino. Suppongo che tu possa dire che ho sofferto dal blocco dello scrittore, ma alla fine sono riuscita a venirne fuori (almeno spero). In questo capitolo ci sono chiari riferimenti alla mitologia della Valar scritta da Tolkien (ho preso tutte le informazioni sulla storia della Valar da qui ), ma tutto ciò che è diverso è nato dalla mia mente tormentata. Se ha un certo punto vi sembrerà che la trama ricordi vagamente il Mito delle due Metà di cui si parla nel Simposio di Platone non preoccupatevi perché è proprio da quello che ho tratto ispirazione, anche se in modo del tutto contorto. Per ultimo ho pensato di risolvere il problema dei linguaggi semplicemente assegnando un colore ad ogni razza. Solitamente i colori hanno un impatto  emotivo più forte sulla memoria rispetto a i segni grafici è quindi credo che renderanno più piacevole e scorrevole la letura:

NANI : ho scelto il blue perché mi ricorda sia alcune delle gemme più belle che il metallo, in più è lo sfondo dell'araldo della casata di Durin da cui, tra le altre cose, ho preso ispirazione per questo capitolo e verrà nominato in seguito nella storia.
ELFI : è davvero necessario dare una spiegazione a questa scelta cromatica? No, non credo
UMANI : non saprei dire perchè di preciso ma credo che sia perchè ho sempre associato il viola all'invidia o comunque alla violenza. Infatti la prima cosa che questo colore mi fa venire in mente sono i lividi. Tutto sommato credo sia un colore adatto agli esseri umani che siano essi appartenenti al mondo reale o meno. 

Fatemi sapere se avete dei dubbi o se qualcosa nella trama non è chiaro. Sono sempre pronto a rispondere a tutte le domande che mi vengono fatte e accolgo ben volentieri i suggerimenti. Come al solito spero di ricevere qualche commento e vi auguro una buona lettura  (^ _ ^)
 

 


 

LINGUAGGI : “comune” ; *elfico* ; ^nanico^ ; [linguaggio dei segni]; "mondo reale" ; “orchesco / lingua nera”; 'pensieri o comunicazioni mentali' ; 'pensieri o comunicazioni mentali (maledizione o follia)'

 

Sara era così esausta e dolorante dopo tutte quelle ore passate a cavalcare, che a stento si rese conto di quando Thorin si dileguò tra gli alberi. Non prima di aver abbaiato qualche generico ordine a destra e a manca, ovviamente. Dwalin la fece scendere dal pony e praticamente la depositò su una piccola roccia come se fosse una bambina, senza soffermarsi a chiederle se le servisse aiuto. Nonostante fosse imbarazzata era estremamente grata del gesto, certa che le sue gambe non l'avrebbero retta in piedi figurarsi se sarebbero riuscite a farla smontare dal pony per conto suo. Tutti erano estremamente indaffarati. C'era chi stava raccogliendo la legna, chi si occupava dei poni, chi ripuliva la radura da sassi e rami per poterci stendere i giacigli e chi come Bombur si destreggiava tra vettovaglie e utensili. La scena più peculiare gliela stavano offrendo Oin e i tre giovani del gruppo mentre Dwalin, in piedi accanto a lei, annuiva in approvazione alle pianificazioni dei quattro nani.


 

Qualche minuto dopo Dwalin si unì alla conversazione. Quando ebbero finito lui e i tre giovani nani si avvicinarono al loro equipaggiamento e si caricarono in spalla degli enormi otri vuoti, per poi sparire nella boscaglia in direzione opposta a quella che aveva preso Thorin. Sara osservò in silenzio mentre il campo lentamente prendeva vita. La cosa di più curiosa fu vedere Oin che stava istruendo il fratello su come preparare una piccola alcova vicino a due alberi completamente circondati da fitti cespugli. Gloin tagliò tutti i cespugli tra i due alberi e alle loro spalle ricavandone una piccola radura, di ferro di cavallo, aperta solo in direzione dell'accampamento e circondata da una fitta siepe. Li vicino, quasi ai piedi di uno degli alberi, i due prepararono un fuoco e sopra un treppiedi misero a scaldare un grosso pentolone vuoto. Circa 30 minuti dopo Dwalin e gli altri tornarono, ognuno di loro portando in spalla due otri completamente pieni ma raggiunsero il campo chiacchierando e ridendo, come se nulla fosse. Ancora una volta Sara si rese conto di quanto quella razza così minuta potesse essere forte.


 

Ciascuno degli otri doveva contenere almeno 15 litri. Il che voleva dire che anche Ori (che non era esageratamente più robusto di lei in confronto agli altri) stava portando almeno 30Kg in spalla senza neanche versare una goccia di sudore. Quattro degli otri furono depositati nelle vicinanze di Bombur il quale era intento a sminuzzare verdure dentro un pentolone grande circa la metà di quello su cui stavano lavorando Gloin e Oin. Gli altri quattro otri furono usati per riempire il pentolone vicino agli alberi. Sara continuò a osservare i nani affaccendati per un po'. Oin stava sminuzzando delle erbe, Fili e Kili si erano messi a scavare una buca in mezzo alla piccola radura, Dwalin stava raccogliendo dei sassi, Ori stava legando una corda tra i due alberi e Gloin aveva le braccia piene di quelle che sembravano pellicce e stuoie di cuoio. In men che non si dica ecco che tutto ebbe un senso e come dal nulla era apparsa una stanza da bagno in mezzo alla natura.


