Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: AlessiaDettaAlex    07/11/2017    0 recensioni
Storia interamente revisionata (8/11/2017)
È la storia di una diciottenne. Una giovane che si scopre innamorata della sua migliore amica e non riesce ad accettarlo. Quindi se vi aspettate farfalle, rose e fiori è il racconto sbagliato. Questa che sto scrivendo è piuttosto la storia di dolore e tragedia di una ragazza che ne amava un'altra.
Trecento metri è la distanza che separa le loro case. Ma la verità è che alla fine di questo racconto Alex ne avverte molta di più.
"Lo conoscevo a memoria il profumo di Lyn. Era profumo di casa, un odore che mi faceva sciogliere il cuore. Se chiudo gli occhi e mi concentro riesco a sentirlo anche adesso, a più di un anno di distanza."
[Capitolo 5]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 11 o Perché tremi?

Non appena mia madre venne a sapere del mio fidanzamento con Daniele fu la mia rovina: cominciò a intervenire quando eravamo al telefono insieme, a fare battutine a ogni ora del giorno e, peggior cosa di tutte, a considerarlo già come suo genero. Ai suoi occhi ero evidentemente il tipo di ragazza che difficilmente trovava un fidanzato, e quindi quando capitava bisognava festeggiare.
Un appunto mentale: mai far intervenire i genitori nelle relazioni dei figli.
Io passai i giorni successivi a vivere una doppia vita: da una parte quella ufficiale, in cui io ero felicemente fidanzata con Daniele e il mondo era tutto rose e fiori in vista del nostro futuro e tanto augurato matrimonio. Dall’altra quella sotterranea, in cui io baciavo Lyn e mi chiedevo come fosse possibile che solo lei riuscisse a farmi quell’effetto. A farmi stare male e bene insieme. Mi accorsi di questo, sopra ogni cosa: lei aveva il potere di decidere della mia felicità. È una cosa disgustosa, lo so. Mai permettere a qualcuno di diventare la tua felicità, perché quel qualcuno potrebbe fare quello che vuole di questo potere. Però era oggettivamente così.
Laura e Marco, i miei cari amici innamorati, stavano facendo dei passi avanti nel frattempo. Si avvicinavano spesso e volentieri, si parlavano, si cercavano. Si vedeva lontano un miglio che si volevano. Li invidiavo: loro erano certi di quel che facevano. Loro si amavano e saperlo perfettamente di farlo, tra non molto si sarebbero dichiarati e la loro certezza sarebbe cresciuta. Io invece stavo con un ragazzo che non amavo e amavo una ragazza che non dovevo amare. Li guardavo, uscendo, e mi veniva quasi da odiarli. Sembrava tutto così semplice visto dalla loro prospettiva.
Lyn, neanche a dirlo, continuava a provarci gusto a saltarmi addosso. Mi chiesi più volte cosa ci trovasse di tanto divertente a baciare me, quando sognava di aggrapparsi alle labbra di un altro.
«Alex, che hai questo periodo? Non sembri neanche più tu»
E se era Giorgia a dirlo, era grave.
«Ma nulla, è l’impegno della scuola, tante questioni…»
«Sei sempre con la testa fra le nuvole, altro che impegni e questioni! Non credere che non abbia capito cosa sta succedendo tra te e Lyn»
Io sbiancai. Cos’è che avrebbe capito?
«Di che parli?»
Nonostante il mio tentativo di mostrarmi calma e perfettamente padrona della situazione, la voce mi uscì dalla gola tremante e insicura.
«Del fatto che ultimamente siete ancora più appiccicate. E tu sei fidanzata con Dani. Stai attenta a quel che fai, gli altri si stanno tutti chiedendo che cosa avete. Sembra che non possiate vivere l’una senza l’altra! Cioè, questo anche prima, ma ora state esagerando!» concluse.
A quelle parole mi salii montare una rabbia nuova, scattai sulla difensiva e il mio tono si fece graffiante.
«Non stiamo facendo nulla. È tutto normale e non c’è niente da dire»
Giorgia ammutolì per vari secondi al sentire la durezza con cui avevo dato la mia risposta. Però, in qualche modo, sembravo averla convinta a lasciar correre.
«Come vuoi».
Strinsi i pugni, ancora più infastidita. Non sopportavo che qualcuno pretendesse di conoscermi meglio di quanto facessi io. Ho sempre odiato gli occhi della gente puntati su di me quando non ero espressamente io a richiederlo. E non concepivo che la gente potesse sparare giudizi sul rapporto mio con Lyn. Quella era una questione nostra.
Ma la verità è che mi ero arrabbiata perché lei aveva rigirato il coltello nella piaga, indovinando senza dubbio alcuno che la ferita era proprio quella.

