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Autore: Debby_Gatta_The_Best    07/11/2017    0 recensioni
-SPOILER SUL PREQUEL DEL FILM DEI MLP-
Una rivisitazione in chiave personale dei primi tre capitoli di un PREQUEL del Film di Mlp, basata sull'estratto del libro offerto dalla Hasbro sul passato di Tempest Shadow (una tra i main villains del film), "The Stormy Road to Canterlot".
SPOILER FREE riguardanti il film in sè pe sè, SPOILER sul prequel.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitoli di efp

La debole magia del suo corno illuminava a malapena le nude pareti della grotta; l’oscurità densa e compatta la costringevano a procedere lentamente, tastando con lo zoccolo ogni metro che faceva prima di avanzare. Era già inciampata una volta, ed uno sperone di roccia le aveva graffiato il ginocchio destro. Più avanzava, più lo sentiva bruciare.

Ma la sua determinazione era tanta, e comunque non avrebbe dovuto mancare ancora molto - quella con cui si stava esercitando con Spring Rain e Glitter Drops era una palla grossa e pesante, non poteva essere rotolata via come una pallina da tennis!

L’unica cosa buona di quell’immensa grotta era la sua linearità. La piccola pony non aveva dovuto confrontarsi con un bivio o con dei bruschi cambiamenti di percorso, giusto una leggera curva che era peró bastata a impedirle la visuale dell’entrata. Da quel punto si era fatto tutto più buio e silenzioso, ma la bambina aveva la sensazione di esserci quasi.

“Non può distare molto di più - si disse mentre controllava in quel metro quadrato di grotta - deve essersi fermata da queste parti…”

Mentre zampettava cautamente in cerca della palla, si ritrovò a fissare due profondi solchi impressi nella roccia. Lì per lì non capì di cosa si trattasse, ma quando un malsano odore di putrido le pizzicò il naso, tutto si fece drasticamente più chiaro.

Voltando la testa, si ritrovò ad osservare un mucchietto di tranci di carne andati a male, pezzi di animali che un tempo dovevano essere stati anche parecchio grandi. Subito le prese un blocco allo stomaco, e sentì le sue zampe pietrificarsi per un attimo, e la criniera rizzarlese addosso.

Qualche animale molto grosso doveva abitare quella grotta, qualcosa di abbastanza grosso da poter incidere con unghie e zanne le pareti della caverna, qualcosa di abbastanza pericoloso e forte da poter abbattere un cervo e farlo a pezzi.

La puledrina sentì un sudore freddo scenderle lungo le tempie e un brivido passarle rapido per la spina dorsale. Si sentì mancare, per un attimo, e credette di star per svenire. Ma in qualche modo, riuscì a sopravvalere sulla paura e a spostarsi di un passo in avanti.

“Qualsiasi cosa sia… - ignorò i solchi per terra e cercò di non pensare al fetore - non può essere qui dentro, adesso… la palla l’avrebbe svegliato, no? Quindi se non ho ancora visto niente significa che non è in casa…”

Mentre provava a convincersi a non aver paura, con lo zoccolo toccò qualcosa nel buio, e quel contatto le fece prendere uno spavento non da poco. Balzò all’indietro soffocando un gridolino, con il cuore in petto che le martellava come un tamburo impazzito. Ma abbassando la testa per illuminare la zona, si lasciò andare ad un sospiro di sollievo quando vide che aveva urtato proprio la palla che stava cercando.

«Ah… finalmente...» sospirò sotto voce a sé stessa, con le zampe che ancora le tremavano dallo spavento.

Utilizzò una magia di levitazione, con la quale era piuttosto brava, e sollevò la palla gialla e rossa all’altezza della sua testa.

«Bene - bisbigliava con un impercettibile tono di voce - bene, eccoci qui. Ora… ora faremo meglio ad andarcene...»