 

Dopo aver scavato la buca (non più profonda di 60 o 70 cm e con un diametro di circa 1 metro) i nani ne avevano rifinito i contorni con delle rocce e ricoperto l'interno con una stuoia di cuoi. In questo modo l'acqua non poteva filtrare nel terreno e i bordi in rilievo evitavano che la piccola vasca si riempisse di detriti o fango una volta in uso. Tra i due alberi all'ingresso della radura era stata messa una pelliccia in modo da garantire un po' di privacy e non ci voleva un genio a immaginare a cosa servisse l'acqua nel calderone. Il tutto dava un aspetto molto domestico a quel piccolo pezzo di bosco, per qualche ragione Sara non riusciva ad associare una tale comodità a quel contesto. Nella sua mente immaginava i nani disposti a darsi una rapida lavata nella fredde acque di un torrente piuttosto che impegnarsi tanto per un bagno caldo, non era forse nella loro natura essere pratici e concreti? Nel frattempo Oin aveva messo le erbe sminuzzate a bagno nel pentolone avvolte in un panno come se fossero un'enorme bustina da tè.



'Forse qualcuno di loro è ferito e ha bisogno di essere medicato' pensò con una alzata di spalle. Il pensiero che uno di loro stesse male non le piaceva ma non c'era nulla che lei potesse fare per rimediare al danno arrecato, non ora che a stento riusciva a tenere gli occhi aperti. Magari più tardi avrebbe condiviso le sue conoscenze mediche (dopo tutto lei voleva diventare un chirurgo) con Oin, qualche tecnica moderna di sicuro gli sarebbe stata utile. Presa come era dai suo pensieri quasi non si accorse quando Ori e Dwalin le si avvicinarono. *Miss. Baggins? È tutto pronto se vuole accomodarsi* le disse Ori porgendole un fagottino che emanava un profumo fresco e dolce, non di fiori era molto più simile al sapone di Marsiglia. Sara guardò il fagottino incredula per qualche momento senza accennare a prenderlo, non si aspettava che i nani fossero così gentili da prepararle un bagno. *È per me?* chiese incredula, indicando la buca che Fili e Kili stavano riempiendo di acqua fumante. *Ma certo che si, non possiamo assolutamente pretendere che una donzella ferita faccia il bagno in un gelido fiume* le rispose il giovane nano con un sorriso.


 

Lei rispose al sorriso e prese il fagottino in mano continuando a fissare i due giovani eredi al trono di Durin mentre stavano preparando la vasca. 'Oh mio dio, due principi mi stanno preparando un bagno' pensò arrossendo leggermente mentre cercava di nascondere un ghigno divertito. La situazione era semplicemente troppo assurda. Provò a mettersi in piedi ma la dura realtà la costrinse a risedersi immediatamente e un attimo dopo era in braccio a Dwalin. Per suo sommo imbarazzo l'enorme guerriero la stava portando (stile sposa) verso quelle terme fai da te. Il suo viso si infiammo quando notò Kili dare una 'gentile' gomitata al fratello per poi sussurrargli qualcosa all'orecchio riducendo i due giovani principi a due stregatti. Per fortuna uno sguardo a dir poco omicida di Dwalin fu tutto quello che ci volle per farli scappare più veloci della luce. Il tragitto fu breve ed estremamente imbarazzante ma quando i suoi piedi toccarono terra Sara non poté fare a meno di notare quanto fosse stato piacevole.


 

Nessuno a casa l'aveva mai sollevata così facilmente, una volta un suo amico fece una battuta su quanto sarebbe stato sfortunato il suo sposo a dover sollevare un peso piuma come lei. ' "Piccola ma compatta la creatura" ' avevano commentato qualcun'altro. Tutto era finito in una risata collettiva e anche lei aveva finto di esserne divertita nonostante il commento l'avesse ferita. Si era sempre vantata di essere una ragazza moderna, di quanto fosse sbagliato lo stereotipo del sesso debole o di quanto fosse sessista la classificazione dei giochi per i bambini. Perché una bambina doveva crescere con l'idea di dover essere la principessa e non il cavaliere dalla lucente armatura? Lei non lo aveva mai capito. Forse perché nessuno l'aveva mai trattata come una delicata fanciulla, non lo aveva mai permesso. Ma adesso, con il ricordo di come le forti braccia di Dwalin l'avevano avvolta. In lei stava nascendo una nuova consapevolezza: voleva essere la principessa di qualcuno, non per essere difesa ma perché aveva bisogno che qualcuno desiderasse proteggerla.

