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Autore: fefi97    07/11/2017    9 recensioni
"-Un cappello di lana? Mi hai regalato un cappello di lana? L'hai fatto tu? - aveva ridacchiato Stiles, sollevandolo all'altezza degli occhi.
Derek aveva annuito, lo sguardo basso, desiderando soltanto riprendere quello stupido cappello e scappare via."
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"La verità, era che Derek amava Stiles.
Da sempre.
Ogni più piccola cosa di Stiles, Derek la amava.
E non lo amava come amava le sue sorelle o come, suo malgrado, lo zio Peter.
Lo amava come si ama qualcuno a cui regali un cappello di lana."
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Derek fa la maglia, con scarsi risultati.
Stiles non capisce tutto ciò che un cappellino di lana bordeaux con il pompon implica.
E quando lo capisce è troppo tardi. Forse.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Solo un cappello di lana

 

 

 

 

Derek aveva imparato a fare la maglia a quindici anni.

Non perché la volesse davvero fare o avesse qualche problema relazionale, come sosteneva suo zio Peter.

Semplicemente, era un fratello maggiore e un fratello maggiore non fa mai mancare niente alle sue sorelle minori.

E Laura e Cora avevano sempre ricevuto ogni Natale un maglione fatto a mano dalla loro mamma, ogni anno sempre di qualche colore diverso e con vari ricami decorativi.

E Derek non avrebbe mai permesso che non lo ricevessero più soltanto perché erano rimasti orfani e lo zio Peter, il loro tutore, era quanto di più lontano da un uomo che faceva la maglia potesse esistere.

Tutti lo avevano trovato strano e stupido, ma non Stiles.

Stiles l'aveva sempre trovata una cosa assurdamente carina e tenera.

Stiles era il suo migliore amico da sempre ed era lui che l'aveva accompagnato per la prima volta nel reparto casa del centro commerciale, a comprare cinque gomitoli di lana gialla.

Avevano passato poi un intero pomeriggio sul divano di casa di Stiles (quella di Derek era sempre un gran casino con due bambine urlanti per casa) a guardare la rubrica di Nonna Carla, che ogni mercoledì alle quattro svelava i segreti di un perfetto lavoro a maglia.

Stiles ci aveva provato a stare sveglio, per solidarietà, ma si era addormentato dopo la prima mezz'ora, la testa sulla spalla di Derek, la bocca leggermente aperta.

Derek invece aveva inforcato gli occhiali da vista per non perdersi nemmeno un passaggio ed era proteso leggermente avanti, i gomiti puntati sulle ginocchia.

Nonna Carla insegnava a sua nipote Mary non solo la giusta tecnica per lavorare la lana, ma anche i significati dietro a ogni indumento realizzato.

“Un maglione va bene se dovete fare un regalo in famiglia” spiegava l'anziana signora, sorridendo materna a Derek, che aveva le guance strizzate nei palmi delle mani, la luce bluastra della tv a illuminargli il volto e il respiro caldo di Stiles contro il collo.

“Un bel maglione caldo e colorato trasmette affetto e familiarità.”

“Quasi quasi te ne faccio fare uno per il mio ragazzo” ridacchiò Mary, che secondo la modesta opinione di Derek era una perfetta idiota visto che non seguiva mai le istruzioni di Nonna Carla e i suoi maglioni erano tutti bitorzoluti.

“Oh no!” esclamò Nonna Carla, quasi scandalizzata “Un maglione non va bene. Un cappellino con il pompon, quello sì.”

Derek si sporse ancora di più verso la tv, interessato. Stiles mugugnò infastidito contro la sua spalla, affondandogli nell'incoscienza le unghie su una gamba.

Derek gli avrebbe dato una gomitata, se non fosse stato così preso dai consigli di Carla.

“Un cappellino con il pompon?” chiese Mary, perplessa quanto Derek.

Nonna Carla annuì con decisione.

“Anche se non sembra, un cappellino è molto più complesso da realizzare di un maglione. Richiede molta più precisione e minuzia. Inoltre è molto più intimo di un maglione. A chiunque si potrebbe regalare un maglione. Ma un capellino di lana con il pompon... quello lo regali solo a chi ami... e a chi ti ama abbastanza per metterlo!”

Mentre Mary e Carla ridevano, Derek voltò appena la testa, osservando Stiles gli gli dormiva addosso.

Gli stava sbavando anche un po' la maglia, eppure non gli dava fastidio.

Gli guardò le orecchie, sempre un po' rosse per il freddo ora che le temperature si stavano abbassando pure in California.

Derek glielo diceva sempre che avrebbe dovuto mettersi un cappello.

Non aveva alcun dubbio del colore che avrebbe dovuto avere un lavoro fatto per Stiles: rosso.

Sia perché Stiles lo amava, sia perché Derek amava quel colore addosso a lui.

Non sapeva nemmeno perché stesse facendo tutti quei pensieri, ma in effetti era da un po' che ci pensava, a lui e Stiles.

Insomma, Stiles gli sbavava sulla maglia e a lui non importava nemmeno di ucciderlo. Significava qualcosa, no?

 

 

 

La verità, era che Derek amava Stiles.

Da sempre.

Ogni più piccola cosa di Stiles, Derek la amava.