Ma sentì le sue gambe resisterle, di nuovo. Il cuore le era ripreso a batterle con forsennazione. Rizzò le orecchie, credendo di aver sentito qualcosa.

«...Non era niente...» si disse, ma intensificò la magia del corno per fare più luce.

Con gli occhi sgranati, scrutava l’ombra informe davanti a lei, con il terrore di scorgere un qualche movimento.

Con un’enorme forza di volontà, staccò una zampa posteriore da terra, con l’intento di indietreggiare, ma un nuovo rantolo la gelò.

Un cupo brontolio, per un attimo, aveva rotto il silenzio.

Davanti a sé, credette di aver visto qualcosa muoversi. Appoggiò la zampa in terra, e combattendo la paralisi iniziò a sgusciare lentissimamente indietro. Con le orecchie ancora ben dritte, i sensi acutizzati, indietreggiava lentamente facendo attenzione a non far rumore. Ma qualcosa nel buio lo fece al posto suo. Vide della pagliuzza volarle davanti agli occhi, e qui la pony lanciò un gridolino. Poi un altro, profondo muguglio, un borbottare soffuso che ricordava il russare di un drago.

“Ma i draghi vivono in montagna… di solito” cercava di rassicurarsi lei, senza molti risultati.

Sapeva che la cosa più logica da fare, nella posizione in cui si trovava, sarebbe stata voltarsi e correre - i pony vantavano una muscolatura perfetta per correre velocemente e per lunghe distanze, era risaputo che spesso si salvassero scappando quando in difficoltà. Ma era al buio, in una grotta dal pavimento instabile e aspro, e correndo avrebbe potuto attirare con più facilità l’attenzione di qualsiasi-cosa-si-nascondesse-lì su di sè.

Un altro borbottio, più lungo e acuto, e poi un paio di brillanti occhi gialli le apparvero improvvisamente davanti.

L’unicorno strillò, lasciando cadere la palla e voltandosi nello stesso momento in cui l’Ursa Minor si stava alzando in tutta la sua imponenza ruggendo all’intrusa.

Non potè avanzare di tre passi che una potente zampata la investì, lanciandola dall’altra parte della grotta - momenti di panico in cui non sentì il terreno sotto i piedi - per poi farla schiantare contro la dura roccia. Picchiò la testa con violenza, e per un attimo perse i sensi. Appena riaprì gli occhi vide la gigantesca figura dell’orsa fissarla a qualche metro di distanza, mentre avanzava verso di lei con pesanti passi. E appena realizzò di essere ancora viva, nonostante l’ingente colpo che avesse preso, riuscì ad alzarsi e a trottare verso l’uscita.

Sentiva l’adrenalina, venutale in soccorso, bruciarle nelle vene, mentre il respiro le si spezzava in petto e lacrime di dolore iniziavano ad affiorarle al bordo degli occhi. L’Ursa dietro di lei continuò ad inseguirla, ma lei non si guardò mai indietro, correndo il più velocemente possibile completamente alla cieca.

Per un paio di volte inciampò e subito si rialzò. Non stette a pensare al dolore del ginocchio, al bruciore dei polmoni che aveva in petto, la ferita che le aveva inferto la gigantesca bestia con i suoi artigli. Continuava a correre, con la testa libera da ogni pensiero, e corse fino ad intravedere l’uscita. Corse verso la luce, con le lacrime agli occhi, intravedendo le shilouette dei suoi due amici.

«Scappate! - sentì sgorgarle dal profondo della gola - scappate! C’è un’Ursa Minor!»

Poi uscì alla luce. E tutto si fece bianco.


La giovane unicorno si svegliò di colpo, con il cuore in gola. Era la terza volta che si svegliava quella notte. Rabbrividì, nascosta sotto le coperte, e sempre con la mente annebbiata iniziò ad interrogarsi se tutti quei sogni, in realtà, non fossero altro che sogni. Una silenziosa speranza che iniziò ad affiorarle nel petto. Non era così raro che dei sogni si spacciassero per realtà, e che fosse impossibile stabilire chiaramente se fossero sogni o realtà, appena svegliati.