*Va tutto bene Miss. Baggins?* la voce di Ori la destò dai suoi pensieri e si accorse che era rimasta imbambolata a fissare il vuoto li dove Dwalin l'aveva messa in piedi. *Si...ehm... si, certo tutto bene. Da qui in poi non credo che mi servirà aiuto, almeno lo spero... Non dovrei essere così impedita da affogare in qualche centimetro d'acqua... anche se non si sa mai* ridacchio indicando la buca colma quasi fino all'orlo. *Per l'amore di tutti i Valar, speriamo proprio di no!!* ribatté lo scriba fingendosi inorridito. Qualche consiglio di Oin e pochi minuti più tardi e Sara si stava preparando per immergersi nella vasca improvvisata. Non ci volle molto a levarsi i vestiti ma storse il naso nel vedere in che condizioni fosse ridotta. Fino a quel momento non si era resa conto di quanto fosse sporca. Tutto il suo corpo era ricoperto di sudore, probabilmente a causa della notte trascorsa febbricitante sotto una montagna di pellicce. La pelle delle gambe era quasi grigia a causa della polvere per non parlare dei piedi le cui piante erano praticamente nere.


 

Lo scalpo le prudeva a causa del sangue incrostato, i capelli erano di un colore e una consistenza indescrivibili ( almeno per quello che riusciva a vedere). Senza indugiare oltre si mise a mollo con un sospiro. Il sapone non aveva certo il profumo dei bagnoschiuma moderni e le erbe infuse nell'acqua facevano aleggiare una aroma medicamentoso, che era tutto fuorché sgradevole, nella piccola radura. Per almeno una decina di minuti lasciò che l'acqua calda e le erbe facessero il loro dovere, permettendo a ogni muscolo del suo corpo di distendersi e rilassarsi. In quei pochi minuti l'acqua divenne torbida. Non volendo passare più tempo del necessario in quella brodaglia Sara si decise a prendere un piccolo pezzo di stoffa per impregnarlo di sapone e usarlo come guanto di luffa. Inizialmente ebbe un attimo di esitazione, nonostante che per il momento quello fosse il suo corpo allo stesso tempo non lo era e si sentiva come se stesse violando la privacy di un'altra persona.


 

Alla fine la necessità di sentirsi pulita e la curiosità ebbero la meglio su di lei. Le sue intenzioni iniziali erano di darsi una rapida lavata e rivestirsi il più in fretta possibile ma non riuscì a contenersi dall'esplorare quel nuovo involucro per lei così esotico. Man mano che la pelle tornava al suo naturale pallore Sara non smetteva di meravigliarsi di quanto quel corpicino fosse diverso dal suo. Le sue forme erano ancora quelle di un adolescente cicciottella ma il grasso di questo corpo era più sodo e ben distribuito. Era decisamente più una donna che una bambina con una vita più sottile e fianchi più sinuosi. Non c'era traccia dell'odiata cellulite che tanto l'aveva perseguitata nella sua forma precedente. Era strano pensare di aver avuto una forma diversa in precedenza. Anche i suoi seni erano più tonici e alti, nonostante in proporzione (ovviamente in scala miniaturizzata) sembravano essere una taglia o due più grandi.


 

Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a canticchiare una delle sue canzoni preferite, come era solita fare a casa mentre faceva la doccia. Era una melodia triste ma estremamente dolce che aveva scoperto guardando un amv del film 'I racconti di Terramare' su youtube. Le parole sembravano adattarsi perfettamente a quel luogo, era come se quella canzone fosse stata scritta per quel mondo. Prima che potesse fare nulla per fermarsi Sara stava cantando ad alta voce mentre continuava a insaponarsi e di punto in bianco il suono di due violini la stavano accompagnando. Al suono degli strumenti lei aveva interrotto il suo canto imbarazzata ma dopo le proteste (e suppliche) dei due giovani Durin aveva ripreso anche se un po' titubante. Poteva sentire che dall'altra parte della tenda l'intero campo si era fermato ad ascoltare e per quanto non credesse di essere brava abbastanza le faceva comunque piacere sentirsi apprezzata.


 

Tutto stava andando bene, finché una strana sensazione di pericolo si fece largo nella sua mente. Improvvisamente era come se qualcuno la stesse osservando. Istintivamente si guardò intorno cercando di coprirsi ma un'altra parte di lei (una che Sara non credeva di possedere). Desiderava che quegli occhi invisibili e sconosciuti la guardassero, perché senza quello sguardo era come se dentro di lei ci fosse un profondo senso d'incompletezza. Così continuò a lavarsi ed ebbe anche il coraggio di alzarsi in piedi, anche se la sua testa le stava urlando di scappare e nascondersi. Cercò (e ci riusci) di convincersi che fosse solo la sua immaginazione. Non c'era nessuno, all'infuori di Thorin, in quella parte del bosco. I nani si erano accertati che non ci fossero minacce imminenti e in ogni caso uno di loro era sempre di vedetta per eventuali attacchi. Thorin, lui sicuramente non era interessato a spiarla quindi era meglio non pensarci troppo.