E non lo amava come amava le sue sorelle o come, suo malgrado, lo zio Peter.

Lo amava come si ama qualcuno a cui regali un cappello di lana.

Così Derek aveva cominciato a lavorare a maglia.

All'inizio non aveva fatto storie per la presenza di Stiles.

Anzi, era piacevole sferruzzare maglioni per Laura e Cora con il chiacchiericcio persistente di Stiles come sottofondo.

Il bello di essere amico di Stiles era che Derek raramente fosse costretto a parlare. Stiles parlava abbastanza per entrambi.

Quando ebbe finito i due maglioni, dovette ammettere che non fossero molto meglio di quelli di Mary.

-Dio Der, sono bruttissimi! - aveva ridacchiato Stiles, sollevando i due identici maglioni giallo canarino, che avevano le maniche sproporzionate e diversi bozzi.

Derek non si era offeso, perché subito dopo Stiles gli aveva sorriso, in quel modo caldo in cui sorrideva solo a lui e aveva aggiunto in tono dolcissimo: “sono fortunate ad avere te”.

Derek non aveva più voluto Stiles intorno dopo aver realizzato i maglioni.

Stiles non capiva e, ovviamente, si lamentava.

Ma Derek era stato irremovibile: doveva realizzare un altro lavoro e la sua presenza non era più richiesta.

Derek aveva acquistato della lana bordeaux e aveva passato quasi un mese e mezzo a sferruzzare un cappello di lana, cercando di ignorare suo zio che parlava sottovoce con Chris al telefono credendo che lui non lo sentisse e sussurrava “Secondo te è normale? Cioè, fa la maglia. Come le nonne. E non è nemmeno bravo. Secondo te ferirei i suoi sentimenti di orfano se mi rifiutassi di indossare la sciarpa che mi ha fatto?”

Derek alla fine poté dirsi abbastanza soddisfatto del risultato: il cappellino era decisamente più bello dei maglioni e della sciarpa, aveva un aspetto caldo e morbido e Derek non vedeva l'ora di vedere le orecchie di Stiles finalmente al riparo dal vento e le guance rosse che si intonavano al colore della lana.

Avevano passato il Natale dagli Stilinski, come ogni anno, solo che quella volta erano solo Derek, le sue sorelle e Peter.

Ma c'era Stiles, e Derek non poteva chiedere altro.

Inaspettatamente le sue sorelle erano rimaste entusiaste dei loro maglioni gialli, saltandogli addosso per riempirlo di baci e insistendo per metterseli subito.

Persino suo zio si era messo la sciarpa bitorzoluta che aveva sferruzzato per lui, anche se non ne sembrava molto entusiasta.

Una volta terminato lo scambio dei regali, Derek e Stiles si erano nascosti secondo la loro tradizione nel sottoscala, perché era lì che si scambiavano i loro regali, da quando a undici anni avevano visto Harry Potter e deciso che il sottoscala degli Stilinski fosse il loro luogo speciale.

-Prima tu. – aveva detto Derek, un po' nervoso, il pacchettino con il cappello che bruciava nella tasca posteriore dei suoi jeans.

D'un tratto aveva paura che non fosse più una buona idea.

Stiles gli aveva sorriso pieno di aspettativa quando gli aveva passato un foglietto spiegazzato.

Derek lo aveva lisciato, un po' irritato per le pieghe.

Lo aveva poi guardato in faccia, un sorriso divertito sul volto.

-Un buono per la palestra? Davvero? -

-Ho pensato che dopo la storia della maglia avresti voluto un modo per riconfermare la tua virilità. -

-Ho già il doppio dei tuo muscoli anche senza fare palestra, Stiles. -

Stiles sbuffò, irritato, riprendendosi con uno strattone il buono e mettendoselo nella tasca dei jeans, ignorando la risata di Derek. Estrasse un nuovo foglietto, che Derek prese al volo quando glielo lanciò.

-Okay, il buono per la palestra era per me. Pessimo gusto dell'umorismo di Scott. Quello è per te. -

Derek guardò con un grosso sorriso il buono da cinquanta dollari da spendere in qualsiasi libreria.

-Grazie. -

Stiles annuì, poi sfarfallò le ciglia, in maniera civettuola ed esagitata, facendo ridere Derek.

-E il mio regalo? Dai, dammi il mio regalo! -

-Okay, okay – rise Derek, estraendo con un sospiro il pacchettino dalla tasca dei jeans e porgendolo a Stiles.

Pregò con tutto se stesso che non notasse il tremore delle sue mani.

Stiles sorrise eccitato, mentre sfasciava con impazienza la carta regalo, facendo volare i pezzi tutto intorno a loro, come se fossero stati coriandoli a Carnevale.

Aggrottò la fronte quando si trovò tra le mani un cappellino con il pompon, poi scoppiò a ridere, della sua risata cristallina che di solito faceva stare bene Derek, ma che adesso gli faceva desiderare soltanto di morire.

Perché aveva detto “ti amo” a Stiles, e lui era scoppiato a ridere.

-Un cappello di lana? Mi hai regalato un cappello di lana? L'hai fatto tu? - aveva ridacchiato Stiles, sollevandolo all'altezza degli occhi.

Derek aveva annuito, lo sguardo basso, desiderando soltanto riprendere quello stupido cappello e scappare via.