Nascondendo anche a sé stessa la sua idea, con la paura che potesse trattarsi di una vana speranza, scivolò silenziosamente già dal letto. Sentì subito il ginocchio farle male, ma non volle rinunciare alla sua speranza. Magari era solo un crampo dovuto ad una posizione strana che aveva assunto nel sonno. Avanzò, attenta a non far rumore per svegliare i suoi, verso il bagno. Entrò a testa bassa, senza il coraggio di guardarsi allo specchio. Sentiva il suo giovane cuore robarle in petto, dicendole che era la verità, che era successo davvero. Ogni fibra del suo corpo iniziò a ricordarsi della giornata precedente. Ogni ferita iniziò a pulsare con dolore, l’occhio martoriato continuava a lacrimare. Lei non si arrese, nonostante sentisse il suo volto venire rigato da lacrime amare. Accese la luce, ad occhi chiusi, e si portò davanti allo specchio. Alzò lo sguardo con vaga fierezza, come per ricordarsi che era coraggiosa e non doveva temere la verità. Poi aprì gli occhi.

Si ritrovò di fronte un piccolo pony, impaurito e sperduto, dal manto prugna strappato in alcuni punti, parti che erano state fasciate con bende candide. Vide il volto di una giovane puledra, la sua aria distrutta, i suoi capelli spettinati. Vide l’occhio destro, ancora rosso, attraversato di netto da una mostruosa cicatrice rosea; rammentò le parole del dottore: “E’ un vero miracolo che tu ci veda ancora! Non preoccuparti, la vista tornerà come nuova in una manciata di giorni”.

Ma se le ferite potevano rimarginarsi, le cicatrici smettere di bruciare, il suo occhio tornare a funzionare… poteva il suo corno ricrescere?

Un moncone puntuto, ecco cosa vide. Il suo corno spezzato, o il rimasuglio di quello che era stato il suo corno. Sentì un brivido scuoterla nel profondo. Poi il primo singhiozzo, poi un altro. Vide la sua immagine riflessa mordersi le labbra per non riprendere a piangere, come aveva fatto per tutta la sera, dopo che si era accorta della perdita. Ma non poteva fermarsi, non ne era capace. Vide le prime lacrime scenderle copiose sulle guance, e a quel punto abbassò lo sguardo, chiuse gli occhi e pianse, prima in silenzio, poi scossa da singhiozzi sempre più prepotenti. Pianse per dei minuti.

Continuò a piangere quando, impauriti, i suoi genitori erano accorsi per vedere cosa fosse successo. Continuò a piangere quando suo padre la prese sotto una zampa per dirle che sarebbe andato tutto bene, continuò a piangere quando anche sua madre l’abbracciò. Un vuoto profondo era l’unica cosa che provava in quel momento. Un dirupo oscuro che non avrebbe più smesso di allargarsi per molto tempo, e che mai si sarebbe rimarginato del tutto.




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Commento d'autore
Da anni grandissima fan dei My Little Pony, tento oggi di approdare su questo lato di EFP dedicato ai pony colorati più famosi del mondo.
Dopo un periodo di piattezza, la magnificenza di Tempest Shadow mi ha fatto riscoprire il magico mondo dei pony. E la sua triste storia passata mi ha acceso per la prima volta l'idea di scrivervi sopra una fan fiction - mai avevo scritto qualcosa sui Pony, se non sporadici fumetti!

Spero che la storia sia di vostro gradimento. Qui allego il link del libro da cui ho tratto ispirazione, un estratto offerto dalla Hasbro sulla storia di questa magnifica villain:

https://www.hasbro.com/common/assets/image/Printables/f0c7980050569047f5de28496ca8092b/99141fe650569047f5a192596fd00d7b/991A025850569047F5CFEE3FE09E84AD.pdf

  
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