 

Una volta soddisfatta dei suoi sforzi si avvolse in una specie di lenzuolo per asciugarsi. La stoffa era un po' ruvida e le irritava un po' la pelle, sembrava molto simile a quella ricavata dalla tessitura del lino o della ginestra. Il fatto che le fibre fossero ancora un po' rigide stava a indicare che era stata utilizza poco (cosa per la quale Sara era infinitamente grata non sapendo a quale uso potesse essere stata destinata in origine). Quando ebbe finito di rivestirsi cercò di pettinarsi facendo molta attenzione a non toccare la ferita, ormai rimarginata, vicino all'attaccatura dei capelli. Purtroppo gli indomiti ricci di Bilbo si rivelarono una sfida ardua anche per lei. Fini per ritrovarsi avvolta in una massa di ricci aperti a ventaglio che una volta asciutti l'avrebbero fatta apparire come un leone spelacchiato. Ovviamente lo stato pietoso della sia capigliatura non sfuggì a Fili e Kili che però fecero del loro meglio per non riderle in faccia quando riemerse della piccola radura.


 

La serata continuò tranquilla mentre tutti aspettavano che la cena fosse pronta, tra chiacchiere a qualche scherzo nessuno sembrava essere troppo preoccupato per quello che li attendeva. L'incanto finì a quando Thorin riapparve e l'atmosfera cambiò radicalmente. Il leader sembrava lo spettro di se stesso, tanto che perfino Sara si accorse che c'era qualcosa che non andava nella sua perenne espressione truce. Oin fu subito al suo fianco ma lui sembrava ostinato a fare finta che tutto andasse bene. Il nano sordo non si lasciò persuadere e dopo un po' Thorin sembrò confidarsi col guaritore che lo obbligò a stendersi e a bene qualcosa da una piccola fialetta. In tutto questo il giovane re non smise neanche per un attimo di lanciare torve occhiatacce nella sua direzione come se qualsiasi cosa gli fosse accaduto fosse colpa sua. Sotto il suo sguardo la pelle di Sara, già rossa e infiammata per il bagno e la stoffa usata per asciugarsi, sembrò prendere fuoco.


 

In tutta la sua vita non aveva mai provato nulla di simile, era abituata a provare repulsione al contatto ma addirittura dolore solo a essere guardata? Era davvero troppo strano. Era come se si sentisse claustrofobica nella sua stessa pelle, lei non voleva fare altro che scappare da quello sguardo ma allo stesso tempo non poteva farlo. Quando la sensazione fu troppo intensa da sopportare fece l'unica cosa che credeva potesse aiutarla; cercò rifugio tra le braccia di Dwalin. Il nano calvo non fu stupito quando lei gli girò in torno e si sedette al suo fianco, si irrigidì per qualche istante solo quando lei scivolò sotto il suo braccio abbracciandogli la cintola. Dwalin la osservò rannicchiarsi contro il suo fianco e poi riprese la sua conversazione con Bofur. In questo modo il suo robusto corpo la nascondesse dalla vista di Thorin. Quella sensazione di disagio mista a malinconia e a quel senso di 'c'è qualcosa che non quadra' comunque rimase li dove stava, come un macigno sul suo petto. Almeno ora si sentiva al sicuro perché anche se Thorin la spaventava sapeva che Dwalin l'avrebbe protetta persino da lui.

 

 

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Thorin era sinceramente convinto di aver sentito il crack del suo cuore che andava in frantumi. Non c'era modo più esplicito di quello per esprimere le sue preferenze: lei aveva scelto Dwalin. Sapeva di doverlo accettare lei non era la sua Metà. Non valeva la pena di litigare con il suo più caro amico per lei ma non riusciva a darsi pace. Fortunatamente era riuscito a convincere Oin di essere semplicemente stanco ma il guaritore lo aveva comunque costretto a sdraiarsi e a bere un tonico. Non poteva andare peggio, nonostante i suoi sforzi era apparso debole difronte a tutti. Era furioso: con lei, con se stesso, con il mondo. “Thorin, stai terrorizzando quella povera ragazza” la voce di Gloin lo fece trasalire, non si era nemmeno accorto che il rosso gli fosse accanto. “Non ho idea di casa tu stia parlando” gli rispose seccato. “Io credo proprio di si, uno sciocco riconosce un suo simile quando lo vede...” Thorin fece per rispondere ma Gloin alzò la mano e continuò a parlare.


 

“Non cercare di negarlo, io ci sono passato prima di te... lo so cosa stai provando ma spaventarla non ti aiuterà ad averla. Mahal solo sa cosa finirai per farle se non riuscirai a calmarti, so che è difficile e che ora vorresti solo staccare la testa a Dwalin e trascinarla dietro un cespuglio...” Thorin cercò ancora di protestare, decisamente offeso dalle parole del guerriero, ma fu zittito nuovamente. “Non ti sto giudicando...non c'è bisogno di fare quella faccia. Io per primo ho avuto questi desideri quando incontrai mia moglie per la prima volta...ti ho mai detto che una volta fui sul punto di aggredirla?” il profondo rammarico nella voce di Gloin non lasciava spazio a dubbi o domande così Thorin lasciò che l'amico continuasse. “No, certo che no. Non l'ho mai detto a nessuno. L'avevo seguita fino a casa dal mercato, lei era così bella e invitante. Così, quando fummo in un viottolo dove nessuno poteva vederci tentai di afferrarla. Volevo solo darle un bacio, lo giuro... ma qualcosa in me scatto e lei se ne accorse... lei è sempre stata la più furba dei due... scappò via prima che potessi toccarla. Mi sentì tradito e umiliato ma oggi ringrazio tutti i Valar per quella fuga, non avrei mai potuto perdonarmi di averle fatto del male”.