-Ehi – Stiles lo aveva richiamato in tono dolce e Derek lo aveva guardato, controvoglia.

Stiles stava indossando il cappello e Derek non poté fare a meno di sorridere: il bordeaux spiccava in modo adorabile sulla sua pelle pallida, come aveva sempre pensato.

Il sorriso di Stiles era grande e caldo, ma comunque Derek sentiva ancora il cuore scricchiolare, ammaccato.

-Come mi sta?-

-Bene. - mormorò Derek, abbozzando un sorriso.

Stiles si tolse il cappello, troppo presto, e Derek sentì di nuovo il suo cuore fratturarsi.

-Beh, almeno è più carino dei maglioni di Cora e Laura o della sciarpa di Peter. - ridacchiò Stiles, riponendo il cappello sul divano scassato su cui erano seduti a gambe incrociate, a specchio.

E' perché ci ho messo più impegno, pensò Derek, guardandolo indecifrabile, è perché ti amo.

Derek e Stiles erano sempre stati migliori amici. E quando si diplomarono a diciotto anni, lo erano ancora.

Stiles non aveva più indossato il cappello, neanche una volta.

Derek si chiedeva se ce l'avesse ancora.

Derek continuava a fare cappelli per Stiles ogni anno, perché ogni anno continuava ad amarlo.

Non glieli aveva più dati però.

Non avrebbe sopportato un'altra volta il suo “ti amo” gettato sul divano con una risata leggera.

 

 

 

La verità era che Derek ci aveva provato a dichiararsi, davvero.

Sapeva che non era colpa di Stiles se non aveva capito cosa il cappellino significasse, in fondo dormiva quel pomeriggio in cui avevano guardato la rubrica di Nonna Carla.

Non era colpa sua, non poteva saperlo.

Derek ci aveva provato a dirglielo.

Ci aveva provato a vent'anni, a ventidue, a venticinque.

Stiles sembrava capirlo quando voleva dichiararsi, perché il suo sorriso diventava triste, pur conservando la consueta dolcezza e mormorava “sei il mio migliore amico Derek”.

E per Derek quello era un messaggio forte e chiaro: non rovinare tutto, perché se ti dichiari, dovrò rifiutarti.

La verità era che faceva schifo amare tanto una persona da fargli fottuti cappellini di lana per ogni Natale e non essere minimamente ricambiato.

La verità era che, quando Stiles ubriaco marcio lo aveva baciato a capodanno a ventun anni, Derek aveva desiderato con tutto se stesso che se lo sarebbe ricordato il giorno dopo.

La verità era che faceva schifo essere l'unico che avesse dato un significato a quel bacio.

La verità era che amare era molto più difficile di essere amati.

A ventisei anni, Derek incontrò Jack.

Jack era il contrario di Stiles.

Era serio e ordinato, silenzioso e introverso e, soprattutto, lo amava.

Jack lo amava alla follia, sin dal primo momento in cui Derek era andato a sbattergli contro in università perché troppo assorto a leggere un messaggio – di Stiles, ovviamente.

Derek era un dottorando e Jack un professore ed era stato inevitabile lasciarsi attrarre da quell'uomo più grande e più intelligente.

Jack era il contrario di Stiles, e questo ovviamente implicava che Jack non potesse essere l'uomo a cui regalare un cappellino di lana, perché i cappellini di lana si regalano solo a chi ami, i cappellini di lana erano per Stiles.

Per il loro primo Natale insieme, gli regalò un maglione blu, bitorzoluto e sproporzionato e Jack non rise. Lo baciò sulla bocca sussurrandogli grazie, e anche se provava un insopportabile dolore al petto, Derek capì che non importava se non avrebbe mai fatto un cappellino di lana per Jack.

Jack lo amava e lo faceva sentire bene.

Poteva stare con un uomo da maglione di lana.

Poteva farlo.

 

 

 

Stiles non aveva preso bene la notizia che avrebbe sposato Jack.

Non gli era mai piaciuto, lo sopportava solo per non dare un dispiacere a Derek, così come faceva Jack con Stiles.

Erano in un locale notturno con tutta la compagnia, per festeggiare il compleanno di Scott e Derek glielo aveva confessato, tra un drink e l'altro.

Mi sposo con Jack, sai.

Derek non capiva come fossero finiti a litigare furiosamente nei bagni più sporchi che avesse mai visto.

-Sposi quell'idiota?! - Stiles era ubriaco, non aveva mai retto bene l'alcol, e quella sera aveva bevuto davvero parecchio.

Derek lo fissava e lo detestava, lo detestava perché Stiles ai suoi occhi era bello anche da ubriaco, la palestra aveva dato i suoi frutti ed aveva acquisito un fisico slanciato e proporzionatamente muscoloso, i suoi occhi erano più lucidi e belli del solito, la sua bocca così rossa che si ritrovò a pensare a quanto sarebbe stato bello vederla in contrasto con quello stupido cappello bordeaux.

Lo detestava perché lui lo amava e Stiles no.

E questo faceva davvero schifo.

-Non è un idiota. - si oppose Derek, con rabbia, stringendo i pugni.

-E' un brav'uomo e mi ama. -

Stiles inarcò le sopracciglia, con quel sarcasmo per cui di solito Derek lo adorava e per cui adesso lo odiava.