Un venerdì pomeriggio Lyn irruppe a casa mia con sguardo trionfante, pronta a dimostrarmi come sarebbe stata una brava allieva di latino. Ovviamente l’insegnante ero io. Non che me ne intendessi così tanto, ma sicuramente avevo più esperienza io in fatto di versioni che lei.
Il piano era semplice: studiare insieme fino alle sette, poi lei sarebbe tornata a casa e io sarei andata al corso di scuola guida, che iniziava alle sette e mezza. Le pecche di questo piano: non considerare la presenza molesta di altra gente in casa che ha poi finito per relegare me e lei in camera mia.
A studiare sul letto.
E noi non possiamo studiare sul letto.
Tanto che appena ci siamo chiuse la porta alle spalle Lyn ha finito per buttare all’aria il libro di latino e aggrapparsi a me con sguardo tutt’altro che pudico.
«Lyn, no, prima il latino!» la rimproverai, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
Non sapevo nemmeno dove avessi trovato la forza di dirle di no.
«E va bene…» sbuffò lei, stendendosi sul mio letto a pancia in giù con davanti il libro.
Io sospirai e finii con buttarmi a sedere per terra appoggiata con la schiena al mio materasso.
Leggeva ad alta voce, mentre io l’aiutavo ad analizzare le frasi e i vari elementi da tradurre. Siamo andate avanti così per un po’ di tempo, con lei che traduceva allungata in posizioni improbabili sul mio letto e io che fissavo sempre e solo il libro per non cadere in tentazione. A un certo punto ridacchiò, prese a fissarmi più del dovuto mentre le spiegavo come riconoscere un ablativo assoluto e cominciò a farmi il solletico. Quando poi mi chiuse la bocca con un bacio, capii che era davvero finita e buttai a terra definitivamente i libri di latino.
Ancora una volta eravamo solo io e lei.
Stavolta eravamo abbastanza esperte l’una del corpo dell’altra da non lasciarci sorprendere dalla timidezza. Sapevo perfettamente come muovermi e cosa la facesse impazzire e questo mandava me ancor più fuori di testa. La follia del potere. Ci baciavamo e rimanevamo unite fino a sentirci mancare il fiato. Le accarezzavo tutto il corpo mentre lei intrecciava le mani attorno al mio collo.
«Incredibile, sto davvero tra le tue braccia» mi sussurrò lei a un certo punto.
Effettivamente, essendo io un po’ più gracile di lei, suonava strano. Io però la sovrastavo e la tenevo stretta a me con una sicurezza che doveva averla sorpresa. Sorrisi e le accarezzai i capelli.
«Non capita mai, eh?»
«Non lo credevo possibile» ridacchiò lei.
A quel punto mi stesi al suo fianco e la baciai con meno foga e più dolcezza. Sembrava quasi che Lyn mi avesse prosciugato tutte le energie. Chiudemmo gli occhi, fronte contro fronte.
«Alex, perché tremi?»
Ah, bene. Non mi ero nemmeno accorta fino a quel momento che il mio corpo aveva deciso di fare un po’ quello che gli pareva: ero scossa da lievi tremiti che partivano dalla nuca e arrivavano fino in fondo alla schiena. Non avendoci fatto caso, quella domanda mi spiazzò. Giusto, perché tremavo?
«Ho… solo un po’ di freddo» mi uscì.
Lei mi guardò inarcando un sopracciglio.
Sì, beh, era poco credibile visto tutto l’esercizio fisico che avevamo fatto finora. Ma lei sembrò crederci, visto che fece cadere l’argomento e si strinse di più a me. Le accarezzavo la schiena lentamente mentre riflettevo su quelle parole. Dovevo ammettere che era piuttosto strano. Tremavo come una foglia, con lei tra le mie braccia. Chiusi gli occhi e cercai con tutta me stessa di mantenere fermo il mio corpo, con scarsi risultati. Sospirai. Probabilmente era la troppa adrenalina in corpo a giocarmi brutti scherzi. Accarezzai la guancia di Lyn con il pollice della mano sinistra; fui tentata di dirle una cosa come “ehi, amica! Vuoi sentire una cosa divertente? Mi sono presa una cotta per te! Ridicolo, vero?” ma il poco buonsenso rimastomi mi trattenne. Ad ogni modo mentre pensavo a queste cose dovevo avere una faccia piuttosto buffa – o piuttosto penosa – perché la mia migliore amica rise.
«A che pensi?»
«A nulla... a te»
«Allora non è nulla» puntualizzò.
Sorrisi mesta, poi guardai l'orologio sul mio comodino.
«Dovresti andare, tra poco ho scuola guida»
Ci alzammo e ci sistemammo in silenzio, scambiandoci di tanto in tanto qualche sguardo fugace. Davanti alla porta di casa mia madre ci fermò.
«Elena, vai via? Com'è andata?»
Io mi intromisi e risposi per lei:
«Benone, siamo riuscite a fare qualche versione. Facciamo un pezzo di strada insieme e poi vado a scuola guida. Ciao!»«Arrivederci!» salutò Lyn.