 

“Non capisco come questo centri con me e la ragazza. Lei non è la mia Metà Gloin” disse il re in esilio cercando di apparire confuso quando in realtà sapeva benissimo a cosa si riferisse il nano. “Forse no, chi può dirlo per il momento. In ogni caso se lei lo fosse in questo momento non ti sta rifiutando ma salvando da te stesso. Anche se fa dannatamente male vederla tra le braccia di un altro nano col tempo capirai quello che intendo” detto questo Gloin si alzò e andò a sedersi con gli altri. Thorin sospettava che quella non sarebbe stata l'ultima volta che sarebbe stato soggetto alle congetture dei suoi compagni di viaggio, se gli sguardi che lo stavano osservando potevano dire qualcosa. Non sapendo che altro fare decise di chiudere gli occhi per tentare di dormire. Sapeva di dover mangiare ma non era convinto che il suo stomaco avrebbe collaborato quindi fece finta di essere già addormentato quando qualcuno gli si avvicinò per offrirgli del cibo.

 

 

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Sara era perplessa, non capiva dove si trovasse. Dopo un'imbarazzante cena nella quale era rimasta attaccata a Dwalin come fa un cucciolo di macaco alla madre. Si era ritirata nel suo giaciglio ed era praticamente crollata in un sonno profondo ma ora stava camminando in una grotta. Non aveva la benché minima idea di come ci fosse finita o del perché fosse li, sapeva solo che stava cercando qualcosa ma non di cosa si trattasse. Dopo un po' giunse alla conclusione che stava sognando e si mise a esplorare la grotta. A un esame più accurato non si trattava di una grotta qualunque, ma l'interno di una intera montagna. Per tutta l'altezza della parete rocciosa c'erano una sequenza di terrazzamenti che delineavano diversi livelli ognuno caratterizzato da strutture diverse, alcune ricavate direttamente dalla montagna altre costruite separatamente. Nelle profondità al disotto di lei poteva intravedere una miniera verticale della quale non riusciva a vedere il fondo, alzando gli occhi un intricato dedalo di ponti scavati direttamente dalla nuda roccia.


 

Per strano che potesse essere l'aria sembrava stranamente leggera, non c'era odore di stantio o di umido nonostante quello fosse l'interno di una montagna. Il soffitto era tanto in alto da essere quasi invisibile, come se quella città surreale fosse immersa in una notte perenne e senza stelle. Quando si avvicinò al bordo e osservò meglio la miniera una leggera brezza che saliva dalle profondità della montagna le scompigliò i capelli. Allungò la mano e percepì distintamente il tepore di quel vento, un inconfondibile odore di metallo fuso le pervase le narici anche se non abbastanza da darle fastidio. Dalle sua posizione poteva vedere che sull'ultimo livello prima della miniera c'erano delle fornaci davanti alle quali si ergeva un'enorme inferriata. Guardandosi in torno vide vari tunnel aprirsi sullo spiazzo in cui si trovava ma non c'era modo che potesse vedere dove conducessero.


 

Sara era stupita dalla magnificenza di quel posto. La montagna sembrava prendere vita nelle forme in cui era stata modellata. Come se le decorazioni geometriche cesellate nella dura pietra di ogni ponte, colonna o edificio fossero di plastilina. Come potessero cambiare forma col solo tocco delle dita di una mano ma allo stesso tempo fossero il fermo immagine di un istante infinito nell'eternità. Non c'era dubbio nella sua testa che questa fosse Erebor, splendida e imponente come nessun'altra città al mondo. Lei si trovava su uno dei ripiani intermedi. Una vasta area il cui suolo era insolitamente morbido come se qualcuno avesse volutamente ricoperto quel terrazzamento con del terriccio sabbioso per renderlo più confortevole. Sul lato più sporgente del terrazzamento c'era un'enorme arena semicircolare che dava le spalle al bordo e il fianco alla parete rocciosa. Lei stava in piedi in uno spiazzo grande quanto un campo da calcio nel quale non c'era nulla.


 

Come per magia intorno a lei presero forma le sagome di alcuni nani. Erano quasi tutti maschi adulti che stavano combattendo tra di loro con delle armi in legno o a mani nude. Inizialmente credette che l'avrebbero attaccata ma poi si rese conto che nessuno di loro poteva vederla. Era come se lei fosse fumo e il massimo che potesse fare fosse infastidirli un po' senza mai essere veramente presa in considerazione. Ora che quelle figure si stavano muovendo sinuose e violente intorno a lei lo scopo di quell'area della montagna era più che chiaro. Spinta dalla curiosità si spostò dal campo di addestramento verso l'arena della quale non aveva ancora capito lo scopo. Mentre si avvicinava alla struttura poteva sentire il voci di alcuni bambini, agitate e allegre come se stessero aspettando impazienti che qualcosa avesse inizio. Entrata nell'arena fu stupita di vedere degli adolescenti seduti compostamente sugli spalti. Sembravano molto eccitati per qualsiasi cosa stesse per accadere ma allo stesso tempo su di loro aleggiava un'aria estremamente solenne.