-Lo sposi perché è un brav'uomo e ti ama - ripeté lentamente – E poi cosa? Che cazzo Derek, ci farai dei figli perché è un brav'uomo e ti ama? Starai tutta la vita con lui perché è un brav'uomo e ti ama? -

-Forse sì! - sbottò Derek, per il solo gusto di andare contro Stiles, di non fargli capire che stava con Jack solo perché non poteva stare con lui – Cosa ci sarebbe di sbagliato? -

Stiles scosse la testa, incredulo e quasi deluso.

-Non posso credere che passeresti tutta la vita con un uomo che chiaramente non ami. -

Il sorriso di Derek era talmente pieno di dolore e amore che persino Stiles aveva aggrottato la fronte, confuso, percependo oltre la pesante cortina di alcol lo strano stato d'animo dell'amico.

-Non si può avere tutto. Preferisco essere amato da un brav'uomo che non amo, che non essere amato affatto.-

Stiles si passò la lingua sulle labbra, confuso e disorientato, alla ricerca disperata di qualcosa da dire che distogliesse Derek dal fare quello che ormai aveva già deciso da tempo.

Derek non aveva avuto alcun dubbio quando Jack gli aveva chiesto di sposarlo la sera del loro terzo anniversario.

Perché Stiles stava uscendo con una certa Lydia Martin e Jack indossava uno dei suoi orribili maglioni anche se era Agosto.

E allora perché non avrebbe dovuto sposare un brav'uomo che lo amava?

Stiles lo aveva fissato, ancora incredulo e straordinariamente triste.

-Ho solo paura che tu non sia felice. Lo capisci, vero?-

Lo sguardo di Derek si era addolcito.

-Finché avrò te, lo sarò. -

Si erano abbracciati, in quel bagno sudicio.

Stiles era stato il suo testimone quando aveva sposato Jack.

E quando avevano deciso di adottare Will, tre anni dopo, Derek lo aveva nominato suo padrino.

Derek continuava a cucirgli berretti di lana ogni Natale, riempiendo in segreto il cassettone sotto il letto.

 

 

 

Era successo un pomeriggio come tanti, un pomeriggio di Dicembre comunissimo.

Derek stava dando una sistemata alla casa, approfittando del fatto che quella peste di Will fosse a studiare da un amico e che Jack fosse ancora in università.

Era abituato al fatto che Stiles irrompesse in casa sua senza preavviso.

Erano migliori amici, poteva farlo.

Derek continuò a sistemare la libreria, senza nemmeno voltarsi per accertarsi che fosse Stiles.

Sapeva che era lui.

-Ciao, straniero. - si era limitato a dire, con un leggero sorriso, mettendo da parte con una certa esasperazione un gioco della play di Will, finito chissà come tra i libri suoi e di Jack.

-Non sai cosa ho ritrovato! -

Derek si era voltato, sempre sorridendo.

Il sorriso gli era morto sulle labbra, non appena aveva riconosciuto cosa Stiles tenesse in mano.

Stiles sorrideva luminoso ma Derek si sentiva morire.

Perché Stiles aveva tra le mani il suo primo “ti amo”. Il suo cappellino bordeaux fatto più di vent'anni prima.

Derek lo guardò, inespressivo, mentre Stiles sorrideva ancora, spensierato, senza capire, senza sapere.

Derek si sentiva così male che credeva avrebbe vomitato.

Se ne era quasi dimenticato di quell'unico cappello che era stato così stupido da dargli.

E adesso era lì, tra le mani che sognava ogni notte. Le mani che avrebbe voluto addosso sempre, al posto di quelle di suo marito, per una carezza, per un abbraccio, per un bacio, per fare l'amore.

E Derek si sentiva così in colpa, quando faceva l'amore con Jack e chiudeva gli occhi per immaginarsi Stiles.

Si sentiva così meschino e crudele verso un uomo che lo amava così tanto, verso il padre di suo figlio.

Ma non poteva farne a meno.

Stiles era il suo uomo da cappellino di lana, lo era sempre stato.

Il sorriso di Stiles era grande, allegro e caloroso, come sempre. Come ogni volta che guardava Derek.

Aveva quasi quarant'anni, ma il suo sorriso era sempre quello del sedicenne che scartava il suo regalo nel sottoscala dello sceriffo.

-Te lo ricordi? Me l'avevi regalato tipo una vita fa. -

Derek non rispose, lo stupido gioco di Will ancora stretto in mano. Lo fissava senza nessuna espressione, sentendosi un po' morire dentro.

Ripensò a tutte le volte che aveva tentato di aprire il suo cuore con Stiles, a tutti gli anni tra di loro, a tutte le fidanzate che aveva dovuto mandare giù, al tentativo di andare avanti con Jack, alla sua vita felice ma non totalmente appagata.

Perché Jack non era Stiles.

Non era il suo migliore amico.

Non era l'uomo che amava.

Stiles continuava a sorridere, ignaro dei fantasmi che si agitavano nel cuore di Derek.