Uscimmo, e dopo averla salutata rimasi qualche secondo in più a guadare la sua schiena diventare sempre più piccola in lontananza. Ripensai alle parole che mi aveva detto Giorgia. Saremmo dovute essere molto più caute d’ora in poi; di certo non era intenzione nostra che la gente sapesse quanto ambigua si era fatta la nostra relazione. E soprattutto quanto confuso fosse il mio cervello.
Ma più del mio cervello, era Lyn ciò che mi lasciava degli interessanti punti interrogativi. Non riuscivo assolutamente a capacitarmi di come riuscisse a prendere la situazione così... sottogamba? Con ingenuità? Era quasi inquietante, aveva sempre lo sguardo impassibile da bambola perennemente serena. Mai, mai una volta l’ho vista dubitare di quello che stava facendo. Mai una volta confusa, mai una volta che si fermasse, mi prendesse per le spalle e mi dicesse: “stop! Alex, ma che diavolo stiamo facendo? Che sta succedendo tra noi?”, mentre io l’avrei già fatto un miliardo di volte se non fosse che ero terrorizzata dal pensiero che potesse cambiare il nostro rapporto. E, diciamocelo, a me il nostro rapporto così com’era piaceva da matti.
Scossi la testa e proseguii per la mia strada, cuffie nelle orecchie. Meglio rimandare.
Rimandare è sempre stato quello che so fare meglio.
Rimandare finché a un certo punto non ti crollano le travi del tuo mondo di plastica addosso.



 


Note dell'autrice.
Ehm... ciao? Non so bene cosa dire in questi casi. E con "in questi casi" intendo quando non ci si fa sentire per tre lunghi anni e il pubblico della tua storia probabilmente sarà andato in Erasmus su Marte, perché in tre anni tutto può succedere.
Succede anche che io non so più la stessa di quando avevo bisogno di scrivere questa storia. Ho iniziato a scriverla proprio per catarsi, per dare un senso a quello che avevo vissuto nel lontano a.s. 2011/2012, quando si svolgono i fatti narrati. Io sono cambiata, ho vissuto molte altre storie, sono cresciuta. E ho lasciato da parte il progetto di questa storia. Ultimamente però l'ho riletto, perché volevo sapere che ne pensava una mia amica. Allora ho visto che era una buona storia, scritta in maniera interessante, che poteva ancora dare tanto a me e a chi la leggeva. Ho deciso di riprenderla, quindi, sebbene abbia scoperto che scavare nella memoria per rievocare quei fatti faccia ancora un pochino male. Forse è per quello che avevo smesso di scriverla. Ma penso sia arrivato il momento di concludere la mia prima long originale, che ne dite? Una specie di libro. Il mio primo libro originale.
Scusate il papiro, probabilmente volevo solo giustificarmi per l'assenza e ciaone. Spero che qualcuno torni a leggere e a recensire, adoravo i trip mentali dei miei vecchi recensori che, tanto quanto me che vivevo i fatti, non capivano assolutamente un cazzo di quello che stava succedendo nella testa di Lyn! Ahahahah.
Grazie e alla prossima!
Alex

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: AlessiaDettaAlex