 

Seduta sul palco centrale c'era una nana dai capelli nerissimi con degli splendidi occhi color cioccolato. Sul viso dell'elegante donna c'era una folta peluria che non faceva nulla per sminuire la sua femminilità. Su ogni lato della sua testa a partire dalle tempie c'era un'intricata treccia a cascata che formava un semicerchio intorno all'orecchio per poi intersecarsi con folte basette. A metà mascella la treccia si staccava dal viso e andava a formare una splendida spiga di grano. Quest'ultima era stata ripiegata elegantemente per andarsi a unire alla sua gemella dietro la nuca della nana in modo da tenere il resto dei capelli in ordine. Sara osservò la scena con attenzione completamente catturata dalla peculiarità della situazione, non capitava tutti giorni di assistere all'educazione di giovani nani. “Suppongo che ognuno di voi sappia di che cosa tratterà la lezione di oggi, e bene? Qualcuno vuole fare gli onori di casa?” disse la nana con un tono gentile. “Oggi parleremo del corteggiamento” disse una giovane dopo aver chiesto il permesso di parlare alzando la mano.


 

“Non è del tutto corretto” ridacchiò l'insegnante. “Siete ancora troppo giovani per apprendere i misteri del corteggiamento, ma non è mai troppo presto per conoscere le proprie origini. Oggi parleremo di un argomento molto importante: l'incudine è il martello. Qualcuno sa di cosa si tratta?” chiese seria la nana. I giovani si guardarono un po' incerti, come se nessuno di loro volesse rispondere alla domanda. Da uno degli spalti più alti si levò una mano per richiedere la parola. “È la maledizione che Melkor lanciò sulla nostra razza perché era geloso del grande Mahal” disse un ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri come il cielo. “Anche questo non è del tutto vero ma ... in buona sostanza si, oggi parleremo della maledizione che è stata imposta al nostro popolo. Molto bravo Thorin” gli sorrise compiaciuta. Sara rivolse lo sguardo verso il ragazzo che aveva preso a gonfiare il petto orgoglioso dell'elogio dell'insegnate.


 

Non c'era modo di confonderlo per qualcun altro nonostante dimostrasse al massimo 14 o 15 anni. I capelli neri, i lineamenti forti, il portamento regale e quegli occhi profondi come il mare potevano appartenere solo a Thorin Scudodiquercia. Per un momento il suo cuore sembrò fermarsi, sembrava incredibilmente rude sognare della vita altrui, come se in quel attimo lei si stesse intromettendo in qualcosa d'intimo. Sarebbe stato anche peggio se queste fossero state solo delle sue fantasie. Si sarebbe sentita come una pettegola che diffonde delle dicerie se non fosse stato per il fatto che lei sapeva che ciò che stava vedendo era avvenuto veramente. Non aveva idea del perché o del come, ma lo sapeva. “Bene, qualcuno di voi sa in cosa consista la maledizione dell'Incudine e il Martello?” chiese la nana poggiandosi le mani in grembo e sporgendosi in avanti. “È il motivo per cui noi nani non ci innamoriamo a prima vista della nostra Metà” disse Il ragazzo accanto a Thorin dopo aver chiesto la parola. Dal suo tono non curante si capiva che era ben poco interessato alla lezione ma comunque stava cercando di partecipare.


 

“Questo e solo uno dei suoi effetti Dwalin, io vi ho chiesto in cosa consista. Nessuno di voi sa perché sia stata chiamata così?” alle parole della nana la mascella di Sara a stento rimase attaccata alla sua mandibola. Dwalin? Quello scricciolo pelle e ossa (con una montagna di boccoli scuri che gli cadevano a cascata sulle spalle?) seduto accanto a Thorin era Dwalin? 'La pubertà fa miracoli' ridacchiò tra se e se. “Mia mamma dice che viene chiamata così perché in amore si deve dare (il martello) e ricevere (l'incudine)”. rispose timidamente una fanciulla che sembrava tra le più giovani. Ma alle sue parole gli studenti più grandi grugnirono in disapprovazione come per schernirla della sua ingenuità, ogni suono sparì quando Thorin si schiarì la voce minacciosamente. “ Oh, mia dolce Dis...” disse l'insegnate in tono affettuoso “... questa è un'interpretazione davvero romantica ma temo che non sia corretta. Ora, visto che sembrate avere le idee un po' confuse forse è meglio cominciare dal principio”.