-Ti ricordi che ti accompagnai a comprare la lana? E che guardai con te quel programma assurdo... come si chiamava? -

-La rubrica di Nonna Carla – mormorò Derek, abbassando gli occhi sui suoi piedi scalzi – E tu non la guardasti. Ti addormentasti sulla mia spalla dopo dieci minuti. - aggiunse, e la sua voce era delicata, quasi reverente, perché Stiles che dormiva tanto vicino da sentire il suo respiro caldo contro il collo era sacro per lui.

Stiles rise, scuotendo la testa.

-No no, qualcosa ho sentito. Mi ricordo che quella nonnina blaterava qualcosa sulla differenza su maglioni e cappellini e... - Stiles si interruppe, perché c'era qualcosa che non andava.

Non andava che Derek non avesse ancora sollevato lo sguardo su di lui.

Non andava che Derek gli avesse cucito una cappellino ventidue anni fa.

Perché non un maglione deformato? Perché non una stupida sciarpa?

Perché proprio un cappellino?

Stiles non era stupido.

Sapeva di piacere a Derek.

E anche a lui Derek piaceva.

A volte si era domandato con una certa curiosità come sarebbe stato stare con Derek, certo.

Ma credeva che non valesse la pena rischiare di rovinare un'amicizia profonda come la loro solo per una curiosità, per un bacio da ubriachi a capodanno, per uno stupido cappello.

E improvvisamente capì.

Quella di Derek non era mai stata curiosità.

Derek non era ubriaco, quando si erano baciati tanti anni prima.

E quello, quel cappello che stringeva tra le mani, quello non era mai stato uno stupido cappello.

Derek lo amava da ventun anni. Lo aveva sempre amato e aveva cercato in tutti i modi di farglielo capire e Jack, Dio, Jack non era stato altro che l'ultimo modo, il più estremo, per fargli capire quello che Stiles vedeva come chiaro e indiscutibile solo in quel momento.

Derek lo amava.

-Derek... -

Derek sollevò lo sguardo in quello del suo migliore amico, lo guardò innamorato perso, perché ormai era inutile fingere, ormai Stiles aveva capito, glielo leggeva negli occhi.

Ormai non aveva più una dignità da difendere.

Stiles sembrava mortificato. E, come Derek, distrutto.

-Non l'ho mai capito. - sussurrò, stringendo spasmodicamente quel vecchio cappello di lana tra le dita.

Derek gli rivolse un sorriso mesto.

-Ho aspettato che tu capissi per anni. -

-Potevi dirmelo. - e il tono di Stiles non era accusatorio. Era solo incredibilmente triste.

-Ci ho provato. Tante volte – si strinse nelle spalle, senza smettere di sorridere – Non volevi ascoltare. -

Stiles sapeva che era vero.

Che Derek ci aveva provato tante volte a dirgli che lo amava.

E se non era mai riuscito a farlo la colpa era di Stiles, che aveva sottovalutato il suo sentimento, che non aveva mai capito quanto Derek profondamente e sinceramente lo amasse.

Stiles voleva dire tante cose, e allo stesso tempo non riusciva a dirgliene nessuna.

Fu tolto dall'imbarazzo dall'arrivo improvviso di Jack.

Jack che era alto e muscoloso, che aveva gli occhi azzurri e i capelli castano scuro. Jack che era il suo perfetto contrario. Jack che lo salutava con formale cortesia, senza nascondere la sorpresa di vederlo lì nel suo salotto. Jack che si avvicinava a Derek, lo prendeva per i fianchi e gli baciava a lungo la bocca.

Jack che per la prima volta Stiles voleva pestare a sangue.

Si sentiva geloso, geloso marcio.

E sapeva che non era giusto, non era giusto che lo stomaco gli si rivoltasse dallo schifo all'idea che baciasse Derek solo adesso che sapeva che Derek amava lui.

Dannazione, Derek, l'uomo migliore sulla faccia della terra, tra miliardi di persone, aveva scelto lui.

E Stiles era stato così stupido, così superficiale da non capire, da lasciare che stesse con un uomo che non amava, per tutto quel tempo.

E adesso Stiles voleva solo urlare, prendere a pugni Jack e poi urlare di nuovo, e poi prendere Derek, baciarlo, chiedergli scusa, dirgli che erano ancora in tempo, che amava quel cappello e che, Dio, amava lui.

Stiles amava Derek.

Lo aveva sempre amato, inconsciamente, come un vulcano a riposo. L'amore per Derek era come la lava che non esce in superficie, che resta sotto, ma c'è.

Derek era stato la sua sola costante per tutti quegli anni e l'idea di perderlo lo spaventava così tanto che non aveva dato nemmeno una possibilità a quello che avrebbero potuto essere.

E solo in quel momento, vedendo Derek tra le braccia di un altro uomo, capiva di averlo perso lo stesso.

-Stiles, dovresti andare adesso. E' tardi.- aveva detto Derek con un filo di voce, rimanendo abbracciato a Jack, a suo marito, e cazzo faceva male, faceva male come un coltello piantato nel cuore.

Stiles se ne era andato stringendo quel cappellino di lana tra le mani , chiedendosi se era davvero come diceva Derek.

Se era davvero tardi.

 

 

 

 

 

Stiles aveva fatto di nuovo irruzione a casa di Derek una settimana dopo.

Questa volta Derek non era solo.

Era seduto al tavolo della sala con Will, cercando di farlo studiare.