 

“Prima della creazione di Eä, Melkor era il più potente tra gli Ainur creati da Eru. Melkor voleva creare cose di sua immaginazione, così come faceva Eru, desiderava ardentemente distinguersi (ancora di più) dagli altri e da uno in particolare: Mahal. Sin dalla loro creazione i due Valar erano sempre stati come le due facce della stessa medaglia, così simili eppure profondamente diversi. La dove Mahal era curioso e desideroso di apprendere cose nuove Melkor era arrogante e saccente. La dove Mahal era onesto fino a sembrare un burbero Melkor era subdolamente gentile e pianificatore. I due erano in tutto e per tutto come Terra e Fuoco. La cosa che più li distingueva era l'amore che Mahal condivideva con la sua sposa, Yavanna. Sfortunatamente era anche la cosa che Melkor più bramava. Sin dal primo momento in cui aveva posato gli occhi su di lei Melkor si era innamorato di Yavanna. Cercò di conquistarla ma la Valier lo respinse”.


 

Tutti compresa Sara stavano ascoltando in ossequioso silenzio mentre la nana continuava a narrare. “Così Melkor dedicò tutto se stesso nella sua missione di superare Mahal in ogni cosa che faceva. Passò molto tempo da solo, alla ricerca della Fiamma Imperitura, senza capire che questa non era un artefatto materiale ma, semplicemente, rappresentava la potenza creativa di Eru. Stando da solo ottenne una ben scarsa comprensione degli altri Ainur e di Eru, e col tempo prese a concepire dei pensieri diversi dai loro e a provare dei sentimenti mai provati prima da nessun altro Ainur. Divenne invidioso del suo creatore, e dal momento che non poteva creare cose sue (o ottenere l'amore incondizionato di un altro essere) come faceva Eru, e come era stato concesso quasi tutti gli altri Valar, concepì l'idea della sottomissione degli altri a se stesso, idea che divenne un desiderio cardine della sua vita. E anche il suo amore per Yavanna si trasformò in una passione egoista e perversa. Se non poteva amarla l'avrebbe posseduta”


 

“Perché non chiedere a Eru di dargli una sposa?” chiese candidamente uno degli studenti. “A quel punto la mente di Melkor era troppo corrotta, e non gli importava più di Yavanna ma solo di quello che rappresentava per Mahal. La cosa triste e che al principio Melkor desiderava sinceramente essere una creatura migliore, probabilmente non avrebbe mai desiderato fare del male ai suoi fratelli. Ma evidentemente Eru conosceva il cuore di questo suo figlio meglio di Melkor stesso, infatti il Valar del fuoco è uno dei due Valar al quale non fu concessa una sposa ”. “Se Eru conosceva già il cuore di Melkor perché non lo ha fermato quando era ancora in tempo?” chiese un altro ragazzo con un'espressione confusa mentre molti altri bisbigliavano sommessamente in approvazione. L'insegnate guardo con amorevole severità ogni alunno negli occhi “Non siate frettolosi a giudicare. Eru ha concesso agli esseri mortali il libero arbitrio perché non avrebbe dovuto concederlo ai suoi figli? Come un buon padre deve fare ha sperato che Melkor facesse la scelta giusta”.


 

“Il malcontento di Melkor non faceva che aumentare e quando Mahal riuscì a creare la nostra razza dalla nuda roccia il malcontento si trasformò in ira e desiderio di vendetta. Non importava che i nani fossero stati condannati a essere i secondi figli del mondo. Che fossero stati rilegati nelle profondità della terra finché Eru non avesse instillato in loro il respiro della vita. Per Melkor e la sua mente corrotta dall'invidia l'esistenza della nostra razza era qualcosa d'inaccettabile che noi esistessimo. Il signore del fuoco quindi pianificò una vendetta meschina. Quando Eru convocò tutti gli Ainur allo scopo di far loro intonare in coro la Musica degli Ainur, che avrebbe creato il mondo, durante il canto Melkor deviò dal tema predisposto da Ilúvatar inserendovi cose immaginate solo da lui. Cose che gli avrebbero fatto ottenere la sua vendetta. Cose che avrebbero cambiato il nostro modo di amare ”.


 

L'espressione confusa sul volto dei suoi alunni incitò l'insegnate ad approfondire quest'ultimo punto. Era normale che alla loro giovane età non sapessero molto di un sentimento tanto complicato quanto l'amore, per loro amare era semplice e innocente. Bianco o nero. Qualcosa o ti piace o no. Semplice. “L'amore è un sentimento complesso composto da passione, affetto, rabbia, lussuria, gioia, malinconia, arroganza e insicurezza. Quando i Valar intonarono il canto della creazione in ogni essere vivente instillarono il seme di tutti questi sentimenti. Eru nella sua magnanimità diede a Námo il compito d'intrecciare il destino di ogni individuo con quello di un altro in modo che nessuno al mondo potesse mai sentirsi solo. A Vairë, moglie Námo, diede il compito di tessere una tela sull'anima dei due in modo che esso fosse apparso sul loro corpo una volta nati nel mondo così che avrebbero saputo riconoscersi ovunque essi si fossero incontrati”. “È così che sono nati i marchi dell'anima?” chiese un giovane interrompendo il racconto.


 

L'insegnate annui dopo un sospiro rassegnato. “Si, questa è la loro origine. Gradirei comunque che durante le mie lezioni si chiedesse la parola in modo educato” aggiunse con uno sguardo severo. “ La Vairë fece abbracciare ogni coppia di amanti e sui loro anime congiunti creò le sue tele. Quando i due si separavano l'ordito restava impresso su entrambi ma la trama si divideva in modo che solo sovrapponendo i due disegni la tela fosse completa. Così ebbero origine i marchi dall'anima che appaiono quando siamo pronti a incontrare la nostra Metà. Questo marchio serve a bilanciare i sentimenti provati da ciascun individuo nella coppia...” l'insegnante si fermò per un attimo come per trovare le parole giuste. “In pratica servono a dosare nella giusta quantità tutti i sentimenti che formano l'amore, in modo che ognuno sia egualmente timido o passionale ad esempio. Ovviamente tutto dipende anche dalla personalità di ciascun individuo. Ecco, per la nostra razza questo non avviene”.


 

“Quando Vairë incominciò a tessere sui corpi dei nani Melkor maledisse i nostri marchi. Lui ha fatto in modo che ognuno di noi fosse in grado di provare tutti i sentimenti di cui è composto l'amore ma non in modo equilibrato. [... Così come il martello che tanto ami ti aiutò a crearli, anche metà dei tuoi figli saranno dominati dalla violenza e si abbatteranno senza pietà sull'altra metà del loro cuore che giacerà immobile e inerme così come sull'incudine che tanto ammiri...]. Con queste parole Merkol ha condannò alcuni di noi a provare un amore dominato dalla parte più oscura della nostra anima e altri da quella più innocente. Le idee di Melkor entrarono a far parte della Musica, arricchendola e questo originò il Male nel Mondo. In seguito al suo ingresso nel Canto, molti Ainur rimasero confusi e cessarono di cantare, mentre alcuni altri presero a modificare il loro canto iniziale, adattandolo a quello di Melkor. Purtroppo nessuno si rese conto di quanto era avvenuto se non quando era troppo tardi”.


 

La nana osservò dispiaciuta lo sgomento dei suoi allievi nell'apprendere che erano destinati a essere o vittime o carnefici di un futuro amore. Non era giusto che per colpa di un dio respinto a una intera razza fosse precluso il diritto di amare ma non c'era nulla che Sara o chiunque altro potesse fare. “Allora che cosa dovremmo fare? Possiamo solo scegliere se essere Lupi o Agnelli? Mi rifiuto di lasciarmi dominare dall'istinto come un animale”. la voce di Thorin le fece alzare lo sguardo verso il giovane. Si era alzato in piedi e teneva le braccia tese lungo il busto e i pugni serrati, tutto il suo corpo era teso come se fosse su punto di prendere a pugni il mondo. Dalle testa bassa e le labbra tirate in una smorfia, nel vano tentativo di non digrignare i denti, si percepiva però tutta la sua frustrazione nel non poter cambiare il corso degli eventi futuri. “No, Thorin. È per imparare che siamo qui! È per questo che quando sarete pronti imparerete l'arte del corteggiamento. Oggi noi cercheremo di capire chi di voi è un Martello e chi un Incudine” rispose l'insegnante.


 

“Tutto qua? Possiamo solo imparare a controllarci? Bell'affare” sbuffo Dwalin non curante del fatto che la nana gli stesse lanciando delle occhiate omicide. “Deve esserci un modo per spezzare la maledizione, un incantesimo o qualcosa del genere” farfugliò preoccupata Dis. “Un modo c'è ma a nessuno di voi piacerebbe essere colui o colei che spezzerà la maledizione. È per questo motivo che siamo qui perché voi abbiate una scelta, perché possiate decidere con le vostre teste e non accecati da questa maledizione e...” disse l'insegnate quasi in lacrime poi sussurro *...adesso è ora di svegliarsi Miss. Baggins* mentre guardava Sara dritta negli occhi. Tutta la montagna incominciò a tremare ma nessuno sembrava accorgersene, lei voleva scappare ma era come se lo sguardo della nana la stesse paralizzando. Il cuore di Sara batteva all'impazzata e poteva sentire il sudore che le colava lungo le tempie e la schiena.


 

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Riaprendo gli occhi si ritrovò davanti Ori chino su di lei che ripeteva *Miss. Baggins per favore si svegli* in continuazione ma quasi bisbigliando mentre la scuoteva delicatamente per le spalle. In un primo momento si sentì disorientata e non riconobbe il nano immediatamente, tutto quello che vide era un uomo sconosciuto chino su di lei. Subito un urlo le salì in gola ma una enorme mano le serrò le labbra. Dopo i primi attimi di panico riconobbe Ori e la mano che le aveva impedito di svegliare mezza Arda apparteneva a Dwalin. *Dobbiamo andare, nella radura ci sono degli orchi. Degli elfi li stanno sterminando e meglio non ritrovarci nel bel mezzo di una battaglia* le disse il giovane scriba quando si rese conto che era sveglia. Fortunatamente era andata a dormire vestita e non le ci volle molto per raccattare le cose di Bilbo 'il più silenziosamente possibile' come Thorin aveva cortesemente richiesto.

   
 
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