Will aveva dodici anni, lui e Jack lo avevano adottato quando ne aveva nove ed era la piccola peste di Derek, la persona a cui volesse più bene al mondo insieme a Stiles.

Will adorava Stiles.

Derek rimase seduto, guardando impotente suo figlio che si gettava sull'uomo che gli aveva spezzato il cuore così tante volte, l'ultima giusto una settimana prima.

Perché non solo Stiles non lo amava e non lo avrebbe mai amato, ma adesso sapeva anche quanto patetico Derek fosse, a stare con un brav'uomo che lo amava solo perché non poteva avere Stiles.

Osservò Stiles ridere e accarezzare i capelli scuri di Will, ma il suo sguardo cercava quello di Derek, agitato e quasi impaziente.

Derek si era costretto ad alzarsi e aveva mormorato a Will di andare a finire i suoi compiti in camera.

Will era stato più che contento di sottrarsi alla vigilanza di Derek.

Derek era molo meno contento del fatto di rimanere solo con Stiles.

Ma non poteva umiliarsi anche davanti a suo figlio.

Rimase in piedi davanti a Stiles, abbracciandosi da solo con le braccia e sperando che quella tortura sarebbe finita presto.

Tra di loro solo silenzio, e la musica a tutto volume che proveniva dal piano di sopra, dalla stanza di Will.

-Ciao. - disse infine Stiles, con un sorriso impacciato.

Derek si limitò a guardarlo male, per nulla intenzionato a rispondere a una cosa così stupida.

Stiles sospirò, passandosi una mano dietro la nuca e strofinando con energia i capelli castani.

Derek ripensò a quante volte ci aveva passato le dita, da ragazzini, da ragazzi, da giovani adulti.

Aveva smesso di farlo quando si era sposato con Jack.

Non avrebbe mai potuto amare Jack, ma era un brav'uomo e lo amava e Derek lo avrebbe rispettato. Almeno quello, glielo doveva.

-Ho pensato a quel che ci siamo detti. -

Derek non rispose, limitandosi a guardarlo, impassibile.

Sapeva cosa Stiles volesse dirgli, che volesse rompere i rapporti con lui e sinceramente non poteva biasimarlo. Però voleva che glielo dicesse guardandolo in faccia.

-Credo che noi dovremmo stare insieme. -

Derek aveva sbarrato per un istante gli occhi, prima di sbottare in una risata acida, decisamente non da lui.

-Ti prego, vattene e non dire altro. -

-Sai che è così. - insistette Stiles, serio, senza tradire nessuna esitazione di fronte alla reazione rabbiosa e sarcastica di Derek.

-Ah davvero? - ribatté Derek stringendo i pugni, furioso - E quando sei arrivato a questa conclusione? Dopo ventuno fottuti anni? E' un gioco per te? Capisci che ti amo e all'improvviso ti interessa il fatto che noi dovremmo stare insieme? Sei ridicolo Stiles. -

Stiles spalancò gli occhi, sinceramente sorpreso.

-Perché, tu avevi intenzione di restare con Jack, sul serio? -

Derek non rispose e gli occhi di Stiles si riempirono di rabbia, mentre avanzava scoordinatamente verso di lui.

-Non puoi dirmi che mi ami e pretendere semplicemente che ti lasci vivere in pace con tuo marito.-

-Io non ti ho mai detto che ti amo! - esclamò Derek, sprezzante – Ti sei presentato qui con quello stupido cappello e hai fatto tutto da solo! -

-Non è uno stupido cappello.- sussurrò Stiles, con un filo di voce, gli occhi supplicanti fissi in quelli ardenti di Derek.

-No, è vero. Non era uno stupido cappello quando avevamo quindici anni e la nostra idea di massimo divertimento era stare tutta la notte svegli cercando di non farci scoprire da Peter! Non era uno stupido cappello allora. Ma tu lo hai ignorato, non hai capito, e adesso è solo uno stupido, vecchio cappello di lana con il pompon! -

Stiles non sapeva perché lo aveva fatto.

Era una cosa stupida.

Baciare qualcuno mentre sta parlando, è una cosa stupida.

Ma Stiles l'aveva fatta sul serio, si era fatto avanti con uno slancio che sembrava un assalto, aveva afferrato le guance di Derek, sfregato le dita contro la sua barba ruvida quasi con prepotenza e aveva preteso un bacio invece dolce, umido, lento, struggente, il corpo premuto contro il suo, le mani di Derek che gli si erano posate sui fianchi forse per respingerlo, forse per tirarlo verso di sé.

Forse perché non sapeva che altro farne delle sue mani se non metterle sui fianchi di Stiles.

Derek lo aveva spinto via dopo pochi istanti, il fiato grosso, gli occhi dilatati.

Era la prima volta che baciava un altro uomo che non fosse Jack, da quando stavano insieme.

E anche prima di Jack, c'era stato solo Stiles, Stiles che sapeva di vodka alla fragola e che subito dopo gli urlava buon anno nelle orecchie, prima di vomitare per terra e costringere Derek a reggergli la testa fino alle quattro di mattina.

-Come ti permetti? A casa mia, a casa di mio marito, con mio figlio al piano di... -

Stiles non lo aveva nemmeno lasciato finire, si era di nuovo proteso verso di lui con una curvatura fluida ed elegante della schiena, come un felino pronto all'attacco.

Derek era immobile mentre Stiles lo abbracciava, se lo stringeva contro, gli baciava ripetutamente le labbra chiedendogli un accesso che l'altro gli negava.

-Ti prego. Per favore, Derek. -

Derek si era sentito una persona orribile.

Si era sentito una persona orribile mentre ricambiava il bacio di Stiles, gemendo in maniera indecente nella sua bocca, piangendo di felicità perché non aveva desiderato che quello per tutti quegli anni.

Non aveva desiderato altro che Stiles.

Si era sentito una persona orribile mentre si lasciava scivolare sul tappeto con Stiles.

Si era sentito una persona orribile mentre sperava che la musica fosse abbastanza alta, che suo figlio non scendesse al piano di sotto e che suo marito non tornasse a casa all'improvviso.

Si era sentito una persona orribile mentre si consumavano lentamente su quel tappeto, mentre facevano l'amore non come due amanti, non come se fosse stata una scopata.

Stiles lo toccava con la stessa reverenza di un marito, tracciava percorsi sulla sua pelle con labbra tremanti, lo guardava con gli occhi lucidi e commossi, come se Derek fosse una specie di miracolo.

Un miracolo che si offriva a lui, completamente, senza riserve.

Derek se lo era stretto addosso, mentre gli dava tutto, mentre gli permetteva di prendersi ogni cosa.

Stiles ansimava piano al suo orecchio mentre si muoveva con dolcezza, cercando ogni poco la sua bocca in un bacio dolce.

Era dolce quel modo di fare l'amore.

E forse era per questo che era così sbagliato.

Perché Derek avrebbe potuto farsi perdonare da Jack una scopata senza nessun valore dopo nove anni che stavano insieme.

Ma non poteva farsi perdonare l'aver fatto l'amore con l'unico uomo che aveva mai amato.

-Lascia lui e stai con me...Non devi stare con lui solo per Will, potete essere i suoi papà anche se non siete insieme. E anche io gli voglio bene. Staremo bene. Saremo una famiglia. – sussurrò Stiles, guardandolo ancora con quegli occhi dolci, commossi.

Derek gemette sotto una spinta più forte, socchiudendo gli occhi.

-Perché dovrei lasciare mio marito e mio figlio per te? Perché dovrei sconvolgere le loro vite per te? Che cosa vuoi da me? Quanto posso permettermi di volere io da te? -

Mi ami? Perché se mi ami, sono disposto a buttarmi anche da una scogliera per te. Lo farei anche se non mi amassi, ma così farebbe meno male.

Stiles non aveva risposto, aumentando solo le spinte, e Derek aveva chiuso forte gli occhi, sperando che finisse tutto presto.

Si sentiva sporco e usato dall'unica persona per cui avesse mai cucito un cappello di lana.

Per cui avesse mai provato amore.

Lo aveva mandato via senza nemmeno guardarlo negli occhi quando tutto era finito, rivestendosi con gesti meccanici e scansando i tocchi di Stiles che cercava di parlargli, di supplicarlo.

Stiles si era preso l'unica cosa che evidentemente voleva.

Potevano finirla lì, adesso.

In ogni caso Derek non aveva più niente da dargli.

 

 

 

Quel Natale era così sbagliato.

Era il primo Natale che non passava con Stiles.

Si era giustificato con Jack dicendo che quell'anno gli Stilinski non li avevano invitati al cenone perché Claudia era indisposta e preferivano passarlo tra loro.

In realtà Derek aveva semplicemente ignorato tutte le chiamate e tutti i messaggi di Stiles, compreso quel piccolo e speranzoso “ almeno Natale, Der? La nostra tradizione”.

Non avevano mai saltato la loro tradizione prima.

Si erano sempre scambiati i regali nel sottoscala, anche dopo che Derek si era sposato, anche dopo che aveva adottato Will.

C'era sempre un momento in cui Derek sgattaiolava via con un sorriso di scuse, tra la risata allegra di Stiles e gli occhi al cielo di Jack.

Quell'anno no.

Derek cercò di mostrarsi allegro la mattina di Natale, mentre un Will ancora in pigiama e con addosso un nuovo e orrendo maglione arancione con le renne di Derek, scartava con entusiasmo i suoi regali.

Jack lo baciò sulla bocca come ogni Natale, quando Derek gli diede i suoi regali (una sciarpa terribile e uno di quei libroni che piacevano tanto a Jack).

Jack gli aveva fatto un sacco di regali costosi come ogni anno e Derek non reagiva nemmeno più protestando.

Jack lo viziava e Derek lo lasciava passivamente fare.

Anche se erano tanti e costosi, difficilmente i regali di Jack gli piacevano. Non era colpa sua, soltanto non capiva ancora che erano le piccole cose a farlo felice.

Un buono libri da cinquanta dollari spiegazzato e sporco di cibo, un sorriso luminoso e una faccia piena di nei.

Derek non poté impedirsi di alzare gli occhi al cielo quando Will gli passò l'ennesimo pacchetto con scritto sopra il suo nome.

A differenza degli altri era incartato davvero male, con tonnellate di scotch e tenere insieme i lembi della stropicciata carta regalo rossa.

-Si può sapere che altro mi hai regalato? - domandò a Jack, un po' esasperato, un po' divertito, mentre prendeva il dono dalle mani di Will.

Jack fissò il pacchetto perplesso, aggrottando la fronte.

-Non te lo mando io quello. Sarà da parte delle tue sorelle. O forse da tuo zio, a giudicare da come è impacchettato. -

Derek guardò il pacchetto, il cuore che batteva forte.

Non era da parte delle sue sorelle, né tanto meno da parte di suo zio.

Avrebbe pensato fosse da parte di Will, se non glielo avesse appena dato.

Sapeva perché Jack non avesse suggerito il nome di Stiles: loro i regali se li scambiavano solo nel sottoscala degli Stilinski.

Ma quello era un Natale diverso e Derek sapeva che Stiles aveva le chiavi di casa sua. Non se l'era fatte restituire e anche se si vergognava, non l'aveva fatto per dimenticanza. Non voleva che Stiles smettesse di usarle.

Non voleva che Stiles sparisse del tutto dalla sua vita, anche se era egoista e stupido e anche se Stiles non lo amava.

Derek strappò il pacchetto con calma, sollevando i lembi di scotch uno a uno. Era l'opposto di Stiles persino in quella cosa insignificante.

Quando si ritrovò un capello di lana con il pompon verde bottiglia tra le mani, scoppiò in una patetica risata singhiozzata.

Perché Stiles era così idiota.

Perché anche quando pensava di odiarlo come non aveva mai odiato nessuno, Stiles faceva una cosa così stupida, come fargli un orrendo cappello di lana, tra l'altro troppo stretto.

C'era anche un foglietto spiegazzato all'interno del cappellino.

Derek lo lisciò con dita tremanti.

Te ne devo ventuno. Meno uno. Mi dispiace, così tanto. Buon Natale, Der.

 

 

 

 

Derek era così arrabbiato quando fece irruzione a casa di Stiles.

Perché anche lui aveva le chiavi del suo appartamento, perché erano sempre stati migliori amici, ed era così che facevano gli amici.

Davano per scontato che l'altro avesse il diritto di invadere la loro vita con prepotenza, senza chiedere permesso, senza bussare.

Solo i conoscenti chiedono permesso.

Stiles era affondato in una poltrona davanti al fuoco, una bottiglia di birra in mano e, il cuore di Derek mancò un battito perché Stiles era così stupido, calzato sulla testa portava il suo cappello di lana bordeaux.

Aveva un'aria così derelitta e miserevole, ed era così carino con quel cappello, che per un attimo Derek provò pena, e amore, per lui.

Ma poi Stiles sollevò quegli occhi ambra leggermente lucidi per l'alcol e il pianto nei suoi, e Derek si sentì irritato dalla gioia improvvisa che li attraversò, perché Stiles non aveva il diritto, non aveva il diritto di farlo innamorare ancora di più di lui in un momento come quello, come se Derek non lo amasse già abbastanza, come se Derek non lo amasse già come tutto. Come se Stiles non fosse tutto, tutto per lui.

Lo aveva fatto alzare in piedi afferrandolo per il maglione ( un orribile maglione azzurro che gli aveva fatto lui), imponendo la sua maggiore forza fisica.

Stiles aveva sorriso, gli occhi brillanti, felici.

Era difficile odiarlo, Derek doveva ammetterlo.

-Ho appena lasciato mio marito per uno stupido cappello di lana. Mio figlio probabilmente mi odia e io sono sicuramente una persona orribile ed egoista. E, Dio, Stiles – la voce di Derek si era ridotta un un sussurro feroce, le labbra che quasi sfioravano quelle dell'altro, gli occhi furiosi puntati in quelli tranquilli di Stiles – Io ti amo. E se ho fatto tutto questo e tu non mi ami, potrei ucciderti. -

Le mani di Stiles sulle sue guance erano gentili, le sue labbra contro le proprie calde e dolci.

Il suo sorriso casa.

-Credevo fossi tu quello intelligente. Io sono così innamorato di te, Derek Hale, che indosso il tuo cappello e mi sono messo a fare la maglia. Solo per te. -

A quel punto Derek sorrise.

Non riusciva a non farlo.

Non quando Stiles era così stupido.

Non quando Stiles lo amava.

-Beh, facci l'abitudine. Hai vent'anni da recuperare. -

Il bacio che si erano scambiati era stato morbido, leggero. Una promessa.

Gli occhi di Stiles brillavano in maniera insopportabile e Derek sentiva il cuore scoppiare da quanto lo amava.

-E' la cosa più bella che potessi dirmi. -

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

...allora.

Chiedo perdono. Questa os è una schifezza, ispirata a un mio sogno fatto qualche giorno fa e buttata giù praticamente tutta ieri notte.

La dedico alle mie cicce, Rach e Giuls, perché se sapessi fare cappellini di lana senza cavarmi un occhio, è a loro che li regalerei. Vi voglio bene <3

Spero che non sia stata troppo angst o troppo stupida, che il finale non vi abbia fatto storcere il naso e che vi abbia trasmesso qualcosa, qualunque cosa (anche schifo va bene XD).

Spero che non ci siano errori, nel caso non esitate a segnalarmeli.

Grazie di cuore, un bacione a tutti,

Fede <3

  
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